Table Of ContentROMANO ALQUATI
SUL COMUNICARE
I
IL SEGNALIBRO,..-
PROLOGO
1. Verso un "Contro-percorso"
Io non sono uno specialista di questo Ambito trasversale.
Quindi lo voglio collocare nel "tutto" capitalistico a partire
da un certo suo Contesto perché solo così si vede cosa il Co
municare è sistemicamente, e non solo localmente come è di
moda. E il "senso" del comunicare viene dal contesto.
Siamo in un passaggio importante: come passiamo dall'al
tra parte, comunicando? nel nuovo trend?
Si sta ripartendo perlopiù con la riflessione sull'ultima
sconfitta che segna l'inizio della nuova fase; e sulla caduta del
muro e del Socialismo reale, che è di ascendenza stalinista;
più che dall'analisi del presente-futuro. Ricorre così la critica
storica della Composizione-di-classe degli anni 70 e del loro
trascorso "Operaismo dell'Operaio-massa". O la critica di quello
complessivo del 900 o anche degli ultimi due secoli nel mondo,
e del socialcomunismo del Movimento operaio, ma piuttosto
"istituzionale" ... ; ossia già meno come Movimento degli operai
ed ancora meno come movimento effettivo della Classe-ope
raia, 1 trascorsa. E critica, finalmente, della Modernità, dalla
quale non siamo affatto usciti, della quale non siamo affatto
"oltre", e della "classe" scoperta come sua parte. Tutto questo
1 Intendo qui come Classe-operaia !'"avanguardia di massa" dell'Iperproletariato e
così pure dell'Operaio-sociale-psichico collettivo.
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ha molto a che fare con l'importante nodo del Comunicare per
molti suoi aspetti; come d'altronde con quello della Formazione,
che io considero ora il più importante di tutti.
1. Una considerazione
Anche in quest'occasione insolita chi volesse studiare le teorie
della cosiddetta "lotta di classe", noterebbe quel che si può
osservare da sempre nell'effettivo operare della cosiddetta
sinistra rivoluzionaria europea almeno nel corso del '900: fra
l'altro l'enorme, il fortissimo prevalere (pur nella sua debo
lezza o anche-ieri-forza, relativa) in tali teorie dell'interesse
e conoscenza del Capitale sul versante che i marxisti diceva
no (ed ancora dicono) del "Capitale costante", anche non stretta
mente locale, anche tendenzialmente complessivo, e pure del
Capitalista collettivo rispetto a questo, a paragone col mode
sto, rachitico, interesse, studio, conoscenza, considerazione per
lo stesso "Capitale vaiiabile". E tanto più rachitico ecc. riguardo
a suoi momenti e dimensioni in cui "la classe" non fosse più
solo ciò; ma mostrasse di muoversi in o verso dimensioni di
sua autonomia come soggetto collettivo o solo di aspirare a
farlo; ed in specie aspirante ad uscire dalla sua stessa condi
zione di classe come Capitale-variabile, ovvero tendenziale
Capitale-umano. In tal guisa è avvenuto che almeno nella te
oria e nella conoscenza delle suddette e presunte forze-soggettive
che alla "classe" si richiamano è rimasto un grande buco, un
grande vuoto proprio rispetto al soggetto collettivo in nome
di cui si parlava e tuttora alcuni frammenti assai frastagliati e
frantumati e come non mai, continuano a parlicchiare. E questo
bucone per noi, questo baratrone per noi di rappresentazione
e conoscenza, non di esistenza e di effettualità nonché di ini-
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ziativa e potenza capitalistica (non sembrano esistere granché
vuoti che il Macropadrone, che oggi sa indurre abbastanza il
desiderio svuotando non poco di senso la libertà attuale, non
riesca a riempire a suo modo: sebbene con importantissimo
"residuo irrisolto" ... ), non risulta stare ai margini, nella peri
feria della situazione nostra e di queste cosiddette "forze", bensì
proprio al centro della loro teoria e spesso anche del loro an
tagonismo più o meno organizzato, e della nostra teoria e
conoscenza.
Inoltre non c'è oggi, visibile, percepibile, noto, segnalato
almeno a me - in specie in Europa - nessuno che porti avanti
un'analisi "di classe" che consideri la classe stessa, e tantopiù
la sua soggettività collettiva oggi, e tantopiù ancora un 'even
tuale sua contro-soggettività; ed in fondo neppure quella di ieri
(sebbene quest'ultima sia talora sfiorata, lambita in ricostru
zioni ex-post più o meno autocritiche). Pare che non ci sia nes
suno disposto ad occuparsi di questo, pure fra coloro che
blaterano ancora di Composizione-di-classe; o forse meno che
mai fra questi ultimi ... D'altronde, la "Multitudo" di cui
qualcuno ora va parlando, non è la classe-operaia-attrice e
nemmeno l'Iperproletariato in quanto classe-attrice lo è, ma
nemmeno lo sono queste come co-agenti collettivi intermedi,
in qualsivoglia loro attuale "composizione"; ma semmai for
se vi tendono potenzialmente in parte (in due sensi) come Classe
parte-soggetto che innanzitutto non voglia più essere proprio
questo, se succede, ma intanto essendo proprio questo. La
Multitudo stessa quindi non appare qui oggi il punto di par
tenza, ma semmai un traguardo non facile né tanto prossimo:
per contro-forze soggettive eventuali. Detto in gergo.
Qualche furbastro [sia costruttivista - perché per questi
qualsiasi costruzione di novità di basso livello di realtà sociale
sistemica va bene-; che per ragioni opposte al contrario neo-
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bolscevico -perché per questi la soggettività è (o la produce)
il partito-] può anche dire che questa ignoranza e soprattutto
disinteresse e quindi questo vuoto al centro della teoria, che
perdura assai da lungi, non è nemmeno un male: che ci sono
ragioni per cui è meglio così. Ed anch'io per certi versi posso
perfino essere talora d'accordo. Ma per altri versi e secondo
certe linee questo atteggiamento ed orientamento e situazione
spiega sia una discreta parte della supposta recente "grande
sconfitta" - se davvero c'è stata, perché circolano dubbi in
teressanti anche su questo! - sia e di più della grande debolezza
attuale di sedicenti forze-soggettive misteriosamente "rivo
luzionarie", e/o "cripto-rivoluzionarie". Intendo di gente che
aspira a rappresentare, o ad organizzare, oppure anche dirige
re ... "la classe". E fra l'altro se noi andiamo a guardare la pro
duzione della conoscenza sistemica vediamo che il Macropa
drone collettivo su varie scale, 1u i, per sé e per le sue esigenze
di Comando e Governo (e Dominio), una conoscenza aggiornata
della classe e non solo come "attrice", continua a riprodurse
la; ed è l'unico a farlo, e con sue categorie e linguaggi e dal
suo punto di vista. Ricerca sui (e coi) Communicatori, dun
que; nel loro Contesto.
2. Ad esempio
Così ad esempio, solo ad esempio, e forse quest'esempio
adombra (se non proprio "illumina") il caso meno peggiore:
in certe piccole cerchie italiane oggi si rieccheggia certo in
teressante parlare perlappunto di "Multitudo" via Negri/Spinoza,
intendendola come una formula astratta fuori dalla storia ed
assolutamente "generica" (più che metafisica). E il cui referente
è lo stesso nelle prime città-contadine sumere o nella Grecia
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della Polis, o della Plebe romana o dei servi della gleba o del
popolo magari nei "borghi" del 500, o magari, chissà, del
Proletariato o Classe-operaia dei nostri tempi. Ossia senza
interesse a capire eventuali significative differenze fra questi
Agenti collettivi storici; senza avere la minima idea o curiosi
tà di capire come è qualitativamente fatta al suo interno in un
dato momento storico tale o invece talaltra supposta Multitudo
quaggiù nel Mondo. E capire se oggi c'è una differenza. E se
il Proletariato o una qualche sua parte così com'è già possano
diventare tale Multitudo, la quale comprende anche il Macropa
drone, e allora contiene già dentro pure antagonismo, lotta
contro, negazione. E se la classe-operaia per qualcuno desi
gni questa. E allora come, ecc. e cosa vuole e cosa non vuole,
e cosa fa e cosa non vuole proprio fare; e tantopiù una Neo
multitudo e Neo-tele-co-multitudo. E tantopiù ancora una classe
odierna come sua eventuale determinazione storica odierna e,
per combinazione, capitalistica. Sembra l'ennesimo pretesto
per ritornare alla contemplazione del "Neo-tele-capitale-co
stante" come direbbe un marxista ortodosso, o Neo-tele-capi
tale-mezzi, come preferisco dire io. Così, sempre solo per esem
pio. Almeno si parta dall'Agire-umano-vivente, e non più solo
dal "Lavoro-vivo" (come Co-attività o come Co-agente?)!
Il punto qui per me è la pericolosità del calare direttamente
il discorso dal cielo e dall'eternità al nostro mondo storico
odierno, e capitalista, per scorciatoie illusorie, senza trasfor
ma.rio opportunamente; di modo che allora diventa pura ideolo
gia, assai mistificante e spesso opportunista. Lasciarsi trasportru.-e
dalla Multitudo apparente o magari simulata, virtuale, gal
leggiando sdraiati su di essa? Anche perché, come qualcuno
già ieri ha capito e detto, "forse" il nostro mondo è stato sto
ricamente istituito esattamente al contrario di quella visione
celeste e proprio contro di essa!
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Così, sempre per esempio, adesso sento dalle nostre parti
già qualcuno fare eco (senza avere neanche letto il relativo
recente libro) al bel discorso, importante, opportuno, di Toni
Negri sul "Potere costituente". Il quale potere-costituente però
in questi nostrani interessanti rieccheggiamenti oscilla nel
designare tre differenti cose, e magari ponendole come tuttuna:
la sintesi astratta delle tre: primo un misteriosissimo soggetto
collettivo odierno che produce il potere costituente e si pone
magari come determinazione della suddetta e appunto non meno
misteriosa, oggi, "Multitudo" neomoderna medesima. La Neo
umanità? Secondo, l'agire collettivo che lo produce, (anche)
staccato dalla peculiarità storica del suo misterioso Agente,
quest'ultima considerata irrilevante e data per scontata. Ter
zo il prodotto dell'agire stesso, e magari staccato dai primi due
referenti, magari come evento, e tantopiù già appropriato da
altrui, e quindi divenuto Capitale-mezzi, a sua volta e tanto
per cambiare ... ( ossia come quel che Negri pone proprio contro
il Potere costituente stesso: il già costituito come Capita
le(Mezzi); ed anche al di fuori del suo rapporto col diritto e
del suo aspetto giuridico e politologico). Quel che al solito late,
perché non c'è, è un interesse a capire qual è almeno poten
zialmente e come è fatto oggi e cosa vuole e cosa non vuole e
per cosa si mobilita o si può mobilitare tale soggetto colletti
vo mobile nel suo movimento, e cosa eventualmente lo fa esistere
come soggetto, e soprattutto poi la sua soggettività collettiva,
pure nel suo peculiare interagire ed interrelarsi con certa sog
gettività dei singoli, ma in specie Contro-soggettività.2 Su ciò
buio pesto! Sia chiaro che non mi candido io nella mia solitudine
a riempire questo colossale vuoto contro l'iniziativa di riem
pimento del Macropadrone, ed a portare la luce: i controlumi?
2 Della classe-parte come parte della Multitudo, in "infra-lotta".
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3. Ripartire, pure criticando il passato
La sopravvivente "opposizione al sistema" adesso vuol ri
partire col piede giusto pensando di andare alle radici come
non mai. Ma spesso già la sua autocritica è sbagliata e scambia
le radici per altro. Quali sono le radici è un problema! Come è
già un problema cos'è la Classe operaia, cos'è la lotta, o cos'è
il Politico, e qual è la "visione operaia del mondo" e se c'è
stata, se c'è stata una cultura operaia, e che roba sia, ecc. Si
parla assai meno del Proletariato ... : "la classe" è semmai in
tesa come la classe operaia e questa a sua volta non è intesa
come "avanguardia-di-massa" dell'Iperproletariato; ma come
classe dei singoli operai. Male! Epperò si parla ancora poco
anche di quest'ultima. E tuttavia in un ventaglio di posizioni,
atteggiamenti affermazioni assai differenti, più di ieri. Perché
i pochi rimasti a pensare a sinistra in rapporto al fantasma della
classe sono frantumati, frastagliati in un ventaglio larghissimo
di posizioni differenti e spesso contrapposte, dicevo, come non
mai; nelle quali c'è comunque pochissimo di nuovo, cosicché
danno una sensazione di uno sfaccettato ritorno, e ripetizione,
e coazione a ripetere, ciclico. Io non sono un nuovista ... Ma
altri che si dichiara pel nuovo come tale sempre ed innanzitutto,
ripete vecchie solfe! Come mai? C'è qualcosa che ritorna o
permane, e invece qualcos'altro che cambia? Ed in che rapporto
stanno questi due fatti eventuali? La spirale ...
4. L'assorbimento capitalistico del nuovo e del contro, ed
il "residuo irrisolto"
Oggi non siamo certo oltre la Modernità, tuttavia si cerca
no nel percorso da altri compiuto i limiti intrinseci da un lato
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della Modernità e dall'altro dell '"operaità" stessa come mo
mento di essa, e del socialcomunismo all'incontro fra i due.
Bene. Così si riscopre ad esempio anche quel che i bolscevichi
sapevano benissimo, che tutto ciò che fanno gli operai come
Produttori diviene inevitabilmente Capitale ed è usato dal
Capitalista collettivo per accumulare il suo sistema e dominio,
alla lunga, se non si costituisce qualcosa che sia davvero oltre
il Capitalismo, globalmente. Anche sul piano di presunte contro
culture. E si proclama che il Movimento operaio ha espresso
perlopiù la medesima cultura e filosofia della Borghesia.
Perlopiù? Assistiamo pure a certo feroce antioperaismo. Ma
in che senso?
Ed' altronde nuove generazioni si accorgono ad esempio che
i prodotti trasgressivi e le differenti fra loro controculture di
ventano meri sub-stili di frammento e sub-modelli, generi fra
gli altri e manierismi ennesimi, nell'articolazione accumulativa
della sociatività uguale in subculture frammentanti basate sul
"Sistema della moda". Lo sappiamo. Anche perché era così
anche ieri e l'altro ieri, e proprio nel Fordismo (Non confon
diamo il Fordismo con la "Fabbrica-fordista"); a mio parere
inconcluso ... I giovani - si dice unanimemente - non hanno
memoria; ci vuole per loro anche la testimonianza .... Ed io
non essendo giovane posso pure testimoniare qualcosa.
Come dicevamo alla fine degli anni 50, il Capitalismo e lo
stesso Movimento operaio istituzionale che ne è parte più o
meno dialettica "assorbono" nei momenti di loro crisi qualunque
discorso anche contro di loro che funzioni ... ponendo così a
noi anche la questione della mitica "inassorbibilità" delle stesse
rivendicazioni; tanto che qualcuno ha riproposto la strategia
del rifiuto, la quale però in pratica offensivamente non ha granché
funzionato, negli anni 70 ... Quelli, i Macropadroni, assorbo
no tutto, e così si alimentano, vanno avanti, crescono, accu-
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mulano. E tuttavia le intenzioni critiche, le velleità di dissen
so, di opposizione ed autonomia che vi stanno alla radice, nella
loro prima rizomatica elaborazione e primo venire nella luce,
manifestandosi come differenze e novità, in specie, non sono
da buttar via, non si debbono buttar via; e malgrado tutto oggi
semmai sono fin troppo scarse!
Già Marx, come tutti sanno ma in genere rimuovono, dice
va: la maggior forza produttiva del Capitale (e le Forze pro
duttive lo sono sempre tutte) è la Classe-operaia-rivoluziona
ria, nella sua lotta. E tuttavia non si può non lottare, non ripartire
sempre di lì. Così anche da nuove rotture e trasgressioni ... ;
da momenti di transitoria alterità e novità. La speranza? La
speranza non è l'attesa passiva dell'evoluzione sociale inevi
tabile. La trasgressione, la negazione, l'opposizione effettiva
e manifesta, il dissenso esplicito e l'irrompere del nuovo e del
differente e del diverso non sono la stessa cosa. Però sono tuttora
tutti altrettanto importanti per noi. Ma combinati con una cer
ta memoria, soprattutto collettiva.
Il fatto è che sopra, in alto, nel Capitalismo non cambia niente,
non cambia mai niente, è sempre tutto uguale ormai da secoli!
E invece giù in basso dove noi viviamo quotidianamente cam
bia tutto moltissimo, continuamente, radicalmente; e ci si ri
chiede sempre più adattabilità al cambiamento, come capaci
tà richiesta da una società sistemica sempre più competitiva e
selettiva che rende sempre più faticoso tener dietro ai suoi modi
e ritmi per sopravvivere. Ma allora in mezzo c'è davvero la
spirale: si per-cepiscono lì dei ritorni ciclici di cose che sono
da un lato dei deja vu, e tuttavia sono anche sempre diverse, si
ripresentano ma sempre mutate. Bisogna puntare qui a metà
piramide! Ed allora per farlo bisogna dotarsi di Risorse: ad es.
per attuare sintesi oltre l'immediato, imparare ad usare e po
tenziare criticamente l'astrazione determinata, a generalizza
re opportunamente, ad applicare teorie ed ipotesi teoriche al-
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