Table Of ContentTitolo del/' opertt o•i11i~11le
Technik, eine Geschichce ihrer Probleme
(Karl Alber, Freiburg-Miinchen, 1954)
Traduzione dal teduco di
Umberto Z,111grande
Prima ,di11ùm~ ittJ/iano: novembre 1959
Copy,.ight by
©
Giangiacomo Fcltrindli Editore
Milano
Friedrich Klemm
Storia della tecni•c a
con 56 illustrazioni nel testo
e 49 tavole fuori testo di cui 8 a colori
Feltrinelli Editore Milano
Parte prima
L'antichità greco~romana
lntroduziont
All'alba della storia gli uomini disponevano già di una considerevole
quantità di mezzi tecnici.
I ritrovamenti archeologici ci hanno dato asce, raschietti di selce,
lance, archi e frecce, trapani, lampade ad olio ed utensili di ogni genere in
osso, risalenti all'età paleolitica o della Pietra Antica. Nei disegni risalenti
al Paleolitico superiore trovati nelle caverne della Francia meridionale e
della Spagna, abbiamo, come dice J. E. Lips,1 la documentazione figurata
di una prima macchina usata dall'uomo: in questi disegni sono rappre
sentati, tra l'altro, dei bisonti, dei mammut, delle renne, e delle trappole.
L'animale che cade nella trappola mette in moto un meccanismo a leva
che fa crollare una serie di tronchi disposti obliquamente, sotto i quali
Fig. I. Mammut e trappola Fonte-de Gaume (Paleolitico
~u periore).
l'animale rimane sepolto (fig. 1). Rimane ancora da chiarire come gli uo
mini di allora abbiano potuto abbattere e sistemare i grandi tronchi ne
cessari alla costruzione di trappole simili, per mammut. L'uomo di quel
l'epoca, lontana da noi 12-20.000 anni, viveva in un mondo di identifica
zione magica tra l'oggetto e la figura dell'oggetto, tra le cose e le forze
9
L'ANTICHITÀ Glt:ECO-ROMANA
delle cose stesse. Per lui la figurazione di un anìmale caduto in una trap
pola o colpito da una lancia equivaleva ad una ve,a e propria presa di
possesso. La cattura o l'uccisione dell'animale fuori dal!a caverna non era,
allora, né piu né meno che il compimento di una presa di possesso già
sanzionata magicamente. Si tratta quindi, in questo caso, di un rito magico
per la caccia e di una tecnica magica di un'epoca nella quale l'oggetto e il
simbolo, questo mondo e l'al di là, erano ancora identici. L'uomo si identi
ficava ancora completamente con la natura.
Il periodo successivo, Mesolitico e Neolitico, portò ad un superamento
di questa identìtà dell'oggetto con la figura, delle cose con ]e forze, del
mondo reale con quello spirituale. Le cose e le forze non furono pìu iden
tiche per l'uomo di allora; anzi ci si immagioò l'oggetto come animato
da forze demoniache. La coscienza umana cominciò a svilupparsi. L'uomo
cominciò a distaccarsi sempre piu dalla natura. Si creava cosf la premessa
per contrapporsi con maggior forza alla natura, con la propria opera.
In quell'epoca la creazione tecnica doveva, in ogni modo, essere accom
pagnata da riti che avevano lo scopo di cattìvarsi e di domare il mondo
demoniaco che viveva nelle cose e accanto alle cose.
Alla fine del Paleolitico vennero fatti i primi passi nell'agricoltura e,
indipendentemente da questa, nell'allevamento degli animali. Si cominciò
ad usare asce di pietra levigata, falci di selce, accette a filo tagliente, seghe,
aghi di osso, trapani ad archetto, fusi, telai, vasellame, macine mosse a
mano; comparvero l'aratro e gli animali da tiro. L'impiego di questi
mezzi tecnici era ancora legato a dei riti. Cosf l'aratro che fendeva la
madre terra era nel!o stesso tempo un utensile e un simbolo della fecon
dazione e della fecondità.
In Europa intorno al 2.000 a. C. la pietra lavorata lasciò lentamente
il posto agli utensili fusi in rame e in bronzo. Intorno al 1.000 a. C. al
posto del rame e del bronzo cominciò ad introdursi in misura crescente
il ferro, che veniva forgiato sul fuoco nella forma desiderata. .
Con le civiltà dei grandi imperi dell'Asia minore, dell'Egitto, dell'Estre
mo Oriente e dell'India si esce dalla preistoria. I grandi fiumi, l'Eufrate,
il Tigri, il Nilo, esercitarono una grande influenza sullo sviluppo tecnico
della Mesopotamia e dell'Egitto. Le opere di irrigazione, la costruzione di
canali e di dighe, il contenimento e l'utilizzazione delle acque erano im
prese tecniche che, data la loro mole, richiedevano l'intervento dell'orga
nizzazione statale. Cosi, al posto di una tecnica che nella preistoria si era
sviluppata piu o meno nel chiuso delle singole comunità, si fece strada
una tecnica guidata dallo stato, con una stretta collaborazione tra organiz
zazione statale e ~rganizzazione ecclesiastica. Ciò principalmente in Egitto
dopo che le singole regioni de\1a valle dc! Nilo si erano unite o - come
opportunamente fa osservare Hans Freycr - dopo che erano giunte a fon
dersi attraverso lotte e guerre. Fanno parte delle imprese tecniche dell'Egitto
10
INTRODUZIONE
anche la costruzione delle piramidi e la lavorazione, il trasporto e la siste-
111azione degli obelischi. Queste gigantesche imprese poterono essere rea
lizzate solo da uno stato autocratico che era anche al vertice dell'organiz-
1.azione religiosa. Esso disponeva di eserciti di lavoratori il cui manteni
mento e la cui organizzazione richiedevano un'accurata opera di piani
ficazione (tav, I a). Gli utensili e gli apparecchi di sollevamento impiegati
erano estremamente semplici. Tra le conquiste tecniche dell'antico Oriente,
alcune delle quali influirono anche sulla cultura greco-romana, vanno no
tate,. per il periodo che va pressapoco fino al l.200 a. C., la ruota, il mantice
e la tenaglia nell'ambito della civiltà dell'Asia .Minore e, in Egitto, la fu.
sione e la lavorazione di diversi metalli, la vela, il papiro, la fermenta
zione delle b.evande, la concia, il vetro, la pergamena, la bilancia e la ruota
del vasaio.
u
Il ruolo subordinato della tecnica
Ii grande apporto culturale dell'antica Grecia è costnmto, senza dub
bio, dallo sviluppo di una coscienza scientifica, ed in Grecia. fa la sua
comparsa l'uomo teoretico. La vita dei greci era tesa alla conoscenza
scientifica, che a sua volta la formava in un senso piu alto. In generale
la: tecnica occupò nell'antica Grecia un F0Sto in sottordine di fronte alla
scienza pura. Soprattutto il realismo platonico, per il quale la realtà non
era costituita dalle singole cose di questo mondo, ma dal lontano ed im·
mutabile regno delle idee, considerava il mondo delle cose come un puro
riflesso delle idee e quindi come qualcosa di secondario. Da ciò si com
prende anche come il metodo sperimentale non abbia avuto grande im
portanza per i greci. Era invece tenuta in grande considerazione la geo·
metria, i cui concetti appartengono al mondo delle idee. Come ha clima·
strato H. Dingler," la causa della incapacità da parte dell'antica Grecia
di sviluppare, accanto alla statica espressa in termini matematici, una corri
spondente dinamica, cioè una teoria del moto, si deve ricercare nella con
cezione che gli antichi greci avevano della immutabilità e della immobilità
dell'Idea e della Forma. Il moto stesso avrebbe potuto essere concepito
come Idea, come Forma, ma proprio a ciò i greci antichi non seppero giun
gere, per il concetto statico che ebbero della forma.
Come abbiamo già detto, l'antica Grecia raggiunse notevoli risultati
nel campo delh statica, proprio perché considerava l'essenza matematica
come principio formativo del mondo delle cose. Ma i greci antichi rilut·
tavano al passo dalla teoria alla applicazione pratica.• L'uomo libero si dedi
cava allo stato, alla scienza pura, all'arte. La creazione tecnica era, piu
o meno, considerata compito dei meteci (cioè degli stranieri) e degli
schiavi, il cui numero in certi periodi, particolarmente in quello ellenico,
fu in Grecia eccezionalmente alto.
La valutazione che allora si dava al lavoro artigianale e tecnico può
essere innanzitutto documentata da un brano di Platone (380 a. C. circa).
Ma se uno ha molte incurabili malattie in quella parte del suo Io
che è ancora piu preziosa del suo stesso corpo, e cioè nell'anima, deve
12