Table Of ContentGENNARO  PERROTTA 
STORIA 
DELLA 
LETTERATURA  GRECA 
VOLUME PRIMO 
L'  E T A  I  O  N  I  C  A 
SESTA EDIZIONE RIVEDUTA 
CASA  EDITRICE  GIUSEPPE  PRINCIPATO
STORIA  DELLA  LETTERATURA  GRECA 
VOLUME PRIMO 
L'  E T À  I O  N  I C  A
GENNARO  PERROTTA 
Ordir.a-rio nell'Università di Roma 
STORIA 
DELLA 
LETTERATURA  GRECA 
VOLUME PRIMO  / 
L'  E  T  A  I  O  N  I  C  A 
SESTA EDIZIONE RIVEDUTA 
CASA  EDITRICE  GIUSEPPE  PRINCIPATO 
MILANO  ,  MESSINA
PROPRIETÀ  LETTERARIA  RISERVATA 
Printed in  ltaly 
Officine Grafiche Principato - Milano - 1947
INTRODUZIONE 
PERIODI DELLA LETTERATURA GRECA 
La letteratura gr·eca  comincia con i poemi d'Omero;  è con-
venzione generale farla terminare con l'anno 529 d.  C.,  quando 
l'imperatore Giustiniano ordinò la chiusura della scuola filosofica 
di  Atene.  In  realtà  al  tempo  di  Giustiniano  acquista  caratt.eri 
propri  la  letteratura  bizantina,  ma  tra  l'una  e  l'altra  non  si 
può segnare un limite preciso; meno ancora si può indicare que-
sto limite con un anno. 
La letteratura greca  comprende poeti  e scrittori  (di  tredici 
secoli:  otto  prima  di  Cristo,  cinque  d.  C.),  che  sono  greci  di 
lingua  e  di  cultura,  non  tutti  di  nascita:  poichè  la conquista 
di Alessandro  Magno  diffuse  la lingua  e  la cultura  greca· fuori 
della  Grecia,  e  i  centri  maggiori  della  civiltà  greça  divennero 
Alessandria, Antiochia, Pergamo:  città non di Grecia, ma greche 
per lingua e per civiltà. 
La  conquista  di  Alessandro  divide  la  letteratura  greca  in 
due periodi: 
Period~ greco classico (da Omero a tutto il IV secolo a. C.). 
Periodo ellenistico  (dal  III secolo a.  C.  all' el:à di Giustinia-
no, VI secolo d. C.).  -
Il primo periodo,  che comunemente si  chiama greco  classi-
co  (perchè comprende i maggiori poeti e scrittori,  che gramma-
tici  e  retori  antichi  consideravano  « classici »,  cioè  « della  pri-
ma classe »,  gli unici da servire come modelli di stile), meglio si 
chiamerebbe <<ellenico», cioè  cc  greco,  veramente greco», in op-
posizione al periodo cc ellenistico ». 
Poichè il primo periodo comprende la letteratura del mondo 
greco; il secondo periodo comprende la letteratura delll1ondo el-
lenizzato.  - - ·  --
Questa è. l'unica divisione in periodi veramente essenziale, e 
non arbitraria.  -
PERROTTA  - I  I
- 2  -
Nel  primo periodo  prevale la poesia;  nel ~econdo'. acquista 
maggiore importanza la prosa.  Inoltre,  la poesia classica ha un 
suo carattere profondamente diverso dalla poesia ellenistica. 
Tutta la poesia.  classica è poesia  d'occasione.  La poesia di 
Omero e di Archiloco era destinata a essere assai più recitata che 
letta, quella di Saffo, di Alceo, di Pindaro a essere assai più can-
tata che letta. Perfino la poesia che noi moderni chiamiamo « li-
rica n, era per i poeti greci più antichi destinata à  un'esecuzione: 
associata al suono della lira, alla musica. 
Questa  condizione  contribuì  indubbiamente  alla  grandezza 
della poesia greca antica. Nata dalla vita, questa poesia non cor-
reva il pericolo di avere un contenuto frivolo o vuoto,  di dive-
nire letteratura nel senso peggiore. 
La poesia greca più antica era « poesia d'occasione >>  anche 
nel senso che intese Wolfango Goethe, quando scrisse che è « poe-
sia d'occasione 1>  ogni grande poesia.  Poichè nè Eschilo nè Ari-
stofane si preoccupavano soltanto degli spettatori ateniesi che assi-
stevano ai loro drammi; nè Pindaro riserbava le sue odi ai suoi 
atleti vittoriosi o a quelli che celebra vano la vittoria degli agoni 
col canto; nè Saffo scriveva le sue poesie soltanto perchè le can-
tassero le compagne. Tutti scrivevano per i loro contemporanei, 
ma anche per i posteri : componevano (( poesie d'occasione n, ma 
per l'immortalità.  · 
Nell'età ellenistica la poesia  non  è più congiunta  così inti-
mamente alla  vita.  Il poeta  è  in condizioni  assai  più simili  a 
quelle d'un poeta moderno:  i suoi carmi sono  destinati a  esser 
letti, non a  esser cantati o recitati. In ogni poesia diventa quasi 
inevitabile  la ricerca  della  novità e  della  raffinatezza  elegante. 
Si  suol dividere il primo periodo  nei due periodi seguenti: 
Periodo ionico :  dalle origini alla fine del V secolo  (c omu-
nemente si fa  finire  col 480,  data della  battaglia di  Salamina). 
Periodo attico : che comprende il V e il IV secolo  (c omu-
nemente  si  fa  finire  col  323,  data  della  morte  di  Alessandro 
Magno). 
Ma è improprio parlare di un (( periodo ionico » : se la stirpe 
ionica ha contribuito più delle altre al fìorire del genio letterario 
greco, non è giusto dimenticare il contributo delle altre. 
Più giusto sarebbe chiamare (( ellenico » questo periodo; ma 
ellenico è veramente l'intero periodo dalle origini al 323. È  molto 
meglio  chiamare  (( preclassico »,  o  (( arcaico »,  il  periodo  dalle 
origini al 480. 
Con una certa ragione si può parlare di un periodo  attico, 
poichè i secoli V e IV segnano davvero il trionfo del genio at-
tico, che nel V secolo coincide con l'egemonia politica di Atene, 
nel IV secolo sopravvive ad essa.
-3-
Ma ragioni varie consiglierebbeto di  rinunziare a questa  di-
visione.  Per esempio,  Pindaro, morto dopo il 446,  cadrebbe nel-
1' età attica per i limiti cronologici della sua vita; ma per l'indole 
della sua arte è un poeta arcaico, preclassico, preattico. 
A minori difficoltà  dà luogo la divisione  del  periodo  elleni-
stico nei due periodi seguenti: 
I 
Periodo  alessandrino,  che comprende  il  III e il  II secolo 
~ 
a.  C. :  così detto perchè Alessandria,  la città nuova fondata  da 
Alessandro, è in questi due secoli il maggior centro della cultura 
1  greca.  Questo  periodo  si  fa  terminare  generalmente con  l'anno 
I 
30 a. C.  (quando l'Egitto diventa provincia romana). 
I 
. Periodo  romano:  dal 30 a.  C.  al 529  d.  C.  Giustamente 
prende  nome  da  Roma,  poichè  Roma  esercitò  sulla letteratura 
un  influsso  superiore  a  quello  esercitato  da  qualunque  città  el-
lenistica.  È  il  periodo  che  conosciamo  meglio,  perchè  le  opere 
degli scrittori ci  sono  giunte in gran parte intatte. 
Dal II sec.  a.  C.  in poi, la poesia è in estrema decadenza: 
domina la prosa. 
Queste  divisioni  hanno  naturalmente  un'importanza  molto 
relativa.  Utile  è  soprattutto  non  dimenticare  la  distinzione  tra 
periodo greco  classico  e periodo ellenistico:
CAPITOLO I. 
O  M  E  R  O 
I. - La persona del poeta. 
La letteratura greca comincia con due grandi poemi, l'Iliade 
e l'Odissea. Gli antichi li attribuivano a un poeta di nome Omero. 
Ma di Omero non sapevano nulla.  Le Vite che abbiamo di 
lui  (una  delle  quali  falsamente  attribuita  allo  storico  Erodoto) 
non hanno valore, perchè sono veri romanzi, scritti da chi si pro-
poneva di  scrivere il romanzo del poeta,  non la  sua biografia. 
Del  resto,  la biografia  sarebbe stato  impossibile  scriverla:  non 
si  sapeva  nulla  o  quasi  nulla.  Gli  antichi  pretendevano  di  sa-
pere  di  Omero  un'infinità  di  particolari,  mentre  ignoravano  le 
notizie fondamentali,  quelle  sull'età e  la  patria.  Romanzesco  è 
anche il Certame di Omero e di Esiodo, il racconto di una gara 
poetica in cui Esiodo, il poeta della pace, vince Omero, il poeta 
della guerra. 
Il nome Omero ("0µ.11poç} è un buon nome greco che significa 
« ostaggio )).  Molte città greche si contesero il vanto d'aver dato 
i  natali al poeta:  Smirne,  Chio,  Colofone,  Cuma,  Pilo,  Itaca, 
Argo,  Atene. Le pretese più insistenti erano quelle di Chio e di 
Smirne. Ma anche Chio può essere eliminata facilmente. Non im-
porta molto che a Chio vivessero « gli Omeridi )) , una famiglia di 
poeti che si vantavano di  discendere  da Omero.  Noi  sappiamo 
com'è nata la leggenda della nascita a Chio. Il poeta di uno de-
gl'inni  <<omerici n,  dell'inno  ad Apollo  Delio,  chiama sè  stesso 
<<i l  cieco che abita nella rocciosa Chio )).  Quasi tutti gli ·antichi 
attribuirono a Omero: i così detti inni << omerici n:  di qui derivano 
le due leggende della  nascita a  Chio e  della cecità.  Ma  nessun 
critico moderno attribuisce a  Omero gl'inni << omerici n:  cieco  e 
nato a  Chio è~ dunque,- il poeta dell'inno ad Apollo Delio,  non 
Omero. 
Resta la tradizione della nascita a Smirne. La città dell'Asia 
Minore, colonia eolica più tardi divenuta ionica per una nuova co-
lonizzazione, spiegherebbe bene, si è p~nsato, il dialetto dell'Iliade