Table Of ContentGiacomo Rizzolatti, Corrado Sinigaglia 
So quel che fai 
Il cervello che agisce e i neuroni specchio 
~ 
Raffaello Cortina Editore
www.raffaellocortina.it 
ISBN 88-6030-002-9 
© 2006 Raffaello Cortina Editore 
Milano, via Rossini 4 
Prima edizione: 2006
INDICE 
Ringraziamenti  IX 
Premessa 
n 
1.  sistema motorio  5 
n 
2.  cervello che agisce  23 
3. Lo spazio intorno a noi  53 
4. Agire e comprendere  79 
5. I neuroni specchio nell'uomo  113 
6. Imitazione e linguaggio  135 
7. Condividere le emozioni  165 
Bibliografia  185 
Indice analitico  211 
VII
RINGRAZIAMENTI 
Desideriamo anzitutto ringraziare Giulio Giorello per avere scom 
messo sul progetto di un libro come questo. Senza il suo sostegno 
difficilmente avremmo potuto portarlo a termine. 
Molti dei lavori e dei risultati descritti nel volume sono il frutto di 
anni di ricerche condotte presso l'Università di Parma. A esse hanno 
partecipato in maniera decisiva numerosi amici e colleghi. Massimo 
Matelli, Maurizio Gentilucci e Giuseppe Luppino hanno contribui 
to enormemente alla definizione della molteplicità delle aree moto 
rie corticali e allo studio delle loro funzioni. Luciano Fadiga, Leo 
nardo Fogassi e Vittorio Gallese hanno condiviso sin dall'inizio la 
scoperta delle sorprendenti proprietà dei neuroni specchio. Michael 
Arbib, Mare Je annerod, Hideo Sakata hanno svolto un ruolo chiave 
nell'elaborazione del quadro teorico qui presentato. Scott Grafton, 
Marco Iacoboni, Giovanni Buccino e il gruppo di brain imaging di 
Milano diretto da Ferruccio Fazio hanno permesso di realizzare non 
pochi esperimenti di PET e di risonanza magnetica funzionale. Laila 
Craighero, Pier Francesco Ferrari, Christian Keysers e Maria Ales 
sandra Umiltà si sono fatti carico di un grande lavoro sperimentale. 
A loro e a tutti gli altri che hanno fatto e continuano a far parte del 
l'équipe di Parma va il nostro più sentito ringraziamento. 
Siamo grati anche a Claudio Barrocci, Giorgio Bertolotti, Anto 
nino Cilluffo, Gabriella Morandi, Stefano Moriggi per aver avuto la 
cortesia di leggere parti del manoscritto e per non averci fatto man 
care consigli e suggerimenti. Domenico Mallamo ci ha aiutato nel 
reperire il materiale iconografico. 
Un grazie, infine, a Mariella Agostinelli per la passione e compe 
tenza con cui ha seguito ogni fase del nostro lavoro, e a Raffaella Voi 
e Giorgio Catalano per la preziosa e paziente cura editoriale. 
IX
PREMESSA 
Qualche tempo fa Peter Brook ha dichiarato in un'intervi 
sta che con la scoperta dei neuroni specchio le neuroscienze a 
vevano cominciato a capire quello che il teatro sapeva da sem 
pre. Per il grande drammaturgo e regista britannico il lavoro 
dell'attore sarebbe vano se egli non potesse condividere, al di 
là di ogni barriera linguistica o culturale, i suoni e i movimenti 
del proprio corpo con gli spettatori, rendendoli parte di un e 
vento che loro stessi debbono contribuire a creare. Su questa 
immediata condivisione il teatro avrebbe costruito la propria 
realtà e la propria giustificazione, ed è a essa che i neuroni 
specchio, con la loro capacità di attivarsi sia quando si compie 
un'azione in prima persona sia quando la si osserva compiere 
da altri, verrebbero a dare base biologica. 
Le considerazioni di Brook rivelano quanto interesse ab 
biano destato al di fuori degli stessi confini della neurofisiolo 
gia le inaspettate proprietà di quei neuroni. Esse hanno colpi 
to non soltanto gli artisti, ma anche gli studiosi di psicologia, 
di pedagogia, di sociologia, di antropologia, ecc. Pochi forse 
conoscono, però, la storia della loro scoperta, le ricerche spe 
rimentali e i presupposti teorici che l'hanno resa possibile, 
nonché le implicazioni che essa avrebbe sul nostro modo di 
intendere l'architettura e il funzionamento del cervello. 
È appunto tale storia che questo libro vuole provare a rac 
contare. È una storia che inizia con l'analisi di alcuni gesti (c o 
me raggiungere e afferrare qualcosa con la mano, portare del 
cibo alla bocca) che per la loro familiarità tendiamo a sottova-
PREMESSA 
lutare, e che ha un protagonista cui a lungo le neuroscienze (e 
non solo loro!) hanno assegnato un ruolo di secondo piano, 
riducendolo talvolta a semplice comparsa: il sistema motorio. 
Per decenni ha dominato l'idea che le aree motorie della 
corteccia cerebrale sarebbero destinate a compiti meramente 
esecutivi, privi di alcuna effettiva valenza percettiva e, meno 
che mai, cognitiva. Le difficoltà maggiori nello spiegare i no 
stri comportamenti motori riguarderebbero l'elaborazione 
dei diversi input sensoriali e l'individuazione dei substrati 
neurali dei processi cognitivi legati alla produzione di inten 
zioni, credenze, desideri. Una volta che il cervello è in grado 
di selezionare il flusso di informazioni proveniente dall'ester 
no e di integrarlo con le rappresentazioni mentali generate più 
o meno autonomamente al suo interno, i problemi inerenti al 
movimento si risolverebbero nella meccanica della sua esecu 
zione - secondo il classico schema: percezione -+ cognizione 
-+ movimento. 
Uno schema del genere poteva risultare convincente finché 
del sistema motorio si aveva un'immagine estremamente sem 
plificata. Ma oggi non è più così. Sappiamo che tale sistema è 
formato da un mosaico di aree frontali e parietali strettamente 
connesse con le aree visive, uditive, tattili, e dotate di pro 
prietà funzionali molto più complesse di quanto si potesse so 
spettare. Si è scoperto, in particolare, che in alcune aree vi so 
no neuroni che si attivano in relazione non a semplici movi 
menti, bensì ad atti motori finalizzati (come lafferrare, il tene 
re, il manipolare, ecc.), e che rispondono selettivamente alle 
forme e alle dimensioni degli oggetti sia quando stiamo per in 
teragire con essi sia quando ci limitiamo a osservarli. Questi 
neuroni appaiono in grado di discriminare l'informazione 
sensoriale, selezionandola in base alle possibilità d'atto che es 
sa offre, indipendentemente dal fatto che tali possibilità ven 
gano concretamente realizzate o meno. 
Se guardiamo ai meccanismi secondo cui funziona il nostro 
cervello ci rendiamo conto di quanto astratta sia la descrizione 
abituale dei nostri comportamenti che tende a separare i puri 
movimenti fisici dagli atti che tramite questi verrebbero ese-
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