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Methexis
Collana di studi e testi
Dipartimento di Scienze della Politica
Università degli Studi di Pisa
___________
Comitato Scientifico
Roberto Gatti, Roberto Giannetti, Giuliano Marini, Michele
Nicoletti, Claudio Palazzolo, Gianluigi Palombella, Maria Chiara
Pievatolo, Armando Rigobello, Salvatore Veca, Danilo Zolo
Methexis, nel linguaggio platonico, designa il rapporto di
partecipazione fra le idee e gli oggetti cui esse si applicano.
Anche lo scopo del progetto Methexis è la partecipazione delle
idee, non tanto in senso metafisico, quanto in senso politico-
culturale. Le idee possono vivere solo se sono lasciate libere, così
da poter essere liberamente condivise, discusse e propagate. La
vita della scienza, come non può essere soggetta a censura
politica, così non deve essere sottoposta a recinzioni derivanti
dall’estensione della proprietà privata al mondo dello spirito. Le
nuove tecnologie rendono possibile mettere in atto la distinzione
fra il libro come oggetto fisico, di proprietà privata, e le idee di
cui si fa veicolo, che devono essere liberamente partecipate. In
questo spirito, i libri Methexis sono commercializzati, nella loro
versione cartacea, secondo le restrizioni abituali, ma, nella loro
versione digitale, sono distribuiti in rete e possono venir
riprodotti per ogni uso personale e non commerciale.
Maria Chiara Pievatolo
I padroni del discorso
Platone e la libertà della conoscenza
PIEVATOLO, Maria Chiara
I padroni del discorso : Platone e la libertà della conoscenza / Maria
Chiara Pievatolo
Pisa : Edizioni PLUS, [2003]
276 p.; 25 cm. – (Methexis; 2)
ISBN 88-8492-063-9
I. Pievatolo, Maria Chiara
1. filosofia politica
Il presente lavoro si inserisce nell’ambito della ricerca di rilevante interes-
se nazionale “Democrazia, libertà e comunicazione in una prospettiva
sovranazionale” e beneficia, per la pubblicazione, di un contributo a cari-
co dei fondi di ricerca 40% concessi al Dipartimento di Scienze della po-
litica dell’Università di Pisa.
Methexis - collana diretta da Maria Chiara Pievatolo
Questo volume fa parte delle iniziative editoriali del progetto Methexis ed
è disponibile anche on-line, in formato pdf, al seguente indirizzo:
http://bfp.sp.unipi.it/ebooks/
© 2003 Maria Chiara Pievatolo / Edizioni PLUS
Dipartimento di Scienze della Politica
Università di Pisa
via Serafini, 3 – 56100 PISA
tel. +39 050 2212 412 fax +39 050 2212 400
E-mail: [email protected]
Progetto grafico e copertina di Angelo Marocco per conto di Methexis
INDICE
Prefazione ............................................................................................... 5
I. Introduzione: prospettive sulla libertà dell’informazione ........ 7
1. Libertà e conoscenza ........................................................... 7
2. Attualità della vita teoretica ................................................ 9
3. Vandana Shiva: la proprietà intellettuale come para-
digma occidentale ................................................................. 17
4. Lawrence Lessig e la libertà del software ............................ 20
II. La pubblicità degli antichi e la pubblicità dei moderni ........... 35
1. La vita teoretica come problema politico ......................... 35
2. Pubblicità e vita teoretica: Socrate e Kant ....................... 40
3. La libertà degli antichi e la libertà dei moderni ............... 59
III. Argomenti per la pubblicità della conoscenza .......................... 67
1. La pubblicità come elemento essenziale della demo-
crazia ....................................................................................... 67
2. L’argomento di Kant ........................................................... 71
3. Gli argomenti di Platone: esoterismo ed essoterismo..... 80
4. La conoscenza e il mercato: la polemica antisofistica..... 88
5. L’anàmnesis come emancipazione ....................................... 100
6. La misura di tutte le cose .................................................... 105
7. I libri e i discorsi ................................................................... 110
IV. Imprenditori e sofisti ..................................................................... 119
1. Una pietra di paragone ........................................................ 119
2. La giustizia degli imprenditori ............................................ 126
3. Trasimaco .............................................................................. 133
4. La confutazione di Socrate ................................................. 139
5. La funzione della giustizia ................................................... 144
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V. Visibili e invisibili: la costruzione di uno spazio pubblico ..... 149
1. Perché preferire la giustizia? ............................................... 149
2. Potere e controllo dell’informazione: l’anello di Gi-
ge e il Panoptikon .................................................................... 152
3. La società trasparente .......................................................... 156
4. Il testo della giustizia ............................................................ 158
5. Una città nel discorso .......................................................... 163
6. La sociologia della comunicazione .................................... 167
7. Un paradosso tecnocratico: il racconto fenicio ............... 174
8. Felicità collettiva o felicità di alcuni? ................................. 181
9. La giustizia della città ........................................................... 188
10. La giustizia dell’anima ........................................................ 194
VI. Comunanza ..................................................................................... 201
1. Tessitrici e filosofe ............................................................... 201
2. I padroni della vita ............................................................... 207
3. «Mio» e «non mio» ................................................................ 214
4. La politica dei filosofi .......................................................... 218
5. Paradigmi e partecipazione ................................................. 221
6. L’uno e il bene ...................................................................... 227
7. La teoria della idee nel X libro della Repubblica ............... 239
8. Il problema del «terzo uomo» ............................................ 245
VII. Paidéia ........................................................................................... 251
1. L’educazione come progetto .............................................. 251
2. L’allegoria della caverna ...................................................... 254
3. Democrazia, schiavitù e tirannide ..................................... 261
4. Virtù senza padrone: il racconto di Er ............................. 265
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Prefazione
Questo libro non dice nulla di mio. È, anzi, stato scritto
per dimostrare che nessun libro che abbia un qualche inte-
resse può dire qualcosa che appartenga soltanto all’autore.
Il problema della libertà dell’informazione non soltanto
dalla censura politica, ma anche dalla proprietà privata, è una
questione che oggi è assai viva in rapporto non tanto alla fi-
losofia, quanto ad altri codici che sanno cambiare il mondo:
il codice del software e il codice della vita. In questi ambiti,
che possono apparire tecnici, settoriali e specialistici solo se
si dimentica che la modalità di distribuzione e di uso di que-
sti codici incide profondamente sull’ambiente in cui vivono
tutti, è in atto una battaglia fra i fautori della proprietà priva-
ta intellettuale – nelle forme del brevetto, del copyright, di legi-
slazioni antipirateria, di non disclosure agreement – e i fautori di
quello che può essere definito come un comunismo della
conoscenza. Chi sostiene questa posizione afferma che il co-
dice può essere sviluppato a vantaggio di tutti solo a condi-
zione che esista una libera comunità di discussione e di svi-
luppo; ma la libertà di questa comunità è a sua volta resa
possibile dalla libertà del suo oggetto, vale a dire dal carattere
comunitario, pubblico e non privato, del codice. Lavorando
in rete, ho avuto la fortuna di venire in contatto con comuni-
tà di questo tipo, e di imparare moltissime cose che altrimen-
ti mi sarebbero state inaccessibili, perché non incluse nel cur-
riculum ufficiale di studi delle scienze umane e sociali.
Sulla base di questa esperienza, mi è venuto spontaneo in-
terrogare alcuni classici della filosofia, per capire se fosse
possibile costruire un argomento per la libertà
dell’informazione, cioè a favore del suo carattere pubblico e
non privato, il quale da una parte, travalicasse i limiti delle
esperienze settoriali, e, dall’altra, fondasse le loro richieste in
modo più comprensivo e ampio. La filosofia, nella misura in
cui non vuole ridursi a formula, ricetta e ideologia, ha biso-
gno di uno spazio libero di discussione che sia maggiore de-
gli esiti dell’uno o dell’altro sistema; la democrazia, e ogni al-
I padroni del discorso
tra forma di convivenza politica che ambisca ad una giustifi-
cazione, se non vuole ridursi soltanto ad un rituale, ha biso-
gno della libertà dell’uso pubblico della ragione, che è qual-
cosa di più del pluralismo nella proprietà dei mezzi di comu-
nicazione di massa. Rendere espliciti questi presupposti, pre-
senti nei classici del pensiero occidentale, può servire a mo-
strare che le rivendicazioni della libertà del codice non sono
connesse solo ad esperienze nuovissime e marginali, ma so-
no le condizioni di possibilità della conoscenza in generale,
riconosciute da una tradizione antichissima.
I primi tre capitoli di questo volume sono dedicati alla co-
struzione di un argomento filosofico per la libertà ed il co-
munismo dell’informazione sulla base di un confronto fra
Kant e Platone. Gli ultimi quattro contengono un commen-
tario della Repubblica di Platone, finalizzato a mostrare che un
testo, il quale, nel bene e nel male, è alla radice della filosofia
politica occidentale, può ricevere un senso compiuto se aper-
to col grimaldello ermeneutico del problema della libertà e
del comunismo della conoscenza, cioè con lo strumento teo-
rico che i primi tre capitoli intendono costruire. Sono consa-
pevole che l’abitudine di dialogare con antichi e con moder-
ni, per farli parlare su questioni che stanno a cuore agli anti-
chi e ai moderni in modo diverso che ai contemporanei, può
apparire eterodossa a chi è abituato ad una visione storica
della filosofia: d’altra parte, non ho la pretesa di raccontare
una storia, ma solo quella di costruire e ricostruire degli ar-
gomenti, dal punto di vista, volutamente unilaterale, di una
sola questione. Mi auguro tuttavia che questo libro, se non
contiene nulla di mio, riesca tuttavia ad esprimere qualcosa
di nostro.
Ritengo doveroso ringraziare il professor Giuliano Marini, che ha
letto una versione preliminare del mio testo, Angelo Marocco, per il suo
prezioso lavoro di impaginazione e di grafica, e tutta la redazione del
“Bollettino telematico di filosofia politica”, senza la cui presenza ed e-
sperienza questo libro non sarebbe stato pensato.
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I. Introduzione: prospettive sulla libertà
dell’informazione
1. Libertà e conoscenza
Nella tradizione occidentale, la libertà viene pensata in
modo diverso, a seconda che la si intenda in una prospettiva
teoretica o in una prospettiva pratica. La prospettiva teoreti-
ca prende le mosse da una descrizione del soggetto che ha
libertà, per indicare quali sono i contenuti tipici dell’azione
libera: la libertà, in più di un senso, è una “proprietà”, qual-
cosa che è in potere di qualcuno, il cui essere e le cui aspira-
zioni sono definite in anticipo o, più semplicemente, date per
scontate. La prospettiva pratica, che in epoca moderna è sta-
ta sviluppata per merito di Kant, tratta la libertà non come
una proprietà descrittiva ed evidente, bensì come una condi-
zione del discorso morale, giuridico e politico: qualcosa che
non si ha in proprio potere, perché non si può né possedere
come una proprietà, né scegliere, ma che si deve presuppor-
re, se si vuole parlare di bene e di male.1
L’impostazione descrittiva ha il pregio di apparire radicata
nell’esperienza e politicamente realistica, ma la sua stessa
forza la condanna a pagare un pedaggio sia filosofico, sia po-
litico: la libertà come proprietà reale, la libertà realizzata –
uno stato di fatto di cui alcuni godono e altri no – è qualcosa
di statico, che è solo se ed in quanto presente e in atto e non
in quanto possibile. Diventa difficile pensare la libertà pro-
prio nella sua dimensione storico-politica, come emancipa-
zione.
––––––––––
1 Rimando, per una argomentazione più ampia a proposito di questo te-
ma, al mio La giustizia degli invisibili. L’identificazione del soggetto morale a ripartire
da Kant, Roma, Carocci, 1999.
I padroni del discorso
L’impostazione pratico-postulatoria ha, di contro, la sua
forza proprio nella sua debolezza: se abbiamo bisogno di
pensare un agente come libero, pur senza essere in grado di
vederlo come tale, per potergli indirizzare imperativi etici,
giuridici e politici, questi è fin dall’inizio un soggetto soltanto
possibile, e non un libero possidente recintato in una sua ri-
gida identità descrittiva. Se la libertà è frutto di una costru-
zione e di una postulazione speculativa, tutti i motivi descrit-
tivi per escludere una creatura dal novero dei soggetti vir-
tualmente liberi – animale e non uomo, intelligenza artificiale
e non uomo, alieno e non uomo, donna e non uomo, stra-
niero e non cittadino, altro e non me – sono discutibili e
possono valere, tutt’al più, soltanto in modo incerto e prov-
visorio.
La prospettiva pratico-postulatoria sulla libertà e sul suo
soggetto propone immediatamente il problema dello statuto
politico, giuridico e morale dell’informazione. In questa pro-
spettiva, infatti, essere libero non significa essere un certo
tipo di persona, che fa alcune cose e gode di alcune proprie-
tà; significa, piuttosto, essere virtualmente partecipe, come
oggetto e come soggetto, di un discorso pratico – di un di-
scorso sul bene e sul male – che presuppone la libertà come
sua condizione di possibilità. In un mondo in cui la libertà è
una proprietà assegnata, descrittivamente, ad una certa cate-
goria di creature, la condivisione della conoscenza può ridur-
si a un passatempo liberale, almeno finché non si scontra
con interessi ritenuti più importanti; ma in un mondo in cui
la libertà – il diventare liberi – è una virtualità che si può co-
noscere direttamente solo nella costruzione di un discorso
sul bene e sul male, lo statuto morale, giuridico, politico di
questo discorso diventa una questione essenziale. Se il sog-
getto morale è pensato come una potenzialità indeterminata,
ma il discorso ha dei padroni, questi saranno anche i suoi
padroni. Serve a poco affidarsi, sociologicamente, alle virtù
strutturali dell’agire comunicativo: visto che è possibile sce-
gliere a chi dare la parola e a chi negarla, quando dire la veri-
tà e quando no, come e a chi regalare, vendere o precludere
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