Table Of ContentSBOBINATURE ANATOMIA PATOLOGICA
A.A. 2016-2017
Proff. Franco, Accardo, Costanzo
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Lezione del 5/10/2016
INTRODUZIONE
Cenni di storia, metodiche e definizioni nel campo dell'Anatomia Patologia
La storia dell'anatomia patologica inizia approssimativamente nel Rinascimento con il superamento
della medicina Galenica (equilibrio tra i quattro elementi naturali, medicina filosofica).
L'uso della pratica dell'autopsia permise la conoscenza della malattia da un punto di vista morfologico:
i morti venivano aperti e studiati macroscopicamente. L'autopsia è uno degli strumenti prevalentemente
utilizzati dall'anatomia patologica ancora oggi.
L'autopsia del patologo non è l'autopsia giudiziaria, andrebbe, infatti, più correttamente chiamata
“riscontro diagnostico” ed ha finalità diverse da quella giudiziaria, ovvero l'obiettivo di identificare la
causa di morte. Viene richiesta dal clinico e non dal pubblico ministero.
La rivoluzione dell'anatomia patologica moderna è avvenuta grazie al microscopio e agli studi di
Virchow, ricercatore vissuto nell'800 e che sul microscopio ha basato la maggior parte dei suoi studi.
Virchow per primo identificò le alterazione cellulari tipiche di alcune patologie, che si ripercuotevano
inevitabilmente sui tessuti di appartenenza.
L'iniziatore del riscontro autoptico, invece, fu Morgagni, vissuto nel 700. Morgagni effettuò un uso
sistematico delle autopsie per inquadrare la patogenesi delle malattie.
Oggigiorno, prevalentemente al sud, la richiesta del clinico del riscontro autoptico è in netta
diminuzione. È difficile, infatti, che il clinico richieda l'autopsia per un paziente morto in ospedale,
fatta eccezione per i casi di morte improvvisa. Il riscontro diagnostico, quindi, si è trovato nel tempo a
ricoprire più un ruolo didattico. L'anatomia patologia ha assunto ruoli diversi: oggi si parla del
patologo quando si parla della diagnostica sul citologico e sui diversi tessuti.
La citologia è un altro strumento dell'anatomia patologica: indica lo studio delle cellule e dei tessuti
che possono essere ottenute in diversi modi (biopsie di vario tipo). Tutti i tessuti rimossi dal chirurgo in
sede operatoria vengono prontamente inviati all'anatomopatologo al fine di effettuare diagnosi più
complete, quindi non solo identificative della patologia ma anche aventi un ruolo prognostico. Quindi
si forniscono al clinico o al chirurgo informazioni prognostiche e predittive di risposta ad un'eventuale
terapia sulla patologia identificata nel campione (ad es. tipo di tumore, stadio del tumore, espressione
dei markers, etc.). La citologia viene utilizzata anche per lo screening (si ricordi il pap test per la
prevenzione del carcinoma della cervice uterina).
Nella ricerca delle caratteristiche morfologiche gli anatomopatologi utilizzano tecniche particolari
come la FISH, l'immunoistochimica o la biologia molecolare.
Il corso di anatomia patologica si dividerà in due parti: la prima (molto breve) interesserà
principalmente le generalità delle alterazioni citologiche e morfologiche (alterazioni generiche indotte
da stati infiammatori, tumori, necrosi, apoptosi etc.) in accompagnamento a cenni sulle tecniche e
tempistiche per effettuare determinati esami (esame citologico, istologico o estemporaneo). La seconda
parte è la “parte speciale”, che va ad analizzare le alterazioni sistematiche organo per organo.
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Quando all'esame viene chiesta una patologia bisogna sempre inquadrarla da un punto di vista
epidemiologico, eziologico, patogenetico, morfologico e clinico. Ovviamente, trattandosi dell'esame di
anatomia patologica, c'è bisogno di una maggiore cura dell'aspetto morfologico sugli altri, che però non
devono essere in alcun modo dimenticati.
Che cos'è una malattia? E' una deviazione dallo standard fisiologico, quindi dallo standard di
“normalità” del funzionamento dell'organismo. Possiamo identificare due grossi gruppi di malattie:
quelle congenite e quelle acquisite.
Una malattia congenita è una malattia presente dalla nascita. NON è sinonimo di malattia genetica.
Una malattia acquisita è una malattia che si sviluppa durante il corso della vita.
Una malattia genetica non dev'essere per forza ereditaria o congenita: un tumore, ad esempio è
una malattia genetica perché a livello patogenetico prevede mutazioni del DNA, ma può essere
tranquillamente una patologia acquisita, non ereditaria.
Quindi si definisce malattia genetica una malattia causata da danno al DNA.
Non bisogna assolutamente confondere la definizione di “malattia genetica” con la definizione di
“malattia familiare”.
Il ruolo del patologo nella "surgical pathology” (diagnostica istologica) è quello di formulare la
diagnosi. La diagnosi viene formulata a partire dal tessuto ma conoscendo il quadro clinico.
L’interpretazione del materiale necessita di una serie di informazioni chimiche, radiologiche,
anagrafiche, l’età del paziente. Caratterizziamo la malattia e forniamo informazioni sulla prognosi e
sulla risposta o meno a determinate terapie.
Ci soffermeremo sulla diagnostica istologica, la citologia e le metodiche ancillari (istochimica,
immunoistochimica, biologia molecolare), così definite perché non consentono di effettuare una
diagnosi ma coadiuvano nel processo diagnostico.
La citologia si divide in due branche:
- esfoliativa: che si può ottenere per scraping (ad. esempio pap test) o per esfoliazioni naturali
(ad es. esame dell’espettorato, della vescica, di un versamento ect.).
Grazie al pap test, esame effettuato appena la paziente incomincia l’attività sessuale, la
mortalità e l’incidenza del carcinoma della cervice si sono ridotte notevolmente. Il prelievo
viene fatto con una spatola; deve essere privilegiata maggiormente la giunzione squamo-
colonnare perché è quella che va incontro più facilmente a trasformazione neoplastica. In
passato, la spatola veniva strisciata sul vetrino e, dopo un’apposita colorazione, vi era
l’osservazione al microscopio. Oggi, la spatola viene immersa in un liquido (thin prep),
otteniamo un numero di cellule piuttosto congruo immerse in un liquido fissativo che poi con
un particolare apparecchio vengono sparate sul vetrino. C’è una valutazione più accurata poiché
le cellule sono ben distanziate e ripulite da cellule ematiche o infiammatorie.
- aspirativa: aspirazione tramite un ago di noduli o masse che possono essere palpabili
(mammella, tiroide, linfonodi, ghiandole salivari) o non palpabili (polmone, fegato, con
l’ausilio di ecografia o TC). Metodica: con l’ago viene punta la lesione e l’ago deve essere
mosso per prendere più materiale possibile. Se sono lesioni superficiali le cellule possono
risalire per capillarità, altrimenti, nel caso di masse più profonde ma sempre palpabili opteremo
per un’aspirazione forzata.
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Gli aghi che vengono utilizzati sono aghi trancianti da 23 a 27 gauge (piccolissimo calibro), con
un’angolazione di circa 30°, per i prelievi citologici e aghi di maggiore spessore per prelievi
microistologici. L’esame istologico, quando è possibile, è sempre preferibile perché consente di
fare valutazioni piuttosto importanti.
Il materiale citologico deve, quindi, essere preparato su un vetrino: ciò che abbiamo aspirato con l’ago
può essere direttamente strisciato su un vetrino, può essere colorato con colorazioni speciali, oppure,
come succede nei liquidi (versamenti, urine), deve essere centrifugato (cito spin) per concentrare tutte
le cellule in un’area.
Lo strato sottile è una particolare metodica che consente di avere una distribuzione equa ed uniforme
delle cellule sul vetrino, senza senza sovrapposizione di cellule e/o materiale non utile (globuli rossi,
cellule infiammatorie). Questa tecnica nasce dal pap test ma viene utilizzata anche per altri campioni.
Il cell block, invece, è una metodica che sostituisce l’istologia: le cellule che vengono aspirate possono
essere trattate come un campione istologico, fissate, incluse in un blocchetto di paraffina, che può
essere tagliato e, quindi, colorato come un istologico. Questa metodica rappresenta un’alternativa
all’istologia: ad esempio, nel caso del polmone, dopo un’aspirazione è preferibile procedere con la
metodica del cell block.
L’immunoistochimica ci consente di caratterizzare l’istotipo, identificando specifici antigeni: ad
esempio, sappiamo che le cellule dell’adenocarcinoma sono positive al TTF-1; quindi mediante ago
aspirato e tramite metodiche speciali facciamo diagnosi di adenocarcinoma. Ciò è importante perché
l’adenocarcinoma polmonare è candidato al trattamento con pemetrexed; lo squamoso, invece,
necessita di un trattamento diverso perché questo farmaco può determinare sanguinamenti dell’albero
bronchiale e, quindi, morte.
La citologia deve essere effettuata da mani esperte, è economica, rapida, poco invasiva e ben accettata
dal paziente; permette, poi, la valutazione estemporanea e l’esecuzione di metodiche ancillari. Essa,
però, presenta dei limiti: può determinare dei falsi negativi, soprattutto se
eseguita da mani meno esperte; ha una scelta limitata di tecniche ancillari.
La biopsia consente lo studio dei tessuti, siano essi piccoli o grandi. Essa può essere:
(cid:0) incisionale: con questa andiamo a documentare una parte dell’organo o della lesione.
Classica è quella endoscopica che si ottiene da tutti gli organi cavi, ovvero
gastroenterico (fino al duodeno a partire da su e fino all’ileo a partire da giù), poi
abbiamo prelievi cistoscopici, isteroscopici, laringoscopici, quindi tutti gli organi cavi
raggiungibili. Le agobiopsie sono un altro esempio di biopsia incisionale perché noi
andiamo con un ago più spesso a fare un prelievo di un frustolo di tessuto: questa
tecnica è utilizzata nella diagnostica oncologica e per la patologia funzionale (epatiti
croniche, glomerulonefriti).
(cid:0) escissionale: consentono di analizzare tutto l’organo o la lesione (nevo). Perché è
importante analizzare un campione chirurgico se lo abbiamo tolto? Per dare
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informazioni relative a istotipo, stadio, grading, diffusione, ovvero informazioni relative
ai fattori prognostici, attraverso cui l’ oncologo decide il trattamento. Quindi tutto ciò
che viene rimosso deve essere esaminato.
Ogni organo va campionato secondo un campionamento specifico: quando arriva il campione, lo
apriamo, lo osserviamo e ne valutiamo le lesioni; si ricordi che per ogni organo esistono tecniche
specifiche. Il rene, ad esempio, deve essere documentato con tutta la capsula, adipe e seno renale; su un
organo del genere si fanno almeno 20 prelievi. In questa fase è molto importante documentare, oltre a
istotipo, stadio, grading, anche i margini di resezione in modo da garantire una diagnosi corretta e
completa, nonché informare il chirurgo su quanto dista il margine di taglio rispetto alla lesione.
Dopo il campionamento, abbiamo la fissazione: è l’utilizzo di sostanze chimiche che vanno a bloccare
tutti i fenomeni autodistruttivi; il fissativo più utilizzato è la formalina. In tal modo il campione si
indurisce e il prelievo è più facile da fare.
Segue la processazione: il campione è sottoposto ad una serie di processi di disidratazione, poi viene
impregnato con paraffina (che è una cera), incluso in un blocchetto di cera, tagliato con i microtomi e,
infine, colorato.
La fissazione di un campione particolarmente grande dura circa 24 ore, il giorno dopo viene processato
e la processazione dura altre 12 ore: quindi, se volessimo accelerare al massimo i tempi avremmo
bisogno di 5 giorni lavorativi per avere un vetrino.
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Lezione del 6/10/12016
L' esame di anatomia patologica non è un esame di laboratorio. È un esame clinico
perché l anatomopatologo è un clinico quindi quando voi farete l esame dovete
avere un ‘ impostazione clinica patologica cioè individuare le anomalie morfologiche
conoscere le alterazioni molecolari, conoscere la patologia al di là dell’esame
anatomo-patologico comprendere come eseguire una buona la diagnosi e
management del paziente e conoscere la terapia designata.
Dovete imparare a comprendere il linguaggio per capire un referto, dovete capire i
tempi che servono per fare un esame citologico o istologico.
Nella scorsa lezione abbiamo detto cos’è la Surgical Patology non è possibile
tradurla in italiano ma riguarda tutta la diagnostica che viene fatta su tessuti ottenuti
tramite biopsia o grossi campioni operatori.
Quindi cosa fa il patologo oltre alla Surgical Patology? La citopatologia e i riscontri
diagnostici.
È un esame che fa ponte tra la patologia generale e la patologia clinica quindi
chiaramente tutte le informazioni che avete acquisito dalla patologia generale grazie
all’anatomia patologica dovreste essere in grado di traslarle alla clinica.
Quando si studia una patologia dal punto di vista anatomopatologico bisogna avere
un quadro preciso della patofisiologia oltre agli aspetti eziologici e patogenetici e
avere informazioni di clinica. Quindi è un esame che vi consiglio di fare dopo avere
sostenuto le internistiche del primo semestre perché altrimenti diventa un lavoro
durissimo.
Come cercheremo di articolare il corso? vi consiglio dei libri di testo e cercheremo
affrontare dei casi clinico patologici che tratteremo con una parte ultra speciale per l
esame nel secondo semestre inoltre, ho previsto un’ade che approfondirà degli
aspetti diagnostici particolari soprattutto quelli molecolari e poi vi darò indicazioni su
website dove poter visualizzare delle immagini perché la prova di esame
comprenderà anche una prova pratica su immagini.
La parte generale dell’ anatomia patologica riguarda tutte le alterazioni di base che
possiamo trovare nei tessuti quindi l’ infiammazione, la riparazione, la rigenerazione,
il danno cellulare e la degenerazione con apoptosi e necrosi, disordini emodinamici
l’ edema, la trombosi, l’ embolia e l infarto, gli adattamenti cellulari l’ ipertrofia,
iperplasia, la metaplasia e le neoplasia, la patologia nutrizionale ambientale e la
patologia pediatrica.
La parte speciale (sistematica) invece riguarda i diversi sistemi e la affronteremo
alla fine di questo semestre e nel successivo.
Della malattia dovete conoscere il concetto di epidemiologia per distinguere le
differenti patologie, il concetto di incidenza (numero di casi per anno) e prevalenza
(numero di casi assoluti , l’ eziologia la patogenesi e la diagnosi le abbiamo
affrontate nella lezione precedente ed eravamo arrivati alla citologia.
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I campioni che arrivano in anatomia patologica oltre alle autopsia sono campioni
citologici, dividendo la citologia in due grossi gruppi: quella esfoliativa e
agoaspirativa. Poi ci sono gli istologici.
Degli istologici avevamo detto che esistono diversi tipi di campioni che sono quelli
incisionali e quelli escissionali. Le biopsia incisionali tipiche sono quelle
endoscopiche e le agobiopsie che servono esclusivamente a fare diagnosi e non a
risolvere il problema. Il chirurgo interviene sia con biopsie incisionali e soprattutto su
piccole biopsie escissionali che hanno lo scopo di risolvere il problema con la
rimozione totale della lesione (es. melanomi).
Poi abbiamo i campioni operatori che sono i campioni chirurgici che generalmente
comprendono almeno un organo o più organi tra questi mettiamo anche le
amputazioni degli arti che comunque devono essere esaminate dal punto di vista
anatomopatologico.
Quindi quello che noi facciamo quando riceviamo un campione operatorio è
osservarlo perché anche le informazioni sull’ aspetto macroscopico delle lesioni dell’
organo sono importanti.
Il nostro lavoro sui campioni chirurgici consta di due momenti che sono quelli di
valutazione macroscopica dove valutiamo le dimensioni la forma dell’ organo oppure
del tumore, il peso che ad esempio nel caso delle ghiandole endocrine ha un’
importanza fondamentale, il colorito, la consistenza e l ‘aspetto della lesione alle
sezione.
Mostra foto cuore normale e cardiomegalico
Il secondo livello di esame è quello microscopico che tramite una procedura di
campionamento andiamo a fare dei prelievi significativi che si differenziano a
seconda dell’ organo o della lesione e andiamo a valutare microscopicamente le
sezioni che abbiamo fatto con la colorazione standard che è ematossilina eosina. A
questo possiamo aggiungere o meno delle colorazioni speciali che sono l’
istochimica oppure l’ immunoistochimica che rientra nelle tecniche ancillari oppure
addirittura la biologia molecolare.
Mostra foto fegato steatosico
Una tecnica che è andata in disuso è quella della microscopia elettronica
Il fissativo che noi normalmente utilizziamo è un fissativo chimico, la formalina, che
viene anche tamponata e il ph viene portato a 7. Questo è un fissativo non
coagulante ed è il migliore fissativo ma anche tossico e cancerogeno quindi noi lo
gestiamo con molta prudenza con cappe adatte e serve a fissare i campioni e quindi
bloccare tutti i processi autolitici e permette alle proteine di mantenere la loro
struttura, anche se danneggia RNA, lo frammenta e frammenta anche il DNA quindi
le indagini molecolari possono avere delle problematiche. Infatti quando si usano
campioni fissati inclusi in paraffina bisogna adattare la procedura della biologia
molecolare al tipo di tessuto.
Il rapporto ideale tra campione e fissativo deve essere 1:10
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La fissazione varia a seconda del campione perché dipende dai tempi di
penetrazione della formalina, quindi per una biopsia endoscopica per esempio
possono essere sufficienti dalle 4-6h mentre per campioni più grandi serve più
tempo diciamo che per un campione chirurgico abbiamo bisogno di un 24-48h.
Dopo la fissazione segue la processazione: i prelievi effettuati vengono disidratati in
degli apparecchi particolari e poi vengono inclusi in una cera la paraffina e vengono
tagliati sezionati e colorati. Questa fase dura circa 12 h, viene fatta in genere di
notte così i tecnici la mattina prendono i campioni processati li includono in questa
cera e sono pronti per il taglio con il microtomo. Dopo che è stata messa sul vetrino
la fettina viene reidratata e colorata.
La colorazione che noi usiamo è ematossilina- eosina, il colorante basico
ematossilina serve a colorare il nucleo di blu mentre eosina acido serve a dare quel
colorito roseo di tutto quello che è extranucleare sia citoplasma sia stroma. Quindi
quanto più un vetrino è blu tanto più è pieno di cellule mentre più roseo implica
meno cellule. Già un aspetto macroscopico del vetrino può indicarci la cellularità.
L'istologia rispetto alla citologia è una tecnica che consente di fare una diagnosi
molto accurata, consente sempre di fare una valutazione stadiativa quando il
campione è chirurgico quindi quando è stato tolto tutto, consente di identificare fattori
prognostici (che sono spesso fattori prognostici di tipo molecolare, che si studiano
con la biologia molecolare o con l'immunoistochimica) e permette in questo modo di
seguire le tecniche ancillari. Però gli svantaggi sono che chiaramente i tempi sono
lunghi per fare un adeguato esame istologico ci vuole più tempo, i costi sono
maggiori, il paziente deve fare un piccolo intervento che può essere fastidioso se è
un intervento chirurgico, e ci possono essere degli artefatti tecnici perché il
campione passerà attraverso delle sostanze chimiche (come la formalina, la
paraffina) che possono alterare la struttura, soprattutto quando la fissazione non
avviene nei tempi dovuti. Ricordate che una volta tolto deve essere subito fissato e
subito mandato in anatomia patologica, perché se procrastinata la fissazione,
chiaramente ci sono dei problemi per quanto riguarda la valutazione del pezzo.
L'unica situazione in cui possiamo dare delle valutazioni più immediate al chirurgo è
quella dell'esame estemporaneo, l'unica nostra emergenza. Consiste in un esame
istologico (molto approssimativo però) al paziente durante l'intervento chirurgico, e
consente di dare informazioni al chirurgo sulla radicalità o meno dell'intervento.
Quindi quando il chirurgo non sa se quello che sta togliendo è benigno o maligno lo
manda da noi e se maligna, per esempio una mammella, si deciderà di togliere il
linfonodo sentinella, di allargare i margini; oppure se è un ovaio e se il patologo gli
dice che è maligno il chirurgo dovrà togliere l'utero, l'altro ovaio, tutti i linfonodi delle
catene lomboaortiche e pelviche, ed è un intervento più impegnativo rispetto a quello
di una lesione benigna. È un esame che deve durare al massimo 20 minuti: quindi
tutto quello che abbiamo visto che viene fatto in 24ore di fissazione, una notte di
processazione, inclusione, taglio deve essere concentrato tutto in 20 minuti. E come
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si fa? Si evita la fissazione, il campione viene congelato in appositi apparecchi
ovvero i criòstati, e le sezioni vengono ottenute da un campione congelato, e quindi
può essere colorato rapidamente. Ovviamente il campione non sarà proprio ottimale,
quello che noi possiamo dire è soltanto se la lesione è benigna o maligna, o incerta
e quindi rimandiamo la diagnosi ad un campione futuro. Diremo al chirurgo di
chiudere perché sarà necessario studiarlo su sezioni più appropriate. Non è sempre
detto che il patologo dia una diagnosi, è un tentativo: spesso ci sono degli errori
interpretativi in estemporanea che creano grossi guai al paziente. La colorazione
usata sarà sempre ematossilina-eosina, viene effettuata una colorazione rapida. Il
criostato congela a -20°C, il campione viene messo su una piastrina in un apposito
apparecchio che raffredda a questa temperatura, questa non è paraffina ma è il gel
che si è congelato, quindi si effettuano dei tagli, e la colorazione viene effettuata
molto rapidamente. Le immagini di istologia non saranno bellissime, qui mancano
dei pezzi, ma a noi interessa soltanto qualche dettaglio sul quale cerchiamo di fare
delle diagnosi approssimative. 15-20 minuti dovrebbe essere il tempo ideale, e nel
frattempo il paziente sarà sotto anestesia ad aspettare la diagnosi.
L'istochimica (e anche di questa parleremo come per l'estemporanea quando
avremo degli argomenti più specifici) abbiamo detto ematossilina-eosina. Anche in
questo caso si usano colorazioni speciali, non tantissime, parecchie sono andate in
disuso come la stessa blu di toluidina (utilizzata per le mastcellule), perché grazie
all'immunoistochimica si è ovviato a tutte quelle problematiche interpretative su
singole cellule. Ancora qualcosa resiste come il PAS, il PAS diastase, poi le vedremo
quando affronteremo soprattutto la patologia renale ed epatica. Ci sono poi delle
colorazioni speciali che servono ad identificare delle bestie, tipo l'istoplasmosi è ben
visibile con questa colorazione del giemsa, non visibili con ematossilina-eosina. Il
reticolo è una delle poche cose che è rimasta perché grazie alla distribuzione del
reticolo del parenchima epatico si possono fare delle diagnosi di specifiche patologie
epatiche in particolare della fibrosi nelle epatiti croniche, dell'entità della cirrosi,
oppure il ferro quindi problematiche di tipo ematologico a livello della midollare. Ziehl
nielsen è una colorazione specifica del bacillo di koch, per la diagnosi della
tubercolosi quando questa colorazione funziona bene sul tessuto o sull'espettorato,
che consente di accelerare la diagnosi, per coltivare un bacillo di koch ci vuole un
mesetto. Questa è una colorazione pas e questo lo riconoscete, è glomerulo in cui
c'è una patologia che poi vedremo caratterizzata dall'ispessimento delle membrane
basali andandone a ridurre la capacità filtrativa.
L'immunoistochimica invece è una tecnica che poi affronteremo magari anche
successivamente meglio, ma che serve ad identificare degli antigeni specifici nel
tessuto. Quindi quello che fa è utilizzare degli anticorpi che possono essere:
monoclonali (che si ottengono da linee immortalizzate di mieloma e gli anticorpi
saranno tutti uguali tra loro e riconoscono in modo specifico l'antigene proteico) o
policlonali (prodotti dalla milza di topi o conigli che sono stati immunizzati da un
antigene, provengono da cellule diverse e riconoscono epitopi diversi anche se
magari della stessa proteina), i primi più specifici dei secondi. Mediante la reazione
dell'anticorpo, quale esso sia, che va a riconoscere l'antigene che ci interessa,
attraverso un sistema amplificativo che si lega all'anticorpo, si hanno le
macromolecole che si legano a questi anticorpi e la reazione viene sviluppata grazie
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alla precipitazione di sostanze cromogeniche, che sono o la diamminobenzidina che
dà un colore marroncino in sede, oppure il carbazolo, il fast red che danno un
colorito rosso dove avviene la reazione. Se è un antigene nucleare la colorazione
indicherà il nucleo, dopo il legame dell'anticorpo. La proteine individuate saranno
nucleari, citoplasmatiche, di membrana, extracellulari.
Gli anticorpi usati possono avere un ruolo diagnostico: per esempio, se abbiamo
una metastasi linfonodale di un tumore di cui non conosciamo l'origine, grazie agli
anticorpi possiamo dire se è polmone, mammella, ovaio, perché andiamo a studiare
l'espressione di quelle cellule tumorali di antigeni specifici (laddove esistono, non
essendoci per tutti gli organi). Possono inoltre avere un ruolo prognostico: esistono
delle proteine che quando espresse identificano delle neoplasie maggiormente o
meno aggressive (ZAP70, p67). Ancora, un ruolo predittivo: i fattori predittivi ci
danno indicazioni sulla risposta alla terapia del paziente, per esempio nel caso di
Her2 recettore di membrana (facente parte della famiglia degli egfr), il tumore della
mammella, e i tumori che lo esprimono sono sensibili ad un anticorpo monoclonale
(terapia biologica) basata su trastuzumab, che va a bloccare l'attività costitutiva di
Her2 nel suo utilizzo clinico.
(mostrando le immagini) questo è un recettore steroideo, quindi l'anticorpo sarà
nucleare, questo è un recettore progestinico, anch'esso steroideo, questo è p67 che
è un marker indicativo, viene overespresso da cellule che proliferano.
Applicazioni molecolari: In anatomia patologica co sono diversi aspetti che
riguardano la biologia molecolare e diverse tecniche che possono essere utilizzate.
Quelle utlizzate in anatomia patologica sono la PCR, l'ibridazione in situ e in
particolare la sua variante fish, l'RT-PCR.
Grazie all'ibridazione in situ andiamo a studiare le alterazioni cromosomiche
strutturali, quelle numeriche, le traslocazioni; con la PCR studiamo delle sequenze
geniche particolari per identificare delle mutazioni specifiche che possono avere un
valore soltanto predittivo .
La fish è un'ibridazione in situ che fa uso di sonde che vanno a legarsi su locus
specifici; la PCR va ad identificare sequenze geniche mediante un meccanismo di
amplificazione che fa uso di primer, che poi verranno analizzate anche dal punto di
vista mutazionale, con tecniche antiquate come la PCR classica o con la RT-PCR
che va identificare mutazioni a livello del messaggero.
Le sonde usate in fish possono essere cromosomo-specifiche e vanno legarsi su
diversi locus dello stesso cromosoma, con un'identificazione precisa del cromosoma,
queste vengono utilizzate soprattutto nella patologia prenatale (non di nostra
pertinenza) per individuare alterazioni numeriche come trisomie; poi abbiamo delle
sonde che vanno ad individuare i centromeri, anche queste utilizzate per individuare
variazioni numeriche; quelle telomeriche, che vanno legarsi sulle strutture precitate;
ma quelle da noi più usate sono locus specifiche che vanno ad identificare i locus
dove si trovano determinati geni che possono essere amplificati, traslocati e così
via, per valutare alterazioni strutturali locus specifiche.
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