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di Guido Cavalcanti
Letteratura italiana Einaudi
Edizione di riferimento:
Nuova Raccolta di Classici Italiani Annotati
diretta da Gianfranco Contini
Giulio Einaudi Editore, Torino 1986
Introduzione, nota e commento a cura di
Domenico De Robertis
Letteratura italiana Einaudi
Sommario
I Fresca rosa novella 1
II Avete ‘n vo’ li fior’ 8
III Biltà di donna 11
IV Chi è questa che vèn 15
V Li mie’ foll’ occhi 19
VI Deh, spiriti miei 22
VII L’anima mia 26
VII Tu m’hai sì piena 29
IX Io non pensava 31
X Vedete ch’i’ son 39
XI Poi che di doglia 43
XII Perché non fuoro a me 47
XIII Voi che per li occhi 51
XIV Se m ‘ha del tutto 55
XV Se Mercé fosse amica 58
XVI A me stesso di me pietate vène 61
XVII S’io prego questa donna 64
XVIII Noi siàn le triste penne i 67
XIX I’ prego voi 70
XX O tu, che porti nelli occhi 75
XXI O donna mia 78
XXII Veder poteste 81
XXIII Io vidi li occhi 84
XXIV Un amoroso sguardo spiritale 87
XXV Posso degli occhi miei 91
XXVI Veggio negli occhi de la donna mia 96
XXVIIa Guido Orlandi a Guido Cavalcanti 102
XXVIIb Donna me prega 105
XXVIII Pegli occhi fere 126
Letteratura italiana Einaudi
Sommario
XXIX Una giovane donna di Tolosa 130
XXXa Era in penser d’amor 132
XXXb Niccola Muscia di Guido Cavalcanti 139
XXXI Gli occhi di quella gentil foresetta 141
XXXII Quando di morte 145
XXXIII Io temo che la mia disaventura 152
XXXIV La forte e nova mia disaventura 155
XXXV Perch’i’ no spero 160
XXXVI A Dante? 165
XXXVIIa Dante Alighieri a Guido Cavalcanti 168
XXXVIIb Risposta di Guido 170
XXXVIIIa Dante Alighieri a Guido Cavalcanti 173
XXXVIIIb Risposta di Guido 176
XXXIX A Dante Alighieri 178
XL A Dante Alighieri 182
XLI A Dante Alighieri 185
XLII A un amico 188
XLIIIa Gianni Alfani a Guido Cavalcanti 191
XLIIIb Guido Cavalcanti a Gianni Alfani 194
XLIVa Bernardo da Bologna
a Guido Cavalcanti 196
XLIVb Risposta di Guido 199
XLV A un amico 202
XLVIa In un boschetto 204
XLVIb Lapo Farinata degli Uberti
a Guido Cavalcanti 209
XLVII A frate Guittone d’Arezzo 211
XLVIIIa Guido Cavalcanti a Guido Orlandi 215
XLVIIIb Guido Orlandi a Guido Cavalcanti 217
XLIXa Guido Cavalcanti a Guido Orlandi 220
Letteratura italiana Einaudi iv
Sommario
XLIXb Risposta di Guido Orlandi
a Guido Cavalcanti 223
La Guido Orlandi a Guido Cavalcanti 225
Lb Risposta di Guido Cavalcanti
a Guido Orlandi 228
Lc Guido Orlandi a Guido Cavalcanti 231
LI AManetto 234
LII A Nerone Cavalcanti 236
LIII Dino Compagni a Guido Cavalcanti 238
LIV Cino da Pistoia a Guido Cavalcanti 242
LV Nuccio Sanese a Guido Cavalcanti 245
Letteratura italiana Einaudi v
I
Fresca rosa novella,
piacente primavera,
per prata e per rivera
gaiamente cantando,
1. Per il vocativo iniziale, ossia e in particolare per il comin-
ciare col nome di «rosa» (qui per sineddoche di «primavera» del
v. 2), soccorre tutta una tradizione, dal Fresca rosa aulentissima di
Cielo d’Alcamo all’anonima Rosa aulente Spendïente del Vaticano
lat. 3793 e fino al conflato floreale di Dante da Maiano Rosa e gi-
glio e flore aloroso; cui s’aggiungano almeno l’altra anonima Fresca
cera ed amorosa dal medesimo Vaticano, e ancora allargando l’area
semantica, l’Isplendiente stella d’albore di Giacomino Pugliese,
che in 5a strofa ammette il vocativo «rosa novella», e in ultima
«fiore di rosa» (così la cit. De la primavera ha ai vv. 20–21 «rosa di
maggio Colorita e fresca» e più avanti «amore rosella», «rosa tene-
rella»). E «ab color fresqu’e novella» è la pastorella di L’autrier ca-
valcava di Gui d’Ussel, 6 (Audiau, VII), come «fresca e novella» è
congedata la «canzonetta» La mia vit’è sì fort’e dura e fera di
Guido delle Colonne, e la coppia aggettivale torna ad es. nel Detto
d’Amore, 429. L’incipit riecheggia in Lapo Gianni, Questa rosa no-
vella, dove il dimostrativo, che assuona con Fresca, ha l’aria di sot-
tolineare la citazione (e al v. 2 «piacer»).
2. piacente: provenzalismo formale e semantico: bella. Torna
in XXXV 41.
3. prata: plurale neutro latino. – rivera: altro provenzalismo
(ribiera ‘pianura’, non fr. rivière ‘fiume’ come in III 7): ‘aperta
campagna’ come in Guinizelli, Tegno de folle ’mpresa, 33, Io voglio
del ver, 5 «verde rivera» (Contini), ‘riva’ nell’accezione che ha, da
Petrarca a Leopardi, di luogo dell’apparizione della donna e di
meditazione. Cfr., soprattutto per l’accoppiamento (ritorna in III
7), l’incipit bonagiuntiano cit., «Quando veggio la rivera E le pra-
tora fiorire», e quello di Giacomino «Quando veggio rinverdire
Giardino e prato e rivera», per la rima con primavera l’anonima
Quando la primavera (3 «guardo verso la rivera») e l’altra che co-
mincia «De la primavera Ciascuna rivera S’adorna».
4. gaiamente: anticipa «in gio’» del v. 7.– cantando: identifica-
zione del proprio canto con quello degli uccelli (10) e di «tutto lo
mondo» (14), giusta l’identificazione della donna colla primavera:
è un’unica celebrazione.
Letteratura italiana Einaudi 1
Guido Cavalcanti - Rime
vostro fin presio mando - a la verdura. 5
Lo vostro presio fino
in gio’ si rinovelli
da grandi e da zitelli
per ciascuno camino; 9
e cantin[n]e gli auselli
ciascuno in suo latino
5. fin presio: calco anche formale (secondo il testo del Palati-
no, qui e ai vv. 6 e 17) del prov. «fin pretz», perfetto, puro (ossia
assoluto) pregio, valore. Cfr. per tutti l’attacco guinizelliano «Lo
fin pregio avanzato» (e il v. 55), e qui il v. 33. Entrambi i termini
(e pregiato) sono esclusivi di questo componimento. – mando: pro-
clamo. – verdura: verzura, sineddoche per ‘verde campagna’, come
in Quando veggio la rivera, 16, ossia il volto primaverile della terra,
come in Giacomino sopra cit. (a la potrebbe anche valere ‘in
mezzo alla’: cfr. v. 9).
6. Ripresa del primo emistichio di 5 con solo variazione d’or-
dine.
7. in gio’ si rinovelli: «sia celebrato gioiosamente» (Contini),
ben intendendo che il «rinnovellarsi» è quello del canto a prima-
vera («tempo novello», fr. renouveau, e cfr. 15 «po’ che lo tempo
vène» – in Jacopo Mostacci, Amore, ben veio, 11, l’uccello a pri-
mavera «suo cantare inova»), e che «in gio’» più che connotazione
qualitativa è denotazione del canto come espressione del joi
d’amore (l’intera frase è già in Guittone, Mille salute, 3, «Per bene
amare in gioi’ mi rannovello», e cfr. Giacomino Pugliese cit. a
XXIV 2). Si potrebbe integrare perciò ‘torni a risonare, a manife-
starsi, e si diffonda, ovvero rinasca (Chiaro Davanzati, Allegrosi
cantari, 19–21, «la fenice... sé... rinova»), riviva al vostro ritorno
nella gioia di tutti’. Meglio ancora degli esempi cit. a XXIV 2,
varrà la definizione di calendimaggio del Compagni, Cronica, I
XXII, come «il rinnovamento della primavera» (e cfr. ancora Chia-
ro, Chiunque altrui blasma, 135–136, «ogni cosa rinovella Sì come
primavera»).
8. zitelli: piccini (ossia giovani come vecchi; tutti – cfr. v. 14).
9. per ciascuno camino: per ogni dove (tutti dunque e ovun-
que); ma corrisponde a «a la verdura» del v. 5 e «su li verdi arbu-
scelli» del v. 13, a designare la portata del canto d’amore, come il
v. 12 la sua continuità.
10.cantin[n]e: ne cantino, con ripresa dal v. 4 (e così al v. 14),
e risonanza immediata di camino.Cfr. III 3. L’integrazione non è
forse necessaria, non tanto per l’ammissibilità del verbo singolare
Letteratura italiana Einaudi 2
Guido Cavalcanti - Rime
da sera e da matino
su li verdi arbuscelli. 13
Tutto lo mondo canti,
po’ che lo tempo vène,
sì come si convene,
vostr’altezza presiata:
ché siete angelicata - crïatura. 18
avanti a soggetto plurale, ma per semplice effetto di riduzione
(canti·ne come sa·Miniato). – auselli: stesso fenomeno che per pre-
sio, presiata e 33 piasenza.
11.in suo latino: nel suo linguaggio. Espressione topica, in
identico contesto, da Guglielmo IX, Ab la dolchor del temps novel,
2–3, «li aucel Chanton chascus en lor lati», a Bonagiunta, Quando
apar, 3–4, «gli auscelletti infra gli albore Ciascun canta in suo lati-
no».
12.da... da...: per l’uso di da temporale cfr. il notissimo
«Temp’era dal principio del mattino» (Inf., I 37). Analoga locu-
zione, «la dimane e la sera», per una «voce dolce e clera» che,
vista la rima in –elli (manca il verso corrispondente), sarà di «au-
gelli», in Guido Orlandi, Come servofrancato, 23.
13.Anche questa ‘situazione’ è di prammatica (e valga ancora
Bonagiunta cit. e Quando fiore e foglia, 7).
14.Tutto lo mondo: è il fr. ‘tout le monde’: tutti (uomini e ani-
mali). Cfr. Quando veggio la rivera, 21, «che ne canti tutti quanti».
15 lo tempo vène: la (vostra) stagione (ossia voi). Ma non è
escluso che la ballata sia un canto di calendimaggio per la regina
della festa. Cfr. Quando la primavera, 37–40, «Lo tempo e la sta-
gione Mi conforta di dire Novi canti d’amore Per madonna ser-
vire», e D. De Robertis, La forma dell’evento, in «Italyan Filoloji-
si», Ankara, XI(1981), n. 12, pp. 43–44.
16.Come si deve; conforme al vostro merito. Ovvero secondo
l’usanza della stagione (non c’entra qui la dottrina della ‘conve-
nientia’)
17.‘Variante’ (con scambio di sostantivo e aggettivo) di vostro
presio fino.«Vostr’altezza» (e magari «vostr’altera altezza») è fre-
quente in Guittone (e per es. in Bonagiunta, ma anche in Cino)
con altre simili perifrasi con l’aggettivo possessivo (come appunto
«vostro pregio, valore» ecc.).
18. angelicata: con suffisso participiale del tipo dolciata per
‘dolce’, fermata per ‘ferma’, fidato per ‘fido’, variato per ‘vario’
(ancor oggi svariato), e cfr. qui XXVIIb 41 stabilita, XLVIa4 rosa-
ta: angelica (cfr. 19, e per l’eventuale funzione participiale cfr.
anche XXVI 20). La voce (anche in Iacopone, L’anema ch’è vizio-
sa, 36, come segnala Contini) è responsabile involontaria del (re-
Letteratura italiana Einaudi 3
Guido Cavalcanti - Rime
Angelica sembranza
in voi, donna, riposa:
Dio, quanto aventurosa
fue la mia disïanza! 22
Vostra cera gioiosa,
poi che passa e avanza
natura e costumanza,
ben è mirabil cosa. 26
cente) instaurarsi del concetto pseudostilnovistico della «donna
angelicata». Si veda la lett. V di Guittone alla Compiuta Donzella
(ed. Meriano, ll. 8–9): «... maggiormente sembrate angelica criatu-
ra che terrena», Monte Andrea, Segnore Dio, 8: «Veggendo sì an-
gelica creatura»; e Guinizelli, Al cor gentil, 58: «Tenne d’angel
sembianza» (anche per il v. sg.).
19.sembranza: sembianza, con suggestione del prov.
semblansa. La frase cit. di Guittone prosegue «in ditto e in fatto e
in la sembiansa vostra tutta». Il verso è probabilmente riecheggia-
to nell’attacco di Lapo Gianni Angioletta in sembianza.
20.riposa: alberga, ha sede, sta (con tipica perifrasi locativa).
Posare (come dimorare) in tale accezione è frequente in Guittone
(e Chiaro, Nesuna gioia creo, 15, ha «dimora e posa»). Ma cfr.
Dante, Se Lippo amico, 17, «priego il gentil cor che ’n te riposa».
21.Dio: con funzione interiettiva (cfr. IV 5).– aventurosa: be-
navventurosa, benavventurata, fortunata (anche in Petrarca nel
son. che comincia appunto Aventuroso...).
22.disïanza: desio (con terminazione provenzaleggiante), nel
senso di ‘amore’.
23.Ricalca (e non a caso, come mostra anche la prolessi) l’inci-
pit di Arrigo Testa Vostr’orgogliosa cera (cera è diffuso gallicismo
per ‘volto’, «sembianza»; gioiosa vale ‘amorosa’ – e cfr. 7 – più che
‘lieta’, ‘ridente’, nel senso su cui vedi XXIV 1, XXXII 15).
24.passa e avanza: coppia sinonimica (cfr. ad es. Bonagiunta,
Voi ch’avete, 8), anche forse in proporzione alla seguente: oltre-
passa, trascende.
25.natura e costumanza: coppia analoga all’altra «natura e
arte»: natura e costume umani, ossia doti naturali e acquisite. Cfr.
ancora Arrigo Testa cit., 11–13, «vedendo voi così dura Ver natu-
rale usanza: Ben passa costumanza» (e per la dicotomia totalizzan-
te dell’oggetto, Guido delle Colonne, Gioiosamente canto, 13:
«Ben passa rose e fiore La vostra fresca [!] cera [!]»; per altra si-
mile coppia, Iacopo Mostacci, Amor, ben veio, 2:«manera [e] co-
stumanza»).
26. Vedi ancora la lett. V di Guittone, a séguito della citazione
Letteratura italiana Einaudi 4
Guido Cavalcanti - Rime
Fra lor le donne dea
vi chiaman, come sète;
tanto adorna parete,
ch’eo non saccio contare;
e chi poria pensare - oltra natura? 31
Oltra natura umana
vostra fina piasenza
fece Dio, per essenza
precedente: «ché quanto omo vede de voi sembra mirabil cosa» (e
così la canz. Se de voi, donna gente,20–21).
27.Fra lor: da riferire non a chiaman, ma a dea: quando com-
parite tra loro, a paragone di loro (e cfr. in certo modo IV 11). Per
l’appellativo (ossia per il termine di confronto) cfr. Guittone,
Lesso, pensando quanto, 17–19, «... lei, che ’n terra è dea De belta-
te e d’onore E de tutto valore».
28.come sète: quale effettivamente siete (non è solo un’iperbo-
le dell’ammirazione). Cfr. ancora Guittone, lett. cit., 1. 13: «tanta
presiosa e mirabile figura come voi siete» (dove tuttavia la frase ha
funzione di ‘personalizzazione’ del complimento). Il nomen dun-
que è «consequentia rerum»; e potrebb’essere lo spunto per l’idea
di Dante, al principio della Vita Nuova, che Beatrice fosse chiama-
ta così anche da coloro che non sapevano che questo era il suo
nome.
29.Fornisce lo schema (adorna vale senz’altro ‘bella’, parete
vale ‘apparite’, ‘siete evidentemente’) all’incipit dantesco Tanto
gentile e tanto onesta pare.
30.saccio: sono capace (cfr. poria del v. sg.). – contare: riferire,
esprimere. Per i vv. 29–30 cfr. IX 15–16, e una delle romanze
pubblicate dal Bartsch, I 29, 25–27: «Ne porroit on mie aconter
Ne reconter sanz mesconter Les biens qui sont en li».
31.pensare: assoluto: andare col pensiero (oltre ecc.); ovvero
concepire (cosa) sovrannaturale, ciò che trascende la natura
umana.
32.Oltra natura umana: equivale (e cfr. la nota precedente)
all’aggettivo ‘sovrannaturale’ e funge da compl. predicativo
dell’oggetto vostra... piasenza. Cfr. Guittone, Se de voi, donna
gente, 18: «... figura Ch’è de sovra natura» (dove ai vv. 10–11 si
legge: «... la natura entesa Fo di formare voi...»).
33.La vostra perfetta bellezza (per piasenzacfr. 10). Il sintag-
ma corrisponde a quelli dei vv. 5, 6, 17, 23, 36.
34–35. per essenza Che ecc.: perché, affinché foste sovrana
(ossia ‘essere superiore’, «la migliore», II 4, «dea» fra le altre
Letteratura italiana Einaudi 5