Table Of ContentD HU SEMOnCA >m
Tre lezioni di
EMiUO GARRONI
^ ^ViÊ DI BQ¿
^^ BIBLIOTECA
^¿ABOBS^
tii.
Prima edizione
Copyright © 1977 by Officina Edizioni
Roma
passeggiata di Ripetta, 25
Indice
P-
1 Avvertenza
13 Prima lezione
La semiotica è suficiente a se stessa ?
40 Seconda lezione
Critica della semiotica generale
91 Terza lezione
I ' linguaggi artistici ' e i limiti della semiotica
149 Bibliografia
Avvertenza
" Ricognizione " vale innanzi tutto come " ri-cognizione ", " co-
noscenza ulteriore ", " rivisitazione ", " riflessione su qualcosa
che già si conosce ", e può essere intesa anche nell'accezione
giuridica di " riconoscimento " e quindi di " legittimazione "
di ciò che si riconosce, nonché in quella, più ovvia e imme-
diata, di " azione volta a conoscere meglio la situazione del
campo nemico in previsione di un possibile scontro Ma que-
sto significato della parola non va sopravvalutato, e lo si do-
vrebbe capire subito dal fatto che colui che compirebbe qui
una ricognizione di tipo ' militare ' fa parte nello stesso tem-
po del campo nemico ed è dunque impegnato in una ' guerra '
che i testi scolastici di una volta avrebbero detto ' intestina '.
Oltre che intestina, anche incruenta, almeno per via del na-
turale istinto di conservazione che si accompagna ad ogni au-
tocritica non autolesionistica. Chi conosce i miei precedenti la-
vori sull'argomento, insomma, non può sospettare neppure per
un momento che questo libretto, non privo appunto di accenti
autocritici, possa essere interpretato come una sorta di libello
contro la semiotica. È vero invece che la semiotica — disciplina
a cui mi dedico da una quindicina d'anni, con risultati che non
tocca a me giudicare — ha in qualche modo il suo nemico den-
tro di sé: nemico che lo studioso attento e spregiudicato deve
sforzarsi di individuare e di rendere innocuo. La semiotica è
una cosa seria, naturalmente. Ma ciò non esclude affatto — e
anzi sarebbe piuttosto strano il contrario — che essa presenti
aspetti oscuri, dubbi, francamente inaccettabili, sia dal punto
di vista teorico sia dal punto di vista applicativo. Una ' cri-
tica ' del suo statuto è indispensabile, per legittimare le sue
pretese fondate e nello stesso tempo per segnarne i limiti.
" Ricognizione " è dunque un modo attenuato e non presun-
tuoso per dire " critica ", parola che dovrebbe essere riser-
vata ad un'opera di dimensioni e di impegno assai superiori.
Questa Ricognizione è divisa in tre parti, E salta subito
agli occhi che esse sono troppo ampie per essere davvero tre
lezioni, come si dice nel sottotitolo, e troppo stringate per essere
capitoli di un libro con pretese di rigore e di completezza
scientifica. E tuttavia, per un verso, si tratta proprio di lezioni,
almeno nel senso che esse sono state scritte in vista di seminari
da tenere presso le Università di Pavia e di Torino, rispettiva-
mente per studenti di storia dell'arte e di italianistica. Desi-
dero a questo proposito ringraziare qui gli amici Proff. Rossana
Bossaglia e Giorgio Barberi-Squarotti per l'invito rivoltomi.
Esse inoltre sono state utilizzate come base del mio corso
d'estetica presso l'Università di Roma per l'anno accademico
1976-77. Tre fini pratici che, per le note vicende psico-socio-
politiche dell'università italiana, sono stati realizzati solo in
misura esigua. Si tratta, in ogni caso, di un testo intermedio,
destinato ad essere concentrato su punti salienti in sede di se-
minario ed esteso qua e là in sede di corso universitario. Ma,
per altro verso, si tratta anche di un vero e proprio libro, non
completo e rigoroso come l'argomento richiederebbe, ma desti-
nato a lettori, non auditori, tale da coprire potenzialmente l'in-
tera area del suo oggetto e da presumere di essere sufficiente-
mente corretto e, sempre potenzialmente, perfino rigoroso.
In altre parole: questa è l'anticipazione di un libro più
impegnativo e più analitico, che in parte è stato scritto e sarà
forse completato in seguito — a meno che questa stessa anti-
cipazione non l'abbia già reso superfluo in favore dell'approfon-
dimento di singoli e salienti problemi teorici e applicativi. In
realtà, già da alcuni anni — in sostanza fin quasi dall'uscita di
Progetto di semiotica, che è del '72 — vado elaborando i temi
di questa Ricognizione e più volte ho avuto occasione di discu-
terne con studiosi amici e con studenti, che pure voglio ringra-
ziare qui in blocco per i molti, utilissimi stimoli che da essi
mi sono provenuti. Di questi argomenti mi sono occupato an-
che in sede didattica negli scorsi anni accademici e ne sono
nate alcune tesi di laurea. Mi è poi capitato di accennarne in
occasione dì conferenze (per esempio a Napoli, a Palermo), con
esiti alquanto vari — suscitando discussioni e obiezioni inte-
ressate e interessanti, nonché condanne impietose da parte di
semiotici, o quasi-semiotici, che si sono sentiti ' traditi '. (Uno
di questi mi affibbiò l'etichetta, ovviamente infamante, di ti-
pico " filoiofo ItalUno Vedremo). Iniomm«, lentivo da
tempo 11 bisogno di dare a queite mie riflessioni una qualche
forma manifesta e pubblica, al di fuori della cerchia universita-
ria, tanto più che i tempi mi sembravano maturi per un serio
ripensamento della semiotica. Ho pensato quindi che valesse la
pena di essere presenti nel dibattito con un libretto forse un
poco schematico, non tutto ben giustificato e ancora troppo poco
esplicito, ma infine chiaro nelle intenzioni, nei riferimenti es-
senziali, nella scrittura non specialistica (ma neanche troppo cor-
siva e falso-facile), in quel ' senso ' pragmatico e informale
che, si voglia o no, sta sempre alla base anche delle teorie più
sofisticate. Questa non è, dunque, un'anticipazione in ogni
senso provvisoria e imperfetta, che non sarebbe lecito pubbli-
care, ma è piuttosto uno scritto nei suoi limiti compiuto, che
suppone una fondamentale fiducia nel " ciò che in sostanza si
vuol dire ". Se è così — e a meno di possibili, più rigorose
e più ampie esposizioni future —, questa Ricognizione ha già
una sua legittimità, e i suoi difetti potrebbero anche essere
interpretati come leali dichiarazioni di difficoltà oggettive e
soggettive.
Dato che abbiamo toccato il tema della scrittura, può essere
utile qualche spiegazione ulteriore di carattere pratico. Una
delle mie preoccupazioni costanti è stata quella di snellirla, di
semplificarla nella struttura e di chiarirla nelle implicazioni.
(Qualche passo avanti considerevole devo averlo compiuto,
anche se non sempre sono riuscito ad evitare ricadute in un
antico vizio personale e nazionale). Questo, non tanto per allar-
gare la mia udienza, che è quella che è, quanto per miglio-
rare i miei rapporti con l'udienza di sempre, per farmi capire
meglio, per evitare ambiguità inutili, senza tuttavia andare al
di sotto del livello richiesto da questo tipo di discorso. Ora,
questa preoccupazione potrebbe sembrare in contraddizione con
l'uso di taluni accorgimenti tipografici, di comprensione quasi
immediata e che di solito, tuttavia, la scrittura non speciali-
stica cerca di evitare. Ebbene, tali accorgimenti sono stati adot-
tati proprio per facilitare, non per complicare, il compito del
lettore, in modo da mettere in evidenza la struttura del di-
scorso e per evitargli fraintendimenti materiali. Sebbene essi
siano di comprensione quasi immediata, è opportuno metterli
in chiaro esplicitamente.
Il corsivo, come al solito, oltre a segnalare parole non ita-
10 Avvertenza
liane, richiama l'attenzione su parole, frasi, periodi salienti.
La spazieggiatura ha la medesima funzione all'interno dei
corsivi.
Sono stati distinti, inoltre, tre tipi di virgolettatura: 1) i
cosiddetti caporali [«...»], che racchiudono parole o brani,
citati testualmente o in traduzione letterale, da autori menzio-
nati nel contesto; 2) le virgolette doppie [" ..."], che indi-
cano parole o espressioni usate metalinguisticamente, terminiz-
zate o quasi, o sulle quali in ogni caso si richiama l'attenzione
proprio in quanto parole o espressioni; 3) le virgolette sem-
plici [' ... '], che in sostanza assolvono la funzione corrente
delle virgolette e stanno quindi per " attenzione ! ". Piii in
particolare le virgolette semplici segnalano parole o espressioni
a) assunte come ovvie al livello del linguaggio comune o infor-
male, oppure anche di altri discorsi specialistici, ma sicura-
niente bisognose di un trattamento piii preciso in altra sede
(si tratta di parole o espressioni provvisorie, di cui si indicano
i limiti o su cui si raccomanda una qualche cautela, come per
es. ' metafisica ' valore ' di una scienza, presupposti ' paci-
fici ', e così via); b) usate metaforicamente o con un leggero
spostamento di significato, oppure anche in accezione schema-
tica e puramente indicativa (è il caso per es. di ' poesia filoso-
fica ', di ' architettura d'arte ', di ' cosa ecc.); e soprattutto
c) usate da altri autori in modo tecnico, ma qui non. .ritenute
corrette o del tutto corrette (per es. proprio nel caso di ' lin-
guaggi artistici ', espressione che ricorre nel titolo della terza
lezione, e in quello, sistematicamente segnalato, di ' codice
' segno', ' significato ', in quanto si parli di fenomeni non
considerati strettamente semiotici). Infine, d) le virgolette sem-
plici sono state adoperate (senza ambiguità, mi sembra) anche
per mettere in evidenza l'unità, interpretabile come un nome,
di sintagmi che altrimenti avrebbero rischiato di perdersi nel-
l'articolazione complessiva del contesto.
L'uso di tali accorgimenti non è tuttavia ciecamente siste-
matico. Se ne è fatto a meno piii di quel che possa sembrare
a prima vista, specialmente quando il contesto conteneva già
segnali verbali evidenti nello stesso senso, proprio per non ap-
pesantire il testo oltre un certo limite ottimale e per non tra-
sformare la facilitazione in complicazione. Così, inoltre, per
evitare inutilmente complicate successioni di piii segni tipogra-
fici (per es. nel caso di « " ' linguaggio artistico ' " », laddove
l'espressione sia non corretta, metalinguistica e testualmente
Avvmenu 11
ripreia da altro autore), si è convenuto che i caporali assor-
bono le virgolette doppie, e queste le virgolette semplici (per
cui, nel caso esemplificato, si scriverebbe semplicemente: « lin-
guaggio artistico »). Trattandosi di un testo non formalizzato,
e non solo per scelta arbitraria dell'autore, non si è certamente
raggiunta una precisione assoluta. Tuttavia credo che, nei li-
miti del possibile, il contesto sia sempre in grado di sciogliere
ogni ambiguità, o almeno tutte le ambiguità che non dipendono
da ragioni più interne e sostanziali.
Roma, 4 marzo 1977 E. G.
^ BIBLIOTECA
N^MBORS^
k