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FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI APRILE 2005
Grafica Cristal S.r.l. -Via Raffaele Paolucci, 12/14 -00152 Roma
ISSN: 0394-0705 ISBN: 88-218-0933-1
ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI
ANNO CDII -2005
CONTRIBUTI DEL
CENTRO LINCEO INTERDISCIPLINARE
«BENIAMINO SEGRE»
N. 110
CONVEGINNOT ERNAZIONALE
RECENTTEIN DENZE
NELLRAI COSTRUZIONE
DELLSAT ORAINAT ICDA' ISRAELE
(Rom6a7-m, a r2z0o0 3)
ROM/\
i\CCJ\DEML\ N,\ZIONJ\LE DEI LINCEI
2005
COMITAOTROD INATORE
EMILIO GABBA
GIOVANNI GARBINI
GHERARDO GNOLI
MARIO LIVERANI (Segretario Scientifico)
PAOLO MATTHIAE
MANLIO SIMONETTI
Il Convegno è stato organizzato con il contributo
dell'Università degli Studi di Roma «La Sapienza»
MARIO LIVERANI
INTRODUZIONE AL CONVEGNO
La storia antica d'Israele è stata a lungo concepita come una sorta di
parafrasi del racconto biblico. Dapprima il peso teologico della parola rive
lata ha reso difficile l'applicazione e l'accettazione di una critica razionali
stica, che è riuscita a guadagnare il suo spazio solo più faticosamente e più
lentamente che non in altri campi della storia antica. Poi anche le scoperte
archeologiche non sono state in Palestina (a differenza dall'Egitto, dalla
Mesopotamia, dall'Anatolia hittita) così ricche di dati documentari da
permettere una riformulazione ex-novo della storia sulla base di fonti coeve
ed autentiche. Alla fine dell'Ottocento prese anzi corpo un uso dell'archeolo
gia quale «prova» dell'attendibilità del racconto biblico che era invece messa
in dubbio dalla critica letteraria dei filologi - un uso che persistette fin oltre
la metà del secolo scorso, e che a livello divulgativo è vivo ancora oggi.
Nel corso degli ultimi due secoli la critica biblica ha progressivamente
smantellato dapprima la storicità della creazione e del diluvio, poi quella dei
Patriarchi, poi (sempre seguendo l'ordine cronologico) quella dell'Esodo e
della conquista, di Mosè e di Giosuè, del periodo dei Giudici e della «Lega
delle 12 tribù» -arrestandosi però al regno unito di Davide Salomone consi
derati sostanzialmente e indubitabilmente storici. La consapevolezza che gli
elementi fondanti della conquista e della Legge fossero in realtà retroiezioni
post-esiliche (intese a giustificare l'unità nazionale e religiosa e il possesso
della terra per i gruppi di reduci dall'esilio babilonese), pur se richiedeva una
qualche riscrittura della storia d'Israele, non incrinava però la convinzione
che uno stato d'Israele unitario (ed anche potente) fosse realmente esistito
sotto David e Salomone, e che fosse realmente esistito un «Primo Tempio» -
che dunque i reduci dall'esilio dovessero ricostituire un'entità etnica e poli
tica e religiosa già esistita in passato.
La più recente critica all'esistenza stessa di un regno unito mette in crisi
totale il racconto biblico, perché riduce l'Israele «storico» a uno dei tanti
regni palestinesi spazzati via dalla conquista assira, e nega un collegamento
tra Israele e Giuda (dunque un Israele unito) in età pre-esilica. La riscrittura
della storia d'Israele diventa a questo punto assolutamente drastica, col
mettere in dubbio le radici stesse dello schema ideologico.
Ovviamente lo stato attuale degli studi è di aperto dibattito (anche acca
nito, fino ad accuse incrociate di incompetenza e di pregiudizi ideologici).
6
M. LIVERANI
Ma ciò che più colpisce è come i due approcci, l'innovativo e il tradizionali
sta, continuino a produrre due tipi di ricostruzione storiografica totalmente
diversi non solo nei risultati (ciò che sarebbe ovvio) ma anche nella strut
tura, in entrambi i casi storicamente insoddisfacente.
Da un lato gli storici tradizionalisti continuano a seguire la trama narra
tiva fornita dalla Bibbia. I Patriarchi saranno magari considerati figure
leggendarie, ma ci sarà pur sempre un capitolo sui Patriarchi o sull'età
patriarcale. La datazione mosaica della Legge sarà probabilmente posta in
dubbio, ma ci sarà pur sempre un capitolo su Mosè. La conquista sarà
presentata in modo critico e sfumato, ma ci sarà sempre un capitolo sulla
conquista. E così via, senza un serio tentativo di collocare i materiali testuali
nei periodi della loro composizione anziché in quello cui si riferisce il loro
contenuto.
D'altro lato, l'approccio critico ha sempre prodotto dei Prolegomena (per
usare il termine scelto appunto dal Wellhausen) o dei manifesti teorici anche
molto arditi (ve ne sono diversi assai recenti), ma mai una storia raccontata
la quale, dopo aver scartato il filo narrativo biblico, costruisca un suo
proprio filo narrativo storico. Se lo smontaggio critico-letterario del
racconto biblico è accettato, non si vede perché mai non si dovrebbe
tentarne un rimontaggio che metta in opera i materiali letterari all'epoca
della loro redazione (e non a quella cui si riferiscono i racconti). Le recenti
tendenze critiche di tipo «post-moderno» tendono invece a negare la possibi
lità stessa di scrivere una storia, di stabilire un rapporto tra tradizioni lette
rarie e referente evenemenziale - non perché questo sia stato falsificato ma
perché resta inconoscibile. Si sta così scavando un vero e proprio iato tra
una storia raccontata che cerca di restare il più possibile aderente alla trama
tradizionale, e una critica letteraria che ha perso ogni contatto con un uso
storico delle fonti.
Questo convegno, linceo e romano, intende lavorare nella direzione -ovvia
ma ardua - di scrivere una storia antica d'Israele che sia basata sui principi
critici avanzati (e peraltro assolutamente normali) sia in campo di analisi
testuale sia in campo archeologico, ma che al tempo stesso intenda appunto
essere una storia degli eventi e delle correnti culturali che hanno generato le
fonti stesse. Gli studiosi appartenenti alle correnti più innovative dovranno
assumersi la responsabilità di scrivere una storia vera e propria (anche per i
periodi anteriori alla redazione finale), rinunciando a fermarsi al troppo
facile livello della critica decostruttiva. Gli studiosi appartenenti alle correnti
conservative dovranno prendere più chiara coscienza che l'adozione di
metodi critici e laici sfocia inevitabilmente nell'assunzione di una trama
narrativa diversa da quella biblica, che era motivata da ideologie che non
sono più le nostre.
INTRODUZIONE AL CONVEGNO 7
Mi sia consentita una notazione inusuale, che faccio a titolo strettamente
personale: questo convegno internazionale di studio si svolge a Roma il
giorno dopo il grande digiuno per la pace. Se nella grave congiuntura attuale
gli studiosi hanno dei compiti da svolgere - e certamente ne hanno - uno è
quello dell'esempio. Il dibattito acceso sarà tanto più efficace quanto più
sarà inteso ad intendere le ragioni dell'altro, più che ad affermare le proprie.
Le piccole battaglie si possono anche vincere distruggendo il nemico, ma le
grandi guerre di cultura si vincono solo coinvolgendo e convincendo degli
interlocutori che vanno innanzi tutto compresi.
L'ARCHEOLOGIA E I PERIODI PIÙ ANTICHI
lSRAEL FINKELSTEIN*
FROM CANAANITES TO ISRAELITES:
WHEN, HOW AND WHY
ABSTRACT. - The transition from Canaan to lsrael was dictated by three major events.
The collapse of the Canaanite city-state system under Egyptian domination in the second half
of the 12th century BCE was the first, though noi the most crucial, step, since it was followed
by a Canaanite revival in the lowlands. Canaanite materiai culture and the city-state system
carne to an end in the second half of the 10th century BCE, possibly as a result of the
Shoshenq I campaign. This opened the way for the rise of the Northem Kingdom in the early
9th century. Certain remnants of Canaanite materiai culture -noi territorio-politica! organiza
tion -can be traced in the north even later, unti! the Assyrian take-over. The final step in the
transition from Canaan to Israel carne with the weakening of the Omride state by Damascus
in the second half of the 9th century. This facilitated the rise of Judah -and as a by-produci -
the emergence of pan-Israelite conscience after the fall of the Northem Kingdom a century
later.
lNTRODUCTION
The topic of this paper - From Canaanites to Israelites: When, How and
Why - has been at the heart of investigations into the history of Early
Israel from the very outset of modem research. And it is one of the topics
that has undergone a thorough revolution in the last few decades. Ten or
twenty years ago the answer to these questions would have been straight
forward and almost unanimous: The transition from Canaan to Israel took
piace in the late 13th century BCE, at the time of the fall of the Late Bronze
centers and the beginning of a new wave of settlement in the highlands
(e.g., Coote and Whitelam, 1987; Finkelstein, 1988). The debate concen
trateci mainly on the nature of the «Israelite» settlement in the hill country.
Time has shown that this answer is much too simplistic. The processes that
brought about the demise of second millennium BCE culture and politica!
organizations and the rise of a new arder in the Iran II were much more
complex and long-term.
* Institute of Archaeology -Te! Aviv University -Ramai Aviv -69978 TEL Avrv (Israel).
12 I. I'INKELSTEIN
I wish to start this discussion with six preliminary notes:
1. As expected in every attempl lo reconstrucl long-term processes, I will
take the liberty of drawing broad lines without going into the well-known
details.
2. Since I consider myself a «historian who practices archaeology», I will
dea] mainly with politica! history.
3. The main - in fact only - emphasis in this paper will be on territo
rio-politica! changes, that is, on the transition from the Egypto-Canaanite
city-state system of the Late Bronze Age to the large territorial units of the
Iron II.
4. lt should be acknowledged that there is very little historical documen
tation for the Jron T - the perio d from the late 12th to the early 9th centuries
BCE. Though the biblica! text may have preserved shreds of early memories,
the materiai in the Books of Joshua and Judges has very little to do with this
formative period in the history of early Israel. Historically, the main value of
these books is in what they teach us about the periods of the compilation
and redaction of the text, in the late-7th century BCE and afterward (see, for
instance, Nelson, 1981; Van Seters, 1990; Finkelstein and Silberman, 2001 ).
5. Needless to say, in what follows I will use the Low Chronology system
for the dating of the lron Age slrata (Finkelstein, 1996a). Beside the fact that
it is the only workable system from the purely archaeological and historical
points of view, I wish to reiterate that almost ali recent radiocarbon samples
from Megiddo, D01; Te! Hadai� Tel Rehov, Kinneret and other sites support it.
Analysis of ali available results, which has recently been conducted by Prof.
Eliezer Piasetzky of the Department of Physics at Te! Aviv University, shows
that the statistica! probability that the conventional chronology will prevail
1
is less than one percent (Finkelstein and Piasetzky, 2003). aT his means that
the traditional «Solomonic» strata at Megiddo and other sites date to the
early 9th century BCE. lt also means that the transition from the Iron I to the
Iron II should be set at the very late 10th century, or ca. 900 BCE.
6. This leads me to a note on the United Monarchy. To the best of my
understanding, the notion of a great Pan-Israelite state in the 10th century
BCE is the creation of the Deuteronomistic historians, and was dictated by
the ideology of late-monarchie Judah (e.g., Van Seters, 1983: 307-312; Mille,�
1 Far thc specific measu1·cments see also Mazar and Carn1i (2001); Gilboa and Sharon
(200 I). Reccnl radioca1·bon 1·eadings [rom Te] Rehov, which have been interpreted as supporting
the convcntional dating system (Bruins et al., 2003) are based on wrong methodology and
hislorical intcrprclation ancl, in anv cvent, suppoi-t the most important component of the
Low Chronology systcm - thal the Mcgiddo Stratum VA-IVB palaces were built in the eady
9'11 ccntury BCE (Finkelstein ancl Piasetzky; 2003b; 2003c).