Table Of ContentProcesso
alla
Rete.
Blog
Anthology
Guido
Scorza
A
mia
madre
che
non
c’è
più
e
che
avrebbe
voluto
sfogliare
queste
pagine.
3
Indice
Premessa
Pag.
5
1.
La
responsabilità
degli
intermediari.
Di
Google,
Pirate
bay,
Rapidshare
e
di
altri
demoni.
Pag.
9
2.
Copyright
in
the
Net.
Un
popolo
di
pirati?
Pag.
38
3.
Copyright
vs.
Privacy
Niente
privacy,
siete
pirati!
Pag.
101
4.
La
libertà
di
manifestazione
del
pensiero
in
Rete.
Internet,
free
speech
e
webcensura
Pag.
122
5.
L’anonimato
in
Internet.
Mr.
Nobody
non
ha
diritti!
Pag.
150
6.
Web
privacy.
Contrappunti
digitali.
Pag.
166
4
Premessa
La
storia
antica
e
moderna
è
ricca
di
grandi
processi
attraverso
i
quali
gli
accusatori,
in
modo
consapevole
o
inconsapevole,
cosciente
o
incosciente,
pur
portando
formalmente
alla
sbarra
una
persona
o
una
categoria
di
persone
e
dichiarando
di
voler
procedere
per
una
specifica
condotta
hanno,
in
realtà,
processato
un’ideologia,
una
filosofia,
un
approccio
alla
vita,
alla
politica,
alla
religione
o
al
mercato.
Il
processo
a
Socrate,
quello
di
Norimberga,
quelli
a
Freud,
Giulia
Beccaria,
Yasser
Arafat
e
tanti
altri
processi
giusti
ed
ingiusti,
condivisibili
o
non
condivisibili,
hanno
inesorabilmente
segnato
il
corso
della
storia
e
l’evoluzione
sociale,
religiosa,
politica
ed
economica
di
Città,
Paesi
e
Continenti.
La
storia
dell’umanità
non
sarebbe
stata
la
stessa
senza
quei
processi
e,
ex
post,
è
naturalmente
difficile
se
non
impossibile
giudicare
se
sarebbe
stata
migliore
o
piuttosto
peggiore.
Nelle
ultime
settimane,
scorrendo
a
colpi
di
mouse
il
mio
blog,
navigando
in
Rete
attraverso
scritti
recenti
e
meno
recenti
a
proposito
di
norme,
sentenze,
cause
promosse
o
solo
minacciate
nell’universo
del
diritto
dell’Internet
mi
son
reso
conto
–
o,
almeno,
ho
creduto
di
rendermi
conto
–
che
molti
dei
fatti
di
cui
ho
scritto,
parlato,
discusso
con
amici
e
colleghi
in
Rete
e
fuori
della
Rete,
costituiscono,
forse,
tessere
di
un
mosaico
che
ha
per
soggetto
proprio
un
nuovo
grande
processo
della
storia
moderna:
il
Processo
alla
Rete
cui
è
dedicato
il
titolo
di
questa
Blog
anthology.
Non
so
se
si
tratti
di
un
processo
che
stiamo
consapevolmente
celebrando
o,
piuttosto,
del
quale
siamo
involontari
ed
incoscienti
accusatori
ma,
a
voler
leggere
tra
le
righe
degli
eventi
della
storia
moderna
della
Rete,
non
è
difficile
individuare
nitidamente
il
profilo
di
accusato
ed
accusatori.
L’accusato,
o
meglio,
la
grande
accusata,
è
la
Rete
non
solo
e
non
solo
e
non
tanto
in
quanto
infrastruttura
globale
di
comunicazione
ma,
piuttosto,
in
quanto
sintesi
di
una
nuova
filosofia
di
vita
che
investe
trasversalmente
la
cultura,
la
politica,
il
mercato
e
la
società.
Gli
accusatori
sono
–
per
dirla
con
le
parole
del
Macchiavelli
–
“tutti
quelli
che
delli
ordini
vecchi
fanno
bene”
(Il
Principe,
N.
Macchiavelli,
Capitolo
VI)
e,
quindi,
temono
che
il
“nuovo”
possa
costituire
un
fattore
dirompente
per
quell’assetto
di
mercato
o
per
quel
contesto
sociopolitico,
nel
quale
hanno
costruito
ed
affermato
la
loro
posizione
di
forza
e
controllo.
Si
tratta
di
una
contrapposizione
evidente
tra
il
“vecchio”
ed
il
“nuovo”
che
investe
trasversalmente
la
materia
della
proprietà
5
intellettuale,
quella
del
diritto
dell’informazione
ed
all’informazione,
quella
della
privacy
e
della
trasparenza
nonché,
più
in
generale,
il
tema
dei
meccanismi
e
delle
dinamiche
di
imputazione
delle
condotte
nello
spazio
globale.
La
responsabilità
degli
intermediari
della
comunicazione,
l’enforcement
dei
diritti
di
proprietà
intellettuale,
il
difficile
e
conflittuale
rapporto
tra
privacy
e
copyright
nella
società
dell’informazione,
le
nuove
frontiere
ed
i
crescenti
limiti
della
libertà
di
manifestazione
del
pensiero
nel
cyberspazio,
il
tema
complesso
ma
ormai
da
affrontare
senza
ulteriori
rinvii
dell’anonimato
in
Rete
e
quello
del
difficile
equilibrio
tra
la
trasparenza
ed
il
diritto
alla
privacy
ed
alla
riservatezza
sono
alcuni
dei
profili
sui
quali,
nella
pagine
che
seguono,
attraverso
il
racconto
di
fatti
ed
episodi
della
storia
recente
della
Rete,
si
confrontano
tesi
accusatorie
e
teorie
difensive.
Non
aspettatevi
da
questo
libro
risposte
o
soluzioni
perché
rimarreste
delusi
e,
egualmente,
non
aspettatevi
di
leggere
le
pagine
di
un
saggio
o
piuttosto
di
un
trattato
perché
si
tratta
solo
di
una
blog
anthology
che
raccoglie
frammenti
di
pensieri
e
considerazioni
sul
diritto
della
Rete
che
possono,
nella
migliore
delle
ipotesi,
offrire
e
proporre
suggestioni
o,
piuttosto,
inviti
a
guardare
a
talune
delle
questioni
affrontate
in
una
prospettiva
nuova
e
diversa
rispetto
a
quella
dalla
quale
le
avete
guardate
sin
qui.
Gli
spunti
di
riflessione
e
lo
stimolo
ad
affrontare
taluni
dei
problemi
del
diritto
della
Rete
trattati
nei
post
del
mio
blog
e,
quindi,
in
questa
raccolta
disordinata
di
scritti
vengono
dal
lavoro
e
dal
confronto
costante
con
gli
amici
ed
i
colleghi
dell’Istituto
per
le
politiche
dell’Innovazione
ma
anche
dai
commenti
e
dalle
discussioni
che
hanno
seguito
la
pubblicazione
dei
post
e
degli
articoli
con
quanti
hanno,
evidentemente,
a
cuore
il
futuro
della
Rete.
Un
ringraziamento
al
quale
non
posso
sottrarmi
va
a
Punto
Informatico
ed
al
suo
Direttore
che
mi
ha
frequentemente
ospitato
sulle
colonne
del
suo
giornale
ed
invitato
a
partecipare
a
discussioni
e
dibattiti
dei
quali
trovate
frammenti
nelle
pagine
che
seguono
e,
analogo
ringraziamento,
per
le
stesse
ragioni,
non
posso
non
indirizzare
a
gli
amici
di
Internet
Magazine
che
sulle
loro
pagine
hanno
spesso
voluto
raccogliere
il
mio
pensiero
e
la
mia
opinione
su
fatti
e
processi
della
Rete
e
nella
Rete,
dandomi
così
occasione
di
approfondire
ed
incuriosirmi
a
circostanze
che,
in
caso
contrario,
non
avrei,
forse,
notato.
Molti
altri
amici
e
colleghi,
negli
ultimi
anni,
hanno
accettato
di
confrontarsi
con
me
sulle
tematiche
trattate
in
questa
raccolta
di
scritti,
invitandomi
a
guardare
alle
cose
della
Rete
in
una
prospettiva
diversa
o,
semplicemente,
da
un
diverso
angolo
di
visuale:
quello
deI
giganti
della
Rete
–
penso,
tra
i
tanti
che
vorrei
6
non
si
offendessero
per
la
mancata
citazione,
a
Pier
Luigi
Dal
Pino
di
Microsoft,
a
Marco
Pancini
di
Google
o
a
Cristian
Perrella
di
My
Space
–
quello
dei
consumatori
ed
utenti
nel
quale
Marco
Pierani
di
Altroconsumo
mi
ha
accompagnato
con
ineguagliabile
disponibilità,
quello
delle
Istituzioni
cui
lo
Stato
ha
attribuito
il
dovere
di
tutelare
il
diritto
alla
privacy
dei
“cittadini
elettronici”
–
penso
a
a
Luigi
Montuori
dell’Ufficio
del
Garante
per
la
privacy
che
si
è
sempre
mostrato
disponibile
al
confronto
ed
al
dialogo
anche
laddove
il
mio
approccio
originario
ai
problemi
della
Rete
si
presentava
pià
ù
lontano
e
meno
compatibile
con
il
punto
di
vista
del
suo
Ufficio
.
Non
avrei
mai
pensato
di
confrontarmi
con
certe
questioni
se
non
avessi
conosciuto
la
passionale
genialità
di
Leonardo
Chiariglione,
non
avessi
avuto
l’occasione
di
un
confronto
serrato
e
costante
con
un
innovatore
cose
come
Stefano
Quintarelli
o,
piuttosto,
mi
fosse
mancata
la
possibilità
di
vedere
da
vicino
quanto
la
Rete
oltre
a
strumento
di
informazione
possa
anche
divenire
oggetto
di
informazione
confrontandomi
con
Marco
Montemagno.
Le
riflessioni
giuridiche
contenute
nelle
pagine
che
seguono,
il
metodo
e
l’approccio
ai
problemi
è,
ovviamente,
merito
esclusivo
dei
Maestri
di
diritto
che
ho
incontrato
sul
mio
cammino
e,
quindi,
dei
tanti
studiosi,
amici
e
colleghi
del
Cirsfid
dell’Università
di
Bologna,
del
Prof.
Enrico
Pattaro
e
di
Giovanni
Sartor
ma
anche
di
Giuseppe
Corasaniti
che
mi
ha
voluto
vicino
in
un
ormai
lungo
cammino
di
divulgazione
della
cultura
informatica
giuridica
elaborata
da
altri
Maestri
di
stagioni
più
lontane
nel
tempo
quali
Vittorio
Frosini
e
Renato
Borruso.
L’Università,
tuttavia,
talvolta
guarda
la
Rete
da
lontano
e
non
la
usa
in
tutte
le
sue
potenzialità
e,
quindi,
non
posso
dimenticare
la
preziosa
occasione
di
continuo
aggiornamento
ed
approfondimento
che
mi
è
stata
offerta
dalle
discussioni
di
lista
con
gli
amici
del
Circolo
dei
giuristi
telematici
e
con
quelli
del
Csig.
Sono
convinto,
d’altra
parte,
che
avrei
guardato
ad
alcuni
problemi
e
proposto
soluzioni
diverse
se,
lungo
il
mio
cammino,
anche
se
solo
di
recente,
non
avessi
incontrato
Juan
Carlos
De
Martin
e
non
fossi
stato
stimolato
all’approfondimento
di
talune
questioni
dalla
ricerca
del
suo
Centro
Studi
Nexa
del
Politecnico
di
Torino.
Un
grazie
lo
devo,
certamente,
a
molti
altri
che,
in
questo
momento,
probabilmente
non
ricordo
o
perché
ho
condiviso
con
loro
momenti
di
confronto
intenso
ma
non
costante
o,
al
contrario,
perché
sono
tanto
entrati
a
far
parte
del
mio
quotidiano
da
non
consentirmi
di
scinderne
idealmente
nomi
ed
identità.
Riflettere,
ragionare,
tentate
di
capire,
scrivere
e
comunicare
convinzioni
ed
opinioni,
richiede
prima
ancora
che
conoscenza,
tempo,
serenità
e
passione:
amicizie,
affetti
e
famiglia,
7
quindi,
costituiscono,
a
mio
avviso,
irrinunciabili
ingredienti
di
qualsiasi
esercizio
culturale.
I
meriti
dell’opera
sono,
dunque,
diffusi
mentre,
come
di
consueto,
ogni
errore
concettuale
ed
ogni
refuso
è
da
imputare
esclusivamente
all’autore.
Guido
Scorza
8
1.
La
responsabilità
degli
intermediari.
Di
Google,
Pirate
bay,
Rapidshare
ed
altri
demoni.
Non
chiamiamolo
il
“Caso
Google”.
27
luglio
2008
http://www.guidoscorza.it/?p=324
Il
fatto1
è
ormai
noto:
la
Procura
della
Repubblica
di
Milano
sembra
intenzionata
‐
le
notizie
sono
ancora
poche
e
frammentarie
‐
a
contestare
a
4
dirigenti
di
Big
G
la
violazione
della
disciplina
sulla
privacy
e
quella
in
materia
di
diffamazione
per
non
aver
impedito
a
4
ragazzini
torinesi
di
postare
su
Google
video
la
"cronaca"
girata
con
un
videofonino
di
una
loro
bravata
in
danno
di
un
compagno
di
scuola
meno
fortunato
perché
down.
Come
già
accaduto
nel
novembre
del
2006
quando
la
storia
venne,
per
la
prima
volta,
alla
ribalta
in
Rete
e
‐
per
una
volta
‐
fuori
dalla
Rete
non
si
parla
d'altro
e
il
"Caso
Google"
tiene
banco
in
TV
come
sui
giornali.
E'
comprensibile
perché,
questa
volta,
nell'occhio
del
ciclone
ci
è
finito
il
colosso
di
Mountain
View
ma,
la
vicenda,
non
è
molto
diversa
da
tante
altre
che
si
sono
già
consumate
in
danno
di
soggetti
meno
noti
rei
soltanto
di
aver
messo
a
disposizione
di
un
utente
uno
strumento
capace
di
consentirgli
di
dire
la
sua
al
mondo
intero.
E'
per
questo
‐
e
da
qui
il
titolo
di
questo
post
‐
che
io
non
parlerei
di
un
"Caso
Google".
L'iniziativa
dei
giudici
milanesi
trascende
le
sorti
dei
4
quattro
dirigenti
di
Google
e
riguarda,
piuttosto,
due
principi
che
mi
stanno
particolarmente
a
cuore:
la
rete
come
strumento
di
esercizio
della
libertà
di
manifestazione
del
pensiero
e
la
Net‐
neutrality.
Due
parole
sotto
entrambi
i
profili:
1
Il
18
ottobre
2008,
David
Carl
Drummond,
presidente
e
poi
Ad
di
Google
Italy;
George
De
Los
Reyes,
membro
del
Cda
di
Google
Italy
e
poi
Ad;
Peter
Fleitcher,
responsabile
delle
strategie
per
la
privacy
per
l'Europa;
Arvind
Desikan,
responsabile
del
progetto
Google
Video
per
l'Europa,
sono,
successivamente,
stati
citati
in
giudizio
ed
accusati
di
concorso
in
diffamazione
e
violazione
della
privacy.
Il
testo
del
decreto
di
citazione,
pubblicato
da
Il
sole
24
ore.com
è
reperibile
all’URL
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2008/11/
google‐diffamazione‐citazione‐giudizio‐minorenne.shtml?uuid=304240e2‐acde‐
11dd‐b5f0‐553f252854bf&DocRulesView=Libero#.
9
1.
In
tutti
i
Paesi
del
mondo
si
lotta
da
centinaia
di
anni
per
garantire
a
tutti
i
cittadini
l'esercizio
della
libertà
di
manifestazione
del
pensiero.
Si
è,
tuttavia,
sin
qui
trattato
di
una
battaglia
persa
perché
la
limitatezza
delle
possibilità
di
accesso
ai
media
mainstream
hanno
sempre
fatto
sì
che
pochi
potessero
parlare
e
gli
altri
fossero
costretti
ad
ascoltare.
Oggi
è
diverso:
grazie
a
Internet
il
problema
della
limitatezza
delle
possibilità
di
accesso
ai
media
è
superato
e
chiunque
può,
in
pochi
click,
far
sentire
la
sua
voce
lontano
ed
a
milioni
di
persone.
Il
presupposto
perché
ciò
sia
possibile
e
che
esista
‐oltre
alla
connettività
diffusa
in
ogni
area
del
Paese
‐
un'adeguata
infrastruttura
di
comunicazione
liberamente
accessibile
da
chiunque
senza
costi
ed
in
modo
immediato.
Tale
infrastruttura
è
quella
che
gli
UGC,
ormai
da
anni,
pongono
a
disposizione
dei
propri
utenti.
Milioni
di
gigabyte,
migliaia
e
migliaia
di
video,
centinaia
e
centinaia
di
informazioni,
idee
ed
opinioni
che
ogni
ora
prendono
così
la
strada
del
web
senza
che
nessuno
possa
arrestarne
la
corsa.
Un
solo
principio
dovrebbe
guidare
questo
nuovo
universo
dell'informazione:
chi
sbaglia
o,
comunque,
viola
gli
altrui
diritti
deve
pagare.
Pensarla
diversamente
e
rintracciare
in
capo
a
chi
gestisce
‐
sebbene
non
per
pura
filantropia
‐
quella
straordinaria
infrastruttura
di
comunicazione
un
dovere
non
scritto
e
tecnicamente
inattuabile
di
controllo
sui
contenuti
immessi
in
Rete
dagli
utenti,
semplicemente,
vuol
dire,
non
comprendere
il
senso
della
rivoluzione
in
atto
e,
soprattutto
‐
come
ha
già
fatto
notare
Stefano
Rodotà
dalle
colonne
di
Repubblica
‐
pretendere
di
applicare
regole
vecchie
ad
un
contesto
nuovo.
2.
Una
tecnologia
come
già
ricordava
Layla
Pavone
nel
2006
è
neutra
rispetto
alla
liceità
o
illiceità
delle
condotte
attraverso
essa
poste
in
essere2.
2
Il
post
pubblicato
da
Layla
Pavone
il
26
novembre
2006
sul
suo
blog:
http://laylapavone.blogspot.com/
Google
e
Internet
caccia
alle
streghe
Siamo
nell'arco
di
48
ore
ripiombati
nel
Medio
Evo.
Si
Signori,
siamo
di
nuovo
nel
Medio
Evo
dell'informazione
ed
e'
partita
la
caccia
alle
streghe.
La
classe
politica,
il
quinto
potere,
il
sistema
giudiziario
italiano
stanno
dimostrando
la
loro
totale
inadeguatezza
nell'occuparsi
di
una
problema
come
quello
dell'informazione
via
internet.
E
la
dimostrazione
di
questa
incapacità
totale
di
gestire
la
situazione
si
e'
palesata
proprio
con
la
vicenda
del
video
della
violenza
sul
ragazzo
handicappato,
dove
anziché
analizzare
il
problema
nella
sua
evidenza
dal
punto
di
vista
sociologico
e
psicologico‐ovvero
perché
quattro
adolescenti
decidono
di
picchiare
un
loro
10
Description:proprio un nuovo grande processo della storia moderna: il Processo Processo alla Rete. 2 marzo 2008 http://www.guidoscorza.it/?p=264. Stefano Quintarelli in un suo BEL post di ieri segnala un. BRUTTO (l'aggettivo è mio) articolo di altrui diritti di privativa realizzate sotto il comodo schermo d