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Poeti minori del dramma satiresco
testo critico, traduzione e commento
ADOLF M. HAKKERT EDITORE
AMSTERDAM 2003
Poeti minori del dramma satiresco
testo critico, traduzione e commento
SUPPLEMENTI DI LEXIS
DIRETTI DA VITTORIO CITTÌ E PAOLO MASTANDREA
XXIII
PAOLO CIPOLLA
Poeti minori del dramma satiresco
testo critico, traduzione e commento
ADOLF M. HAKKERT EDITORE
AMSTERDAM 2003
PAOLO CIPOLLA
Poeti minori del dramma satiresco
testo critico, traduzione e commento
ADOLF M. HAKKERT EDITORE
AMSTERDAM 2003
ISBN 90-256-1179-6
Pubblicato con il contributo di:
Università degli Studi di Catania - Dipartimento SAF1ST
(Studi Archeologici, Filologici e Storici)
e con i fondi MIUR dei programmi di ricerca scientifica
e di rilevante interesse nazionale - anno 2000
nell’ambito del progetto di ricerca ‘Tragedia greca e dramma satiresco:
trasmissione ed interpretazioni”
Responsabile scientifico del progetto: Prof.ssa Giuseppina Basta Donzelli
PREFAZIONE
Questo volume, che costituisce la versione riveduta e corretta delia mia tesi di
dottoratoI, si propone di offrire un contributo per quanto possibile aggiornato e
completo agli studi sul teatro greco e, in particolare, sul dramma satiresco.
Nell'ultima metà del XX secolo tali studi sono stati oggetto di un sempre maggiore
interesse da parte degli studiosi: basti ricordare almeno l'edizione dei frammenti dei
satirografi curata da Steffen (Satyrographorum Graecorum fragmenta, Poznan
1952, preceduta da un'altra curata dallo stesso studioso nel 1935), quindi i lavori
complessivi di Guggisberg (Zürich 1947), Sutton (Meisenheim am Glan 1980),
Chourmouziadis (Atene 19842) e l'ottima introduzione di Seaford all'edizione del
Ciclope da lui curata (Oxford 1984). Ma in generale l'attenzione della letteratura
critica e scientifica tende a concentrarsi, com'è comprensibile, sulla produzione
satiresca di Eschilo, Sofocle ed Euripide; la bibliografia sui minori è invece assai
meno vasta. Certo, per noi moderni nomi come Pratina, Aristia, Ione, Acheq*
rappresentano ben poco: poche scarne notizie sulla loro attività e un numero più o
meno esiguo di frammenti. Ma, anche se non dovettero possedere la statura dei tre
tragici maggiori, non per questo possiamo evitare di rimpiangerne la perdita. Essi
costituivano infatti il contesto culturale nel quale operarono anche i tre grandi;
spesso trattarono gli stessi miti, ma purtroppo la scarsità del materiale pervenutoci
non offre molte possibilità di confronti. Sarebbe stato molto interessante, ad
esempio, poter confrontare il Ciclope di Euripide col dramma omonimo di Aristia di
Fliunte, del quale possediamo un solo verso.
Per alcuni di questi poeti, in verità, esiste una discreta letteratura scientifica: è il
caso di Pratina, il ‘fondatore’ del dramma satiresco, al quale sono stati dedicati molti
studi e una notevole (anche se datata) monografia di Becker (1912). Meritano di
essere segnalati anche i contributi di Snell sull'/lgè/j di Python (1964- poi ripreso nel
1971 ), e di Felicia Napolitano ( 1981 ) su Sositeo;·Leurini ( 1992) ha curato una nuova
edizione critica di tutti i frammenti (drammatici e non) di Ione di Chio, oltre a
essersi occupato più volte di alcuni passi della sua Onfale satiresca. Ma anche in
questi casi relativamente fortunati, il lavoro dello studioso conserva tuttora molto di
pionieristico. Ultimamente, una tappa fondamentale nella storia degli studi sul
dramma satiresco è stata segnata dalla pubblicazione del volume Das griechische
Satyrspiel (Darmstadt 1999), a cura di R. Krumeich, N. Pechstein e B.
Seidensticker. Esso raccoglie tutti i materiali disponibili sul dramma satiresco greco
(testimonianze, frammenti, dati desumibili dall'arte figurativa) corredandoli di una
traduzione in lingua tedesca, di note di commento e di una trattazione sistematica di
tutte le problematiche relative. Non è una nuova edizione critica (il testo, riprodotto
senza apparato, è quello di Radt per Eschilo e Sofocle, di Nauck-Snell per Euripide,
1 Dottorato di Ricerca in Filologia Greca e Latina - XII ciclo; tesi discussa presso l'Università di
Catania il 22 febbraio 2001.
di Snell-Kannicht per i minori); ma rappresenta indubbiamente un'opera pregevole e
di alto profilo scientifico, concepita per fornire al lettore un dettagliato status
quaestionis su ogni problema e una base scientifica affidabile per la ricerca;
un’opera che il presente volume, già in fase di elaborazione avanzata al momento
della sua comparsa, non poteva non tenere presente come un imprescindibile punto
di riferimento con cui confrontarsi, sia per recepirne i suggerimenti che per proporre
osservazioni critiche.
Nel panorama degli studi fin qui delineato, il mio intento principale è stato quello
di colmare una lacuna nella produzione scientifica in lingua italiana, dove una
trattazione sistematica e complessiva dei satirografi minori mancava dagli anni
Quaranta del secolo scorso. A quest'epoca risale appunto la monografia di Luigi
Campo I drammi satireschi della Grecia antica: opera relativamente completa ed
esauriente rispetto all'epoca in cui fu scritta, ma non particolarmente felice sul piano
del rigore metodico e dell'esattezza (fra l'altro, nella maggior parte dei casi i
frammenti sono riportati solo in traduzione, senza il testo greco). L'ultima
traduzione completa dei satirografi minori in lingua italiana è compresa nei
frammenti dei tragici tradotti da Mario Untersteiner (Milano 1925). Occorreva
dunque una trattazione con un commento aggiornato e una traduzione più consona
agli usi linguistici dei nostri giorni. Al tempo stesso, a distanza di quasi vent'anni
dalla seconda edizione del voi. I dei Tragicorum Graecomm fragmenta (1986, cur.
R. Kannicht), si avvertiva l'esigenza di un testo critico riveduto alla luce di tutti i
-contributi ecdotici più recenti e, soprattutto, di una visione autoptica di almeno gran
parte della tradizione manoscritta, il frammenti qui raccolti sono quelli di tutti i
satirografi minori noti (con esclusione, dunque, degli adespoti), compresi quelli la
cui appartenenza a un dramma satiresco non è sicura. La traduzione non si limita ai
frammenti, ma comprende anche i passi delle fonti che li citano; di queste, laddove
mi è parso opportuno, ho fornito al lettore una porzione piuttosto ampia, per
facilitare la comprensione dei frammenti alla luce del contesto che li tramanda.
Eventuali problemi di attribuzione e di datazione sono affrontati in sezioni a parte,
dopo il commento sistematico.
Il primo autore in ordine di tempo è Pratina di Fliunte, che occupa un posto di
rilievo perché la tradizione attribuisce proprio a lui l'invenzione del dramma
satiresco. Tuttavia, diverse testimonianze ce lo presentano come un poeta attivo nel
campo della lirica corale; e, per un caso singolare, i pochi frammenti che abbiamo
sono scritti tutti in metri lirici e nel dorico convenzionale della lirica corale. Non
solo, ma una loro eventuale collocazione all'interno di un dramma satiresco appare
nella maggior parte dei casi molto problematica. Nel più lungo di questi frammenti
(F 3 = 4 F 3 Sn.-K.), tramandato da Ateneo come iporchema, la tematica dionisiaca,
la presenza di motivi che ricorrono nel dramma satiresco, il ritmo concitato, il
linguaggio aggressivo e fantasioso hanno fatto pensare che fosse eseguito da un coro
di Satiri in un contesto drammatico. Ma, come si vedrà, esistono fondati motivi per
dubitarne. Qualcuno (Lloyd-Jones, Zimmermann) ha anche contestato l’autenticità
del frammento, proponendo di attribuirlo a un poeta lirico attivo nella seconda metà
del V secolo: si tratterebbe forse di un altro Pratina, da distinguere dal satirografo.
Tenterò di dimostrare che tale ipotesi, benché seducente e ben argomentata, non è
necessaria. Di un'altra opera di Pratina, le Δυμάιναι ή Καρυάτιδες, abbiamo solo
una glossa isolata (FI); infine, alcune citazioni in forma indiretta (F 7-9) farebbero
pensare che egli si sia occupato anche di storia della musica, non sappiamo in quale
opera (certamente non in un dramma satiresco). L'unica cosa che si può attribuire
con certezza all’attività drammaturgica di Pratina sono i tre titoli Περσευ'ς,
Τάνταλος, Παλαιστα'ι σάτυροι; ma purtoppo di queste opere non si è salvato
nulla, in questa sede ho scelto di trattare solo i frr. 1 e 3, per i quali l'appartenenza a
un dramma satiresco sembra perlomeno ipotizzabile (anche se, come ho detto, per il
ff. 3 la ritenge’ poco probabile); gli altri saranno comunque esaminati di passaggio
neìrintroduzione al capitolo, mentre per quanto riguarda i Παλαιστα'ι σάτυροι mi
soffermerò brevemente sul possibile argomento del dramma.
Di Aristia, figlio di Pratina, possediamo in tutto sei frammenti e una glossa.
Sembra decisamente poco per un autore che almeno nella nativa Fliunte era
giudicato, assieme al padre, il migliore satirografo dopo Eschilo. Fra le sue opere va
ricordato il già citato Ciclope, che trattava lo stesso argomento dell'omonimo
dramma euripideo.
Ione di Chìo godette di una discreta fama nell'antichità, grazie alla versatilità del
suo ingegno che gli permise di cimentarsi anche in vari generi letterari non
drammatici. Dei suoi drammi satireschi ci sono pervenuti solo frammenti
deU'Onfale, in cui era rappresentata la vicenda della schiavitù a cui Eracle fu con
dannato dopo l'assassinio di lfito.
Acheo di Eretria dovette essere una figura di primo piano net dramma satiresco
attico: il conterraneo Menedemo assegnava a lui il secondo posto dopo Eschilo, e
non sarà un caso che Ateneo ci abbia tramandato frammenti di ben nove drammi
satireschi. Fra i minori, egli è certamente quello che presenta (pur nella
frammentarietà dei testi) il campionario più completo di motivi e tematiche del
dramma satiresco.
Crizia è noto principalmente per il ruolo svolto nella storia ateniese delia fine del
V secolo. Ma fu anche un letterato di rango non indifferente, attivo in diversi campi
(elegia, oratoria, trattatistica politica, filosofìa), fra cui quello teatrale. In realtà, i
frammenti giuntici sotto il suo nome non sono molti; tuttavia alcuni studiosi sono
propensi ad assegnare a lui alcuni frammenti tramandati come euripidei, ma
appartenenti a tragedie giudicate spurie nell'antichità. Conteso fra Crizia ed
Euripide, già presso le fonti antiche, è anche il fr. 19 Sn.-K. (F 1) di cui ci
occuperemo: una lunga ρησις pronunciata da Sisifo, il quale sostiene che la
religione è stata inventata come spauracchio per frenare la disonestà degli uomini.
Altri nomi notevoli della drammaturgia attica sono quelli di lofonte, Filocle,
Agatone; ma della loro produzione satiresca si è salvato pochissimo. Del primo,
figlio di Sofocle, possediamo solo un frammento degli Αύλωδοι σάτυροι. Filocle è
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noto per aver superato Sofocle allorché questi rappresentò l'Edipo Re; ci rimane un
frammento di sede incerta (F 1 = 5 Sn.-K.), forse satiresco a causa del tono e del
metro. Di Agatone le fonti non tramandano nulla che sia sicuramente satiresco, ma
un frammento del Telefo (F 1 = 4 Sn.-K.) sembra poter aspirare a tale qualifica.
Con Astidamante il giovane siamo ormai nel IV secolo maturo; di lui ci sono
giunti un frammento de\Y Hermes, quasi certamente satiresco, e uno deWEracle
satiresco. Quest'ultimo presenta delle singolari caratteristiche ‘metateatrali ’
confrontabili in qualche modo con la parabasi della commedia. Altre figure attive in
questo periodo sono Teodette, che in un frammento di sede incerta (F 1 = 6 Sn.-K..)
si è ispirato al citato fr. 1 di Agatone; e il tiranno Dionisio di Siracusa, che si dilettò
anche a comporre tragedie e drammi satireschi. Sappiamo di un suo dramma
intitolato Λιμός, in cui Eracle, probabilmente a causa di un'indigestione dovuta alla
sua solita voracità, era costretto a ricorrere alle cure non troppo professionali di
Sileno. Cheremone è citato nella Poetica di Aristotele per il suo Centauro, che
alcuni studiosi ritengono potesse essere satiresco. Tutti questi poeti vissuti a cavallo
dei secoli V-IV, data l'esiguità dei testi pervenuti, sono stati raggruppati in un unico
capitolo.
A partire dalla seconda metà del IV secolo il dramma satiresco si presenta con
caratteristiche nuove: esso sembra aver assunto la funzione di satira politica propria
di un filone della commedia antica, che invece l'ha progressivamente persa
orientandosi verso il dramma ‘borghese’ di Menandro. Drammi satireschi come
YAgèn di Python o, nel secolo seguente, il Menedemo di Licofrone si segnalano per
il fatto che prendono di mira dei personaggi contemporanei. È incerto se in questo
nuovo tipo di dramma si debbano far rientrare gli Ίκάριοι σάτυροι di Timocle, nei
cui frammenti veniva irrisa l’etera Pitionice, che in seguito sarebbe divenuta amante
di Arpalo; molti studiosi ritengono trattarsi piuttosto di una commedia.
La nostra trattazione si conclude con Sositeo, che in piena età ellenistica tentò di
rivitalizzare il genere coniugando il recupero della sua fisionomia tradizionale con il
gusto moderno per la nascente poesia bucolica. Del suo Dafni o Litierse ci sono
giunti due frammenti, di cui uno relativamente lungo, e varie testimonianze relative
al mito trattato ci consentono di ricostruirne la trama a grandi linee. Abbiamo poi
notizia di un dramma del tipo deWAgèn, di cui possediamo un verso (F 5 = 4 Sn.-K.)
contenente una frecciata contro Cleante e, se fosse giusta l'ipotesi di Italo Gallo, un
frammento ricavabile da Filodemo (F **6); infine, ci è giunte il probabile argo
mento di un altro dramma avente per oggetto la figura del centauro Croto.
Sositeo e Licofrone, entrambi poeti della Pleiade alessandrina, sono per noi gli
ultimi autori noti del dramma satiresco di cui ci siano’rimasti frammenti. Dopo di
loro possediamo solo uno scarno elenco di nomi e qualche titolo, a testimonianza del
fatto che il genere sopravvisse ancora fino all'età imperiale. Rimangono poi gli
adespoti papiracei, che però esulano dai limiti che ci siamo proposti; tra questi sono
notevoli in particolare F 646 e 655 Sn.-K., ai quali per completezza d’informazione
dedicheremo un rapido cenno nel corso dt\Y Introduzione.
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