Table Of ContentProprietà letteraria riservata
Copyright © 2010 Kaos edizioni
Prima edizione aprile 2010
ISBN 978-88-7953-206-8
www.kaosedizioni.com
Carlo Petrini
PIEDI NUDI
PREMESSA
A richiesta dei miei lettori, con questo libro riprendo il tema del
sesso nel calcio. Una questione che i mezzi di comunicazione
trat-
tano raramente e solo in termini scandalistici, mistificandola
con quintalate di ipocrisia e censure.
Per come ho scritto di sesso nei miei precedenti libri, cioè chia-
mando le cose col loro nome, qualcuno mi ha accusato di essere
un pornografo. Così voglio accontentare questo qualcuno con un
libro "pornografico" per davvero, dove parlo a ruota libera di
cazzi e di fiche nel mondo pallonaro. Da spettatore-lettore (sem-
pre più per interposta persona, dato che oramai sono quasi
cieco),
racconto qui storiepallonare "a luci rosse", alcune delle quali in
parte già accennate nei miei libri precedenti.
Attraverso i mezzi di comunicazione, il potere continua a spac-
ciare per vera la facciata di comodo dei calciatori maritini mo-
dello, tutti monogami e padri di famiglia esemplari, salvo l'ecce-
zione di qualche isolato Petrini pecora nera. Invece la realtà -
come dimostrano queste pagine - è l'esatto contrario: quella che
viene fatta passare per eccezione è la regola, e viceversa. Infatti
il
mondo pallonaro è un concentrato di falsità e ipocrisia in tutto,
anche in fatto di sesso: sono lì a dimostrarlo i tanti calciatori gay
e bisessuali ancora oggi costretti a recitare fidanzamenti, a na-
scondersi dietro matrimoni di facciata.
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CARLO PETRINI
Certo i moralismi e l'ipocrisia che coprono il sesso nel mondo
pallonaro non sono uno specifico italiano. Diciamo che (comeper
la corruzione e la criminalità) nel nostro Paese raggiungono il
top. Forse è un primato dovuto olfatto che abbiamo un primo
ministro fanatico di calcio, il quale è un monumento vivente al-
la falsità e all'ipocrisia anche nella vita privata. Infatti il Nano
di Arcore si dice ultracattolico e cultore della famiglia, ma si è
sposato due volte; in pubblico ha sempre recitato la parte del
ma-
ritino affettuoso, ma ha cornificato per anni sia la prima moglie
sia la seconda, scopandosi troiette dello spettacolo (dice la
moglie
numero due) e prostitute che per lui si chiamano escori, pagan-
dole in denaro oppure in natura...
In conclusione, devo un ringraziamento particolare agli amici
della Kaos edizioni: senza il loro aiuto (archivio e editing) que-
sto libro - così come iprecedenti - sarebbe rimasto solo un'idea.
C.P.
Il casto di Cristo
Il pallonaro juventino Nicola Legrottaglie, atleta di Cri-
sto dalle alterne fortune, all'improvviso ha scoperto Dio
(«Gesù è un centravanti fortissimo: se ti punta, prima o
poi ti fa gol»), e soprattutto è diventato un ultra della ca-
stità. Niente di male, non è mica obbligatorio fare sesso,
si può vivere bene anche senza.
Il fatto è che il nostro devoto verginello nel 2009 ha
scritto un libro autobiografico {Ho fatto una promessa,
Piemme edizioni) per spiegare come è riuscito a diven-
tare felicemente casto dopo una giovinezza scopereccia
piena di sensi di colpa, e per incitare i lettori a fare co-
me lui. La lettura fa venire in mente, per associazioni in-
spiegabili, l'abito mentale di un serial killer:
«La prima volta che ho fatto sesso avevo 19 anni e dopo
averlo fatto ho cominciato a piangere... Mi ero sentito dire
per anni che a Dio il sesso fuori dal matrimonio dava fastidio,
e in me questa consapevolezza era ben radicata».
«A una bella donna non ho mai saputo dire di no. Oggi rin-
grazio Dio per avermi lasciato dentro quel seme che non mi
ha fatto smarrire del tutto. Andare a letto con molte ragazze
ha sempre i suoi rischi, non sai mai che cosa può capitarti...».
«Sapevo che il sesso era sbagliato, e il rapporto completo,
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CARLO PETRINI
di conseguenza, l'ho avuto solo con poche. Poche rispetto al
numero di quelle che ho frequentato. Mi fermavo sempre un
attimo prima, con molte facevo altro, mettiamola così...».
«So di avere peccato e, per furore giovanile, di essermi tuf-
fato nella carne allontanandomi così da Dio... Dio sa che im-
pazzivo per le more».
«Non riuscivo a trovare un appagamento spirituale nel fare
sesso... Il mio problema vero era fondamentalmente di elimi-
nare il rapporto sessuale, il vero covo del diavolo...».
«Cominciai ad affrancarmi dalla mia schiavitù legata alla
sfera sessuale. Sono riuscito a vincere quella dipendenza che
avevo dal sesso fine a se stesso. Pensare che fino a quel mo-
mento non avrei mai immaginato di poter stare senza una
donna per più di una settimana».
Il pio Legrottaglie non è solo sessuofobo, è anche o-
mofobo. Infatti, al meglio del suo stato confusionale da
fanatico integralista, scrive:
«Anni fa ho conosciuto un gay che a Napoli si prostituiva
per strada. Praticava addirittura il travestitismo, era incerto
del suo sesso. Lungo le strade malfamate, pagato per vende-
re il proprio corpo, era in piena crisi interiore. Dio lo ha soc-
corso. Oggi ha moglie e figli, è consapevole di essere un uo-
mo, ama Gesù e prega sulla Bibbia. Rinascere significa anche
questo. L'omosessualità è un tema molto dibattuto nella no-
stra società: oggi viene vista come una moda, una maniera co-
me tante per essere contro. Nella Bibbia c'è scritto chiaro e
tondo che l'omosessualità, sia maschile che femminile, è pec-
cato. Solo il matrimonio, l'unione tra un uomo e una donna,
è benedetto nel nome di Dio. Il matrimonio è infatti consa-
crato nel sacro vincolo».
Nelle sue pagine sbrodolate di fede, gonfie di Bibbia, e
tormentate dai sensi di colpa per i peccati scoperecci fi-
no alla pace dei sensi finale, il pallonaro juventino è riu-
scito a infilarci dentro due ruffianate da italiano-medio
che con la fede c'entrano molto poco e col Signore pro-
prio niente. Due ruffianate che in gergo volgare si po-
lo
PrEDI NUDI
Il retrocopertina del libro di Nicola Legrottaglie (Piemme edizioni)
che inneggia alla religione, demonizza il sesso, e santifica gli Agnelli
e la società juventina.
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CARLO PETRINI
trebberò chiamare pompini. La prima, per i defunti pa-
droni: «Gianni Agnelli era morto pochi mesi prima che
io arrivassi [alla Juventus, ndr\. Non ho avuto l'onore di
conoscere l'Avvocato, però ho conosciuto Umberto, il
fratello... Poi, poco dopo, anche Umberto se n'è andato
e mi ha lasciato dentro un grande dispiacere. Era un uo-
mo buono... Se dovessi dire che cosa gli Agnelli hanno
lasciato a questa squadra senza dubbio penserei alla scia
del loro profumo». La seconda per la ditta juventina:
«Lo stile Juve era lo stile dell'Avvocato prima e di Um-
berto poi. Un'eredità... piena di fascino e storia, che og-
gi stanno portando egregiamente avanti la nuova società
con tutta la dirigenza». Con una leccata finale: «Rimar-
rei volentieri all'interno di una società come la Juven-
tus, che ha prestigio e ha sempre dimostrato una chiara
sensibilità verso chi soffre e in particolare verso i bam-
bini, il che fa della Juve non solo una società di calcio
ma un gruppo di persone che hanno a cuore il prossimo.
Gesù è il motore, noi siamo i veicoli della sua testimo-
nianza».
Il fanatismo religioso di fra Legrottaglie è all'italiana,
cioè di genere utilitaristico. Infatti racconta che la sua
fede è nata in cambio di un "miracolo": «Una sera, pre-
gando Dio, lo pregai più forte: "Signore che dici di esi-
stere, il mio sogno è quello di diventare un calciatore di
serie A. Se un giorno lo diventerò, sarò per te un mis-
sionario nel mondo". Fu la mia promessa a Dio. Lui la
sua parte l'ha fatta, ora tocca a me». Praticamente, il pal-
lonaro Legrottaglie ha fatto un affare con Dio: in cam-
bio della serie A, è diventato un missionario.
Accecato dal fanatismo, il povero Legrottaglie non ha
capito che la fede è tale se non ha niente in cambio. Ac-
cecato dalla sessuofobia, non ha capito che il sesso è pia-
cere, gioia e vita, e anche quello - per chi crede senza
scambi - ci avvicina a Dio.
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Porci con le ali e senza
Verona, dicembre 1976. Era una prigione a quattro stel-
le, e mi sarebbe piaciuto sapere perché si chiamava riti-
ro. C'era chi giocava a carte, certi stavano chiusi nella
cabina del telefono per delle ore a parlare di niente, al-
tri guardavano nel vuoto.
Io in quel periodo mi sfogliavo le fregole poetiche del
Porcellone: «Una delle faccende più terribili è stare a let-
to, una notte dopo l'altra, con una donna che non hai
più voglia di scopare... Si spogliò davanti a me con la fi-
ca dall'altra parte... Solo perché t'ho chiavato 144 volte...
Il sogno di un uomo è una puttana con un dente d'oro
che scopa e fa pompini...».
Poi uscivo fuori a fumare senza farmi vedere. Ci trova-
vo S. che fumava pure lui, però lui spesso si fumava un
cannone: tanto, da riserva sempre in panchina, era sicu-
ro che l'indomani non avrebbe giocato, così poteva farlo
senza menate. Da fumato, S. cominciava a ridere e non
la finiva più, continuava a ridere, qualunque cosa gli di-
cevi rideva, e rideva anche se non gli dicevi niente.
In quei giorni nel ritiro arrivarono due copie di Porci
con le ali, il libretto maiale di cui tutti parlavano. Co-
minciammo a leggerlo, a turno, con gran piacere perché
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