ADRIANO COLOMBO PESARE LE PAROLE 3 una grammatica per la scuola Parte IV: Varietà di lingua Parte V: Il testo 2017 L’origine, gli intendimenti e la possibile destinazione di questo lavoro sono dichiarati nella Presentazione del primo volume (Pesare le parole) stampata da Lulu a partire dal 2013. Pesare le parole 2 è stato stampato dallo stesso editore nel 2017. © Adriano Colombo 2017 ISBN: 978-0-244-34738-3 stampato da Lulu.com, Raleigh NC, USA 2 PARTE QUARTA VARIETÀ DI LINGUA 3 L’origine, gli intendimenti e la possibile destinazione di questo lavoro sono dichiarati nella Presentazione del primo volume (Pesare le parole) stampata da Lulu a partire dal 2013. Pesare le parole 2 è stato stampato dallo stesso editore nel 2017. © Adriano Colombo 2017 stampato da Lulu.com, Raleigh NC, USA 4 INDICE PARTE IV: VARIETÀ DI LINGUA 1. Tanti modi per dire una cosa 1.1. Scritto e parlato 1.2. Formale e informale: i registri 1.3. I linguaggi settoriali 2. La lingua nel tempo e nello spazio 2.1. Una famiglia di lingue 2.2. La storia dell’italiano 2.3. I dialetti e le varietà regionali dell’italiano 2.4. Come è cambiato l’italiano 2.5. Le altre lingue nell’italiano PARTE V: IL TESTO 1. L’interpretazione del testo 1.1. Il non detto 1.2. “Per modo di dire”: l’espressione indiretta 2. L’ organizzazione del testo 2.1. Raccontare e descrivere 2.2. Esporre e commentare 2.3. Argomentare 2.4. Dare istruzioni 5 6 1. Tanti modi per dire una cosa La signora G.S. è ossessionata dal suo vicino signor P. che tiene sempre il televisore acceso a tutto volume, anche di sera. Una sera va a suonare alla porta di P. e gli dice: a) Per favore, la smetta con quella televisione, quante volte glie lo devo dire! Il bambino non riesce a prender sonno. Se proprio non può spegnerla, abbassi almeno il volume! Senta, se non la smette finirà che le faccio causa. Passa del tempo e P. continua a comportarsi allo stesso modo. La signora S. pensa che forse scrivendo può fare più impressione; mette dunque nella buchetta della posta del suo vicino questa lettera: b) Egregio sig. P., Visto che parlando non ho ottenuto niente, con questa mia La prego formalmente di non tener acceso il televisore dopo le dieci di sera, o di abbassare almeno il volume a un livello sopportabile. Come le ho già detto più volte, il rumore che viene dal Suo appartamento è molto fastidioso e non lascia dormire mio figlio. Desidero avvertirLa che se le cose non cambiano sarò costretta a rivolgermi a un avvocato. Distinti saluti. Dopo che anche questo tentativo non ha avuto nessun risultato, la signora decide di andare veramente da un avvocato, il quale invia al signor P. la seguente lettera raccomandata: c) Egregio sig. P., La signora G.S. mi incarica di rivolgermi a Lei per un ultimo tentativo di amichevole composizione della controversia insorta a causa della Sua abitudine di tenere acceso il televisore a elevato volume anche nelle ore notturne. La predetta signora fa presente che tale comportamento è causa di grave disturbo, e in particolare ostacola il riposo notturno di un suo figlio in tenera età. A nome della mia cliente, La invito pertanto a voler cessare l’ascolto televisivo dopo le ore 22, o quanto meno a ridurre al minimo il volume dell’apparecchio. In caso contrario, la signora si vedrà costretta ad adire per mio tramite le vie legali. Distinti saluti. * 7 I tre brani che abbiamo presentato dicono pressappoco le stesse cose, ma hanno un aspetto diverso: - il brano a è un brano di lingua parlata; esso è caratterizzato da un rapporto faccia-a-faccia tra chi parla (l’emittente) e chi ascolta (il destinatario); - i brani b e c appartengono invece entrambi alla lingua scritta; in questo caso tra l’emittente e il destinatario c’è una certa distanza: il testo viene letto in un momento e luogo diverso da quelli in cui viene scritto; - se poi paragoniamo i due brani scritti, vediamo che nel caso c la distanza tra emittente e destinatario è maggiore che nel caso b: infatti l’avvocato non conosce il suo destinatario, e gli si rivolge in un tono più ufficiale; la lettera c è più formale della lettera b. La piccola storia che abbiamo presentato ci mostra dunque come la lingua che usiamo può variare, può avere caratteristiche diverse a seconda delle circostanze. In particolare mette in rilievo due tipi di differenza: - la differenza tra uso parlato e uso scritto; - la differenza tra un uso più o meno formale della lingua. In questo capitolo analizzeremo più in particolare queste variazioni nell’uso linguistico. 8 1.1. Parlato e scritto Trascrivere non è scrivere I ragazzi di una classe di scuola media sono stati in visita a un’azienda zootecnica, e hanno registrato su nastro le spiegazioni che venivano date loro dagli addetti alle diverse lavorazioni. Ritornati in classe, hanno trascritto le registrazioni. Ecco un brano di quella che si riferisce alla produzione del latte: a1) Adesso la mungitrice succhia il latte che va inspirato voi vedete e va lì dentro sì va lì dentro a quel vaso poi parte e poi va al frigo che lo mette a quattro gradi sotto zero dopo va nei bidoni no dopo va nei bidoni quando passa per il frigo e giù nei bidoni è già pronto per bere e questo qui è passato per l’igiene e adesso se uno vuole lo può bere senza bollirlo si può bollirlo ma questo va direttamente all’ospedale e non so se lo bollano. Questa è una trascrizione “grezza”: le parole sono state messe su carta così come erano state pronunciate. In questa forma, alla lettura il discorso risulta molto confuso, quasi incomprensibile. Eppure, quando i ragazzi lo sentivano dalla viva voce dell’operaio, lo hanno capito benissimo. Questo significa che un discorso che funziona perfettamente come discorso orale non può restare tale e quale quando lo mettiamo in forma scritta. Vediamo quali operazioni dobbiamo fare su questo brano, se vogliamo che diventi un testo scritto chiaro e accettabile. La punteggiatura. In primo luogo, il discorso orale si poteva seguire perché il parlante, variando l’intonazione della voce, inserendo delle pause, rendeva chiari i rapporti tra le parole, le raggruppava in frasi, faceva capire con quale intenzione era usata una certa espressione. Per rendere chiare queste stesse cose nella forma scritta, non possiamo certo usare le intonazioni e le pause; al loro posto disponiamo però di un altro mezzo, la punteggiatura. Inseriamo allora nel brano i segni d’interpunzione necessari: a2) Adesso la mungitrice succhia il latte che va inspirato, voi vedete, e va lì dentro: sì, va lì dentro a quel vaso; poi parte e poi va al frigo, che lo mette a quattro gradi sotto zero. Dopo va nei bidoni, no?, dopo va nei bidoni; quando passa per il frigo e giù nei bidoni è già pronto per bere; e questo qui è passato per l’igiene, e adesso se uno vuole lo può bere senza bollirlo: si può bollirlo, ma questo va direttamente all’ospedale e non so se lo bollano. 9 In questa forma, il discorso è già più chiaro; mantiene però ancora tante caratteristiche che ne fanno un testo orale trascritto, non un testo scritto. Analizziamo queste caratteristiche, e vediamo quali altri mutamenti dovremo apportare per ottenere un vero brano scritto: - le espressioni di contatto: parlando in presenza dei suoi destinatari (i ragazzi), l’operaio introduce delle espressioni che gli servono a richiamare la loro attenzione, ad assicurarsi che lo stiano seguendo: voi vedete, no?; queste espressioni non hanno senso in un testo scritto, che è fatto per essere letto da qualcuno che non è presente nel momento in cui si scrive; - i riferimenti alla situazione: quando l’operaio dice adesso si riferisce al momento in cui sta parlando; quando dice va lì dentro, si riferisce a qualcosa che i ragazzi possono vedere: queste espressioni sono comprensibili perché il parlante e i destinatari del discorso si trovano nella stessa situazione; dovranno essere sostituite da altre espressioni in un testo scritto, destinato ad essere letto in momenti e in luoghi diversi; - le ripetizioni: spesso, quando parliamo, ripetiamo alcune parole: o perché non siamo sicuri che siano state sentite, o perché la ripetizione ci serve a prendere tempo, mentre cerchiamo le parole per la frase seguente: va lì dentro: sì, va lì dentro; dopo va nei bidoni, no?, dopo va nei bidoni; nella lingua scritta queste ripetizioni non hanno motivo di essere; - le espressioni poco accurate: quando parliamo, non abbiamo il tempo di scegliere con cura le parole da usare o di organizzare con precisione la sintassi delle frasi; per questo la lingua parlata è sempre un po’ più trascurata della lingua scritta, non può rispondere agli stessi requisiti di proprietà e correttezza. Nel nostro discorso, per esempio, si dice va inspirato al posto di viene aspirato, si preferisce l’abbreviazione frigo al termine frigorifero, ecc. Tenendo conto di tutte queste cose, proviamo adesso a “tradurre” il discorso orale in un vero testo scritto: a3) La mungitrice succhia il latte, che viene aspirato in un vaso, quindi passa nel frigorifero che lo porta a 4 gradi sotto zero; da lì viene immesso nei bidoni. Quando è passato per il frigorifero e poi nei bidoni, il latte è già pronto per essere bevuto: è stato sterilizzato e se si vuole lo si può bere senza bollirlo. Una parte del latte di questa azienda va direttamente a un ospedale, dove non so se lo bollano. * 10