Table Of ContentOPERA OMNIA
DI
BENITO MUSSOLINI
A CURA DI
EDOARDO E DUILIO SUSMEL
LA FENICE- FIRENZE
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
XXXII.
DALLA LIBERAZIONE
DI MUSSOLINI ALL'EPILOGO
LA REPUBBLICA
SOCIALE ITALIANA
(13 SETTEMBRE 1943 - 28 APRILE 1945)
LA FENICE- FIRENZE
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AVVERTENZE
Il segno ( +) indica omissione.
Il manifesto Parole rhiare ai lavoratori, il comunicato Come è naufragato il
tentatiz,o di sàopero generale, l'articolo Ritornate!, sono di Benito Mussolini,
come risulta da: CARLO SILVESTRI - Mussolini, Graziani e l' antifasàsmo -
Longanesi, Milano, 1949, pagg. 362-363, 375, _547.
La nota An rora Mosra è di Benito Musso lini, come risulta da: GIORGIO PINI·
DUILIO SusMEL - Mussolini. L'uomo e l'opera, vol. IV: Dall'impero alla Re·
pubblira (1938-1945) -La Fenice, Firenze, 1958 (seconda edizione), pag. 357.
La nota Il sesso degli angeli. è di Benito Mussolini, cÒme risulta da: ERMANNO
AMICUCCI - I sehento giorni di Mussolini (Dal Gran Sasso a Dongo) - Edi
trice «Faro», Roma, 1948, pag. 130.
Poiché sono ancora in corso le ricerche del curatore relative al materiale
documentario del periodo della Repubblica Sociale Italiana e poiché ne appare
continuamente di nuovo, la Nota rronologha che avrebbe dovuto essere contenuta
in questo volume, sarà pubblicata invece, aggiornata e nella sua completezza,
nel volume trentacinquesimo (Aggiul/te e Indire generale dei nomt).
LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA
(15 SETIEMBRE 1943 - 25 APRILE 1945)
IL PRIMO DISCORSO DOPO LA LIBERAZIONE*
Camicie nere l Italiani e italiane l
Dopo un lungo silenzio, ecco che nuovamente vi giunge la mia
voce e sono sicuro che voi la riconoscete; è la voce che vi ha chia
mato a raccolta in momenti difficili e ha celebrato con voi le giornate
trionfali della patria.
Ho tardato qualche giorno prima di indirizzarmi a voi, perché
dopo un periodo di isolamento morale, era necessario che ripren
dessi contatto col mondo .
. La radio non ammette lunghi discorsi e per essere breve comin
cerò dal 25 luglio, giorno in cui si verificò la più incredibile di tutte
le avventure della mia vita avventurosa.
Il colloquio col re a villa Savoia durò venti minuti, forse anche
meno. Ogni discussione con lui era impossibile perché aveva già
preso la sua deèisione e il punto culminante della crisi era immi
nente. È già accaduto in tempo di pace come in tempo di guerra che
un ministro sia congedato o che un comandante cada in disgrazia.
Ma è un fatto unico nella storia che un uomo che per venti anni ha
servito un re con lealtà assoluta, dico assoluta, sia fatto arrestare
sulla soglia della casa privata di un re, sia stato costretto a salire su
un'autoambulanza della Croce Rossa sotto il pretesto di salvarlo da
una congiura e sia stato condotto a una velocità vertiginosa da una
caserma di carabinieri all'altra.
Ebbi subito l'impressione che la protezione non era che un pre
testo. Questa impressione si rafforzò quando da Roma fui condotto
a Ponza e successivamente mi convinsi, attraverso le peregrinazioni
da Ponza alla Maddalena e dalla Maddalena al Gran Sasso, che il
piano progettato contemplava la consegna della mia persona al ne
mico. Avevo però la netta impressione, pure essendo completamente
isolato dal mondo, che il Fiihrer non mi avrebbe abbandonato. Goe-
*
Discorso pronunciato alla radio di Monaco di Baviera la sera del 18 set
tembre 1943. (Dal Corriere della Sera, N. 222, 19 settembre 1943, 68Q).
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ring mi mandò un telegramma più che cameratesco, fraterno. Più
tardi il Fi.ihrer mi fece pervenire una edizione veramente monumen
tale delle opere di Nietzsche. La parola fedeltà ha un significato pro
fondo, inconfondibile, vorrei dire eterno nell'anima tedesca. È la
parola che nel collettivo e nell'individuale riassume il mondo spiri
tuale germanico.
Conosciute le condizioni dell'armistizio, non ebbi il minimo dubbio
circa quanto si nascondeva nel testo dell'articolo dodici. Del resto
un alto funzionario mi aveva detto: « Voi ·-siete un ostaggio ». Nella
notte dall'n al IZ settembre feci sapere che i; nemici non mi avrebbero
avuto vivo nelle loro mani. C'era nell'aria limpida attorno all'impo
nente cima del monte una specie di aspettazione. Erano le 14 quando
vidi atterrare il primo aliante; poi successivamente altri; poi squadre
di uomini avanzarono verso il rifugio e vidi cessare ogni resistenza.
Dalle guardie che mi custodivano nessun colpo parti. Tutto era du
rato cinque minuti. Questa impresa liberatrice, che rivela l'organiz
zazione e lo spirito di iniziativa e di decisione tedeschi, rimarrà
memorabile nella storia della guerra e col tempo diventerà leggendaria.
Qui finisce il capitolo che potrebbe essere chiamato il mio dramma
personale; ma esso è ben trascurabile episodio di fronte alla spa
ventosa tragedia in cui il Governo democratico, liberale, costituzio
nale del 25 luglio ha gettato l'intera nazione. L'inguaribile ottimismo
di molti italiani, anche fascisti, non credette in un primo tempo che
il Governo del 25 luglio avesse programmi cosl catastrofici nei con
fronti del Partito, del regime e della nazione.
Oggi, davanti alle rovine, davanti alla guerra che continua, noi
spettatori, taluno vorrebbe sottilizzare per cercare formule di compro
messo e attenuanti per quanto riguarda le responsabilità, e quindi
continuare nell'equivoco. Essi sofisticano dinanzi al nuovo nome
del Partito. Sono gli stessi pesi morti che hanno sempre ritardato la
marcia del regime, che hanno sempre cercato di sabotarne le realizza
zioni sociali e gli sviluppi sul piano nazionale e imperiale. Noi vice
versa, mentre rivendichiamo le nostre responsabilità, vogliamo pre
cisare quelle degli altri, a cominciare dal capo dello Stato, che,
essendosi scoperto e non avendo abdicato, come la maggioranza
degli italiani si attendeva, può e deve essere chiamato direttamente
in causa.
È la sua dinastia che durante tutto il periodo della guerra, pure
avendola il re dichiarata, è stata l'agente principale del disfattismo
e della propaganda antitedesca. Il suo disinteresse circa l'andamento
della guerra, le prudenti, non sempre prudenti, riserve mentali si
prestavano a tutte le speculazioni del nemico, mentre l'erede, che
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pure aveva voluto assumere il comando delle Armate del sud, non
è mai comparso sui campi di battaglia. Sono ora più che mai convinto
che Casa Savoia ha voluto preparare, organizzare, anche nei minimi
dettagli, il colpo di Stato, complice ed esecutore Badoglio, complici
taluni generali imbelli e imboscati e taluni invigliacchiti elementi
del fascismo. Non può esistere alcun dubbio che il re ha autorizzato,
subito dopo la mia cattura, trattative per l'armistizio, trattative che
forse erano già incorninciate fra le dinastie di Roma e di Londra.
È stato il re che ha consigliato i suoi complici di ingannare nel modo
più miserabile la Germania, smentendo anche dopo la firma che trat
tative fossero in corso. È il complesso dinastico che ha preparato ed
eseguito la demolizione del fascismo, che pure vent'anni fa lo aveva
salvato, e creato l'impotente diversivo interno a base del ritorno allo
Statuto del x8 48 e alla libertà protetta dallo stato d'assedio.
Quanto alle condizioni dell'armistizio, che dovevano essere ge
nerose, sono fra le più dure che la storia ricordi. È il re che non
ha fatto obiezioni per quanto riguardava la consegna della mia per
sona al nemico. È il re che ha col suo gesto, dettato dalla preoccu
pazione per l'avvenire della sua corona, creato per l'Italia una situa
zione di caos, di vergogna e di miseria, che si riassume nei seguenti
termini: in tutti i continenti, dall'estrema. Asia all'America, si sa che
cosa significhi tener fede ai patti da parte di Casa Savoia. Gli stessi
nemici, ora che abbiamo accettato la vergognosa capitolazione, non
ci nascondono il loro disprezzo. Né potrebbe accadere diversamente.
L'Inghilterra, ad esempio, che nessuno pensava di attaccare e spe
cialmente il Fiihrer non pensava di farlo, è scesa in campo, secondo
le affermazioni di Churchill, per la parola data alla Polonia.
D'ora innanzi può accadere che, specie nei rapporti privati, ogni
italiano sia sospettato. Se tutto ciò portasse conseguenze solo su per
sone responsabili, il male non sarebbe grave; ma non bisogna farsi
illusioni:· esso deve essere scontato dal popolo italiano dal primo
all'ultimo dei suoi cittadini.
Dopo l'onore compromesso, abbiamo perduto, oltre ai territori
metropolitani occupati e saccheggiati dal nemico, anche, e forse per
sempre, tutte le nostre posizioni adriatiche, ioniche, egee, francesi,
che avevamo conquistato non senza sacrifici di sangue.
Il regio Esercito si è quasi ovunque rapidamente sbandato e niente
è più umiliante che essere disarmati da un alleato tradito fra lo scherno
delle popolazioni locali. Questa umiliazione deve essere stata soprat
tutto sanguinosa per quegli ufficiali e soldati che si erano battuti da
valorosi accanto ai tedeschi in tanti campi di battaglia. Negli stessi
cimiteri di Africa e di Russia, dove i soldati italiani e tedeschi ripo-