Table Of ContentMATTIA CARDENAS
NECESSITÀ E STORIA
Studi sul pensiero italiano contemporaneo
La scuola di Pitagora editrice
Alla mia Gessica
e alle preziose amicizie che Napoli mi ha donato
INDICE
Prefazione di Mauro Visentin 9
Introduzione 15
I.
NECESSITÀ E META F1SICA
Note sulla coscienzialità dell'essere. Rosmini, Carabellese
e Moretti-Costanzi 23
Per la metafisica classica. Alberto Boccanegra interprete
di Gustavo Bontadini 47
Scaravelli e Gentile. Tra neoparmenidismo e filosofia
neoclassica 69
Necessità e impossibilità della metafisica. Neoparmenidismi
a confronto 99
II.
GIUDIZIO E STORIA
Il processo del pensiero come atto eterno. Gentile, Garin
e il sapere storico in filosofia 121
L'a utonoema. Il giudizio tra attualismo
e neoparmenidismo 137
Il giudizio originario e la molteplicità-unità
delle categorie 153
L'interpretare e l'originario. Storia, testimonianza,
destino 163
Indice dei nomi 175
PREFAZIONE
Il volume di saggi che Mattia Cardenas ha confezionato
raccogliendo otto suoi contributi - per lo più già pubblicati su
Annali, riviste, volumi collettanei (salvo due, che sono inediti)
- non è il frutto della semplice (e abbastanza naturale) volontà,
cui, prima o poi, difficilmente uno studioso riesce a sottrarsi, di
conferire ad alcuni dei propri scritti sparsi una visibilità maggio
re attraverso la loro riunione in un libro: è qualcosa di più. Molto
spesso, infatti, in questi casi, è il comparire insieme che conferi
sce ai testi raccolti la loro unità o, nella migliore delle ipotesi, la
fa emergere. Qyi, viceversa, si tratta più che di un'unità tematica
( che c'è, indubbiamente, ma non solo) dell'unità di un percorso o
di uno svolgimento teorico che spinge fautore, prevalentemente
attratto da un problema in particolare: quello della storia della
filosofia e del suo rapporto con la teoresi, a sviluppare le proprie
riflessioni al riguardo mostrando un'evoluzione che, in un cer
to senso, lo induce a trascorrere da una posizione decisamente
schierata in senso "neoclassico" ad una più complessa, artico
lata e ricca di suggestioni, nella quale le carte si rimescolano e,
complice il passaggio attraverso un contatto più ravvicinato con
fipotesi "neopannenidea" nelle sue due versioni - neoeleatica e
severiniana - sembra intenzionata a rimettere in gioco proprio
quell'attualismo sul quale la proposta neoclassica si era basata
per spiccare il salto verso una nuova metafisica.
IO MAURO VJSENTIN
È un percorso storicamente tutt'altro che lineare, anche se
dotato di una linearità interna e speculativa. Linearità, quest'ul
tima, che risalta qualora, nell'ambito di ciascuna delle due se
zioni che compongono il volume, si riesca ad individuare il per
corso logico implicito nell'indice, dal quale la successione dei
testi viene definita secondo un criterio, appunto, non cronolo
gico ma tematico, che mescola contributi di taglio diverso. Più
storico, alcuni, dedicati a figure che sono state particolarmente
significative per il ruolo avuto nello svolgimento e nell'e volu
zione filosofica dell'Autore e che lo hanno aiutato a definire il
proprio orizzonte intellettuale e speculativo; più teoretico altri,
frutto di uno percorso mentale e concettuale comunque espres
sivo di un quadro di riferimento - rappresentato da quelle figure
e personalità - nel cui perimetro esso si è prodotto ed è andato
prendendo forma.
Cardenas è un giovane studioso, ma l'ambiente filosofico in
cui si è formato non è poi molto diverso - per quello che è stato
e per molti versi è ancora il tratto più caratteristico di quanto
si è venuto producendo, da noi, in questo campo, dopo la fine
della guerra e il tramonto dell'idealismo (ossia la contrappo
sizione fra storicità e speculazione, fra filologia e filosofia, fra
storia delle idee o della cultura filosofica e pensiero teoretico)
- dall'ambiente in cui ha mosso i suoi primi passi chi scrive, a
parte, forse, la maggiore incidenza che ha oggi, un po' dovun
que e anche in Italia, la diffusione della filosofia analitica. Il
richiamo alla concretezza storica e la repulsione per la metafisica
(in senso molto generale e anche generico) è stato l'aspetto più
insistito e spiccato della reazione antiidealistica che si è avuta in
Italia a conflitto concluso, insieme all'esterofilia: all'attenzione
ossessiva e quasi maniacale, nel suo esclusivismo, per tutto ciò
che veniva da oltre confine, e che negli anni dell'"e gemonia" ide
alistica aveva avuto, nel nostro Paese, solo qualche debole eco.
Ma il problema vero investiva il rapporto tra filosofia e storia
della filosofia. Problema che da noi ha una certa tradizione, che
PREFAZIONE II
si può far risalire ad una lontana polemica epistolare fra Croce
e Gentile, e che nel dopoguerra, a cavallo tra gli anni '50 e '60
ha conosciuto, sulle pagine del "Giornale Critico della F"tlosofia
Italiana" (la rivista fondata e diretta da Gentile, divenuta, dopo
la sua tragica morte, "organo" di quanto restava della scuola at
tualistica) una nuova e rigogliosa stagione grazie alla polemica,
promossa e suggerita da Spirito, intorno alle posizioni di Garin
(che del "giornale Critico" era un esponente autorevole, avendo
fatto parte della direzione che ne aveva preso la guida all'atto
della rinascita postbellica e che era anche membro del diretti
vo della "Fondazione Gentile per gli studi F"tlosofici"), il qua
le, in nome della storicità concreta, dell'attenzione ai fatti e al
particolare (anche quando questi "fatti" erano rappresentati da
concetti e da idee) aveva proposto di risolvere la filosofia nella
ricostruzione storica e critica dei suoi documenti, accusando la
storiografia idealistica, e in particolare attualistica, di anteporre
un'idea precostituita dell'evoluzione del pensiero alla ricostru
zione storica del suo effettivo processo. Prescindendo dalla di
fesa, abbastanza scontata, del metodo storiografico di Gentile
da parte di coloro che si richiamavano ancora alla sua scuola, è
interessante rilevare il fatto che le posizioni di Garin trovassero
nella polemica antiidealistica una sponda, non senza distinguo,
nella corrente neorazionalista o neoilluminista che si era andata
costituendo presso 11Jniversità statale di Milano e che conduce
va il suo attacco alle filosofie idealistiche da posizioni fenome
nologiche, neopositivistiche, scientistiche. Non è un caso che
la discussione sulla storia della filosofia e il suo metodo avviata
sulle pagine del "Giornale Critico" alla fine degli anni '50 fosse
stata preceduta, fra il 1956 e il 1958, da un analogo dibattito
svoltosi su quelle della "Rivista critica di storia della filosofia".
L'unico che nel confronto su questo tema si ergesse a difesa della
metafisica fu Gustavo Bontadini, la cui impostazione neoclas
sica si distingueva da quella tipicamente neoscolastica per via
del suo atteggiamento nei confronti del pensiero moderno e in
IZ MAURO VJSENTIN
particolare dell'idealismo gentiliano di cui valutava l'esito pro
blematicistico come rinnovata e più funzionale via d'accesso alla
trascendenza costituita da un fondamento metafisico-teologico.
Bontadini rappresentava, in questo senso, un unicum all'interno
del pensiero cattolico di matrice non spiritualistica, essendo il
solo che aveva mantenuto aperto il dialogo con il pensiero laico
e con la tradizione idealistica. Ma proprio il progressivo tramon
to dell'idealismo aveva finito per determinare una preclusione,
implicita e di fatto, da parte laica, anche nei confronti delle sue
posizioni, radicalizzando quella frattura tra pensiero laico e
pensiero cattolico che si andrà approfondendo nel corso degli
anni '60 fino a diventare una sorta di reciproca impermeabilità.
Basti pensare che del grande dibattito suscitato sulle colonne
della "Rivista di Filosofia Neoscolastica" dalla pubblicazione del
Ritornare a Parmenide di Emanuele Severino (c he dopo qualche
anno portò all'espulsione di quest'ultimo dall'Università Cat
tolica di Milano) ben pochi o nessun esponente della filosofia
laica ebbe una cognizione precisa e dettagliata o anche solo il
desiderio, sia pure per semplice curiosità, di procurarsela. O!ie
sto almeno fino a quando, all'inizio degli anni '80, il pensiero di
Severino cominciò a destare interesse - benché dapprima solo
fortemente critico e polemico - e poi persino un certo seguito
anche nel mondo laico, facendo in qualche modo da "traino" alla
ripresa di contatto con i temi e i contenuti del pensiero di Bon
tadini (c he di Severino era stato il maestro) e della sua filosofia
"noe casls1"ca" .
Così, era abbastanza naturale che, per un giovane formato
si nel corso del primo decennio del nuovo secolo in ambiente
laico - anche se personalmente di educazione cattolica - e in
un'Università nella quale la filosofia era coltivata soprattutto in
chiave storica (e comunque non metafisica), come l'Università di
Bologna, l'interesse storico ma anche speculativo per i temi della
temporalità e del divenire, dell'immutabilità e dell'eternità do
vesse necessariamente incontrarsi con il pensiero di Severino e
PREFAZIONE 13
favorire, in questo modo, regressivamente, per l'esigenza di ren
dersi conto delle radici delle sue paradossali posizioni, un ritor
no all'approfondimento delle questioni affrontate da Bontadini e
dalla filosofia neoclassica, ma anche al dibattito tra quest'ultimo
e Garin (con Gentile sullo sfondo) a proposito della storia della
filosofia. Proprio da questo confronto la passione filosofica per
la verità poteva trarre alimento e spingere un giovane filosofo
che la coltivasse a schierarsi decisamente con Bontadini e per
la metafisica, anche perché non era precisamente quello teori
co e metodologico il terreno sul quale la personalità di Garin
poteva esercitare tutto il fascino che emanava dalla sua immen
sa cultura. Tuttavia, se il regresso da Severino a Bontadini e
al dibattito degli anni '50/60 poteva indurre, chi avesse questa
disposizione, ad abbracciare le posizioni neoclassiche, il ritorno
da Bontadini a Severino doveva, inevitabilmente, minare alla
radice una simile propensione. La rigorizzazione delle posizioni
bontadiniane, condotta da Severino sino alle sue ultime e più
radicali conseguenze, non poteva, infatti, non spingere a rimet
tere in discussione l'intero impianto della metafisica tradizionale
e con questo le solide ma ancora troppo recentemente acquisite
convinzioni a proposito del rapporto fra eternità e divenire, me
tafisica e storia. Un'ulteriore erosione di queste convinzioni do
veva poi essere propiziata dall'incontro con un'altra versione di
neoparmenidismo, nella quale venivano drasticamente revocate
in dubbio tutte le sicurezze acquisite circa l'immediata certezza
fenomenologica della molteplicità e delle differenze nonché il
suo indissolubile legame con la verità. Cosa che permetteva la
comparsa, nel firmamento filosofico di Cardenas, di una nuova
stella, Scaravelli, e la riconsiderazione dell'attualismo gentiliano
in una prospettiva presuntivamente inedita.
Si tratta di una ricerca ancora in corso: questo volume ac
coglie e documenta, appunto, il procedere di un cammino di
pensiero, con le sue suggestioni, le influenze ricevute, le solle
citazioni rilanciate, i pentimenti e i progressi, che descrivono -
MAURO VISENTIN
mantenendosi, per lo più, discretamente, impliciti - la coerenza
(mentale e non necessariamente lineare) di un percorso intrapre
so con vocazione e determinazione. Cosa che, senza dubbio, non
è certamente l'ultimo dei suoi pregi.
MAuRo V1sENTIN