Table Of ContentRICCARDO BERSANI, ENNIO PERES
MATEMATICA
PROVERBIALE
Concetti matematici nascosti tra le pieghe
dei proverbi popolari
Copertina: GrafCo3
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© 2013 Adriano Salani Editore s.u.r.l. – Milano
ISBN 978-88-6833-009-5
Prima edizione digitale 2013
Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Introduzione
(Chi ben comincia è a metà dell’opra)
Con il termine proverbio, come è a molti noto, si intende un
breve detto anonimo, di larga diffusione e antica tradizione,
che esprime un giudizio o un consiglio, desunto dall’espe-
rienza comune.
Un proverbio è sempre portatore di un significato com-
piuto, a differenza di un generico modo di dire che, per riu-
scire a esprimere un concetto preciso, deve essere associato
a un predicato verbale, al pari di un avverbio.
Ad esempio, la locuzione: «a denti stretti» può signifi-
care: «con rabbia», «controvoglia» o anche: «col massimo
impegno». Per poter fornire un’informazione meno vaga,
però, deve essere inserita in frasi analoghe a queste: «rispo-
se a denti stretti», «accettò a denti stretti», «lottava a denti
stretti», e così via.
Invece, un proverbio come: «Chi la fa, l’aspetti», manife-
sta il chiaro significato di: «Chi reca danno ad altre persone,
deve aspettarsi da queste una reazione dello stesso tipo»,
senza bisogno di alcun tipo di intervento sintattico.
Lo scopo dei proverbi è ben preciso: sintetizzare un concet-
to, una tesi, un’argomentazione o una convinzione. La stessa
etimologia della parola è esplicita, in entrambe le interpre-
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tazioni del prefisso pro (che può significare sia: «al posto
di», che: «a favore di»). In pratica, il proverbio sta al posto
del verbo (ovvero, di un discorso più ampio e articolato) e si
propone di favorire, se non la sua comprensione, almeno il
desiderio di approfondire lo spunto suggerito.
A livello semantico, indipendentemente dal loro aspetto for-
male, i proverbi possono essere classificati in due categorie
principali.
Proverbi didattici – Si richiamano a concetti ben definiti
e intendono svolgere una funzione di utilità pratica. In ge-
nere, si riferiscono alle caratteristiche meteorologiche di una
particolare zona geografica o alle abitudini e le convinzioni
di una determinata popolazione. Alcuni esempi possono es-
sere: «Marzo pazzerello: viene il sole e prendi l’ombrello»,
«Piemontesi, falsi e cortesi», «Roma caput mundi, Venezia
secundi», «Rosso di sera, bel tempo si spera», «Se piove a
Santa Bibiana, piove quaranta dì e una settimana».
Proverbi metaforici – Esprimono concetti figurati, uti-
lizzabili in varie circostanze, in base al contesto sociale,
geo grafico e culturale. Per la loro peculiare adattabilità a si-
tuazioni e ambiti differenti, questi proverbi dimostrano una
certa longevità e sono presenti in culture di lingue diverse.
Alcuni esempi possono essere: «Il mattino ha l’oro in boc-
ca», «Gallina vecchia fa buon brodo», «L’erba del vicino è
sempre più verde», «Se son rose fioriranno», «Tanto va la
gatta al lardo che ci lascia lo zampino».
L’origine dei proverbi si perde nella notte dei tempi. La Bib-
bia, in particolare, contiene un Libro dei proverbi, attribuito
in parte a Salomone (ca. 1011 a.C.-ca. 931 a.C.), che racco-
glie numerosi detti e brevi insegnamenti suddivisi in nove
sezioni, precedute da un’introduzione. La maggior parte di
questi è troppo legata alle vicende e alla cultura dell’epoca
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per essere ancora attuali; qualcuno, però, mantiene un’ogget-
tiva validità, come ad esempio: «Chi prende a prestito è servo
di colui che presta», «Chi semina iniquità mieterà sciagure»,
«Con ragione si alza di buon mattino chi cerca il bene», «I
pensieri dei giusti sono giustizia, i pensieri degli empi sono
frode», «Non parlare all’orecchio degli insensati».
Ci siamo resi conto del grande potenziale comunicativo dei
proverbi proprio quando abbiamo proposto questo libro
alla redazione di Ponte alle Grazie. Dopo alcuni contatti
telefonici, uno degli autori ha spedito il seguente sintetico
messaggio di posta elettronica.
Come promesso, mi affretto a inviare il materiale elaborato da
Riccardo Bersani, che avrei dovuto farvi avere ieri. Spero che
risulti di vostro gradimento.
Cordiali saluti, Ennio Peres
Ebbene, a una più attenta analisi, ci siamo accorti che il testo
in questione poteva essere suddiviso in più parti, ognuna
delle quali si prestava a essere commentata da un noto pro-
verbio:
Come promesso (1), mi affretto a inviare (2) il materiale ela-
borato da Riccardo Bersani (3), che avrei dovuto farvi avere
ieri (4). Spero che risulti di vostro gradimento (5).
Cordiali saluti, Ennio Peres (6)
(1) «Ogni promessa è debito»
(2) «Chi ha tempo non aspetti tempo»
(3) «Date a Cesare quel ch’è di Cesare…»
(4) «Meglio tardi che mai»
(5) «La speranza è l’ultima a morire»
(6) «Salutare è cortesia… »
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I proverbi riescono a imporsi nel linguaggio collettivo con la
tecnica del tormentone, ossia mediante una loro continua e
intensa ripetizione. In questo modo, però, non raggiungono
lo scopo di suscitare ilarità, bensì di rafforzare il proprio
messaggio, riconducendo all’essenzialità questioni anche
complesse.
Con lo stesso meccanismo del tormentone, si affermano
a livello generale anche i banali luoghi comuni, che espri-
mono solo delle semplici considerazioni, come nei seguen-
ti esempi: «Il calcio non è uno sport per signorine», «La
classe non è acqua», «Non ci sono più le mezze stagioni»,
«Quando si ha sete, non c’è nulla di meglio di un bicchier
d’acqua», «Si va in vacanza all’estero, con tutti i bei posti
che ci sono in Italia!» Rispetto a questo genere di espres-
sioni idiomatiche, però, i proverbi hanno la pretesa di non
limitarsi a constatare dei fatti, ma di trasmettere degli inse-
gnamenti utili.
Si può affermare che ogni proverbio costituisce una frase
istruttiva; ma non ogni frase istruttiva costituisce un prover-
bio. Stranamente, solo in tempi piuttosto recenti i proverbi
hanno assunto, da un punto di vista teorico, una fisionomia
più distinta. Nel corso dell’evoluzione storica della nostra
lingua, il proverbio non ha mai trovato una collocazione
autonoma rispetto ad altre locuzioni idiomatiche. Sia nel-
le raccolte letterarie che negli studi specifici si può rilevare
una distratta commistione tra le diverse espressioni di uso
corrente.
Per offrire la possibilità di confrontare la definizione di
proverbio fornita all’inizio con quelle relative a termini di
significato affine, abbiamo messo a punto il seguente pic-
colo glossario, ottenuto consultando diversi dizionari della
lingua italiana.
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Sentenza: frase particolarmente incisiva che enuncia una
norma di vita, con una marcata accentuazione della veridici-
tà delle affermazioni espresse.
Adagio: frase sentenziosa largamente diffusa, contenente un
insegnamento di natura morale o di pratica di vita, che può
essere anche attribuita a un autore noto.
Detto: Sentenza entrata nella tradizione, di origine popolare
o attribuibile a un autore noto.
Massima: detto breve in cui è enunciata una norma di vita,
di origine prevalentemente colta, non popolare.
Apoftegma: massima memorabile, di autore noto, che può
essere citata alla stregua di un proverbio.
Motto: breve sentenza, coniata per rappresentare con im-
mediatezza i principi ispiratori dell’azione di una singola
persona, o delle finalità di un’accademia, un circolo o un’as-
sociazione.
Aforisma: massima di autore noto che esprime una norma
di vita o una sentenza filosofica in forma lapidaria, spesso
paradossale.
Pensiero: breve testo di autore noto, più esteso dell’afori-
sma, che contiene una riflessione generalmente di natura
filosofica.
Wellerismo: sentenza o frase proverbiale di tono fra il serio
e lo scherzoso, attribuita a un personaggio reale o immagi-
nario.
Data la loro larga diffusione, i proverbi possono fornire in-
teressanti spunti ludici. Ad esempio, in passato, sono sta-
ti spesso utilizzati come frasi risolutive di suggestivi rebus,
come il seguente, tratto dalla prestigiosa rivista La Gara de-
gli Indovini (Anno III, n. 5 – novembre 1877).
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Soluzione: CH Isi; C ON tenta; G ode = Chi si contenta gode.
Infatti, le lettere CH contrassegnano la statua della dea Iside
(o Isi); il giovane C lusinga la ragazza ON (la tenta), mentre
l’altra ragazza G ascolta (ode) le loro parole.
Si può giocare con i proverbi anche in maniera più concisa.
Ad esempio, si possono eliminare tutte le vocali dall’enun-
ciato di uno di questi, particolarmente noto, sfidando altre
persone a ricostruirlo.
Come allenamento, da ciascuno dei seguenti insiemi di
consonanti provate a risalire ai relativi proverbi, tutti ine-
renti uno stesso argomento (che non esplicitiamo, per non
svelare… il gioco).
1. NBLGCDRPC
2. GCDMNGCDVLLN
3. LGCSCNSCLGLNTM
4. BSGNFRBNVSCTTVGC
5. SFRTNTLGCFRTNTNMR
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