Table Of ContentSTUDI
Collana a cura di
Anna Grazia D’Oria, Giovanni Invitto, Marcello Strazzeri
45
Attilio Motta
L’intellettuale
autobiografico
Memorie di critici
ed eclissi dello spazio pubblico
5
©2003 Piero Manni s.r.l.
Via Umberto I, 51 - San Cesario di Lecce
e-mail: [email protected]
Ristampa: gennaio 2004
Ai miei genitori
In copertina: Quentyn Metsys, Ritratto di Erasmo da Rotterdam,1517 (particolare)
6 7
La seduzione del passato ci avvia a un genere nuovo
di approccio, fatto di altri rapporti, di altra prossi-
mità coi segreti del tempo rincorso. Si avverte qual-
cosa davanti a cui il potere del passato si fa domi-
nante; e questo qualcosa è la sua assenza, come ac-
cade in amore; la mancanza viene ad essere ciò che
conta di più nel fondo di noi ed è capace di trasfor-
mare la scena del mondo in cui viviamo in un “nes-
sun luogo”.
M. Corti, Ivuoti del tempo
8 9
Indice
11 1. Premessa
11 1.1 Definizioni o quasi
20 1.2 Corpuselimiti cronologici
PARTEPRIMA:ILPROFILOIDENTITARIO
33 2. Out of place?
34 2.1 Coscienze e sensazioni
42 2.2 Dentro Babele
49 2.3 (In)appartenenze nazionali
55 2.4 “Ma insomma Lei cos’è?”
66 3. Identità elettive
66 3.1 Patrie lettere
80 3.2 “There is a there there”
90 4. L’infanzia, la guerra, la Storia
PARTESECONDA:LACESURASTORICA
107 5. Il paesaggio materiale
108 5.1 La civiltà rurale
120 5.2 Contesti urbani
133 6. Il “paesaggio culturale”
133 6.1 Mondi perduti
151 6.2 L’ideologia
161 6.3 Lingue schiacciate
PARTETERZA:LOSPAZIOPUBBLICO
175 7. Il posto dei saperi
186 8. Intellettuali e democrazia
199 9. Grandi e piccole narrazioni
209 10.Un nuovo spazio pubblico?
213 Nota bibliografica
10 11
1. Premessa
1.1. Definizioni o quasi
Il solo utilizzare in sede critica l’aggettivo «autobiografico» o il
sostantivo «memorie» implica un’assunzione di responsabilità lin-
guistica e concettuale equivalente al peso delle distinzioni e delle
nomenclature finissime che hanno attraversato e, in un certo senso,
contribuito a formare, la ricca tradizione esegetica occidentale sulle
scritture del sé; addirittura accostare impunemente i due termini in
un titolo e in un sottotitolo, come qui si è fatto, può provocare nel
lettore, e forse non solo in quello avvertito, una reazione di vigile
curiosità se non di scettica diffidenza, ed evidentemente sottintende
una rimozione che tuttavia non ci si può esimere dall’affrettarsi
quantomeno ad esplicitare. Devo quindi premettere che non inten-
do entrare in alcun modo nella trattazione interna al genere
autobiografico, alle sfaccettature, all’evoluzione storica dell’auto-
biografia o delle sue forme affini in quanto tali.1 Anzi, in un certo
senso questo contributo si fonda sulla rimozione dei problemi teo-
rici e definitori: do per scontato ciò che forse non è, cioè che l’auto-
biografia corrisponda ad un concetto empiricamente condiviso, e
addirittura, come vedremo, ciò che senz’altro non è, che ad essa si
possano –per scopi particolari– assimilare forme di scrittura dell’io
senz’altro da quella differenti: memorie, romanzi autobiografici,
confessioni per interposta persona, “guidate” da un intervistatore,
libere divagazioni soggettive a mezzo fra saggio e ricostruzione di
percorsi personali.
Tale assunto iniziale trova peraltro almeno due parziali giustifi-
cazioni. La prima, di carattere teorico, risiede nel fatto che nella
stessa letteratura critica l’autobiografia viene tradizionalmente mes-
sa in rapporto con generi affini, quali il diario, la biografia, e la con-
fessione provocata da un interlocutore, come ad esempio nelle in-
terviste a scrittori.2 L’altra, di carattere empirico, trova fondamento
nelle caratteristiche di alcuni dei testi che esaminiamo e che sono
12 13
essi stessi misti, cioè per esempio costituiti in parte dalla forma au- Ora, negli ultimi anni è stato pubblicato un numero rilevante di
tobiografica classica, in parte da quella dell’intervista (come in Ca- autobiografie, memorie, romanzi autobiografici, diari, divagazioni
ses), o addirittura affiancano a queste altre tipologie di trattazione personali, etc. da parte di una categoria particolare di persone, pro-
del sé, come in Segre, il quale alterna (anche all’interno dello stesso fessionisti della scrittura, ma di una scrittura seconda, non letterati
capitolo) l’affabulazione diretta, l’intervista con un interlocutore a- (narratori, poeti, sceneggiatori), ma saggisti, in particolare di estra-
nonimo, e persino il dialogo “classico” tra personaggi di fantasia zione umanistica: critici letterari, storici, filosofi, sociologi. Adope-
con nomi parlanti (con chiari riferimenti alle Operette morali: l’ul- ro il termine saggisti in senso stretto, e non generico, e cioè in linea
timo si intitola Dialogo di Tristano e di un amico).3 con la specificità di studiosi che tengono insieme da un lato la ten-
Dal momento che propongo un’interpretazione dell’autobiogra- sione conoscitiva e il rigore metodologico verso l’oggetto della pro-
fismo (sia pure per una determinata categoria di scrittori) rispetto al pria osservazione, e dall’altro l’assunzione, come tratto vivificante e
contesto socio-culturale inteso in senso ampio, ciò che mi preme problematico a un tempo, della soggettività delle domande che
sottolineare è che tale intenzione può basarsi, nonostante le appa- muovono quell’interrogazione. Dunque non semplicemente critici,
renti difficoltà, su una tradizione in tal senso, a partire da alcuni ac- oaccademici, ma intellettuali che abbiano prodotto scritture non e-
cenni di Gramsci sulla possibile funzione politica dell’autobiografia sclusivamente tecniche, frutto di studio e di erudizione, ma intrise
proprio a confronto con il saggio: del rapporto fra libro e vita, col risultato di percorrere le strade ri-
schiose «della mescolanza e della contaminazione», quando non
L’autobiografia può essere concepita “politicamente”. Si sa
quelle «dell’autocoscienza e dell’impegno».6
che la propria vita è simile a quella di mille altre vite, ma che
La ripresa di moduli autobiografici da parte dei «saggisti» non
per un “caso” essa ha avuto uno sbocco che le altre molte
costituisce naturalmente in sé un fenomeno nuovo: in Italia se ne
non potevano avere e non ebbero di fatto. Raccontando si
possono rintracciare anche illustri esempi ottocenteschi, quali, su
crea questa possibilità, si suggerisce il processo, si indica lo
tutti, quelli di De Sanctis e Settembrini;7e, per venire al Novecento,
sbocco. L’autobiografia sostituisce quindi il “saggio politi-
co” o “filosofico”: si descrive in atto ciò che altrimenti si de- Guglielminetti ha scritto, riferendosi a Benedetto Croce ed Ernesto
duce logicamente.4 Buonaiuti:
La condizione posta da Gramsci, nello specifico, è che dalla vi-
Intellettuali di prestigio, destinati per ragioni diverse ad eser-
cenda del singolo si possa trascendere in un’esperienza in qualche
citare un ruolo di maestri (grandi o piccoli, poco importa)
modo universale, come a proposito dei Ricordidel Guicciardini: nel nostro secolo, hanno talora fatto ricorso ai modelli di
Sei-Settecento, ben inteso spolpati di ambizioni eroiche.8
I Ricordi sono tali in quanto riassumono non tanto avveni-
menti autobiografici in senso stretto (sebbene anche questi
D’altra parte i primi anni del secolo sono percorsi, in Italia, dalla
non manchino), quanto “esperienze” civili e morali (morali
tendenza autobiografica dei moralisti della «Voce» (Papini, Boine,
più nel senso etico-politico) strettamente connesse alla pro-
pria vita e ai suoi avvenimenti, considerate nel loro valore u- Slataper), nel cui profilo è difficile dire, sulle prime, se prevalga il
niversale o nazionale. Per molti rispetti, una tal forma di carattere saggistico o creativo. Quanto alla letteratura memorialisti-
scrittura può essere più utile che le autobiografie in senso ca del secondo dopoguerra, essa è stata per lo più improntata alla
stretto […].5 necessità della testimonianza della prigionia e della Resistenza, mo-
14 15
tivazione –come vedremo– presente in parte anche nei testi presi Paul Sartre (1964) e, naturalmente, a Roland Barthes par Roland
qui in esame. Ma, esaurita quell’urgenza, il secondo dopoguerra è Barthes(1975). Complessivamente, lungo tutto il secolo, un numero
stato caratterizzato maggiormente, quanto a scritture dell’io, dalla abbastanza esiguo per ricavare l’impressione dell’eccezionalità del-
tipologia della registrazione diaristica, in diretta, sintomatica di un l’evento.
rapporto forte col presente, sia pure vissuto in quei testi dal lato Sta di fatto che invece, negli ultimi anni, il fenomeno ha assunto
privato e soggettivo di una dialettica tuttavia aperta col mondo, in proporzioni assolutamente notevoli, senz’altro per quantità, talora
un atteggiamento strutturalmente agonistico: penso all’Alvaro di anche per qualità; ne hanno parlato, a diverso titolo, Romano Lupe-
Quasi una vita, che vinse lo Strega, e di Ultimo diario, postumo, al rini su «Allegoria», Lidia De Federicis sull’«Indice», Remo Ceserani
Pavese del Mestiere di vivere, al Vittorini del Diario in pubblico. e Rossana Rossanda sul «Manifesto», Beppe Sebaste sull’«Unità»,
Nei testi che prendiamo in esame, invece, siamo di fronte a una sta- Mario Barenghi in Tirature ’03.9Ulteriori sondaggi consentono oggi
gione autobiografica improntata ai bilanci e, almeno apparentemen- di dare all’insieme di quel fenomeno la consistenza di cui testimonia
te, ad uno sguardo rivolto più verso il passato che verso il presente. la tavola seguente, notevole tanto per il numero complessivo dei te-
Inoltre, ed è un punto essenziale, se è possibile affermare che una sti in questione, quanto soprattutto per una distribuzione geografica
tendenza memorialistica (e non diaristica) caratterizza in generale la e linguistica che individua un insieme esteso ma relativamente com-
più stretta contemporaneità, ciò che preme qui sottolineare è che di patto, ed evidenzia l’assoluto rilievo delle figure dei loro estensori,
questa tendenza fanno parte integrante, se non preponderante, fi- così nelle rispettive discipline come nel panorama intellettuale inter-
gure intellettuali che non sono abitualmente dedite alla scrittura nazionale in assoluto. In altri termini, la presenza di personalità
creativa o narrativa, ma a quella critica o saggistica: e questa è, al- quali Duby, Eagleton, Hobsbawm, Reich-Ranicki, Said, Steiner, To-
meno nella misura che descriveremo, una rilevante novità. dorov, Vidal-Naquet configura a tutti gli effetti una porzione signi-
Al di là dei casi citati, infatti, nella tradizione italiana del Nove- ficativa dell’élite culturale occidentale e più specificamente europea,
cento, gli esempi di scritture anche parzialmente autobiografiche da di cui forse non è un caso che la declinazione italiana sia ancora più
parte di questa categoria di intellettuali non sono numerosi, e fatto marcatamente egemonizzata da una compatta pattuglia di critici let-
salvo, naturalmente, il beneficio d’inventario, si limitano ai seguenti: terari (Asor Rosa, Baldassarri, Cases, Corti, Ferretti, Garboli, Lupe-
alcune delle Pagine stravaganti di un filologo di Giorgio Pasquali rini, Marti, Petronio, Santagata, Segre). Ecco l’elenco dei testi in or-
(1933; seguite da Pagine meno stravaganti, 1935, Terze pagine stra- dine cronologico:
vaganti, 1942, e Stravaganze quarte e supreme, 1951), L’italiano i-
nutile di Giuseppe Prezzolini (1954), le Memorie di uno studioso
dello storico Roberto Ridolfi (1956) e, recentemente, Ponte Santa Italiani
Trinitadi Vittore Branca (1987). Vi sono naturalmente alcuni esempi
anche fra i saggisti stranieri, alcuni dei quali relativamente famosi: Luigi PINTOR(1925-2003),Servabo. Memoria di fine secolo(1991)
penso, sempre utilizzando un’accezione ampia, a Filologia e memo- Guido CARLI(1914-1993), Cinquant’anni di vita italiana(1993)
Geno PAMPALONI(1918-2001),Igiorni in fuga(1994)
ria di Ulrich Wilamowitz (1929), a Infanzia berlinese di Walter
Federico ZERI(1921-1998),Confesso che ho sbagliato. Ricordi autobiogra-
Benjamin (scritto nel 1930 ma pubblicato postumo), a LTI La lin-
fici(1995)
gua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo di Victor Klemperer
Marco SANTAGATA(1947),Papà non era comunista(1996)
(1947), all’insieme degli scritti di Elias Canetti, a Les Mots di Jean-
Maria CORTI(1915-2002),Ombre dal fondo(1997)
16 17
Mario MARTI(1914), Storie e memorie del mio Salento(1999) cle(1997)
Franco MODIGLIANI (1918-2003), Avventure di un economista: la mia vi- George STEINER(1929), Errata: An Examined Life(1998)
ta, le mie idee, la nostra epoca(1999). Pierre VIDAL-NAQUET, Mémoires. 2, Le trouble et la lumière: 1955-1998
Cesare SEGRE(1928), Per curiosità. Una specie di autobiografia(1999) (1998)
Cesare CASES(1920), Confessioni di un ottuagenario(2000) Edward SAID(1935-2003),Out of place: a Memoir(1999)
Franco CARDINI(1940),L’intellettuale disorganico(2001) Johannes HÖSLE(1929), Vor aller Zeit(2000)
Gian Carlo FERRETTI(1930), Una vita ben consumata: memorie pubbliche Marcel REICH-RANICKI(1920), Mein Leben(2000)
eprivate di un ex comunista(2001) Terry EAGLETON(1943), The Gatekeeper. A Memoir(2001)
Cesare GARBOLI(1928), Ricordi tristi e civili(2001) Sylviane AGACINSKI (1945), Journal interrompu, 24 janvier-25 mai 2002
Antonio GHIRELLI,Una bella storia. Italia 1943-1956(2001) (2002)
Mario A. MANACORDA (1914), L’intervista ne L’educazione dell’uomo Erik J. HOBSBAWM (1917), Interesting Times: a Twentieth-century Life
completo (2001) (2002)
Fulvio PAPI(1930), Il delitto del Miralago. Un’infanzia sotto il duce(2001) André LORANT (1930), Le Perroquet de Budapest - Une enfance revisitée
Giuseppe PETRONIO (1909-2003), Le baracche del rione americano. Un (2002)
uomo e il suo secolo(2001) Tzvetan TODOROV (1939), Devoirs et Délices: Une vie de passeur (entre-
Luigi PINTOR,Il nespolo(2001) tiens avec Catherine Postevin)(2002)
Alberto ASORROSA(1933), L’alba di un mondo nuovo(2002) George BALANDIER(1920), Civilisés, dit-on(2003).10
Guido BALDASSARRI (1947), Questi Italiani! Discorsi di moralità pubblica
eprivata(2002)
Romano LUPERINI(1940),Isalici sono piante acquatiche(2002)
Già la convergenza per così dire esteriore di questi dati, la coinci-
Silvio RAMAT(1939), Mia madre un secolo-Racconto in versi(2002)
denza storica nell’adozione del genere autobiografico (con le avver-
Giovanni RABONI(1932), Barlumi di storia(2002)
tenze sovraindicate) da parte di numerosi «saggisti» costituisce di per
Maria CORTI,Ivuoti del tempo(2003)
Luigi PINTOR,Iluoghi del delitto(2003). sé un dato piuttosto impressionante, suscettibile come tale almeno di
ipotesi interpretative, come in altra sede ho già provato ad azzardare,
apartire dalle sollecitazioni di uno di quei testi.11Un’analisi più atten-
Stranieri ta non dico della loro totalità, ma degli esempi più significativi (ed in
particolare delle zone liminari del testo, dove si concentrano, in
Georges DUBY(1919-1996),L’histoire continue(1991) giustificazioni, post-scripta,conclusioni, le intentiones auctoris)svelerà
Serge KOSTER(1940), Trou de mémoire(1991) ora come quella convergenza si estenda in profondità, dando luogo a
Louis ALTHUSSER (1918-1990), L’avenir dure longtemps suivi de Les faits coincidenze tematiche, tonali, persino linguistiche per certi versi
(1992)
sconcertanti, ed altamente significative dell’unità di fondo delle moti-
Henry Louis GATES(1950), Colored people: A Memoir(1994) vazioni psicologiche, culturali e –come vedremo– indirettamente poli-
Frank LENTRICCHIA(1940), The Edge of Night: A Confession(1994)
tiche che sono alla base di questi testi, pur nelle ovvie differenze di
Edgar MORIN(1921),Mes démons(1994)
contesto, di tratto, di stile anche intellettualeche ne costituiscono, nei
Pierre VIDAL-NAQUET (1930), Mémoires. 1, La brisure et l’attente: 1930-
casi migliori, la ricchezza anche estetica e la godibilità letteraria.
1955(1995)
Laurent SCHWARTZ(1915-2002), Un mathématicien aux prises avec le siè- La domanda che sorge di fronte al solo elenco di questi testi,
18 19
una volta appurata l’eccezionale concentrazione del fenomeno, ver- delle discipline e l’accresciuto tecnicismo dell’analisi letteraria
te sulle ragioni che hanno spinto tanti intellettuali, tanti saggisti, a comportano per loro natura una particolare (ed entro certi limiti
cedere a quella che Alain Bourdieu chiama «illusion biographique», salutare) distanza fra la prosa critica e quella narrativa (nel caso
e cioè alla sensazione per cui ogni vita tende ad apparire ad uno specifico autobiografica),14 distanza che si è evidentemente accen-
sguardo retrospettivo come un continuum più o meno lineare, ben- tuata dagli anni ’60, con l’avvento dello strutturalismo e delle altre
ché attraversata da salti e fratture; sensazione che, al momento di i- scienze letterarie.15 Tuttavia non è un caso che i nostri maggiori
niziare a scrivere la prima parte delle proprie memorie, lo storico scrittori del Novecento siano stati sempre almeno anchedei grandi
francese Vidal-Naquet confessa essere accresciuta dalla scrittura au- critici e saggisti, da Montale a Fortini, da Pasolini a Calvino a Zan-
tobiografica.12 zotto (e discorso analogo si potrebbe fare per gli stranieri, da
C’è naturalmente, diffuso, un motivo biografico, vale a dire la Valéry a Eliot, da Benn a Auden, da Pound a Bréton e Brecht).16 E
sensazione, in chi accede alla scrittura della propria vita, dell’ap- se è vero che la tradizione italiana ha sempre inteso come letteratu-
prossimarsi della morte, determinata o dall’età avanzata, che acco- ra anche «la prosa politica di Machiavelli, scientifica di Galileo o
muna buona parte dei saggisti convocati, o, in un paio di casi, dal filosofica di Bruno, Campanella o Vico»,17fino ad oggi ciò è spesso
manifestarsi, in età non ancora tarda, di una minaccia grave (una avvenuto o in ragione dell’eccezionale rilevanza di quelle singole
malattia, un’operazione) per la propria esistenza (è il caso di Said e figure o con motivazioni culturali anche indirette (si pensi al rilie-
Koster). Ricondurre tuttavia la proliferazione di scritture autobio- vo linguistico dei testi non letterari delle Origini), più che per una
grafiche fra i saggisti delle élites culturali europee ad una pura que- reale e sistematica considerazione della prosa critica (storica, filo-
stione anagrafica mi sembra assolutamente riduttivo, tanto più che sofica, scientifica) come genere letterario, che è invece conquista
questo non spiegherebbe perché, per esempio, una tale scelta acco- recente. Oggi infatti nessuno nega che fra i massimi prosatori del
muni i saggisti di questa generazione ma non quelli delle preceden- novecento siano da annoverare figure di filosofi (Croce), filologi
ti. Se dunque la condizione anagrafica determina senz’altro una (Contini), e critici d’arte (Longhi), il che dimostra se non altro che
condizione favorevole alla scrittura autobiografica, essa tuttavia la scrittura saggistica ha raggiunto livelli tali di complessità ed ela-
non è sufficiente, di per sé, a spiegarla. borazione (e, verrebbe da dire, di forza rappresentativa ed espres-
Esistono poi delle condizioni contestuali che rendono relativa- siva) da garantire a sé stessa una piena autonomia, e ai suoi vertici
mente agevole, se non proprio naturale, il passaggio dalla scrittura un posto nell’Olimpo degli scrittori contemporanei (cosa che di-
saggistica a quella narrativo-memorialistica, e dunque lato sensu versamente, a meno di non assumere un punto di vista anacronisti-
letteraria, e innanzitutto il fatto che il XX secolo ci ha consegnato co, nessuno si sognerebbe di fare, che so io, con Quadrio o Tira-
una diminuita distanza fra quelle modalità, in un duplice senso: da boschi). Tuttavia la potenzialità determinata dalla vicinanza delle
un lato forme discorsive e argomentazioni proprie della riflessione scritture non può dare di per sé conto della effettiva realizzazione
e dell’indugio intellettuale sono entrate massicciamente nelle più del passaggio dei critici alla creazione letteraria, tanto più che que-
grandi opere narrative del secolo fino a diventarne gli elementi co- sto movimento è significativamente inverso a quello effettuato da
stitutivi e distintivi (Proust, Mann, Musil); dall’altra parte la diffu- alcuni fra i più grandi scrittori del Novecento sopra ricordati (da
sione della saggistica ha appunto arrecato un aumento di soggetti- Montale a Calvino), che erano romanzieri e poeti prima di essere
vità nella scrittura critica.13 Questo non significa che fra le due saggisti, e non viceversa.
scritture non vi siano differenze: anzi, l’accentuato specialismo Per iniziare a spiegare il fenomeno è necessario dunque ipotiz-