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Linguaggio
e natura umana
il Mulino Collezione di Testi e di Studi
Ray Jackendoff
Linguaggio e natura umana
Apparentemente, l’acquisizione di una lingua è un processo del tutto
naturale, come ci mostrano i bambini, ma una volta che lo si analizzi
più da vicino esso presenta una serie di problemi e implicazioni sulla
natura della mente assai complessi. L’autore, seguendo la tradizione
della teoria ge ne rativa chomskiana, ipotizza che il linguaggio sia
immagazzinato nel cervello sotto forma di strutture inconsce, una
sorta di «grammatica mentale» che va a interagire con l’ambiente
esterno. Tale ipotesi comporta sia una dimensione naturale sia una
dimensione culturale nell’acquisizione di una lingua. E le altre abilità
deil’uomo? Secondo Jackendoff esse hanno un funzionamento analogo
a quello del linguaggio: anche per la visione, l’ascolto musicale o
la capacità di avere relazioni con altre persone sì può pensare a una
specializzazione di base innata che interagisce con la cultura di
appartenenza. Ciò che l’autore propone in queste pagine è dunque un
ampliamento, quanto mai ricco di implicazioni, della linguistica ad
altri ambiti: alla psicologia del linguaggio, alla filosofia della mente,
alla scienza cognitiva.
Rav Jackendoff insegna Linguistica nella Brandeis University.Tra le sue opere
il Mulino ha pubblicato in edizione italiana «Semantica e cognizione» (1989) e
«Coscienza e mente computazionale» (1990).
per Amy e Seth
Ray Jackendoff
Linguaggio e natura umana
Società editrice il Mulino
Indice
Prefazione p. 7
PARTEPRIMA: GLI ARGOMENTI FONDAMENTALI
I. La questione natura/cultura 13
II. L’argomento a favore della grammatica
mentale 19
III. L’argomento a favore della conoscenza in-
35
PARTESECONDAI l’organizzazione DELLA GRAMMATICA
IV. Un quadro d’insieme 59
V. La struttura fonologica 77
VI. La struttura sintattica 93
VII. La lingua dei segni americana 117
PARTEterza: prove a favore di un fondamento bio
logico DEL LINGUAGGIO
Vili. Come i bambini imparano il linguaggio 139
IX. L’acquisizione del linguaggio in circostan
ze insolite (1) 155
X. L’acquisizione del linguaggio in circostan
ze insolite (2)
XI. Linguaggio e cervello
PARTE quarta: CAPACITÀ MENTALI DIVERSE DAL LIN
GUAGGIO
XII. L’argomento a favore della costruzione
dell’esperienza
XIII. La musica e la percezione visiva
XIV. Il linguaggio come finestra sul pensiero
XV. La struttura sociale
Bibliografia
Prefazione
Nella prima metà del nostro secolo, secondo la concezio
ne predominante, specialmente tra gli psicologi americani, la
mente è stata considerata soltanto come un prodotto del
l’ambiente. Secondo quest’idea «comportamentista», i bam
bini vengono al mondo senza sapere praticamente nulla e,
guidati da premi e punizioni provenienti dall’ambiente, im
parano quelle complesse associazioni che determinano le
strutture (patterns)1 del loro comportamento una volta rag
giunta l’età adulta. Inoltre, sostenevano i comportamentisti,
un’impostazione veramente scientifica deve eliminare ogni
discorso misticheggiante sulle «menti» e i «pensieri»; l’og-
gettività in senso stretto impone di limitarsi alla descrizione
del comportamento.
Una sfida a questa concezione venne lanciata alla fine
degli anni ’50, quando Noam Chomsky, allora giovane lin
guista del Massachusetts Institute of Technology (MIT),
pubblicò prima Le strutture della sintassi, poi, di h a poco,
un’aspra critica al manifesto comportamentista di Burrhus F.
Skinner: Il comportamento verbale. Chomsky dimostrava che
il comportamento linguistico dell’uomo si può spiegare sol
tanto in termini di principi complessi, operanti nella mente
del parlante - principi che non possono essere acquisiti con i
semplici meccanismi di associazione postulati dai comporta
mentisti. Nel far questo, Chomsky aderiva espressamente a
una tradizione di pensiero «razionalista» risalente a Cartesio;
una tradizione che, in effetti, si era mantenuta viva all’in-
1 II termine «pattern» verrà reso prevalentemente con «struttura», an
che se in alcuni contesti verranno preferiti i termini «schema» o «configu
razione» IN.d.T).
temo della psicologia europea anche durante il periodo
comportamentista in America.
L’opera di Chomsky fu una delle prime tappe di quella
che poi prese il nome di «rivoluzione cognitiva». Accanto al
la psicologia cognitiva e aU’intelligenza artificiale, la lingui
stica generativa chomskiana impresse nuovo vigore allo stu
dio della mente, un vigore tuttora presente nella scienza
cognitiva e nelle neuroscienze. Oggi, la mente (o la
«mente/cervello», come spesso si dice) viene generalmente
vista come un complesso meccanismo di elaborazione del
l’informazione, una specie di computer biologico, costituito
da numerose parti specializzate in particolari compiti - un
bel passo avanti rispetto alla semplicistica concezione del
comportamentismo! Anzi, è diventato possibile (oltre che di
moda) fare ricerca su quelli che erano frutti proibiti, come le
immagini mentali e la coscienza.
Ho scritto questo libro perché, malgrado l’influenza che
la linguistica generativa ha avuto sullo studio della mente e
del cervello, le sue idee guida non sono ancora diventate di
dominio comune. Avendo passato un quarto di secolo im
merso nella ricerca che si fonda su queste idee e quasi altret
tanto a trasmetterle agli studenti universitari, mi è sembrato
che valesse la pena tentare di comunicare la mia passione e
quella dei miei colleghi a un pubblico più vasto. Forse si
tratta soltanto della presunzione egocentrica di uno speciali
sta, ma il fatto è che amo questa materia e sono arrivato a
pensare che dovrebbe far parte del bagaglio intellettuale di
ogni persona istruita. I fondamenti concettuali della lingui
stica sono tanto entusiasmanti quanto i fondamenti dell’evo
luzione, della genetica, della cosmologia, della teoria del
caos e dell’elettrodinamica quantistica - e forse lo sono an
che di più, in vista di quel che ci dicono sulle parti più na
scoste di noi stessi.
Nella stesura di quest’opera ho drasticamente condensa
to la_ massa di intricate questioni che sono divenute il pane
quotidiano del linguista, senza rinunciare al tentativo di co
municare il «sapore» delle ricerche recenti. Nel selezionare
il materiale, mi sono reso conto (con piacere) che buona par
te delle indagini in corso conferma e amplifica in modo stu
pefacente molte delle ipotesi e delle analisi ormai classiche,
di venti, venticinque anni fa. In vista di ciò, piuttosto che de
scrivere le cose in ordine storico, ho trovato più interessante
dare un quadro generale di come le cose stanno al giorno
d'oggi, sfruttando l’intreccio di risultati nuovi e meno nuovi.
Lo scopo che mi prefiggo è quello di offrire al lettore la
possibilità di entrare in contatto con le idee della linguistica
moderna, senza dover entrare in particolari dettagli tecnici.
Spero che questo lavoro possa essere apprezzato dalle perso
ne interessate e dagli studiosi che operano in campi affini,
ma spero pure che possa servire come lettura complementa
re per i corsi universitari di linguistica, scienza cognitiva, psi
cologia del linguaggio e filosofia della mente.
Ringrazio i colleghi che mi hanno aiutato in questo progetto:
Ben Bahan, Ursula Bellugi, Derek Bickerton, Daniel Btiring, Noam
Chomsky, Leda Cosmides, Susan Curtiss, Dan Dennett, Alan Fi-
ske, Susan Goldin-Meadow, Roberta Golinkoff, Myrna Gopnik,
Morris Halle, Katharina Hartmann, Gregory Hickok, Judy Kegl,
Marcel Kingsbourne, Steve Kramer, Fred Lerdahl, Joan Maling, E-
lissa Newport, John Tooby, Denise Umans, Moira Yip, e infine
Edgar Zurif. Tutti sono stati prodighi di informazioni e hanno di
scusso con me numerose questioni relative alle rispettive aree di
specializzazione, colmando lacune nelle mie conoscenze, correg
gendo con decisione certe mie formulazioni inappropriate e in
molti casi offrendo consigli che mi sono stati d’aiuto per quanto ri
guarda l’articolazione complessiva dell’opera. Altrettanto impor
tanti sono stati i commenti e i suggerimenti che ho ricevuto da non
specialisti: Steve Umans, David Aaron, George Yip, mio padre
Nathaniel, mio fratello Sim e specialmente mia moglie Elise, il cui
costante incoraggiamento ha mantenuto viva in me l’idea che il li
bro fosse necessario. Dovrei anche ringraziare i miei studenti alla
Brandéis University, che nel corso degli anni mi hanno non solo
aiutato a scorgere che cosa funziona e cosa no, ma, col loro entu
siasmo per le idee qui esposte, mi hanno anche spinto a scrivere il
libro. Quali che siano le riserve che tutte queste persone possano
nutrire sul risultato finale, per parte mia non ho alcuna esitazione a
riconoscere l’importanza del ruolo che hanno avuto in questa im-