Table Of ContentANTONIO lA PENNA
lATERZA
COLLEZIONE STORICA
© 2005, Gius. Laterza & Figli
Volume pubblicato con il contributo del~
e dell'Università degli Studi di Firenze ~
Dipartimento di Scienze dell'Antichità «G. Pa'!!R:uali»
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Antonio La Penna
L'IMPOSSIBILE
GIUSTIFICAZIONE
DELLA STORIA
UN'INTERPRETAZIONE DI VIRGILIO
Editori Laterza 2005
Proprietà letteraria riservata
Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari
Finito di stampare nel maggio 2005
Poligrafico Dehoniano -Stabilimento di Bari
per conto della Gius. Laterza & Figli Spa
CL 20-7639-X
ISBN 88-420-7639-2
PREMESSA
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Idl ubbdii Vori gilisoul lgiau stdieazlls itao raivav efur tito
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(daliitsevi rs u.m.).
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mondo stilzai c ah gneoin rurivotiamqou eisnt o.
VI Pt·emessa
Fili nascosti, ma tenaci, collegano qu7sto dubbio con l'atteg
giamento di Virgilio verso i vinti. Men<b,_ oscuramente ciò si av
verte nel caso di Didone, della ln/elz'x Dl-c(o; la sua colpa è rico
nosciuta esplicitamente dal narrante (Aen. rv, 172), ma Lez'tmo
tlv della tragedia è l'infelicità della donna ferita dalla passione.
Io credo che anche questa ambiguità fosse avvertita, e in modo
lacerante, dal poeta cristiano: nessuno può dubitare della colpe
volezza di Francesca da Rimini e di Paolo; ma la dolcezza che li
sospinge al peccato è sentita da Dante come ineluttabile, e il do
lore che li unisce per l'eternità suscita pietà, non condai;ma: una'
pietà irrazionale, eppure nobile, così profonda da portare allo
smarrimento.
Non solo nell'antichità, come ci testimonia Agostino in una
delle più belle pagine delle Con/esslonl, ma anche nell'Europa~
moderna Didone è stata il personaggio virgiliano che più ha .com-l
mosso e affascinato; una novità importante, in germe nel roman-/:
ticismo (mi riferisco in particolare a Chateaubriand) e sviluppa-,
tasi, specialmente grazie a Sainte-Beuve, nell'Ottocento, fu l'ac
costare anche Enea al mondo dei vinti. Lontano dalla crudeltà e
dalla perfidia che Ulisse dimostra in tante elaborazioni del suo i
mito (specialmente nella tragedia greca), Enea ricorda l'Ulisse 1
omerico nella capacità di sopportare fatiche e dolori, nel chiu-;
dere dentro di sé la tristezza per non scoraggiare i compagni, ne-1
gli ondeggiamenti o nelle angosce del dubbio. Non è spinto, nel·
suo errare di esule, da brama di conoscenza e di avventura; ri-·
nuncia alla quiete e alle gioie per rifondare la patria distrutta;
continua a navigare verso una meta che solo dopo molte incer
tezze ed errori si rivela, ma non è estranea al suo cuore la tenta
zione di accontentarsi, come Èleno e Andromaca, di una par
venza della patria perduta: insomma anche per Enea il Fato di
Roma è un destino non scelto, più subito che accettato con en
tusiasmo; il disegno provvidenziale dell'impero di Roma sembra
scivolare verso l'oscuro destino omerico.
Questa ispirazione dell'Enelde, in modi diversi, con diversa·
ampiezza, è stata riconosciuta in molte interpretazioni del Nove
cento; ma nella prima metà del secolo i regimi fascisti offrivano
un terreno favorevole all'interpretazione trionfalistica, e qualche
traccia rimane ancora. Del resto nessuno può negare che l'Enei
de è un poema ~ugusteo: essa celebra la vittoria di Augusto co-
Premessa VII
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quidsetmlao ndo e,l ai ntercpormeeat via lt todrei'laol rdmione
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zionèe straitcao nosnceillviuatt tao dr iiEarcosluCe a c(oA en.
VIII, 185-275).
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d poemfraa l ornoo;nm enfroa gislonio in, granp artleei ,n -
VIII Premessa
terpretazioni strutturalistiche (alcune/anteriori allo strutturali
smo in senso stretto). Insomma negli st1,1di virgiliani abbiamo as
sistito a un dilagare di orientamenti c&e, quando per esaspera
zione del metodo quando per reazioni errate, hanno portato l' er
meneutica, particolarmente grazie al decostruzionismo, al livello
ludico e futile della settimana enigmistica (il che spiega anche il
favore di cui godono).
Rielaborando negli ultimi anni la mia interpretazione dell' E
neide, ho ritrovato che un filo abbastanza coerente la connette
con le mie precedenti interpretazioni delle Bucoliche e delle Geor
giche. Come l'Eneide si risolve in un'impossibile giustificazione
della storia, così le Bucolt'che si concludono col rimpianto del
l'impossibilità dell'Arcadia: in1possibilità dovu,ta all'irrompere
della malattia dell'eros e, ancora più, all'irrompere della violen
za della storia; violenza che nell'Eneùle costituisce un prezzo
troppo alto, inaccettabile e tale da rendere la storia ingiustifica
bile. Le Georgiche sembrano cercare, sulla via di Lucrezio, un
equilibrio nella natura fra la sua violenza e i suoi doni, arricchi
ti dal lavoro degli uomini; ma l'equilibrio è, come in Lucrezio,
una spiegazione, non una giustificazione; e il rilievo dato alla fi
ne ali' episodio di Orfeo ribadisce la sconfitta della poesia, rico
nosciuta, nell'ultima ecloga, da Gallo. Comunque le Georgkhe
segnano una fase diversa sia da quella delle Bucoliche sia da quel
la dell'Eneide, non un passaggio nella continuità: neppure nello
svolgimento complessivo dell'opera di Virgilio si può trovare
quell'armonia che credeva di scoprirvi il neoumanesimo tedesco
del Novecento. Vi sono, sì, dei fili che si perpetuano: il culto di
Augusto come salvatore, il mito del ritorno dell'età dell'oro, il
mito della resurrezione; ma, per esempio, il rilievo fondamenta
le dato al labor rompe con l'Arcadia e, come fatica e dolore, uni
sce piuttosto le Georgkhe e I'Enelde; l'Eneide, d'altra parte, rom
pe con l'equilibrio cercato nelle Georgkhe. L'iter virgiliano non
è rettilineo. La mia insistenza sulle lacerazioni del tessuto ideo
logico e poetico di Virgilio risale indietro di quasi mezzo secolo;
ma non nego che ad acuirla abbia contribuito l'esperienza degli
ultimi decenni: il rilievo dato in questo libro all'impossibile giu
stificazione della storia nell'Eneide non manca di qualche con
nessione con la perdita di senso complessivo della storia e con la
sfiducia nella storia e, quindi, nel futuro, che caratterizzano gran