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·
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Rivista mensile n. 8/2018 (agosto)
ISSN 2465-1494
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SOMMARIO n. 8/2018
EDITORIALE
7 Elogio dell’anticamera
PARTE I GLI STATI PROFONDI DELLE MAGGIORI POTENZE
33 Dario FABBRI - Negli abissi della superpotenza
45 Francesco SISCI - In Cina lo Stato si specchia in sé stesso
53 Giorgio CUSCITO - Xi, partito, Stato, la nuova verticale
del potere cinese
61 Orietta MOSCATELLI - Putin collettivo e Putin singolo:
le due facce dell’impero
71 Piero SCHIAVAZZI - Grande confusione sotto il cielo vaticano,
situazione eccellente?
79 Daniele SANTORO - Come Erdog˘an ha battuto la Super Nato
in Turchia
99 Steven FORTI - Profonde famiglie. I vincoli di sangue
che reggono la Spagna
109 Francesco MASELLI - La Grande Nation dei grands commis
119 Giovanni COLLOT - ‘Ceci n’est pas un État’, il potere improbabile
della burocrazia europea
129 Carlo CAUTI - Nel Brasile in pieno caos risuona il rumore di sciabole
143 Stephen R. NAGY - La battaglia fra Abe e gli apparati giapponesi
151 Luca MAINOLDI - I guardiani d’Israele guardano lontano
PARTE II IL MONDO VISTO DAGLI APPARATI
161 Nikolaj PETROV - La neonomenklatura nel nome di Putin
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169 Federico PETRONI - I proconsoli dell’America
181 Dario FABBRI - Il mondo degli apparati americani
193 Willy LAM - La Cina vuole dominare il mondo
201 Jean-Baptiste NOÉ - Il senso della Francia per lo Stato
PARTE III LO STATO PROFONDO ITALIANO
213 Alessandro ARESU - C’è vita dopo la morte della patria
223 Carlo PELANDA - Il Quirinale è il cuore del nostro Stato profondo
233 Carlo NORDIO - Come magistratura comanda
241 Alessandro ARESU - Così si diventa Gianni Letta
LIMES IN PIÙ
251 Antonio PENNACCHI - Sabaudia, Littoria, Aprilia e i cantanti
(In memoria di Giorgio Muratore, 1946-2017)
AUTORI
277
LA STORIA IN CARTE a cura di Edoardo BORIA
279
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STATI PROFONDI, GLI ABISSI DEL POTERE
Elogio dell ’anticamera
I
1. N SUPERFICIE GLI STATI SI SOMIGLIANO TUTTI.
Ogni Stato profondo è profondo a modo suo.
Lo Stato è carta a due semi. Il primo ostentato, perché attiene
alla sua dimensione politica, non importa se elettiva, autodetermi-
nata, ibrida. Rifesso nell’attività delle sue istituzioni e dei suoi di-
rigenti, variamente accessibili allo sguardo del cittadino o del sud-
dito. Magnifcato per il grande pubblico nella pompa protocollare
delle celebrazioni uffciali, carosello di bandiere, inni, parate mi-
litari. Qui si espone il corpo del capo, si esibiscono simboli, pro-
nunciano giuramenti, compiono liturgie com’è dovuto all’istitu-
Copia di dce32ff96c6f047351af8f70cfe94754
zione suprema della nazione o dell’impero. Allora, ma solo per
qualche attimo, il quotidiano disincanto del tempo presente per
tutto ciò che è o appare politico sembra sciogliersi nel culto colletti-
vo della patria. Esangue memoria dell’Otto-Novecento iperpolitico,
quando la religione hegeliana dello Stato – ente supremo, idea eti-
ca di Dio in terra nella quale l’individuo riconosce il suo fne e la
sua libertà – si pretendeva alfa e omega della storia. Ridotta a tea-
tro di scontro fra hegeliani di destra e di sinistra.
77
L’altro seme della medesima carta è lo Stato profondo. Labirin-
ELOGIO DELL’ANTICAMERA
to di burocrazie, funzioni e infuenze quasi tutte note. Prevalente-
mente pubbliche, ma spesso intrecciate, persino nello scambio di
alti dirigenti, con lobby private, élite economico-fnanziarie, po-
tentati mediatici. Articolate nei ministeri strategici, nella magistra-
tura, nelle amministrazioni di deliberazione e controllo, nelle For-
ze armate e di polizia. Solo in quota minima segrete (intelligence e
forze speciali), ma spesso introvertite. Use ad agir tacendo – salvo
se tentate dalla politica, per motivi a noi incogniti considerata sal-
to di status. Talvolta affascinate dal monito di Samuel Huntington
– politologo con qualche esperienza delle intimità del governo
americano: «Il potere resta forte fnché rimane nel buio; esposto
alla luce del sole comincia ad evaporare» 1.
Precetti simili stimolano fantasie allucinatorie: lo Stato profon-
do quale motore infallibile dei complotti che decidono delle sorti di
tutti e di ciascuno. A menti meno febbrili quella rete di funzioni
istintivamente refrattarie al controllo esterno, fra loro in perenne
competizione, si svela macchina spesso indomabile dai suoi stessi
piloti. Eppure indispensabile alla vita delle istituzioni e alla loro
proiezione geopolitica.
Siamo nel cuore dello Stato amministrativo. Non sempre ridu-
cibile a burocrazia. Nella versione alta, tipica di una nazione ispi-
rata a una missione, a un fero sentimento di comunità, chi si
considera investito per merito e vocazione della tutela del pubblico
interesse non è mero ingranaggio d’apparato. Si erge a élite. Come
tale produce legittimità. Autorità. Il prototipo di tale aristocrazia
professionCopia di dce32ff96ac6f047351af8f70cfe94754le, l’idealtipo del ceto amministrativo legale e raziona-
le, è la burocrazia prussiano-germanica, modello da esportazione
in Europa, in Asia, nelle Americhe.
Non c’è Stato senza Stato profondo. A dividerli, una permeabi-
le membrana. Non risulta facile misurarne i gradi di separazione.
In qualche caso, vedi Cina, coincidono. Naturalmente, a ciascuno
il suo: la dualità statuale assume confgurazioni alquanto diffor-
1. S.P. Huntington, American Politics: The Promise of Disharmony, Cambridge, Massachu-
8
setts, 1981, Belknap Press, p. 75.
STATI PROFONDI, GLI ABISSI DEL POTERE
mi a seconda dei paesi, come questo volume testimonia in abbon-
danza. Di norma lo Stato nasce leggero, poi si allarga e appesanti-
sce attrezzando gli spazi della sua profondità funzionale – esem-
pio massimo, gli Stati Uniti d’America. In casi minori ma signifca-
tivi accade l’opposto: lo Stato formale nasce per iniziativa delle
strutture profonde di un altro soggetto geopolitico, restandone an-
cella. Valga il caso della Transnistria, exclave di Mosca sottratta
alla Moldova post-sovietica dal leggendario generale Aleksandr Le-
bed’ per salvare alla Russia quell’avamposto inflzato nel fanco
sud dell’Ucraina.
Possiamo però distillare alcune costanti tipiche di strutture,
mentalità e modalità operative dei deep States. Locuzione univer-
sale diffusa da circa vent’anni per calco dal turco derin Devlet,
consorteria militar-spionistico-criminale concepita dai Giovani
Turchi per scongiurare la dissoluzione totale dell’impero al tra-
monto del sultanato ottomano (carta a colori 1). Oggi il lemma
vale sia per qualifcare cabale oscure, parallele o avverse alle isti-
tuzioni formali, sia per designare la tecnocrazia che le sorregge. È
su quest’ultima versione che conviene concentrarsi, perché molto
più diffusa e utile all’analisi geopolitica. Cinque fattori ne marca-
no le affnità. E tessono lo sfondo su cui leggere peculiarità e idio-
sincrasie organizzativo-funzionali che distinguono la sala mac-
chine nei moderni Leviatani.
Primo e decisivo. Compito dello Stato profondo è serbare la con-
tinuità delle strategie geopolitiche e delle politiche pubbliche, of-
Copia di dce32ff96c6f047351af8f70cfe94754
frendo competenze specialistiche ai decisori eletti o nominati. Ne
limitano così opzioni e poteri. I governanti vanno e vengono, lo
Stato profondo permane. La carriera di un funzionario dura salvo
incidenti un’intera vita professionale, quella di un dirigente politi-
co si misura in anni, talvolta mesi. L’operatore del deep State sca-
va i letti dei fumi lungo i quali scorrono le scelte del responsabile
politico, nel rispetto o nell’opportunistica interpretazione della leg-
ge. Per questo il burocrate si basa sulla propria cultura tecnica e
sull’esperienza. Consapevole che il ministro o il capo del governo, 9