Table Of ContentMarcDeelM laor tino 
L'idseengtriettàa  
deldliav itnuittedàlRi ao rmea  
Unr iesdaemlel 'Saoffraainroe 
�  ettimo
§
edizioniilg lio
Romcai,at c taàpd oiu  ni mpemriol leenrpaarr oitode,aut  ntdaai  
viniicltu nàio  meert ae nsuetgora eftfionq cuheéns wtnot eunt elare 
nopno teesssseeev roecd aanite om eip cais scaoraselìp l aara tve 
verLs'ai.d ceenltdaiedttliaàc o  u stode hdaae clclue'ngsU rora bne 
ded ibattrgtalsi itt uod dieolrsleial  irgoimoasnniedan at  ie mapnit i
chvia:ri ipeod tiied sein tisfoinscota aazvtiaeon nmzeaa l t'ee,n igma 
resainsctaoeo r gatn ein tdasito ilvuozS iooulnonee  r.u rdoimtaon o 
sembersasr eiruesa ic nidtiov iinldo umeael r ceea  rattdeerli stiche 
GenuirubRsio sm Qauei:Vn atloeS roiroai qnluo a,ful  ceo ndannato 
alpleanc aa pipteaarvl reeir v ell'aatrMoca arncoDe.elM  laor tino, 
mettlesenc daotrn ees timaonntiisaconhtnzetue oo l vuaic net rospet
tirviaa,n infi olddiiua  n sat ocrhiietla e  mhpalo a ceeor fafrtueon  a 
nuotveao rriisao sluut tavileevx aqa utaae stio. 
Icnop ersttiandtaAiu:fr ao  ddiet'loAle l rtii,  
saAllad obrGaanldlDieonrirPi,iaa am  phRiolmja,  
€ 26,00
Marcello De Martino 
L'idesnetgirettàa  
deldliav itnuitteàdl iRa ormea  
Unr iesdaem'leal jf aSiroer ano 
ai miei Maestri 
André Martinet e Georges Dumézil 
ingrata patria, 
ne ossa quidem mea habes 
� ettimo 
§
edizioni�  igillo
Copyr©i 2g01h1E td izSieotntiSii mgoi llo 
EDIZISOENTTII MSOI GILLO 
EuroLpiab rEedriitSara isc e 
ViSaa ntamIa u5r a, 
001R9o2m a 
Te0!6./ 397-2F2a10x56 5/ 39722159 
Retwew:w .libreriaeuropa.it 
Posotrad:i [email protected] 
Findiist toa mnpeamlre esd eig  iug2n01o1  
daS tamEpdai tosrrMilaa-lneo calzati-AV
L'IDENTSIETGÀRE TA 
DELLDAI VINTIUTTÀE LADRIER  OMA 
Unr iesdaemlel 'Saojfraainroe  
1. L'affaire Sorano: status quaestionis e considerazioni cri
tiche 
Quinto Valerio Sorano: chi era costui? Potremmo ben dirlo, 
parafrasando in tal modo la famosa espressione manzoniana: 
infatti, di questo eminente erudito della Roma repubblicana 
sappiamo ben poco - di certo. Egli, suo malgrado, è passato 
alla storia per un summum scelus che mise in ombra le quali
tà morali e intellettuali dell'uomo così come tutte le opere di 
valore che aveva prodotto, provocando, in sostanza, una parti
colare damnatio memoriae: così, un marchio d'infamia, che a 
tutt'oggi continua, lo vuole colpevole di aver rivelato uno dei 
più grandi segreti della Romanità, ma, invero, in tutta la rela
tiva bibliografia che abbiamo potuto visionare, anche riguardo 
a ciò i pareri degli studiosi sono discordi, dato che la tradizio
ne storica appare confusa. Gli autori dell'antichità, infatti, non 
sono univoci nel riportare la grave colpa di cui Valerio Sorano 
si sarebbe macchiato, dividendosi in due grandi partiti: uno è 
quello che vedrebbe nel nostro erudito il divulgatore del nome 
segreto di Roma, l'altro, invece, seppur minoritario, afferma 
che egli avesse palesato l'identità altrettanto segreta del dio tu
telare dell'Urbe, il Genius urbis Romae1
• 
1 L'essenza metafisica e la funzione del Genius vengono spiegati chia
ramente da Censorino, De die natali III, I: "Genius est deus, cuius in tutela 
ut quisque natus est vivit", ma la sua eventuale comparazione con l'angelo 
custode della religione cristiana non ne esaurisce le caratteristiche che gli 
sono proprie, si veda a proposito le osservazioni ormai datate ma sempre 
pertinenti di W. Warde Fowler, Roman ideas of deity in the fast century 
5
È questo un dettaglio non di poco conto, che però è stato da 
tutti gli studiosi moderni trascurato, e il motivo è in parte com
prensibile. Trattandosi di una questione attinente alla segretez
za, seppur alla fine violata, era d'uopo che si cercasse all'epoca 
di mantenere il più possibile riservati i termini specifici dello 
"scandalo" tanto quanto lo erano i dati relativi all'oggetto di 
tale segretezza -il nome sacro. Non è certo possibile sapere se 
si mettesse in atto ad arte una disinformacija mediante un'abile 
manovra propagandistica, ovvero se quel poco che traspariva 
dall 'affaire desse vita a voci o rumors incontrollati che distor
cevano i dati esatti relativi alla vicenda, producendo de facto 
un effetto sicuramente gradito a chi doveva custodire il segreto, 
before the Christian era. Lectures delivered in Oxford/or the Common Uni
versity, London 1914, pp. 17-22: Georges Dumézil nel suo studio Encore 
Genius in H. Zehnacker-G. Hentz (curatela), Hommages à R. Schilling, Pa
ris I 983, pp. 85-92, definisce il Genius "soit la personnalité d'un individu 
/elle qu' elle s 'est constituée à sa naissance, soit celle personnalité comprise 
camme un double, physiquement et moralement solidaire de l'individu de
puis sa naissance jusqu 'à sa mort, soit une sorte de divinité qui lui est spé
cialement attachée et qui requiert un culte, en particulier aux anniversaires 
de sa naissance" (p. 86), quindi questa divinità sembrerebbe essere affine 
anche al Doppelgiinger (a proposito del quale, si rimanda a Otto Rank, Der 
Doppelgiinger. Eine psychoanalytische Studie, Wien 1925 [trad. it. Il Dop
pio. Uno studio psicoanalitico, Milano 2001): su tutto ciò, si veda la voce 
Genius a cura di Walter Friedrich Otto in F. Pauly-G. Wissowa (curatela), 
Paulys Realencyclopiidie der Classischen Altertumswissenschajì, Stuttgart 
I 893-1980, VII. I, 19 I O, p. I I 55 e la sua omologa curata da Enrico Monta
nari a pp. 313-314 del Dizionario delle religioni, Torino I 993 diretto da G. 
Filoramo. In italiano si può trovare un'esposizione completa della lettera
tura scientifica relativa in Giorgio Ferri, Il signfficato e la concezione della 
divinità tutelare cittadina nella religione romana, tesi di dottorato in Storia 
Antica (XXI ciclo, 2008-2009), Università degli Studi 'Tor Vergata", Roma 
2009, pp. 121-123: Ferri ha diviso la sua tesi e ne ha fatto due monografie, 
rispettivamente Tutela segreta ed evocatio nel politeismo romano, Roma 
20 IO  e Tutela urbis. Il significato e la concezione della divinità tutelare 
cittadina nella religione romana, Stuttgart 20 I O, sostanzialmente similari al 
testo unitario originario (e  con apporti di rifacimenti di articoli precedenti) 
al quale, pertanto, ci riferiremo nel prosieguo nella nostra trattazione. È co
munque evidente che nel termine "genius" sia ravvisabile la radice indoeu
ropea *gen-dal contenuto semantico di "generare" (lat. generare, gr. yÉvoç, 
etc.): gli antichi romani erano consapevoli di ciò, come dimostra Varrone, si 
veda più avanti nel testo, pp. 34-36. 
6
e perpetuatosi poi nel tempo: comunque sia, chi si è accinto 
in tempi moderni a tentar di comprendere, se non a risolvere, 
la questione, ha presupposto in modo gratuito che i due nomi 
segreti fossero strettamente connessi2 o, addirittura, si equiva
lessero, senza però spiegare il perché di questa che appare es
sere un'incondizionata condiscendenza a una confusione (forse 
voluta) di antica data3. 
2 Così Thomas Koves-Zulauf in Die ,. 'E:n:6:n:1:tOEç" des Valerius Soranus, 
"Rheinisches Museum" 113, 1970, p. 346 conclude il suo ragionamento 
a proposito: "So ist es auch kein Zufall, al/es dafiir spricht, da/3 die zwei 
Namen miteinander vollig oder nahezu identisch waren"; allo stesso modo 
pensa anche Vsevolod Basanoff in Evocatio: étude d'un rituel militaire 
romain, Paris 1947, p. 8: "le secret solidaire du nome de l'urbs et de sa 
divinité tutélaire", concetto ribadito a pp. 22, 90, 92 ss., 99; Ferri in Va
lerio Sorano e il nome segreto di Roma, "Studi e Materiali di Storia delle 
Religioni" 73 (XXXI. 2) 2007, a p. 298 afferma: "Abbiamo visto quanto 
i due segreti fossero solidali e legati tra loro, tanto da generare spesso 
confusione, e costituissero per così dire due facce della stessa medaglia". 
Le parole di Angelo Brelich nel suo Die geheime Schutzgottheit von Rom, 
Zilrich 1949 sono molto indicative rispetto alla causa che, a nostro avviso, 
generò questa confusione (pp. 9-1O ):" Wie war es moglich -konnte manfra
gen - , den Namen einer Gottheit mit dem Namen der Stadt zu verwechseln? 
Jedenjà/ls nennt der einzige antike Schriftsteller, der uns etwas eingehender 
uber die Frage der verschiedenen Namen Roms unterrichtet, als Kultnamen 
eben den Namen einer Gottheit: Flora. lassen wir das Problem der Flora 
jetzt beiseite, so eroffnet sich vorerst die Moglichkeit, daj3 hier nicht eine 
Verwirrung zugrunde liegt, sondern vielmehr eine tatsiichliche Jdentitiit des 
Stadtnamens mit dem ihrer Schutzgottheit: in diesem Fai/ wiire die Unter
scheidung zwischen der Stadt selbst und ihrer Gottheit ebenso gering und 
unbestimmbar wie die Unterscheidung zwischen der Stadt Roma und der 
Gottin Roma in hellenistischer Zeit ... ", per cui si rimanda all'Addendum III 
ap p. 178 ss. 
3 V'è da dire che la bibliografia a riguardo non è sempre stata specifica 
solo al "caso" di Valerio Sorano. I candidati proposti dagli studiosi per il dio 
tutelare di Roma sono stati molteplici: Georg Wissowa, Religion und Kultus 
der Romer, Milnchen 19122, p. 338 credeva fosse Giove sulla base del passo 
III, 9, 4 dei Saturnalia di Macrobio, che tratteremo ampiamente nel testo (si 
veda pp. 38-40), laddove R. Biittner credeva fosse la divinità Valentia, in 
Porcius Licinus und der lateinischen Literatur des Altertums. Ein Beitrag 
zur Geschichte und Kritik der romischen Literatur, Leipzig I 893, p. 123; 
Angelo Brelich offrì due soluzioni, poiché in un primo tempo lo studioso 
considerò il Genius urbis Romae come una generica entità bisessuata (Die 
7
Tutto ciò non risponde a logica alcuna. Se una tale even
tualità è pur possibile, in primis, una relazione stretta tra i due 
nomi segreti o, perfino, una loro coincidenza non è affermata 
da alcun autore antico, semmai il contrario4; in secundis, è lo
gico e più semplice credere - il rasoio di Occam ce lo impo
ne - che mentre per il nome segreto di Roma la casistica ono
mastica poteva essere infinita (un nome si può anche inventare 
exn ovcoom,e  di fatto lo fu quello di ''Romstaess"o5 ), il nome 
geheime cit., si veda più avanti nel testo a pp. 60-62), e successivamente 
credette di riconoscervi la dea Vesta ( Vesta, Ziirich 1949, ma già presagito 
alla chiusa del precedente saggio in nota a p. 56) così come aveva fatto 
Giulio Giannelli (// sacerdozio delle Vestali romane, Firenze 1913; Padova 
20112, pp. 46-4 7); Basanoff in Evocatio cit., optò per Pales, mentre Thomas 
Koves-Zulauf (Reden und Schweigen. Romische Religion bei Plinius Ma
ior, Miinchen 1972, p. 83) avanzò l'ipotesi che fosse la dea Tutilina in base 
alle reticenze di Plinio a nominare tale divinità in Naturalis Historia XVIII 
8; infine, Pietro De Angelis (Le origini di Roma e il suo nome segreto, Roma 
1937, pp. 85-89), Giandomenico Casalino (Il nome segreto di Roma, Roma 
2003, pp. 197 ss., 203) e Ferri(// signtficato cit., pp. 191-194) sono propensi 
a riconoscere nella dea Venere l'identità segreta del nume protettore dell'Ur
be, per cui si rimanda il lettore alle mie considerazioni fatte in proposito 
all'Addendum III. Peraltro, vi è stato anche chi non ha creduto all'esistenza 
di una tale divinità, come Stefan Weinstock, secondo quanto affermato nella 
sua recensione alla monografia di Brelich in "Joumal of Roman Studies", 
40, 1950, p. 149, e Jorg Riipke, Die Religion der Romer, Miinchen 2001 
[trad. it. La religione dei Romani, Torino 2004, p. 149]. Nell'antichità, oltre 
a Giove, Luna, Angerona, Ops Consiva (riportate da Macrobio nel succitato 
passo), si propose anche la dea Flora (Giovanni Lido, De mensibus IV 50), 
si veda in Addendum IlI a pp. 179-180. 
4 Giovanni Lido nel De mensibus, IV 50 asseriva che ""Epwç" fosse il 
nome arcano di Roma e "cI>léòpa" fosse quello sacro: dal testo si evince che 
quest'ultimo è da ritenersi il nome della divinità tutelare cittadina, ossia la 
dea latina Flora. Circa questo passo, si veda la nostra analisi nell'Addendum 
IlI a pp. I 80-185. 
5 Con ciò vogliamo intendere che se per ipotesi assurda non si sapesse 
il nome "usuale" dell'Urbe, anche questo non potrebbe essere divinato con 
sicurezza da alcunché. L'origine del toponimo "Roma" è assai controversa, 
per quanto una sua ascendenza etrusca è assai probabile: forse da "ruma" 
con il significato di "mammella", si veda Massimo Pittau, Sul sign[ficato e 
/'origine del toponimo Roma, negli "Atti dell'VIII Convegno Internaziona
le di Linguisti", Milano 10-12 settembre 1992, Brescia, 1993, pp. 453-466, 
oppure dal gentilizio etrusco "Ruma", secondo Wilhelm Schulze, Zur Ge-
8
del Genio tutelare dell'Urbe poteva essere anche quello di una 
divinità del pantheon latino, perciò conosciuto - e conoscibi
le. Pur tuttavia, riteniamo assai deprecabile dal punto di vista 
deontologico che gli storici moderni non abbiano posto nella 
dovuta considerazione l'opportunità di discernere tra la corti
na fumogena rappresentata da questa contraddizione evidente 
che emerge dalla testimonianza degli antichi, giacché - e sia
mo oltremodo convinti di ciò - essa potrebbe essere di questo 
caso una sorta di "nodo gordiano", sciolto il quale si potrebbe 
alfine intravvedere come fossero andati gli eventi relativi allo 
scandalo fatto esplodere da Valerio Soriano: diversamente, si 
rischia di fare in modo inconsapevole il "gioco" degli antichi 
medesimi, il cui risultato è stato alla fine che non si conoscesse 
precisamente il corpus delicti dell 'affaire6, se non lo scandalo 
medesimo, non aver notizia del quale sarebbe stato invece im
possibile, data la sua enormità. 
Non si deve, inoltre, cadere nel fallo opposto, cioè ricusare in 
toto la notitia criminis che la tradizione antica ci riporta rispetto 
al personaggio in questione. Si è arrivati da parte di taluno addi
rittura a credere che Quinto Valerio Sorano fosse caduto vittima 
di una congiura messa in atto dalla parte politica a lui avversa e 
che, quindi, la presunta divulgazione dell'indicibile nome sacro 
fosse in realtà una voce propagata ad arte, ossia un "pretesto"
7 
creato per giustificare l'eliminazione dell'erudito romano8 que-
; 
schichte lateinischer Eigennamen, Abhandlungen der Koniglichen Gesel
lschaft der Wissenschaften zu Gottingen: philologisch-historische Klasse, 
Band V, n. 5, Berlin 1904, oppure da "Rumon", che Servio, Ad Aeneidem 
VIII, 63, 90, diceva essere la denominazione etrusca del Tevere. Su tutto 
ciò, si rimanda alla spiegazione esaustiva di Carlo de Simone, I nomi Romo
lo e Remo come etruschi, in AA. VV., La leggenda di Roma. Dalla nascita 
dei gemelli alla fondazione della città, v. I, a cura di Andrea Carandini, 
Milano 2006, pp. 455-468. 
6 Emblematico a questo proposito è il saggio di Conrad Cichorius, Zur 
Lebensgeschichte des Valerius Soranus, in "Hermes", 41, 1906, pp. 59-68. 
7 Così Koves-Zulauf, Reden cit., p. 105 n. 167 e Ferri, Valerio Sorano 
cit., pp. 293; 30 I, il quale segue quasi verbatim le posizioni del precedente 
autore, ribadendole ne Il signtficato cit., p. 189. 
8 Si veda Cichorius, Zur Lebensgeschichte cit., p. 65 e Hubert Zehnak
ker, La description de Rame dans le livre 3 de la Naturalis Historia, in 
"Helmantica", 37, 1986, p. 314; anche Giovanni Brizzi, ne Il nomen segreto 
di Roma e l 'arcanum imperii in Plinio, in Plinio il Vecchio sotto il pro.fìlo 
9
sta ipotesi si baserebbe su un solo argomento - fortissimo, se
condo i suoi fautori: il nome di Roma era così segreto che nessu
9 
no avrebbe potuto saperlo, tantomeno il Sorano!
Rimaniamo decisamente sgomenti di fronte a tale ingenuità, 
che non fa certo onore alle intelligenze di tali uomini di scienza: 
la Storia trabocca di casi in cui dati decretati come top secret 
sono stati rivelati, e talora anche in modo banale. In realtà, non 
c'è bisogno di rivangare qualche fatto eclatante avvenuto in 
passato, quando è sufficiente ricordare avvenimenti del genere 
storico e letterario. Parte II. Atti del Convegno di Como (5-7 ottobre 1979), 
"Atti della Tavola Rotonda nella ricorrenza centenaria della morte di Plinio 
il Vecchio", Bologna I 6 dicembre I 979, Como 1982 pp. 237-251 ritiene 
che ad essere rivelato fu proprio il nome segreto di Roma, inquadrando la 
presunta azione delatrice di Sorano all'interno degli interessi italici e ma
riani dopo la battaglia di Porta Collina. La motivazione politica della mor
te dell'erudito si basa essenzialmente su congetture fatte su una notizia di 
Plutarco riportata nella vita di Pompeo (B\.ot napcH..  ÀEÀot di Plutarco IO, 4, 
4-11: raioç OÈ ·onmoç b Kai.crapoç i::mi:poç 6:na.v0pci:mcoç <t>ricrì 1caì Kcii.ll'tCfl 
Oua.ÀÀ.Epi.C!) xp17cracr8m 1:òv IT0µ1t17i:ov. ' Emcr,:ciµevov yàp wç tcrn <j>tÀoÀ.Òyoç 6.
VTJP Kaì <j>tÀoµa.0riç i::v bUymç b Oua.ÀÀ.Épt0ç, wç 1'Jx0ri npòç am:6v, tmcrnacrci
µevKoaì vcru µ1teprna.1:17cra.v,:a Kaì 1tu86µevov wvtx_ pnçe Kaì. µa06v,:a, 1tpocr1:ci
l;m 1:oi:ç l>1tript1:mç eù0ùç 6:vEÀEtv 6:nayay6vmç), per cui si veda la trattazio
ne in Ferri, Valerio Sorano cit., pp. 291-293; l'ipotesi sarebbe che Sorano 
fosse stato ucciso da Pompeo perché appartenente alla fazione mariana e 
l'indizio più importante per l'identificazione sarebbe la definizione "(j)tÀoÀ.6-
yoç cxvrip Kaì (j>tÀoµa0riç i::v òÀ.i.ymç", ossia "studioso ed erudito come pochi". 
Addirittura Luigi Alfonsi ne L'importanza della «enunciazione» di Valerio 
Sorano (a proposito di ClIl, 1 2, p. 33 7), in "Epigraphica", I O, 1948, pp. 81-89 
ritiene proprio che Valerio Sorano "aveva saputo.fare un 'arma di battaglia 
della sua conoscenza dei segreti religiosi", ibidem, p. 89 e che per tale mo
tivo fosse stato eliminato. In realtà, non vi è alcuna ragione assolutamente 
incontrovertibile riguardo al fatto che il Koi.v,:oç Oua.ÀÀ.Épt0ç ucciso da Pom
peo fosse Sorano, dato che il passo testé citato non riporta il cognomen, e 
perciò non è affatto sicuro che sia il nostro erudito, per quanto l'attribuzione 
sembra comunque probabile: si dovrà pur tuttavia ricordare che esisteva un 
altro Quinto Valerio, nella fattispecie Orca, che era dalla parte di Cesare nel
la guerra civile contro Pompeo: per il poco che si sa di questo personaggio, 
che fu pretore e governatore della provincia d'Africa, egli potrebbe esser 
stato anche uno studioso al pari di Sorano, cui peraltro è stato collegato, 
credendolo suo figlio (si veda Gìovanni Niccolini, I.fasti dei tribuni della 
plebe, Milano 1934, pp. 430-431 ). 
9 Così Ferri, Valerio Sorano cit., p. 298. 
10