Table Of ContentI LIBRI BIBLICI
Nuovo Testamento
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Ideazione e coordinamento redazionale
Olimpia Cavallo
Primo Testamento
Gianantonio Borgonovo
Nuovo Testamento
Rinaldo Fabris
Ha contribuito alla lettura critica della traduzione:
Prof. Anna Passoni Dell ’Acqua (aspetto filologico)
LETTERE A TIMOTEO
LETTERA A TITO
nuova versione, introduzione e commento
di Paolo Iovino
Per quanto riguarda il Primo Testamento, la Collana segue l’ordine del canone
ebraico.
I deuterocanonici sono posti alla fine.
L’espressione «Primo Testamento» sottolinea la continuità, pur nella diver
sità, tra i due Testamenti (cfr. Eb 8,7.13): essa accoglie l’esito del dialogo
ebraico-cristiano, che ha portato a leggere con sensibilità diversa il rapporto
tra antica e nuova alleanza e quello tra i due Testamenti.
PAOLINE Editoriale Libri
© FIGLIE DI SAN PAOLO, 2005
Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano
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Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l.
Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino
Alle sorelle e ai fratelli nella fede,
che abitano nella casa del Signore
per cantare le sue lodi e gustare la sua bontà.
PREFAZIONE
Sono numerosi e ben documentati i commentari alle lettere pastorali che
aprono le loro introduzioni fissando l’attenzione sui temi tradizionali: denomina
zione degli scritti, destinatari e ruoli rispettivi di Timoteo e Tito, organizzazione
della Chiesa, circostanze e date di composizione, autenticità, collegamenti lette
rari e tematici, teologia1. Più recentemente, si aggiungono: genere letterario,
struttura, messaggio1 2. Dunque, una trattazione dall’esterno e, in qualche modo,
sganciata dal raccordo diretto e costante con il testo e con il suo impianto lettera
rio, anche se non mancano frequenti richiami, appunto, « dimostrativi ». Il risul
tato è una presentazione deduttiva fatta attraverso prospettive parziali autonoma
mente selezionate, necessariamente opinabili e certamente non esaustive.
Ribadiamo: niente da eccepire alla rigorosità di dette introduzioni. Ci do
mandiamo, tuttavia, se questo sia il solo modo di « introdurre » al commento ese
getico di un testo e, in particolare, se sia il più adeguato alla presentazione delle
lettere pastorali.
Riteniamo che dette lettere, per la specificità della loro configurazione stori-
co-letterario-tematica, impongano un diverso tipo di approccio, come una intro
duzione « dall’interno », una sorta di immersione globale nel testo e nel suo am
biente vitale.
Ci proponiamo, pertanto, non di selezionare previamente le tematiche « in
troduttive », ma di farle emergere direttamente dal testo e dal vissuto delle Chie
se, rendendolo ermeneuticamente aperto e disponibile. Il vantaggio è tutto nel ri
conoscimento della «verità» di dette tematiche e della loro problematicità, non
facilmente riducibile in schemi convenzionali, proprio perché complessa e varie
gata. Ma anche nella possibilità di scoprire i nessi convergenti della loro unita
rietà e le linee direzionali del loro sviluppo. Lo scopo è quello di rendere vera
1 Cfr. il grande commentario di C. Spicq, Saint Paul Les épitres pastorales, voll. I-II (EB), Ga-
balda, Paris 19694 (il vol. I dedica a tali argomenti ben trecento pagine).
Tutte le opere, la prima volta, sono citate complete di riferimenti, successivamente solo nei da
ti essenziali.
2 Cfr. C. Marcheselli-Casale, Le lettere pastorali. Le due lettere a Timoteo e la lettera a Tito
(SOC 15), EDB, Bologna 1995; Id., Le lettere pastorali a Timoteo e a Tito. Analisi letteraria e stra
tegia retorica. Per un contributo allo status quaestionis dell ’esegesi sulle lettere pastorali, in G. De
Virgilio (ed.), Il Deposito della fede. Timoteo e Tito (Suppl.RivBiblt 34), EDB, Bologna 1998, pp.
19-38.
8 Prefazione
mente « introduttive » tali tematiche, cioè in grado di consentire un adeguato ac
cesso al testo e al suo « messaggio ». È implicito che un simile approccio globale
non consente alcuna divisione interna o dislocazione delle suddette tematiche,
che saranno pertanto tutte analizzate nell’ambito della presente trattazione, sia
quelle storiche sia quelle letterarie e teologiche.
Un breve excursus orientativo sull’orizzonte ermeneutico.
I protagonisti delle lettere innanzi tutto. L’autore non può essere esclusiva-
mente identificabile con il Paolo del suo settenario epistolare né con 1’« Aposto
lo » lucano, ma è da scoprire e accogliere nell’identità nuova offerta dalle lette
re pastorali, cioè un « mittente-modello » definito « araldo, apostolo e maestro ».
Parimenti, i personaggi storici di Timoteo e Tito non possono essere descritti in
base alla conoscenza storica che se ne ha aliunde, ma quali «attanti» delle let
tere, e quindi nella duplice « correlazione » del loro ruolo: in rapporto a Paolo
mittente-modello e in rapporto alle loro Chiese. Le stesse Chiese protagoniste
non possono svelare la loro identità con una generica ricostruzione storico-
socioreligiosa, ma con un’attenta scrutatio del loro duplice ruolo di «destinata-
rio » e « ambiente vitale » delle lettere. Conseguentemente, il messaggio non ap
parirà come una riflessione teologica disincarnata e autonoma, ma come la
parenesi viva di un « padre-maestro », che si fa carico delle istanze reali delle
sue Chiese, e quindi come risultante di una intensa « correlazione » fra i vari
« protagonisti-attanti ».
Dal punto di vista letterario, specie in rapporto all’epistolario paolino, emer
geranno - soprattutto nel corso dell’esegesi, ma con preannunzi significativi in
fase introduttiva - convergenze e divergenze, peculiarità e sintonie con altri am
bienti culturali, apporti storici e rilevanze letterarie, echi della tradizione e tenta
tivi di innovazione. Da qui, il passaggio a ulteriori approfondimenti esegetici sul
le peculiarità del « linguaggio » delle lettere pastorali è inevitabile. Appariranno
così: selezione e creazione di parole tematiche, focalizzazioni e disattenzioni di
termini afferenti, ampliamenti e restringimenti di aree semantiche, silenzi e soste
o accelerazioni, aggregazioni e rotture. Per queste vie sarà possibile dare un’ade
guata risposta alla problematica di fondo: paternità paolina o pseudoepigrafia3.
È nostra profonda convinzione che solo una « introduzione » induttiva di
questo genere, attenta al testo e quindi in linea di continuità con l’esegesi, sia in
grado di proporre le caratteristiche di globalità e sinteticità esigite da un primo
approccio alle lettere pastorali, propedeutico al successivo, di tipo « analitico-in-
terpretativo », proprio del « commento ».
Nell’ambito del presente volume, nella Parte prima. Sezione introduttiva,
ciò è possibile unicamente seguendo l’articolazione argomentativa del testo e in
dividuando, nel suo stesso sviluppo, priorità tematiche e modalità di trattazione.
3 Per una bibliografia completa sulle lettere pastorali, cfr. C. Spicq, Saint Paul Les épîtres pa
storales, vol. I, pp. 11-27, aggiornata da C. Marcheselli-Casale, Le lettere pastorali, pp. 829-864.
Sul problema dell'autenticità e della datazione, cfr. l’apporto di P. Dornier, Les épîtres pastorales
(SB), Gabalda, Paris 1969, e quello originale di S. de Lestapis, L’énigme des pastorales de Saint
Paul, Gabalda, Paris 1976, a difesa dell’autenticità paolina.
Prefazione 9
È l'iter che ci accingiamo a seguire.
Il primo impatto con i tre scritti non lascia dubbi sul loro vero centro di inte
resse, che si configura come asse centrale. La 1 Timoteo inizia con una pressante
esortazione di Paolo: «Partendo per la Macedonia, ti ho esortato a rimanere a
Efeso per ordinare a taluni di non insegnare dottrine diverse e di non aderire a fa
vole e a genealogie interminabili, le quali favoriscono più vane discussioni che
non il disegno di Dio, (che si attua) nella fede » (1,3-4). Molto simile l’inizio del
la Lettera a Tito: « Vi sono, infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla cir
concisione, molti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori, ai quali bisogna
chiudere la bocca, perché sconvolgono intere famiglie, insegnando, a scopo di
guadagno disonesto, quello che non si deve insegnare » (Tt 1,10-11). Invito, dun
que, a combattere la falsa dottrina, contraria al disegno di Dio che si attua nella
fede. Il medesimo invito ricompare nella 2Timoteo, ma con riferimento diretto
allo stesso Paolo e alla testimonianza nelle catene da lui resa al Signore, a causa
della lotta in difesa della sana dottrina: « Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio
che è in te per l’imposizione delle mie mani. Dio, infatti, non ci ha dato uno spi
rito di timidezza, ma di fortezza, di carità e di saggezza. Non vergognarti dunque
della testimonianza del Signore nostro, né di me che sono prigioniero per lui; ma
soffri con me per il vangelo, con la forza di Dio» (2Tm 1,6-8).
L'iter seguito dall’autore e, conseguentemente, nel nostro approccio al testo,
è dunque segnato.
Bisogna cominciare ad affrontare il problema della falsa dottrina, per poter
poi focalizzare quello della «sana dottrina», non perdendo mai di vista il ruolo
del modello costante di riferimento: la testimonianza e il messaggio di Paolo. Un
ideale percorso dalle tenebre alla luce, guidati da colui che è considerato « aral
do, apostolo e maestro ».