Table Of ContentRevue suisse de Zoologie, 101 (3) 771-827; septembre 1994
:
Leptodirinae del Caucaso e dell'Iran settentrionale
(Coleoptera Cholevidae)
1
Stefano ZOIA2 & Mauro RAMPINI 3
2 Istituto di Entomologia agraria, Università di Milano, via Celoria 2, 20133 Milano.
3 Dipartimento di Biologia animale e dell'uomo, Zoologia, Università "La Sapienza",
viale dell'Università 32, 00185 Roma.
Leptodirinae from the Caucasus and Northern Iran (Coleoptera Cho-
levidae). - Available collections examined include following taxa: Bathys-
ciola suramensis Jeannel, 1930, Bathysciola pusilla (Motschulsky, 1840),
Sengletiola n. gen. motschulskyi n. sp. (Iran, Mazanderan: on the Tang-e-
Rah, Dasht, Gol-e-Loveh), Iranobathyscia n. gen. jeanneli n. sp. (Iran,
Mazanderan: Nowshahr), Capraiola n. gen. ohentalis n. sp. (Iran, Mazan-
deran: on the Gol-e-Loweh), Sbordoniola n. gen. persica persica (Abeille,
1881) n. comb, from Bathysciola, Sbordoniola persica abeillei n. ssp.
(Iran, Mazanderan: Keyasar), Sbordoniola cibata n. sp. (Iran, Mazanderan:
on the Amol), Sbordoniola mazanderanica n. sp. (Iran, Mazanderan:
Keyasar), Sbordoniola mazanderanica dentata n. ssp. (Iran, Mazanderan:
on the Amol), Sbordoniola elburzensis n. sp. (Iran, Mazanderan: Tchalus),
Sbordoniola sudcaspica n. sp. (Iran, Mazanderan: Tchorteh; Guilan: Shahr-
Bidjar, Djavaherdeh, Masuleh, Lunak), Sbordoniola uranica n. sp. (Iran,
Mazanderan: on the Amol). These taxa share similar shape and small size
of the body, and most of them have reduced eyes or ocular spots. All but
Bathysciola have elytra temporarily or permanently coapted and metatergal
A
apparatus extremely reduced; they are placed in a monophyletic lineage.
key to the genera is provided.
Key-words: Coleoptera - Cholevidae - Leptodirinae - Taxonomy - Iran -
Caucasus.
INTRODUZIONE
Il presente studio è basato sull'esame del materiale raccolto dall'amico Prof.
Valerio Sbordoni (Università degli Studi di Roma "Tor Vergata") nel 1966 e.
soprattutto, di quello riportato da A. Senglet (conservato al Muséum d'Histoire
naturelle di Genève) dalle sue campagne di ricerca effettuate negli anni 1973, 1974 e
1 Parte del materiale è stato raccolto durante le Ricerche zoologiche delle Università di
Roma nel Vicino Oriente (lavoro n. 159), eseguite con il contributo del C.N.R.
Manoscritto accettato il 19.01.1994.
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1975 sulle montagne dell'Elburz (= Alborz). La presenza di un cospicuo numero di
nuovi taxa e l'imperfetta conoscenza della morfologia di alcune specie già note, ci
hanno costretti a rivedere, per quanto possibile, il materiale tipico di Bathysciola
pusilla (Motschulsky, 1840), B. persica (Abeille, 1881) e B. suramensis Jeannel,
1930. Per queste specie forniamo una nuova e più completa descrizione, rivedendone
la posizione sistematica.
La regione da noi presa in esame comprende quindi il Caucaso e le provincie
settentrionali dell'Iran, con le catene montuose a Sud del Mar Caspio. Il materiale
raccolto da Sbordoni e Senglet proviene nella sua totalità da questa ultima zona,
caratterizzata dalla presenza della catena montuosa dell'Elburz che raggiunge, con il
vulcano Demavend, a NE di Teheran, la sua maggiore altezza (m 5601 s.l.m.). La
regione è geologicamente di origine relativamente recente e costellata di numerosi
vulcani; i versanti settentrionali dei rilievi sono piuttosto umidi e in buona parte
ricoperti da dense foreste di tipo subtropicale.
Desideriamo ringraziare per la gentile collaborazione le seguenti persone: Dr.
Nicole Berti (Muséum national d'Histoire naturelle, Paris; MNHN), Dr. Ivan Lobi e
Dr. Claude Besuchet (Muséum d'Histoire naturelle, Genève; MHNG), Dr. Otto Merkl
e Dr. Gyözö Szél (Természettudomânyi Mùzeum Allattâra, Budapest; HNHM), Dr.
Roberto Poggi (Museo civico di Storia naturale, Genova; MSNG), Prof. Valerio
Sbordoni (Università degli Studi di Roma "Tor Vergata").
Criteri di valutazione delle misure biometriche
Riteniamo opportuno fare un breve accenno ai criteri di misurazione biome-
trica da noi seguiti nello studio del materiale oggetto di questa nota, essendoci in più
occasioni accorti della non concordanza delle metodologie seguite da diversi Autori e
comunque nella necessità di consentire una corretta interpretazione dei nostri dati. Se
da un lato, infatti, le metodologie concernenti la preparazione e raffigurazione delle
parti anatomiche sono state più volte evidenziate (rimandiamo a quanto detto in Zoia
(1986) e nell'esemplare lavoro di Vailati (1988)), solo qualche accenno viene per lo
più fatto nella bibliografia esistente riguardo le modalità di valutazione delle misure
di lunghezza e larghezza delle varie parti morfologiche di un Cholevidae. La
questione è solo apparentemente di marginale importanza poiché un criterio comune
permette una migliore confrontabilità dei dati forniti in contributi diversi. —
I valori, sempre indicati in millimetri, vengono da noi valutati come segue:
lunghezza del corpo (fig. 1: A) (si intende sempre con il capo reclinato (pressoché
verticale), in modo che la carena occipitale sia giustapposta al margine anteriore del
pronoto; la b—ase del pronoto, nelle specie batiscioidi e foleuonoidi, ricopre la base
delle elitre); massima larghezza del capo (f—ig. 2: F) (coincidente nei casi qui trattati
con la distanza fra gli angoli temporali); lunghezza del pronoto (fìg. 1: B)
(misurata lungo la —linea mediana del protorace, in visione dorsal—e e perpendicolare
all'asse del corpo); massima larghezza del pronoto (fig. 1: C); lunghezza delle
elitre (fig. 1: D) (misurata dalla zona mediana della base (visibile generalmente per
trasparenza al di sotto della base del protorace) all'estremità elitrale, in visione dorsale
LEPTODIRINAE DEL CAUCASO E DELLIRAN 773
Figg. 1-5
Criteri di misurazione: 1 - lunghezza del corpo (A), lunghezza del pronoto (B), larghezza del pro-
noto (C), lunghezza delle elitre (D), larghezza delle elitre (E); 2 - larghezza del capo (F); 3 - lun-
ghezza della spermateca (G), lunghezza del ductus spermatecae (H); 4 - lunghezza (L) e larghezza
(I) degli antennomeri 1° a 3°; 5 - lunghezza (L) e larghezza (I) degli antennomeri 8° a 11°.
—
e perpendicolare all'asse del corpo); massima larghezza delle elitre (fig. 1: E)
(comprenden—te entrambe le elitre, valutata in visione dorsale e perpendicolare all'asse
del corpo); lunghezza degli antennomeri (figg. 4-5: L) (la lunghezza di ciascun
antennomero non è comprensiva dello scapo di articolazione basale, della parte cioè
di articolazione inserita nel capo (scapobasale del 1° ante—nnomero) o nella parte
distale dell'antennomero prossimale a quello misurato); rapporto lunghezza/
larghezza degli antennomeri (la larghezza massima (figg. 4-5: I) può—essere per lo più
valutata solo in preparati microscopici, sotto vetrino coprioggetto); lunghezza del
corpo della spermateca (fig. 3: G) (calcolata senza tenere conto della sua curvatura) e
lunghezza del ductus spermatecae (fig. 3: H) (comprensiva delle vari—e curve e delle
parti più o meno dilatate o sclerificate che esso può presentare); lunghezza e
larghezza dell'edeago (la lunghezza dell'edeago è quella massima relativa al solo lobo
mediano, senza tenere in considerazione la sua curvatura; la larghezza dell'edeago è
quella massima, in visione dorsale e in posizione distale rispetto all'inserzione dei
parameli).
Serie filetica di Bathysciola
Viene qui proposta l'istituzione di questa linea filetica per comprendere i
generi Parabathyscia Jeannel, 1908, Bathysciola Jeannel, 1910, Besuchetiola
&
Rampini Zoia, 1991. Questi taxa sono caratterizzati tra l'altro dalla presenza
costante di un'apofisi che prolunga in addietro l'apparato metatergale adibito alla
coesione delle elitre; questo prolungamento è talora tanto sviluppato da raggiungere il
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declivio apicale delle elitre. I bordi suturali di queste non sono saldati, si realizza per
lo più una coaptazione temporanea, spesso scarsamente efficace da sola, che non
raggiunge gli angoli apicali, i quali si presentano più o meno largamente arrotondati e
A
spesso divaricati. nostra conoscenza, questi caratteri non sono stati finora oggetto di
corrette e approfondite osservazioni nei Leptodirinae e uno studio più esteso
sull'argomento sarà presentato in una futura nota. Evidenziamo per il momento che,
in seguito all'esame di abbondante materiale relativo ai generi in questione, in
rappresentanza della grande maggioranza delle specie note, non abbiamo mai con-
statato un perfetto incastro dei bordi suturali, rimanendo sempre possibile la sepa-
razione, seppure talora leggermente forzata, delle elitre. L'apertura di queste si
constata d'altronde frequentemente per molte specie sul materiale conservato a secco
nelle collezioni. Indagini estese a rappresentanti di generi di serie filetiche affini a
Bathysciola hanno sempre dato risultati analoghi.
Pur nella consapevolezza di una certa discontinuità esistente all'interno del
genere Bathysciola, riteniamo utile evidenziare i generi sopra citati in una serie
distinta da quella che più avanti definiamo come "serie filetica di Bithyniella"
.
Accenniamo brevemente di seguito ad alcuni problemi concernenti la siste-
matica del genere Bathysciola, attualmente il più comprensivo all'interno del raggrup-
pamento qui istituito. Il genere Parabathyscia (vd. Zoia (1986)), ben caratterizzato in
base alla morfologia edeagica, nonostante la presenza di una specie (P. brigantii Zoia,
1980) che presenta caratteri in parte intermedi con il genere Bathysciola, interessa nel
suo areale di distribuzione la Penisola italiana, Alpes Maritimes, Corsica, Francia
meridionale e atlantica, Inghilterra. Besuchetiola è presente in Turchia e la sua reale
affinità con qualche particolare specie di Bathysciola potrà forse essere messa in
evidenza in futuro con una migliore conoscenza della fauna di queste regioni.
Bathysciola Jeannel, 1910
Specie tipo: Bathyscia anbei Kiesenwetter, 1850
Due delle specie da noi qui esaminate vengono attribuite a Bathysciola. Attual-
mente vengono ascritti a questo genere poco più di 100 taxa di rango specifico o
subspecifico, distribuiti su un territorio che, occupando la regione mediterranea
settentrionale, si estende dai Pirenei al Caucaso; è evidente però una forte fram-
mentazione dell'areale lungo l'arco alpino e da questo verso oriente e la mancanza, in
base alle attuali conoscenze, di Bathysciola, o di elementi strettamente imparentati,
nella parte centro-meridionale della Penisola balcanica. Da segnalare inoltre la
presenza di una specie (B. fausti Reitter, 1883) nella Russia orientale europea
(Kujbysev).
Viene comunemente accettata per questo genere una divisione in "gruppi di
specie" (in parte ancora in accordo con quanto proposto da Jeannel (1924), in parte,
relativamente alla fauna italiana, rivisti da Sbordoni et al. (1982)), talora ben definiti
in base alla morfologia esoscheletrica e/o edeagica, spesso con geonemia più o meno
LEPTODIRINAE DEL CAUCASO E DELLIRAN 775
ristretta e talvolta in larga parte coincidente per alcuni raggruppamenti che presentano
specie con diversa valenza ecologica.
B. suramensis Jeannel, 1930 e B. pusilla (Motschulsky, 1840) non si disco-
stano dalla diagnosi del genere Bathysciola, così come attualmente inquadrato, ma le
loro affinità risultano ancora molto incerte, anche per la imperfetta conoscenza della
fauna medio-orientale.
E' da rilevare come le Bathysciola del Vicino e Medio Oriente siano tutte
caratterizzate dalla disposizione della punteggiatura elitrale a formare delle fitte
striole trasversali.
Le specie qui trattate sono le più orientali finora conosciute per il genere.
Bathysciola suramensis Jeannel, 1930
Bathysciola (s. str.) suramensis Jeannel, 1930; Laneyrie, 1967.
Materiale esaminato. Holotypus 9 etichettato: Caucasus, Meskisch. Gb.,
Leder. Reitter. - Type; Muséum Paris, Coll. R. Jeannel, 1931 - B. suramensis Jeann.,
R. Jeannel det. (MNHN); Caucasus, Meskisch. Gb., Leder. Reitter. - B. (Bathysciola)
persica Ab., Coli. Reitter - Plesiotypus, Bathysciola suramensis Jeannel, S. Zoia e M.
HNHM)
Rampini det. 1993 (1 ó*, (l'esemplare in questione presenta la stessa
preparazione e reca un cartellino di località identico a quello dell'holotypus).
Descrizione. Corpo batiscioide, fortemente convesso, di forma regolarmente
mm
ovale, allungata. Colore testaceo. Lunghezza del corpo, a capo reclinato, 1.57
mm mm mm
(plesiotypus S) (capo largo 0.40; pronoto lungo 0.53, largo 0.95; elitre
mm mm mm mm
lunghe 1.03, larghe, insieme, 0.94) e 1.50 (holotypus 9) (capo largo
mm mm mm
0.40; pronoto lungo 0.53, largo 0.90; elitre lunghe 0.94, larghe, insieme,
mm
0.90). Pubescenza del dorso dorata, fine e coricata.
Capo provvisto di occhi ridotti, non pigmentari, occupanti la parte ante-
riore/inferiore degli angoli temporali. Punteggiatura del capo estremamente fine,
densa e superficiale. Carena occipitale completa. 3° articolo dei palpi mascellari
conico, molto sottile e appena più breve del precedente. Antenne brevi e gracili, leg-
germente più lunghe nel S dove oltrepassano di poco il terzo basale del protorace. 1°
antennomero decisamente più breve del 2° e circa della stessa larghezza; 3°, 4° e 5°
antennomero subeguali, circa 1.5 volte più lunghi che larghi; 6° visibilmente più
breve del precedente; 7° circa 1.3 volte più lungo che largo; 8° decisamente trasverso
(1.5 (â), 2 (9) volte più largo che lungo); 9° e 10° sensibilmente più larghi che
lunghi, più decisamente trasversi nella 9; 11° ovoidale, appena più largo e quasi del
doppio più lungo del precedente.
Pronoto ampio, trasverso, fortemente convesso; i lati, visti dall'alto, regolar-
mente arcuati, subparalleli presso la base del pronoto nel 6, più gradualmente
allargantesi verso la base nella 9 La base del pronoto leggermente bisinuata, gli
.
angoli basali acuti. Punteggiatura estremamente fine, superficiale e sparsa; è presente
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0.3: 6-7-9 0.1:
Figo. 6-9
Bathysciola suramensis Jeannel (6 - edeago in visione dorsale; 7 - edeago in visione latérale; 8
apice del paramero in visione laterale esterna; 9 - spermateca.
una finissima microreticolazione tra i punti. Carena mesosternale elevata, l'apice
formante un angolo quasi retto; il bordo anteriore arcuato, quello ventrale legger-
mente inspessito, non prolungato sul metasterno. Metasterno non carenato. Apofisi
intercoxali del metasterno brevi, le cavità coxali fra loro contigue. Apparato meta-
tergale con apofisi posteriore sviluppata, di poco oltrepassante il terzo basale della
lunghezza delle elitre. Zampe brevi e piuttosto gracili. Protibie sottili, subrettilinee,
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provviste di speroni apicali e di alcune brevi spine al bordo esterno; protarsi nel 6
pentameri, leggermente dilatati, il 1° tarsomero largo quanto i 3/4 della massima
larghezza della protibia; 2° protarsomero circa della stessa larghezza del 1°; 3° e 4°
gradualmente più stretti. Mesotibie sensibilmente ricurve, provviste di robuste spine
al bordo esterno e di speroni apicali. Metafemori non dentati; metatibie rettilinee,
provviste di spine al bordo esterno e di speroni apicali. Metatarsi lunghi quanto i due
terzi della lunghezza della metatibia e con il 1° tarsomero circa della stessa lunghezza
del 2°.
Elitre con coaptazione temporanea, decisamente convesse e con la massima
larghezza alla base; i lati più regolarmente incurvati nella 9 , subrettilinei presso la
base nel â Gli angoli suturali leggermente ottusi e appena arrotondati all'apice. La
.
sutura ripiegata verso l'esterno presso l'apice elitrale. Stria suturale assente: ne è
presente solo qualche fine traccia sul terzo prossimale dell'elitra ma è ben distinta, per
tutta la lunghezza elitrale, una stretta fascia più scura. Punteggiatura fine, appena
rilevata, disposta a formare striole trasversali ravvicinate che tendono a disgregarsi sul
declivio apicale delle elitre.
mm
Edeago (figg. 6-7) lungo 0.67, con la massima larghezza del lobo
mediano, in visione dorsale ed esclusa la base, (mm 0.18) situata in corrispondenza
dell'inserzione dei parameli. Lobo mediano a lati subrettilinei, gradualmente ristretti
verso l'apice; questo è bruscamente ristretto e termina con un breve prolungamento
che presenta il bordo distale largamente arrotondato. In visione laterale, il lobo
mediano è gradualmente ristretto e regolarmente arcuato per tutta la sua lunghezza; la
base è largamente aperta e con il bordo inspessito. Tegmen ampio e breve, fuso
dorsalmente con il lobo mediano in una zona maggiormente sclerificata. Parameli
estremamente gracili, appena dilatati all'apice (fig. 8) che presenta un brevissimo lobo
membranoso ed è armato di quattro setole sottili e relativamente lunghe. Endofallo
(fig. 6) con fasce distali scarificate piuttosto evidenti e allargate; è presente un breve
sclerite mediano poco sclerificato e un pezzo a Y basale ben sviluppato e sclerificato.
mm
Spermateca (fig. 9) lunga 0.15, con ductus sottile, non tortuoso (non è
stato possibile verificarne la lunghezza).
Bathysciola pusilla (Motschulsky, 1840)
Catops pusillus Motschulsky, 1840; Catopsinus pusillus, Motschulsky, 1868; Adeìops
pusilla, Schneider & Leder, 1878; Bathyscia pusilla, Marseul, 1884; Reitter, 1885;
Bathysciola pusilla, Jeannel, 1911; Bathysciola (s. str.) pusilla, Jeannel, 1924; Bathysciola
{Bathysciola)pusilla, Laneyrie, 1967.
Loc. typ.: Ananur.
Materiale esaminato: Caucasus, Martkopi, Leder (Reitter) (3 9 9, MNHN; 1 S
HNHM; 1 6, 1 9 MSNG); Caucase, Collect, de Saulcy (1 9, MNHN); Caucasus, Araxesthal,
Leder, Reitter (1 6, HNHM); Caucas, Gombori, 1.X.05 (3 6 6, 1 9 HNHM; 3 SS, 2 9 9
MSNG).
La specie è citata anche di Darial (Motschulsky, 1840), di Dumaniss e
&
Katharinenfeld (Caucaso centrale) (Schneider Leder, 1878).
STEFANO ZOIA & MAURO RAMPINI
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Khnzorian (1950) riferisce di catture in Armenia: lungo il corso del fiume
Marziget, presso Lorut, e ad Aditala, sulla riva destra del fiume Lebed.
Descrizione. Corpo batiscioide, convesso, allungato, appena più ristretto in
addietro che in avanti. Colore testaceo. Lunghezza del corpo, a capo reclinato, nei
SS mm 1.48-1.63 (media mm 1.55, d.s. ± mm 0.06), nelle 9 9 mm 1.43-1.60 (media
mm mm mm mm
1.52, d.s. ± 0.06) (in un S di 1.58: capo largo 0.41; pronoto lungo
mm mm mm mm
0.53, largo 0.85; elitre lunghe 1.03, larghe, insieme, 0.89).
Pubescenza del dorso dorata, fine e coricata.
Capo provvisto di occhi ridotti, pigmentati, composti da 6/7 ommatidi e
occupanti la parte anteriore/inferiore degli angoli temporali; il loro diametro appena
più breve della loro distanza dall'inserzione dell'antenna. Punteggiatura del capo
sparsa, estremamente fine e superficiale. Carena occipitale completa. 3° articolo dei
palpi mascellari conico, molto sottile, appena più corto del precedente. Antenne (fig.
15) brevi e gracili, raggiungenti il terzo basale del protorace. 1° antennomero più
breve del secondo e circa della stessa larghezza; 3°, 4° e 5° antennomero subeguali,
circa del doppio più lunghi che larghi; 6° visibilmente più breve e più tozzo del
precedente; 7° circa 1.2 volte più lungo che largo; 8° trasverso, più sensibilmente
nella 9; 9° e 10° poco più larghi che lunghi; 11° appena più largo e circa del doppio
più lungo del precedente.
Lunghezza degli antennomeri in un esemplare:
S: 0.088, 0.099, 0.047, 0.043, 0.046, 0.042, 0.055, 0.033, 0.046, 0.046, 0.089.
Rapporto lunghezza/larghezza degli antennomeri:
o*: 2.25, 2.67, 2.11,2.06, 1.85, 1.42, 1.22,0.82,0.97,0.84, 1.38.
Organo di Hamann del 7° antennomero di diametro pari a circa 1/3 della
larghezza dell'antennomero stesso. Al 9° e 10° antennomero è presente soltanto un
canale periarticolare attorno all'inserzione del successivo articolo e non si notano
camere sensoriali sviluppate (S).
Pronoto ampio, trasverso, convesso; i lati, visti dall'alto, regolarmente arcuati,
ristretti alla base; questa appena bisinuata, con gli angoli basali leggermente acuti.
Punteggiatura svanita sul disco, dove si confonde con la microreticolazione di fondo,
e più evidente ai lati. Carena mesosternale elevata, formante un angolo ottuso,
arrotondato; il bordo anteriore leggermente arcuato o subrettilineo, quello ventrale
sottile, non prolungato sul metasterno. Metasterno non carenato. Apofisi intercoxali
del metanoto molto brevi, le cavità coxali appena discoste tra loro. Apparato
metatergale con apofisi oltrepassante di poco il terzo basale dell'elitra. Zampe rela-
SS
tivamente brevi e gracili. Protibie (fig. 16) leggermente ingrossate nei che
presentano i protarsi pentameri, dilatati, con il primo tarsomero poco più largo della
massima larghezza della protibia, i tarsomeri 1° a 4° gradualmente più stretti nell'or-
dine; nelle 9 9 le protibie sono sottili e i protarsi tetrameri, non dilatati; protibie
provviste di speroni apicali e di alcune brevi spine al bordo esterno. Mesotibie (fìg.
17) appena incurvate nel terzo distale, provviste di robuste spine al bordo esterno e di
speroni apicali. Metafemori (fig. 18) fortemente allargati nel terzo distale a formare
una larga lama che copre il terzo basale della tibia ripiegata; bordo distale non
LEPTODIRINAE DEL CAUCASO E DELLIRAN 779
Figo. 10-14
Bathyscìola pusilla (Motschulsky) (Caucasus: Martkopi): 10 - edeago in visione dorsale; 11 -
edeago in visione laterale; 12 - apice del lobo mediano dell'edeago in visione dorsale; 13 -
apice del paramero in visione dorsale; 14 - apice del paramero in visione laterale esterna.
dentato, armato di numerose piccole spine disposte a pettine, non molto regolare.
Metatibie rettilinee, armate di poche spine al bordo esterno e di speroni apicali.
Metatarsi di 1/4 più corti della metatibia e con i primi due tarsomeri circa della stessa
lunghezza.
Elitre con coaptazione temporanea dei bordi, leggermente appiattite sul disco e
gradualmente attenuate in addietro, di poco più convesse nelle 9 9 Angoli suturali
.
arrotondati. Stria suturale presente, maggiormente discosta dalla sutura sul disco
dell'elitra e gradualmente convergente verso questa distalmente. Punteggiatura fine,
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Figo. 15-19
Bathysciola pusilla (Motschulsky) (Caucasus: Martkopi): 15 - antenna del S\ 16 - zampa
protoracica del S: 17 - zampa mesotoracica del <3; 18 - zampa metatoracica del a', 19 -
spermateca.
leggermente rasposa, disposta a formare striole trasversali regolari, meno evidenti
soltanto presso l'apice delle elitre.
mm
Edeago (figg. 10-11) lungo 0.61, con la massima larghezza, in visione
dorsale ed esclusa la base, (mm 0.17) presso l'inserzione dei parameli. Lobo mediano