Table Of ContentI DOCUMENTI LE GRANDI
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EBATTAGLIE
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NAVALI
Isoroku Yamamoto Chester Nimitz
GLI SCONTRI IN MARE CHE HANNO DECISO
LE SORTI DEL MONDO:
GLI AMMIRAGLI, LE NAVI, LE STRATEGIE
GLI EQUIPAGGI LE TECNOLOGIE I GENI DEL MARE
• Salamina • Capo Ecnomo • Azio • Meloria • Lepanto • Gravelinga • Abukir • Trafalgar • Lissa
• Tsushima • Jutland • Giava • Midway • Stretto di Danimarca • Pantelleria • Golfo di Leyte
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GRANDI BATTAGLIE NAVALI SOMMARIO
112
36
44
22
2
2 44 92
Armi e tattiche nella Storia Gravelinga (1588) Stretto di Danimarca (1941)
Tremila anni di guerra sui mari La disfatta dell’Armada...Invincibile Lotta tra giganti nell’Atlantico
di Nicola Zotti di Mario Galloni di Nicola Zotti
10 52 100
Salamina (480 a.C.) Abukir (1798) Mezzo Giugno (1942)
La vittoria che cambiò il mondo Un braccio di ferro per il Mediterraneo Parola d’ordine: affamare Malta
di Elena Percivaldi di Mario Galloni di Nicola Zotti
16 60 106
Capo Ecnomo (256 a.C.) Trafalgar (1805) Giava (1942)
Missione (im)possibile La Waterloo di Napoleone sul mare Disastro alleato sul Pacifico
di Elena Percivaldi di Mario Galloni di Nicola Zotti
22 68 112
Azio (31 a.C.) Lissa (1866) Midway (1942)
La fine di una guerra fratricida La rivincita asburgica Un duro colpo all’Impero del Sol Levante
di Elena Percivaldi di Mirko Molteni di Nicola Zotti
30 76 120
Meloria (1284) Tsushima (1905) Golfo di Leyte (1944)
Quando la Superba L’alba dei samurai del mare Scontro totale fra titani del mare
impose il suo dominio di Mirko Molteni di Nicola Zotti
di Mario Galloni
84
Jutland (1916)
36
Lepanto (1571) Un duello epocale
La Lega Santa affonda il Turco tra fortezze d’acciaio
di Elena Percivaldi di Antonio Ratti
GRANDI BATTAGLIE NAVALI
ARMI E TATTICHE NELLA STORIA
TREMILA ANNI
DI GUERRA SUI MARI
Dalle prime battaglie dell’antichità fino ai giorni nostri, la storia dei
conflitti navali è un lungo e appassionante viaggio alla scoperta non solo
delle imprese militari, ma anche delle innovazioni tecniche e tattiche
CK Le navi a vela segnarono
O
T una svolta epocale
S
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E nell'evoluzione delle
T
UT battaglie in mare
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ARMI E TATTICHE NELLA STORIA
L
a prima battaglia navale di cui la storia ci disporre – con il laborioso e costoso impegno che
abbia lasciato memoria risale al 1210 a.C. e si questa decisione comportava – venivano commisurate
svolse al largo dell’isola di Cipro. Tutto ciò sia le infrastrutture (come i porti, gli arsenali e i
che sappiamo di questo evento è che il re ittita servizi tecnici) sia il numero di uomini da reclutare,
Suppiluliuma II sconfisse lo stato cipriota di Alasiya. selezionare e istruire per farli navigare e
La prima descrizione di forze navali in azione, invece, combattere. Per questo la nave non solo è il cuore
è di poco successiva e racconta quando nel 1190 a.C. gli della guerra marittima, ma è il simbolo stesso della
Egiziani combatterono nel Delta del Nilo i misteriosi comunità nazionale cui appartiene, incarnandone
invasori noti come i “Popoli del Mare”. Secondo un la cultura militare, l’attitudine marinaresca,
testo egizio, sembra che la flotta dei Popoli del Mare in l’organizzazione economica, il livello tecnologico, la
tal frangente sia stata presa in un’imboscata: “Quelli struttura sociale e le ambizioni strategiche.
che entrarono nella foce del Nilo erano come uccelli
imbrigliati in una rete”. UNA LUNGA STORIA SUI REMI
Probabilmente le imbarcazioni che parteciparono a Ripercorrere l’evoluzione delle armi navali e delle
questa battaglia non erano ancora vere e proprie navi tattiche della guerra nautica è dunque molto più che
Kylix (coppa da vino) attica
da guerra, ma comuni mezzi per la navigazione compiere una semplice rassegna di storia dell’arte
a figure nere del VI secolo
fluviale e costiera, e gli uomini combattevano sul militare perché consente di seguire il progresso
a.C.: sulla nave si vede
mare nello stesso modo in cui avrebbero lottato sulla tecnologico dell’umanità. In base a questa prospettiva
il dio Dioniso, contornato
terraferma, usando i loro vascelli come piattaforme possiamo individuare quattro periodi nella guerra
dai delfini (dal sito
per uno scontro corpo a corpo preceduto dal tiro di marittima: l’epoca delle galee a remi, tra il 1200 a.C. e il
etrusco di Vulci).
frecce e giavellotti. Nonostante questo, però, già 1500 d.C., seguita tra il Cinquecento e la metà
allora era presente il principale aspetto della guerra dell’Ottocento da quella delle navi a vela. Nel XIX
marittima: la prevalenza della nave, ossia dello secolo e fino allo scoppio della Prima guerra mondiale
strumento bellico, su ogni altro aspetto organizzativo. possiamo poi riconoscere una breve età di transizione,
La Marina, così come l’Aeronautica fin dalla sua caratterizzata dalla comparsa delle prime corazzate con
nascita, ha sempre avuto i mezzi alla base della propulsione a vapore. Infine il mondo contemporaneo,
propria organizzazione. Alle navi di cui si voleva che vede il mare dominato da portaerei, sommergibili
le tattiche delle galee
IL DIEKPLOUS IL PERIPLOUS
La tattica La tattica
chiamata più semplice
dai Greci e utilizzata
“diekplous” più di
sfruttava i frequente nei
varchi presenti combattimenti
nella linea di tra galee era
galee nemiche chiamata
per lo spazio dai Greci
necessario “periplous”. In
alla lunghezza uno scontro
dei remi. Un frontale tra
avversario linee ordinate
poco ordinato e serrate di
o scarsamente galee il fattore
addestrato, decisivo era
infatti, poteva slabbrare il proprio schieramento ampliando rappresentato dal raffronto dei rispettivi impeti. Le galee
questo spazio oltre lo stretto indispensabile e consentendo più leggere e agili potevano però cercare di guadagnare,
SI
così a un nemico più abile e manovriero di penetrare con un’improvvisa accelerazione, il fianco dell’avversario, RI
A
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all’interno della sua formazione. Durante il passaggio, la galea aggirandolo. La tattica del periplous avvantaggiava O
N
A
dell’attaccante avrebbe tranciato con il suo rostro i remi della le flotte in superiorità numerica, ma poteva essere CI
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galea nemica per poi colpire di fianco o alle spalle un avversario contrastata da un nemico schierato su due o più linee. E: L
ormai immobilizzato. TIN
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[3]
GRANDI BATTAGLIETMA ANTRTAIINCVAHA EML DIIL’AISATSAARSLRMEAEDI M DIOEII NTRAAO TM(T4AI8C0H EA N.CE.L)LA STORIA
l’evoluzione della galea
Le galee nei secoli
aumentarono la
loro grandezza e il
numero di rematori
che costituivano il loro
“motore”. Dalle prime
pentecontere, con 25
vogatori per murata,
si giunse presto alle
bireme, con due file di
rematori, alle trireme
con tre, e via via fino
alle “sedici” nelle quali
ognuno dei due remi per
fiancata era manovrato
da 8 vogatori. Il
successo in battaglia
di una flotta non era
però determinato solo
dalla grandezza delle
galee, quanto dalla
combinazione di forze
che la componevano e
dalla tattica impiegata. potesse essere realizzata su un’ampia gamma di
direzioni di attacco. Gli scafi antichi erano costruiti con
fasciame strettamente collegato da perfetti incastri,
Al centro, il dettaglio di una e missili. Le prime vere e proprie navi da guerra quindi un colpo inflitto da un percussore alettato
nave greca su una ceramica furono costruite a opera dei Greci e dei Fenici riusciva a sconnettere giunzioni collocate a molti metri
attica (VI secolo a.C.): probabilmente durante l’VIII secolo avanti Cristo. Si di distanza dal punto d’impatto. La chiave del successo
il reperto proviene trattava di navi sottili fornite di vela quadra, che di una manovra di speronamento dipendeva dalla
dalla necropoli etrusca tuttavia in battaglia sfruttavano la propulsione a remi ed tempistica dell’attacco e dalla corretta valutazione della
di Cerveteri.
erano forti di equipaggi inizialmente composti da 50 velocità e della traiettoria delle galee una volta che la
vogatori disposti 25 per parte alle fiancate delle navi. nave attaccante aveva inquadrato il suo bersaglio. La
Con il tempo, le navi aumentarono di dimensione fiancata era il lato più debole, per questo lo
arrivando a ospitare fino a 16 ordini di rematori, con schieramento in battaglia consisteva in una o più lunghe
equipaggi di svariate centinaia di uomini. La nave fila di galee con la prua rivolta verso l’avversario, così
stessa divenne un’arma con l’adozione del rostro, un da garantirne la protezione.
puntale metallico installato sulla prua dello scafo, a pelo
DALLE GALEE ALLE NAVI A VELA
Con il tempo, le navi aumentarono di dimensione Verso la fine del XII secolo fu inventato il timone a
cardine, che rese in seguito le navi a vela più
arrivando a ospitare fino a 16 ordini di rematori,
manovrabili, permettendo loro di affrontare non solo
con equipaggi di svariate centinaia di uomini mari sempre più insidiosi e viaggi più lunghi, ma anche
SI di destreggiarsi agilmente in combattimento. Fino ad
ARI allora le battaglie navali medievali erano rimaste
P
NO d’acqua. Durante le guerre del Peloponneso (431 – 405 appannaggio esclusivo delle galee e sostanzialmente
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CI a.C.), il rostro assunse l’aspetto che avrebbe mantenuto incentrate sugli abbordaggi, mentre lo speronamento,
U
E: L anche nei secoli successivi: una testa composta da tre che negli scontri dell’antichità puntava generalmente a
N
TI alette orizzontali incrociate al centro con una solida sfondare la chiglia dell’avversario, veniva ora finalizzato
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CA sezione verticale. Era una forma ideata per sferrare un soprattutto alla tranciatura dei remi o all’agganciamento,
S,
N colpo a martello capace di concentrare una forza spostando il rostro più in alto rispetto alla linea di
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M enorme in una zona molto ristretta. I rostri "alettati" immersione. Anche il tiro iniziò a rivestire sempre
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C erano progettati per tagliare il tavolato e le travi maggiore importanza e un numero crescente di fanterie
E
V
TI longitudinali lungo le loro giunzioni, anche con grandi imbarcate fu dotata di balestre, archi, catapulte e poi
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RE angoli incidenti allo scafo, in modo che la penetrazione delle prime armi da fuoco pesanti e leggere. Le galee
C
[4]
TMAATRTIINCAH EM DIL’AISATSAARSLRMEAEDI M DIOEII NTRAAO TM(T4AI8C0H EA N.CE.L)LA STORIA
rimasero a lungo regine incontrastate nei mari calmi e
chiusi, ma divennero sempre più grandi e si dotarono di
castelli a prua e a poppa armati di grandi cannoni, che
le appesantivano e rallentavano, mentre artiglierie
minori erano poste sulle fiancate per contrastare gli
abbordaggi. Per questo le navi a vela, più complesse ma
superiori e più pratiche in guerra, avrebbero ben presto
assunto un ruolo predominante nei conflitti sui mari.
Di pari passo con il progresso tecnologico delle
imbarcazioni, anche le competenze di chi comandava
una flotta si specializzarono distaccandosi nettamente
da quelle di chi doveva guidare le forze terrestri. Dal
punto di vista tecnico, l’innovazione medievale più
rilevante fu comunque la rielaborazione del cog
nordico, un’imbarcazione a vela che nei cantieri italiani
– i primi furono molto probabilmente quelli genovesi
– divenne la nao, chiamata anche navis o caracca,
capostipite delle caravelle e dei galeoni che
conquisteranno il Nuovo Mondo.
VERSO TERRE INESPLORATE
La morte dell’ammiraglio
Alla fine del Medioevo i progressi compiuti nella
Ariabigne, fratello di Serse,
navigazione avevano reso possibili viaggi più lunghi e nella battaglia di Salamina
le stesse navi da vela erano diventate ampie, resistenti e (480 a.C.) persa dai Persiani
capaci di sopportare le dure condizioni della contro i Greci.
l’evoluzione della tattica lineare
LO SCONTRO IN LINEA LA “ROTTURA” DELLA LINEA SI
RI
Le battaglie navali all’epoca delle navi a vela erano Verso la fine del Settecento la Royal Navy, grazie al contributo PA
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caratterizzate dalla “ricerca del paralellismo”: gli avversari si di vari eccellenti ammiragli (tra i quali naturalmente brilla la N
A
ponevano su linee parallele che iniziavano a sparare bordate stella di Horatio Nelson), escogitò una tattica più aggressiva UCI
L
l’una contro l’altra. La bordata più efficace era la prima: che valorizzava al massimo le qualità tecniche del proprio E:
N
caricata con palla doppia o addirittura tripla, poteva risultare naviglio e il migliore addestramento, nonché la superiore RTI
A
devastante se sparata a distanza ravvicinata. Avere il vento a esperienza, dei propri equipaggi. Anziché accettare il S, C
favore permetteva di chiudere la distanza più velocemente, “paralellismo”, le squadre britanniche puntavano a tagliare ON
M
ma il nemico poteva dal canto suo cercare di allontanarsi all’interno della linea avversaria per scompaginarla, M
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C
abbastanza agevolmente, dando così origine a scontri al contempo cercando di acquisire una maggiore E
V
spesso poco risolutivi. concentrazione di fuoco. TI
A
E
R
C
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GRANDI BATTAGLIE TNAATTVICAHLEI DA’ARSMSIE DEI OTATTICHE NELLA STORIA
navigazione negli oceani. I marinai disponevano di impatto decisivo sul piano tattico: una fregata a due
La battaglia di Trafalgar
bussole, quadranti, astrolabi, portolani e conoscevano ponti avrebbe battuto una corvetta più leggera dotata di
(21 october 1805) in un
quadro di Nicholas Pocock: molto meglio il cielo, il mare, le correnti e i venti un unico ponte, mentre un vascello di prima classe a tre
fu il trionfo del britannico rispetto ai loro colleghi delle generazioni precedenti. Le ponti avrebbe battuto una fregata. In ogni caso, lo
Horatio Nelson sulla flotta imbarcazioni inoltre erano dotate di argani, pompe, sconfitto sarebbe uscito dal combattimento dopo aver
francese. ancore e attrezzature in grado di scandagliare mari più inferto danni minimi al suo avversario dotato di un
profondi. Sfruttando questo sapere maturato nel corso maggior numero di ponti, e quindi di più cannoni. Di
dei secoli, le nazioni affacciate sull’Atlantico - Spagna, conseguenza, la “nave della linea di prima classe", un
Portogallo e Inghilterra – poterono spingere lo sguardo vascello a tre ponti, avrebbe svolto il ruolo principale in
al di là dell’orizzonte fino ad allora conosciuto e battaglia, con la sicurezza quasi matematica di battere
inaugurarono per l’Europa una nuova epoca. tutti gli avversari di stazza minore e di sopravvivere
L’introduzione e lo sviluppo delle armi da fuoco per tornare a combattere. Raramente però battaglie
trasformò, dal Cinquecento in poi, le navi da guerra a combattute in questo modo potevano essere decisive.
L’introduzione
vela in vere e proprie piattaforme marittime per La linea, infatti, non era una formazione che
e lo sviluppo l’artiglieria finché, verso la metà del XVII secolo, i consentisse la concentrazione del fuoco, tanto più
delle armi da cannoni disposti lungo i fianchi non divennero l’arma considerando l’arco e la distanza di tiro limitati: la mira
decisiva nei combattimenti. Per funzionare, però, i iniziava ad essere precisa sotto i 400 metri, ma per
fuoco trasformò,
cannoni pesanti richiedevano un proprio ponte e uno penetrare il solido fasciame di quercia degli scafi, la
dal Cinquecento scafo corto e robusto, in netto contrasto con le distanza doveva essere molto ridotta.
caratteristiche di leggerezza e di lunghezza propria delle
in poi, le navi
più snelle e leggere galee: il passaggio alle navi da OBIETTIVO: ROMPERE LA LINEA
da guerra a vela guerra a vela comportò dunque la “vittoria” del potere Per portare fino in fondo uno scontro occorreva
di fuoco sulla capacità di manovra. Ciò non fu indolore, inoltre che entrambi i contendenti fossero intenzionati a
in vere e proprie
perché tatticamente le flotte caddero vittime dei capricci farlo: a parità di condizioni, se uno dei due decideva di
piattaforme
del vento; tuttavia beneficiarono, sul piano strategico, di sganciarsi, difficilmente si poteva impedirglielo. Nel
marittime una portata quasi illimitata e, rispetto alle fragili galee Settecento, per esempio, i francesi ritennero che i loro
dei secoli passati, videro migliorare enormemente la interessi strategici fossero meglio tutelati evitando
per l’artiglieria
propria tenuta in mare. battaglie ravvicinate, e nelle guerre anglo-francesi la
Le fiancate di un vascello a vela consentivano anche Royal Navy dovette abituarsi a un lungo periodo di
di schierare più cannoni di quanti non ne potesse azioni non decisive, ostacolate ancor di più da una
ospitare la prua di una galea: fu dunque naturale, per dottrina tattica interpretata così rigidamente dalle corti
aumentare la potenza di fuoco del naviglio, moltiplicare marziali da essere assurta al ruolo di dogma. Le Flotte
NS anche il numero dei ponti lungo i quali disporre i britanniche, che pure erano un passo avanti a tutte le
O
MM cannoni sovrapponendoli l’uno all’altro, per poi altre per qualità e quantità del naviglio e per esperienza
O
C schierare in battaglia i vascelli in linee o colonne e addestramento dei propri equipaggi, non riuscivano di
E
TIV parallele che presentavano la fiancata – ora non più fatto a concretizzare in battaglia la propria netta
A
RE fragile e inerme, ma armata - al nemico. Ciò ebbe un superiorità. Verso la fine del secolo, però,
C
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TATTICHE DA’ARSMSIE DEI OTATTICHE NELLA STORIA
l’Ammiragliato britannico introdusse nella Royal Navy
LA DREADNOUGHT
un migliore sistema di segnalazione che conferì alle
proprie flotte una maggiore libertà di manovra: di tale La Dreadnought, “senza paura”, ideata dall’ammiraglio britannico John Fischer fu il
innovazione beneficiò il genio tattico e il carisma primo vascello della sua categoria e la prima corazzata moderna della storia navale.
personale di Horatio Nelson, le cui ineguagliabili Entrata in servizio nel 1906, aveva come armi principali 10 grandi cannoni da 305 mm
vittorie nelle battaglie del Nilo (o di Abukir, 1-3 agosto in cinque torrette binate, e 27 cannoni da 76 mm per contrastare il naviglio minore.
1798), di Copenaghen (2 aprile 1801) e di Trafalgar (21 Il concetto di corazzata “monocalibra”, dunque, non va interpretato alla lettera, ma in
ottobre 1805) suscitarono l’imperitura ammirazione di ogni caso la presenza di due sole tipologie di artiglierie rendeva molto più semplice la
ogni esperto stratega navale. logistica e il combattimento.
L’evoluzione della tattica tornò a concentrarsi sulla
manovra pura: "rompere la linea" della flotta nemica
divenne l’obiettivo da conseguire per scompigliarne la
coesione e sopraffarne le sue navi una ad una,
concentrando il potere di fuoco in un combattimento
ravvicinato. Le bordate più pericolose erano quelle che
colpivano l’avversario “di infilata”, ovvero
attraversavano la lunghezza del vascello avversario da
poppa o da prua, aprendo falle nello scafo con i colpi a
palla o provocando stragi sul ponte di coperta con i
proiettili a mitraglia.
Proprio quando il combattimento a vela aveva
raggiunto il suo apice di raffinatezza tattica, però, il
progresso tecnologico sconvolse nuovamente le carte
della guerra sul mare. Nella prima metà dell’Ottocento,
il perfezionamento del motore a vapore permise non
solo di muovere le prime locomotive, ma anche di
viaggiare sul mare con la propulsione a elica,
svincolando le navi dalle bizzarrie del vento. Tuttavia
ciò portava con sé un inedito obbligo strategico, che si erano molto lente e instabili; risultavano però Sopra, foto della britannica
Dreadnought, entrata
riproporrà in epoca successiva con i motori a scoppio: il praticamente invulnerabili ai cannoni, all’epoca ancora
in servizio nel 1906.
raggio di azione delle navi era limitato dalle riserve di ad avancarica seppure già installati su torrette rotanti.
carbone e dalle basi di rifornimento, come poi sarà da Ciò produsse una grande corsa verso calibri sempre
quelle di olio combustibile. I progressi nella siderurgia, maggiori, che si risolveva a vantaggio delle navi che
inoltre, consentirono di sfruttare appieno la potenza del potevano contare su corazzature sempre più spesse. E
motore a vapore, permettendo di rivestire gli scafi e le per un breve periodo, nella seconda metà del XIX
sovrastrutture delle navi con una corazzatura di piastre secolo, si assistette addirittura a un ritorno alla tattica
metalliche. A causa del notevole appesantimento che dello speronamento. La “Pax Britannica” imposta dalla
ciò causò, le prime imbarcazioni da guerra a vapore nazione vincitrice delle Guerre Napoleoniche aveva
reso di fatto impossibili i grandi scontri marittimi:
troppo ampio era il divario tra l’Impero vittoriano e i
suoi possibili avversari, e l’evoluzione tattica subì
quindi una battuta d’arresto.
L’EPOCA DELLE CORAZZATE
Con l’inizio del nuovo secolo, il precipitare della crisi
globale che sfocerà nella Grande Guerra impresse
un’ulteriore e straordinaria accelerazione alla ricerca
tecnologica, rinvigorendo contemporaneamente anche
l’analisi tattica. Cannoni a retrocarica con canna rigata
capaci di sparare proiettili con nuovi propellenti di forza
inaudita dimostrarono che anche la corazza più spessa
di una nave poteva ormai solo rinviare la sua sconfitta,
non certo evitarla. All’inizio del Novecento alcune
S
testate specialistiche internazionali pubblicarono una N
Il ponte della nave MO
serie di articoli nei quali il generale del genio navale britannica Warrior OM
italiano Vittorio Cuniberti presentava una nave da C
con i cannoni pronti E
V
guerra concettualmente così rivoluzionaria che avrebbe al fuoco (si tratta però TI
A
reso antiquati, dall’oggi al domani, i più moderni di repliche). RE
C
[7]
GRANDI BATTAGLIE NAVALI ARMI E TATTICHE NELLA STORIA
Al centro, l’attacco a una mezzi allora in dotazione nelle Marine militari di
nave da parte dei kamikaze mezzo mondo: la corazzata monocalibra. Questo tipo di
giapponesi nella Seconda nave concentrava in sé tutto il meglio della tecnologia
guerra mondiale. disponibile all’epoca: era mossa da turbine a vapore
Sotto, la battaglia di alimentate a nafta ed era dotata di una corazzatura di
Hampton Roads (1862),
circa 30 centimetri di spessore, che però non ne
primo scontro tra navi
penalizzava affatto la velocità e l’autonomia. Cosa
corazzate della storia.
ancor più importante, Cuniberti introdusse l’idea
dell’armamento monocalibro demolendo la consolidata
prassi di moltiplicare i calibri dei cannoni presenti sulle
navi: con le proprie ineccepibili argomentazioni
dimostrò infatti quanto fosse opportuno ridurli al
minimo indispensabile. Le navi più efficaci dovevano
dunque essere dotate del maggior numero possibile di
cannoni di un identico, grosso calibro, da affiancare
all’artiglieria da impiegare contro il naviglio minore.
Alle stesse conclusioni di Cuniberti era giunto, e in
modo del tutto indipendente, anche l’ammiraglio
britannico John Fisher: forse aveva pure già ideato una
nave identica, al punto che reclamò per sé il primato
il taglio della T
dell’idea e mai riconobbe all’italiano alcun merito. Nel
1906, appena un anno dopo essere stato nominato capo
La tattica del taglio della T è supremo della flotta britannica, Fisher varò la
sintetizzabile in tre fasi: in una Dreadnought, la prima corazzata moderna. Questa nave
prima fase la flotta attaccante cambiò sostanzialmente i rapporti di forza tra la Gran
cerca di guadagnare Bretagna e le potenze continentali, in particolare la
la distanza di tiro utile Germania. I britannici avevano goduto fino a quel
dall’avversario, inseguendolo momento di un sostanzioso vantaggio sui tedeschi a
o puntando contro di lui causa del maggior numero di navi a disposizione, ma
su una rotta parallela. Una con l’introduzione della Dreadnought il divario si
stretta virata compiuta in strinse perché la flotta del Kaiser investì poderosamente
RISI sequenza dall’intera squadra per produrre naviglio appartenente a questa nuova
A
P permetterà in un secondo classe in servizio: così, in un brevissimo lasso di tempo,
O
AN momento di attuare un fuoco il rapporto di forze navali tra Germania e Gran
CI
U longitudinale, il distruttivo Bretagna si ridusse da un abissale 1 a 8 all’inquietante,
L
NI taglio della T. Infine lo per la Royal Navy, 10 a 12, ovvero a un vantaggio di
O
AZI sfruttamento del vantaggio misura sul potenziale avversario.
R
ST proseguirà riprendendo il La frenetica corsa agli armamenti d’inizio secolo
U
LL parallelismo. L’abilità del ebbe pesantissime conseguenze sulle economie
RF, I comandante della squadra nazionali, fagocitando risorse a un ritmo
S, 123 nello scegliere la rotta di impressionante, tanto da essere annoverata tra le cause
ON avvicinamento e il momento scatenanti della Prima guerra mondiale. Dopo pochi
M
M per la virata decisiva sono anni, le Dreadnought erano già state superate dalle
O
E C determinanti per il successo super-Dreadnought, ancora più potenti, corazzate e
V
TI di questa tattica. veloci, ma la razionalità militare volle che durante la
A
E
R guerra sia le une che le altre rimanessero praticamente
C
[8]