Table Of ContentSamanunga – 1
P S
AOLA ITZIA
LE COMUNITÀ TABARCHINE
DELLA SARDEGNA MERIDIONALE:
UN’INDAGINE SOCIOLINGUISTICA
prefazione di
EDUARDO BLASCO FERRER
Condaghes
Samanunga: comunità e norme linguistiche a confronto
COMITATO DIRETTIVO/EDITORS/HERAUSGEBER
Eduardo Blasco Ferrer (Università di Cagliari)
Peter Koch (Universität Tübingen)
John Charles Smith (University of Oxford)
Shigeaki Sugeta (Waseda University Tokyo)
COMITATO DI REDAZIONE/PRODUCTION BOARD/REDAKTION
Francesco Cheratzu (Cagliari: coordinatore/Manager/Leiter)
Maura Francesca Murru (Cagliari)
Sonia Atabieva (Oristano)
Delia Bentley (Manchester)
Mariko Adachi (Yokohama)
ISBN 978-88-86229-47-0
© 1998-2009 Condaghes – Tutti i diritti riservati
Condaghes s.n.c. – via Sant’Eulalia n° 52 – 09124 Cagliari (CA), Italy
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INDICE
Prefazione di Eduardo Blasco Ferrer............................pag. vii
Premessa............................................................................“ 1
I – L’esperienza genovese d’oltremare
1.1 L’esperienza genovese a Tabarca .......................................“ 5
1.2 L’esperienza tabarchina in Sardegna....................................“ 13
II – Introduzione alla problematica linguistica e alle fonti
2.1 Il dialetto tabarchino. Le fonti e lo studio scientifico .............“ 39
2.2 Cenni sulla tipologia del dialetto tabarchino.........................“ 46
2.2.1 Caratteri genericamente settentrionali del tabarchino..................“ 47
2.2.2 Caratteri gallo-italici...........................................................“ 47
2.2.3 Caratteri genericamente liguri................................................“ 47
2.2.4 Caratteri specificamente genovesi..........................................“ 48
2.2.5 Caratteri che distinguono il tabarchino dal tipo genovese urbano...“ 49
2.2.6 Elementi di morfologia e sintassi ...........................................“ 49
2.2.7 Elementi lessicali...............................................................“ 50
III – Il questionario. Tipologia della ricerca ed esposizione
dei dati raccolti
3.1 Considerazioni preliminari. Scopo del lavoro.........................“ 53
3.2 Modalità e criteri di procedimento.......................................“ 53
3.3 Analisi delle risposte e lettura dei dati..................................“ 55
3.4. Analisi “orizzontale” dei dati..............................................“ 58
3.4.1 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione “alunni” CF..“ 59
3.4.2 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione “alunni” CA..“ 61
3.4.3 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione “adulti” CF...“ 63
3.4.4 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione “adulti” CA..“ 68
3.5 Analisi “incrociata” dei dati................................................“ 75
3.5.1 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione
“alunni” CF e “alunni” CA..................................................“ 78
3.5.2 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione
“adulti” CF e “adulti” CA...................................................“ 80
Conclusioni........................................................................pag. 83
Bibliografia.........................................................................“ 87
1 Studi storici e generali ........................................................ “ 87
2 Studi linguistici.................................................................. “ 94
Appendice.......................................................................... “ 97
1 Questionari........................................................................ “ 97
2 Schede...............................................................................“ 102
Riassunti..............................................................................“ 119
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PREFAZIONE
1 – La comunità linguistica (ovvero Samanunga)
Prendendo spunto dalle riflessioni di Max Weber(1), possiamo
affermare che una comunità linguistica è – prototipicamente – un
gruppo sociale compatto che rivendica un proprio codice comunicativo
all’interno d’un territorio ben definito, e storicamente fondato, allo
scopo di affermare una sua identità etnico-culturale.
Se segmentiamo la nostra definizione in unità di significato auto-
nome, ricaviamo un quadro assai complesso d’istanze epistemolo-
giche e di correlati riferimenti disciplinari: la comunità linguistica
prototipica o ideale è:
– prima di tutto, un gruppo sociale, vale a dire un insieme di soggetti,
interazioni, convenzioni e valori;
– poi, un gruppo con un codice linguistico proprio che funge da mezzo
di comunicazione normale e quotidiano, e da strumento di socializ-
zazione, di coesione e di regolamentazione di comportamenti e
azioni(2);
– infine, un gruppo che affida all’habitat tradizionale, alle radici
storiche e culturali, e last but not least al mezzo di comunicazione
orale (o anche scritto) valori particolarmente rilevanti per la defini-
zione del proprio profilo etnico-culturale, ossia in ultima analisi della
propria identità encorica(3).
1) Il lavoro classico di MAX WEBER è ovviamente Economia e società. Introduzione
di PIETRO ROSSI, Milano, Edizioni di Comunità, 1980, 3 volumi.
2) Come ricorda JAMES MILROY sulla scia di Gumperz: «social meanings are carried
in linguistic structures», in Linguistic Variation and Change. On the Historical
Sociolinguistics of English, Oxford, Blackwell, 1992:43.
3) Il concetto d’identità è certamente legato a molteplici prospettive d’analisi
(sociologica, psicologica, antropologica, etnologica, linguistica), ma esso si può
sussumere positivamente nella ricerca, individuazione e affermazione d’un modello
culturale di riferimento, entro il quale ogni individuo esplica quelle azioni e relazioni
7
In quanto “sistema sociale” e “rete primaria di azioni e relazioni”,
la comunità linguistica è oggetto di studio alternativamente della
sociologia, dell’antropologia, della psicologia sociale o di qualsiasi
modello ermeneutico costruttivista(4). Osservata invece prioritaria-
mente come “sede funzionale di interazioni linguistiche”, la comunità
storica coinvolge nel suo studio discipline quali la storia della lingua,
la dialettologia e soprattutto la sociolinguistica(5).
Il vecchio teorema dualistico che pare essere intrinseco ad ogni
approccio costruttivista(6), vale a dire l’indissociabilità fra oggetto da
che gli consentono di trovare una collocazione adeguata nel sistema sociale in cui
è inserito. Un’identità è encorica (dal greco Ÿγχëριος, ‘del paese o regione’ – χñρα
–, ‘indigeno, patrio’), quando è ben profonda e radicata nella comunità etnica
d’appartenenza.
4) Cfr., a titolo di orientamento non selettivo, le opere seguenti che contengono utili
raccolte bibliografiche: MARISELDA TESSAROLO, Minoranze linguistiche e immagine
della lingua. Una ricerca sulla realtà italiana, Milano, Franco Angeli, 1990; UGO
FABIETTI, Storia dell’antropologia, Bologna, Zanichelli, 1991; KENNETH J. GERGEN,
Psicologia sociale, Bologna, Il Mulino, 1988; SIEGFRIED J. SCHMIDT, Kognitive Auto-
nomie und soziale Orientierung. Konstruktivistische Bemerkungen zum Zusam-
menhang von Kognition, Kommunikation, Medien und Kultur, Frankfurt a/M,
Suhrkamp, 1994.
5) L’urgenza d’approntare un modello d’analisi congiunto, che veda la socio-
linguistica come parte integrante della storia della lingua, è stata avvertita in Italia
dai romanisti, e primo fra tutti da ALBERTO VÀRVARO in Storia della lingua: passato
e prospettive di una categoria controversa, in Id., La parola nel tempo. Lingua,
società e storia, Bologna, Il Mulino, 1984: 9-79; per ulteriori contributi essenziali
e riferimenti bibliografici si possono consultare: LUCA SERIANNI/PIETRO TRIFONE (a
c. di), Storia della lingua italiana, Torino, Einaudi, 1993-1994, 3 volumi; FRANCESCO
BRUNI, a c. di, L’italiano nelle regioni, Torino, Utet, 1994-1997, 2 volumi; JONA-
THAN K. CHAMBERS/PETER TRUDGILL, La dialettologia, Bologna, Il Mulino, 1987;
GAETANO BERRUTO, Fondamenti di sociolinguistica, Bari, Laterza, 1995; SUZANNE
ROMAINE, Socio-Historical Sociolinguistics. Its Status and Methodology, Cambridge,
CUP, 1982; CORRADO GRASSI/ALBERTO A. SOBRERO/TULLIO TELMON, Fondamenti di
dialettologia italiana, Bari, Laterza, 1998².
6) Dualismo che si lascia compendiare pregnantemente nelle formulazioni e sen-
tenze epigrammatiche seguenti, attinte da autorevoli rappresentanti delle varie
scuole costruttiviste tedesche: «Wir erzeugen daher buchstäblich die Welt, in der
wir leben, indem wir sie leben» (HUMBERTO R. MATURANA, Erkennen: Die Organi-
sation und Verkörperung von Wirklichkeit, Braunschweig/Wiesbaden, Viehweg,
8
descrivere e descrizione dell’oggetto, ovvero tra fenomeno da os-
servare e osservatore del fenomeno, si ripropone con forza nello studio
delle istanze sociolinguistiche: il fenomeno linguistico appare inestrica-
bilmente legato al tessuto sociale e l’organizzazione di quest’ultimo
sembra dipendere direttamente o indirettamente da coordinate
squisitamente linguistiche(7). Questo principio dualistico inerente alla
sociolinguistica ha portato recentemente, all’interno d’un vivace – e,
direi, non ancora concluso – dibattito fra specialisti, a una revisione
dei compiti e dei limiti di questa disciplina, e persino – da parte di
alcuni – a una sua “ricollocazione” statutaria(8). Un dato incontro-
vertibile è emerso tuttavia da questa fertile discussione: la socio-
1985: 269); «Jedes selbstreferenzielle System hat nur den Umweltkontakt, den es
sich selbst ermöglicht, und keine Umwelt ‘an sich’» (NIKLAS LUHMANN, Soziale
Systeme. Grundlage einer allgemeinen Theorie, Frankfurt/M, Suhrkamp, 1985:
146); «In der Vorgangsweise, die hier entwickelt wird, bilden Objekt der Besch-
reibung und Beschreibung des Objekts eine Einheit. Das Objekt der Beschreibung
ist nicht beschreibungs- oder “sprachverschieden”, sondern jener Teil der Besch-
reibung, der bereits ausgeführt worden ist. Die Beschreibung ist nicht auf das Objekt
gerichtet, sondern geht vom Objekt der Beschreibung aus» (JOSEF MITTERER, Das
Jenseits der Philosophie. Wider das dualistische Prinzip, Wien, Passagen, 1992: 56);
«Erfahrung ist Ursache, die Welt die Folge» (HEINZ VON FOERSTER, Das Geheimnis
vom blinden Fleck, in: GERHARD JOHANN LISCHKA, a c. di, Der entfesselte Blick, Bern,
Benteli, 1993: 46).
7) Per questo “binomio inscindibile” basti rinviare rappresentativamente al lavoro
fondamentale di URIEL WEINREICH/WILLIAM LABOV/MARVIN HERZOG, Empirical
Foundations for a Theory of Language Change, in: WINFRIED P. LEHMANN/YAKOV
MALKIEL (a c. di), Directions for Historical Linguistics, Austin, University of Texas
Press, 1968: 95-188 (trad. it.: Bologna, Il Mulino, 1977: 101-202) e all’opus ma-
gnum di WILLIAM LABOV, Principles of Linguistic Change. Internal Factors, Oxford,
Blackwell, 1994 (altri due volumi in preparazione). Per posizioni minoritarie op-
poste – e vivamente contrastate dalla maggior parte dei linguisti –, in difesa di una
autonomia dei fattori sistemici (leggi: mutamenti endogeni) dai fattori sociali (muta-
menti esogeni), cfr. DAVID LIGHTFOOT, Principles of Diachronic Syntax, Cambridge,
CUP, 1979 e ROGER LASS, On explaining Language Change, Cambridge, CUP, 1980.
8) Un ottimo riassunto delle posizioni assunte da piú specialisti internazionali sui
ruoli – autonomi o integrativi – della dialettologia e della sociolinguistica si trova
nel numero 2 della rivista Quaderni di Semantica (Bologna, Il Mulino, 1991: 207-
335), sotto la rubrica Wither dialectology? (con ampia prefazione di MARIO ALINEI,
alle pp. 207-214).
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linguistica deve porsi come compito prioritario la ricerca della natura
e del funzionamento della variazione linguistica operante nel seno
della comunità, e di conseguenza la determinazione della direzionalità
del cambiamento linguistico, o come vuole la scuola laboviana, del
change in progress(9).
2 – Comunità linguistica e variazione
Uno dei postulati piú proficui nella moderna ricerca dialettolo-
gica e sociolinguistica muove dalla considerazione che ogni comu-
nità linguistica è attraversata da fratture multiple, in senso orizzontale
e verticale. Scopo precipuo della dialettologia tradizionale è stato,
com’è noto, lo studio della distribuzione areale – cioè spaziale-
orizzontale – delle varianti e la conseguente formulazione di unità
diatopiche primarie(10). La dialettologia cosí impostata ha acquisito
da subito il marchio di rurale, poiché concepiva il meccanismo della
9) Sul fitto intreccio fra variazione linguistica e cambiamento linguistico esiste ormai
una letteratura abbondante che include alcune recenti sintesi e proposte di lavoro,
fra cui menzionerei rappresentativamente, oltre al già citato volume di James Milroy
(v. nota 2): RALPH FASOLD/DAN SCHIFFRIN, a c. di, Linguistic Change and Variation,
Amsterdam, Benjamin, 1992 e EDUARDO BLASCO FERRER, La lingua nel tempo. Varia-
zione e cambiamento in latino, italiano e sardo, Cagliari, CUEC, 1995; Id., Across
Linguistics: Towards a Functional Theory of Variation and Linguistic Change,
Indogermanische Forschungen 100 (1995): 77-91. Id, Variazione e cambiamento
di strutture nella grammatica storica. Verso una teoria variazionale del mutamento
linguistico, in GIOVANNI RUFFINO, a c. di, Atti del XXI Congresso Internazionale di
Linguistica e Filologia Romanza. I: Grammatica storica delle lingue romanze,
Tübingen (Niemeyer), 1998: 69-87.
10) Com’è noto, il termine operativo diatopia primaria è stato coniato da Eugenio
Coseriu all’interno del suo modello interpretativo dell’architettura della lingua. Per
lo studioso rumeno le varietà diatopiche secondarie scaturirebbero dal contatto fra
i dialetti primari e le lingue standard ufficiali, generando ciò che la moderna lin-
guistica variazionale ha chiamato le lingue regionali (italiano regionale, français
régional ecc.). Cfr. EUGENIO COSERIU, Die Begriffe ‘Dialekt, Niveau und Sprachstil’
und der eigentliche Sinn der Dialektologie, in: JÖRN ALBRECHT, a c. di, Energeia und
Ergon. Sprachliche Variation - Sprachgeschichte - Sprachtypologie, I, Tübingen,
Narr, 1988: 15-43, e per il territorio italoromanzo le sintesi di GAETANO BERRUTO,
Tra italiano e dialetto, in: GÜNTER HOLTUS/MICHAEL METZELTIN/MAX PFISTER, a c. di,
La dialettologia oggi. Studi offerti a Manlio Cortelazzo, Tübingen, Narr, 1989: 107-
10
variazione come attributo quasi esclusivo delle comunità meno esposte
all’irradiazione di nuove norme provenienti dai grossi centri urbani(11).
Il rovesciamento di questo modello interpretativo è avvenuto – non
senza l’ausilio della spinta sociologica americana(12) – con l’ingresso
della dialettologia urbana nel novero delle discipline che si occupano
della variazione linguistica. Il principio di “staticità” che sembrava
governare la rete d’interazioni linguistiche in seno a una comunità,
appariva ora confutato alla base dalla mera constatazione che
all’interno del gruppo sociale si possono riconoscere subgruppi
123; ALBERTO SOBRERO, Italiano regionale, in: GÜNTER HOLTUS/MICHAEL METZELTIN/
CHRISTIAN SCHMITT, a c. di, Lexikon der Romanistischen Linguistik, IV: Italienisch,
Sardisch, Korsisch, Tübingen, Niemeyer, 1988: 732-748 e TULLIO TELMON, Guida
allo studio degli italiani regionali, Alessandria, Dell’Orso, 1990.
11) Per un quadro riassuntivo di questo primo orientamento – che ha caratterizzato
le prime grandi ricerche e imprese dialettologiche e geolinguistiche italiane ed
europee, passando per Ascoli, Bartoli, Rohlfs, l’ALF e l’AIS – basterà rimandare
in questa sede ai contributi di CORRADO GRASSI (Ville et campagne dans la socio-
linguistique italienne) e ALBERTO SOBRERO (Aspects linguistiques des migrations
internes en Italie. Avec un fragment de sociolinguistique contrastive) nel volume
curato da NORBERT DITTMAR/BRIGITTE SCHLIEBEN-LANGE, Die Soziolinguistik roma-
nischsprachigen Ländern/La sociolinguistique dans les pays de langue romane,
Tübingen, Narr, 1982, rispettivamente alle pp. 143-152 e 153-162.
12) Ben nota è la posizione di ROBERT PARK e della scuola di Chicago che faceva
capo al pragmatismo americano (W.I. Thomas, Charles Horton Cooley, George
Herbert Mead), consistente nello studio dell’“interazionismo simbolico” nel micro-
cosmo cittadino, considerato un ottimo banco di prova per lo studio dei complessi
rapporti fra individui, gruppo, codici comunicativi, simboli e valori sociali. Cfr. On
Social Control and Collective Behaviour. Selected Papers, Chicago, Chicago Uni-
versity Press, 1976. Ma l’impulso definitivo verso una riconversione della dialet-
tologia rurale in urbana è avvenuto in Europa dopo la lettura dei lavori fondamentali
di WILLIAM LABOV (e segnatamente di: The Social Stratification of English in New
York City, Washington, Center for Applied Linguistics, 1965) e della sua scuola.
Per una panoramica storica e contrastiva si vedano gli eccellenti riassunti di
CORRADO GRASSI, Ortssprachenanalyse in Italien und der Romania, in: WERNER
BESCH/KLAUS MATTHEIER, a c. di, Ortssprachenforschung. Beiträge zu einem Bonner
Kolloquium, Berlin, E. Schmidt, 1985: 49-65 e GÜNTER HOLTUS, La dialettologia
urbana nella germanistica oggi, in: Dialettologia urbana: problemi e ricerche (Atti
del XVI Convegno del CSDI, Lecce 1-4 ottobre 1986), Pisa, Pacini, 1989: 132-156.
Un lavoro sociolinguistico esemplare e pionieristico, condotto in Germania agli inizi
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