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LA VITESSE DE LIBÉRATION
© Éditions Galilée, 1995
Traduzione dal francese di Ubaldo ¥a dirti, Silvia 'Fatturi, Tiziana Villani
Progetto grafico di Cristiano De Veroli
Paul Virilio
LA VELOCITÀ DI LIBERAZIONE
Roma, Strotegio dello lumaca edizioni s.r.l., novembre 1997
pp. 172
©1997, Strotegio dello lumaca edizioni s.r.l.
Via Leone IX, 16 - 00165 Roma
tel. -fax: 06/63. 74. 255/294
SOMMARIO
pag. 7 II tempo della simulazione
di Tiziana Villani
19 ha velocità di liberazione - parte prima
21 Cielo aperto
27 II terzo intervallo
39 La prospettiva del tempo reale
51 La grande ottica
63 La velocità di liberazione - parte seconda
65 La legge di prossimità
73 L’ecologia grigia
83 La deriva dei continenti
101 La velocità dì liberazione - parte terza
103 L’avidità degli occhi
116 Dalla perversione alla diversione sessuale
131 La velocità di liberazione
157 Fuori programma: Virilio e la fenomenologia
della soggezione
di Ubaldo Fadini
IL TEMPO DELLA SIMULAZIONE
? Tiziana Villani
Esiste un problema, un interrogativo che attraversa la moder
nità e che in un certo senso riesce a trovare solo risposte parziali:
il problema del tempo e del modificarsi della percezione.
Più che ad una modificazione delle rappresentazioni tradizio
nali del tempo - quello cronologico (Chronos) e quello immutabi
le (Aion) - il nostro interrogativo si rivolge a quello che potrem
mo definire come un tempo mutante, percorso dai processi di
dematerializzazione e di accelerazione.
La stessa nozione di spazio appare così strettamente connessa
con questa nuova espressione del tempo. Nel presente saggio,
infatti, Virilio pone come questione centrale il concetto stesso di
“essere al mondo”, e le mutazioni ad esso connesse. Ora, la
nozione merleau-pontyana di “essere al mondo” indica un assun
to ben presente nell’elaborazione di Virilio proprio per quanto
riguarda l’attenzione alla percezione e laddove lo stesso Merleau-
Ponty afferma: “Il mondo e il corpo ontologici che ritroviamo nel
cuore del soggetto non sono il mondo in idea o il corpo in idea,
ma il mondo stesso contratto in una presa globale e il corpo stes
so come corpo conoscente” . A questo punto, Virilio intuisce
come sia in questione la stessa percezione, soprattutto in relazio
ne al tempo dell’era della tecnologia dispiegata. Ciò che la perce
zione sensoriale molteplice poteva ancora rappresentare per
Merleau-Ponty - specificamente riguardo all’elaborazione di una
filosofia dell’espressione che poneva il vedere come piano princi
pale -, nell’oggi deve confrontarsi con una metamorfosi ulteriore,
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Il tempo della simulazione
quella del raddoppiamento del vedere, dell’immagine virtuale
che si aggiunge e si sovrappone a quella biologica.
Il piano su cui questo divenire tende ad affermarsi non trascu
ra i corpi, piuttosto li predispone ad essere il luogo, il sito privile
giato delle mutazioni tecnologiche. È comunque necessario rile
vare come, nonostante la radicale accelerazione delle scoperte
tecnico-scientifiche, sarebbe fuorviante ripristinare un’idealistica
opposizione natura/artificio. Infatti, questi due termini sono in
realtà un’espressione coestensiva della realtà. A questa sollecita
zione, che configura l’aprirsi di prospettive in cui la velocità,
dominando concretamente il mondo e i corpi che siamo finirà
con il rendere obsoleto tutto ciò che intende sottrarsi alla coloniz
zazione tecnologica2.
Il corpo biologico, tradizionalmente inteso, nel tempo mutante
è destinato a divenire allora quel “mutante complessivo” che ben
individuava G. Deleuze. Infatti, al modificarsi dell’espressione
del tempo non conseguono unicamente processi di progressiva
dematerializzazione. Piuttosto, ciò che risulta più importante
comprendere è proprio l’orizzonte, quello virtuale, in cui per
certi aspetti questo tipo di temporalità si dispiega. Se i corpi, il
corpo-mondo, si trovano ad essere così trasmutati nell’immagi
ne/mutazione virtuale, dove resistono quelle forze, intensità e
desideri che contraddicono questa pretesa omologante? In pro
posito Deleuze suggerisce di: “Credere al mondo”, “suscitare
degli eventi anche piccoli che sfuggano al controllo, o far nascere
dei nuovi spazio-tempo, anche di superficie o volume ridotti”5.
Queste creazioni di eventi “minoritari” si producono come
possibili “linee di fuga” nello spazio dell'immagine in cui agisco
no input sempre più numerosi: l’orizzonte virtuale non si emanci
pa dal corpo, dalla carnalità, piuttosto li compromette.
I meccanismi di telepresenza, di modificazione del vedere, di
schematizzazione della comunicazione chiamano in causa i corpi
che si ibridano con le loro protesi cibernetiche deputate a poten
ziarli.
II raddoppiamento della vista, che occupa una parte impor
tante de ha velocità di liberazione, non dev’essere inteso come un
movimento di sovrapposizione del vedere elettronico a quello
biologico. Esso esprime l’inverarsi di un nuovo organo in cui con
notazioni fisiologiche appaiono interpolate con aspetti ciberneti
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