Table Of ContentS. TOMMASO D'AQUINO
LA SOMMA
TEOLOGICA
TRADUZIONE E COMMENTO
A CURA DEI DOMENICANI ITALIANI
TESTO LATINO DELL'EDIZIONE LEONINA
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SCOMUNICA E INDULGENZE
ESTREMA UNZIONE E ORDINE SACRO
(Suppi., qq. 21 .. 40)
CASA EDITRICE ADRIANO SALANI
Nihil obstat
Fr. LudoYicus Mcrlini, O. P.
Doct. S. Thcologiac
Fr. Albertus Boccancgra, O. P.
Doct. Philosophiae et
Lect. S. Thcologiae
Imprimi potest
Fr. Lconardus Magrini, O. P.
Prior Provincialis S. Marci et Sardiniae
Fiorentine dic XVI Novcmbris MCMLXXI
IMPRIMATUR
Facsulis die XX Novembris MCMLXXI
t Ar:tonius Bagnoli Episc.
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SCOMUNICA E INDULGENZE
(Suppi., qq. 21-28)
SCOMUNICA E INDULGENZE
(Suppl., qq. 21-28)
A cura di P. Tito S. Centi, O. P.
e di P. Angelo Urru, O. P.
INTRODUZIONE
I - Nelle prime otto questioni del volume XXX continua
il trattato sulla Penitenza, che ha occupato con la sua mole
imponente tutto il volume XXIX. La tirannia dello spazio
ha imposto questo smembramento nella nostra edizione bi
lingue della Somma Teologica.
Ma forse non tutto il male vien per nuocere ; poiché l'in
naturale suddivisione ci offre il pretesto, se non altro, di trat
tare con una certa ampiezza due questioni di attualità : le
censure ecclesiastiche e le indulgenze. S. Tommaso aveva
dedicato pochi articoli a codesti temi nel suo Commento alle
Sentenze di Pietro Lombardo. Da essi l'ignoto compilatore
del Supplemento ha ricavato sette brevi questioni (qq. 21-27),
limitandosi a disporre i testi dell'Aquinate secondo lo schema
espositivo della Somma '1.1eologica.
A chi fosse in vena di contestare il tono di attualità del
nostro discorso, diremo subito che per noi la Somma Teo
logica non è un cimelio storico : è un libro sempre attualis
simo per la riflessione teologica. E d'altra parte anche quando
ce ne servissimo di pretesto per discutere i nostri problemi,
non faremmo che seguire l'esempio di S. Tommaso, il quale
ha trovato modo di trattare della scomunica, sviluppando
pochi accenni vaghi di Pietro Lombardo ; e non ha esitato
a parlare delle indulgenze, mentre il libro che egli commen
tava non ne parlava affatto.
I
La scomunica tema di attualità.
2 - All'inizio del 1969 la rivista internazionale di teologia
Ooncilium ha offerto ai suoi lettori una delle sue più clamo-
8 SC0:\1UXICA E INDULGEN"ZE
rose sorprese. Il primo numero dell'annata si apre con una
« Dichiarazione sulla libertà e la funzione della teologia nella
chiesa,>, firmata dai redattori e da non pochi collaboratori,
la cui celebrità è indiscutibile.
Secondo codesti teologi, tutti più o meno illustri, sarebbe
per « rispuntare attualmente la possibilità d'una minaccia
sulla libertà del lavoro teologico '> ; e per questo si sono sen
titi « spinti a fare una serie di proposte costruttive », che in
sostanza si riducono a una serie di condizionamenti del magi
stero ecclesiastico nelle sue funzioni disciplinari mediante
una « Commissione di teologi », che dovrebbe essere gradita
all'eventuale malcapitato il quale fosse sottoposto a un giu
dizio presso la Congregazione per la Dottrina della :b,ede.
Intanto la rivista Ooncilium faceva seguire alla dichiara
zione e alle 38 firme un formulario già pronto di adesione,
proponendolo ai « professori di teologia ». Si sollecita va, in
somma, un pronunciamento da parte della base, per sventare
le manovre della reazione in agguato ... - Naturalmente questi
sistemi hanno lasciato perplessi e contrariati non pochi col
leghi, i quali hanno espresso le loro autorevoli riserve soprat
tutto per il tono allarmistico della dichiarazione stessa. Ma
le riserve fatte confidenzialmente sono innumerevoli, a co
minciare dall'ortografia. Quell'insistenza, p. es., a scrivere
il termine chiesa cattolica con la lettera minuscola, mentre
tutte le altre istituzioni, esistenti e non esistenti, compresa
la Oonioiis8ione dei teologi da loro proposta, vengano presen
tate con tanto di maiuscola, dà l'idea del fanatismo e della
pignoleria antitradizionalista con la quale si lavora nella
redazione di Oonciliiim. Vien fatto di pensare che questi
redattori neghino implicitamente l'istituzionalità della Chiesa.
A nostro giudizio la cosa che rende più intollerabile co
desta iniziativa è l'inopportunità di intralciare l'opera di
vigilanza e di correzione, che il magistero deve continuare a
svolgere per mandato divino, in un momento come questo,
in cui, per un eccesso di irenismo, si delineano pericoli gra
vissimi per la fede cattolica. Poiché se di una cosa si deve
oggi rimproverare la gerarchia, è proprio del difetto contrario
a quello temuto da quegli illustri teologi. Per quanto ci ri
sulta dai grandi organi di informazione, è cosi raro il caso
di punizioni esemplari e di censure, da far dubitare seria
mente della loro esistenza nella prassi attuale della Chiesa.
Il discorso che stiamo per iniziare sulla scomunica, e sulle
censure ecclesiastiche in genere, non è dei più facili ai tempi
che corrono. Siamo convinti però della necessità assoluta
INTRODUZIONE 9
di non abbandonare le armi della censura e della correzione,
se ci premono le anime che Cristo ha redento con il suo san
gue. - Sappiamo bene che il Concilio Vaticano II, rompen
dola con la tradizione ininterrotta della Chiesa, ha ignorato
del tutto le scomuniche e le altre censure. Per usare un lin
guaggio scolastico diremo che le ha ignorate e in actu exer
cito e in actu signato, cioè le ha ignorate sia in pratica che
in teoria. Non è detto però che l'ultimo Concilio abbia inteso
condannare la dottrina cattolica già definita in proposito,
negando alla Chiesa la facoltà di scomunicare. Ma il clima
che ne è derivato non è certo favorevole all'applicazione di
quei rimedi, anche quando la gravità dei fatti l'esigerebbe.
D'altra parte il Concilio non ha certo inventato per conto
proprio questo spirito di tolleranza ; ma lo ha accettato
come un presupposto per il dialogo col mondo contempo
raneo, dove esso ha prevalso in una misura davvero inaccet
tabile. Infatti in molte nazioni democratiche, imbevute di
cultura occidentale, alla base della reciproca tolleranza. si
trovano sistemi di pensiero che si riallacciano all'agnosti
cismo, al fenomenismo, e al pragmatismo. Naturalmente i
Padri Conciliari hanno inteso accettare uno stile di tolleranza,
senza suffragare l'errore da cui esso in molte parti è scatu
rito. Anzi i Padri hanno respinto espressamente « un certo
fenomenismo e agnosticismo», derivante da una infatuazione
per i metodi della ricerca scientifica positiva (c fr. Gaudium
et Spes, n. 57). - E nella tanto discussa Dichiarazione sulla
libertà religiosa, in cui si è raggiunto restremo limite della
tolleranza, i Padri hanno tenuto a precisare che le loro parole
riguardano «l'immunità dalla coercizione nella società civile»,
lasciando « intatta la dottrina tradizionale cattolica sul do
vere morale dei singoli e della società verso la vera religione
dell'unica Chiesa» (n. I). «D'altra parte », essi dichiarano
con un senso di realismo ben comprensibile, «non sembrano
pochi (oggi] quelli che, sotto il pretesto della libertà respin
gono ogni dipendenza o apprezzano poco la dovuta obbe
dienza » (ibid. n. 8).
Il problema della tolleranza ha fatto sì che nei riguardi
dei fratelli separati, facenti capo alle sotte ereticali ripetuta
mente colpite dalla scomunica, si è adottato un atteggiamento
di comprensione, di cui molti non vedono e non accettano
più i limiti. - Verso la Chiesa ortodossa si è fatto qualche
cosa di più. Il 7 Dicembre 1965 S. S. Paolo VI e il Patriarca
Atenagora pubblicarono una dichiarazione comune, in cui
venivano abolite le scomuniche reciproche della Chiesa Ro-
SCOMUNICA E INDULGENZE
10
mana e della Chiesa cli Costantinopoli che risaliv-ano al tempo
di Michele Cerulario [anno 1054].
3 - Stando così le cose c'è proprio da chiedersi se sia an
cora il caso cli parlare delle censure in un trattato di teo
logia. Vien fatto però di pensare che se le censure sono oggi
praticamente contestate, senza una chiarificazione dottri
nale, si corre il rischio di accantonarle per motivi irrazionali,
che potranno a vere facilmente un influsso deleterio sulla vita
della Chiesa. Guardandoci intorno non è certo il caso di fare
gli ottimisti ingenui ad ogni costo. Ormai gli scandali nel
clero e nel popolo sono stati denunziati apertamente dai
pastori, senza sottintesi. Il Sommo Pontefice in questo ha
dato a tutti l'esempio. Dobbiamo quindi chiederci, se i pastori
della Chiesa si possano dispensare dal dovere della corre
zione mediante la censura, quando i richiami paterni cadono
sistematicamente nel vuoto.
Alcuni forse saranno tentati di pensare che un discorso
chiaro e completo in proposito spetti ai canonisti più che
ai teologi ; ma nessuno dei nostri colleghi si sentirà disposto
a cedere il proprio diritto di discutere le basi teologiche di
questa facoltà-dovere, che la gerarchia ecclesiastica ha sem
pre rivendicato. Spetta al teologo esaminare non tanto le
singole censure, quanto piuttosto le fonti di questo potere
coercitivo, le quali vanno ricercate nella rivelazione clivina,
e discutere l'opportunità o meno di infliggere, nei casi concreti
che occorrono ordinariamente, tali castighi.
S. Tommaso Aquino, per rifarci all'esempio più illustre
d~
e pertinente al nostro lavoro, non ebbe il tempo cli comple
tare il trattato De Poenitentia nella Somma Teologica, ma
nel commentare le Sentenze di Pietro Lombardo non aveva
omesso di discutere anche questa funzione del potere delle
chiavi, come del resto suggeriva lesempio dei grandi maestri
che l'avevano preceduto, prendendo in esame soprattutto la
scomunica (cfr. 4 Sent., d. 18, q. 2, aa. 1-5). Qualcuno anche
cli recente ha scritto che scomunica e indulgenze nelrespo
sizione tomistica sono come delle appendici al trattato sulla
penitenza 1 Tale può essere l'impressione di chi considera
•
il Supplemento come opera originale. Ma se noi riportiamo
quei testi entro la stesura originaria del commentario, ve
diamo che il maestro dei teologi, seguendo con la compren
sione più vigile il testo delle Sentenze, considera il problema
delle censure strettamente connesso con il potere dei mini-
1 Cfr. ARTU'.80;ALoNeo LOBO, In Suma Eapan., t. XIV, p. 441.