Table Of ContentS. TOMMASO D'AQUINO
LA SOMMA
TEOLOGICA
TRADUZIONE E COMMENTO
A CURA DEI DOMENICANI ITALIANI
TESTO LATINO DELL'EDIZIONE LEONINA
XXI
LA TEMPERANZA
(Il-II, qq. 141-170)
CASA EDITRICE ADRIANO SALANI
Nihil obstat
Fr. Ludovicus Merlini O. P.
Doct. S. Ihcologiae
Fr. Albertus Boccancgra O. P.
Doct. Philosophiae et
Lect. S. Theologiac
Imprimi po1cst
Fr. Leonardus Magrini O. P.
Prior Provincialis S. Marci el Sardiniae
F!orenliae die XCV luuii MCMLXVIII
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LA TEMPERANZA
(II-II, qq. 141-170)
LA TEMPERANZA
(Il-II, qq. 141-170)
TRADUZIONE, INTRODUZIONE E NOTE
del P. Tito S. Centi O. P.
INTRODUZIONE
I - La questione della temperanza », scrive il P. Lafé
<e
teur, «è uno dei punti dai quali si riconosce la "sanità " di
una teologia. Infatti l'uomo non è soltanto spirito né sol
tanto carne, ma spirito e carne. Una teologia "disincarnata ",
che volesse ignorare la carne e il " sesso ", sarebbe una falsa
teologia. Una teologia di tendenza dualista e manichea, che
tendesse ad attribuire tutto il male alla carne e alle cose
del sesso - come quella di alcuni Cappadoci, per i quali la
divisione dei sessi sarebbe frutto del peccato originale e non
sarebbe esistita in uno stato di giustizia originale - sarebbe
molto pericolosa, e in parte certamente falsa. Una teologia
che non desse la sua importanza allo sviluppo naturale del
sesso e della sessualità buona nell'adolescente e nell'adulto,
sarebbe nell'errore. D'altra parte, una teologia che fissasse
materialmente, in certi comportamenti esteriori e al di fuori di
ogni riferimento allo spirito, la misura della castità, sarebbe
ugualmente falsa. Oppure una teologia che mettesse troppo
fortemente laccento sulla salute del corpo, sulla glorificazione
del cosmo, a detrimento dello spirito e dell'unione vivente
con Dio, sarebbe pericolosa. Una sana teologia prende atto
di tutte le esigenze dello spirito e di tutte le esigenze della
carne che Dio ha creato» (Iniziazione Teologica, Brescia,
1955, p. 883). .
Anche da questo punto di vista possiamo dire con sicu
rezza che la teologia dell'Aquinate è sanissima, pur avendo
conservato come sfondo l'immagine di una società non troppo
evoluta, soggetta a forme rigide di separazione e di contrap
posizione dei due sessi. Ma codesto sfondo rimane molto
lontano e quasi impercettibile, perché nella Somma Teologica
i problemi sono affrontati nei loro elementi essenziali, senza
scendere alla casistica. Del resto più che alle variazioni
circoscritte della vita contemporanea S. Tommaso ricorre
abitualmente ai suoi autori, che presentavano costumi e
leggi ben diverse da quelle del medioevo.
8 LA TEMPERANZA
I
Le fonti e i luoghi paralleli.
2 - È facile riscontrare che il testo più citato nelle que~
t:.tioni relative alla temperanza è l'Etica Nicomachea di Ari
s.totcJe. Dal libro settimo specialmente è stata ricavata l' or
ditura stessa del trattato per quanto riguarda il nucleo prin
cipale : sobrietà, castità e continenza. Ma anche nella con
siderazione delle varie virtù annesse, il ricorso all'Etica è
frequentissimo. Ed è evidente un perfetto parallelismo tra
il testo della Somma :Peol. e quello del commento di S. rl.1om-
1naso stcsBo a quest'opera aristotelica. Certe frasi sono quasi
lt'ttcraln1ente identiche. Le citazioni di altre opere di Aristo
tele sono invece rarissime in questo gruppo di questioni.
Accanto ad Aristotele va subito ricordato S. Agostino, di
cui vengono citate quasi tutte le opere, con una erudizione
sorprendente. - E qui non si può dire che l'Aquinate si sia
giovato dei testi raccolti da Pietro Lombardo ; perché a
proposito delle virtù cardinali quest'ultimo si è contentato
di una «distinzione» brevissima (3 Sent., d. 33). Ma proprio
per coln1are questa lacuna, fin da giovanissimo, lAutore della
Somma. si era impegnato a fondo nella ricerca, dandoci tra
l'altro un primo abbozzo dcl trattato sulla temperanza nel
suo conunento alle Sentenze (cfr. 3 Sent., d. 33, qq. 1-3). Altro
abbozzo ·molto generico, lo troviamo nella questione disputata
De virtutibu,s cardinalibus.
Airìnfuori di S. Agostino i Padri sono estranei al complesso
del trattato ; ma alcuni di essi fanno sentire in maniera
preponderante la loro autorità in questioni singole. S. Giro
lamo, p. es., e S. Ambrogio dominano, affiancandosi a S. Ago
stino, la q. 152,, dedicata alla verginità. S. Gregorio s'im
pone nelle questioni dedicate ai vizi capitali : gola, lussuria,
ira (qq. 148, 153, 158). S. Benedetto invece lega il suo nome
all'urnìltà (q. 161), per la preferenza che S. Tommaso ha
accord1.1to ai dodici gradi da lui descritti nella Regola.
Tra gli autori che sono particolarmente interessati a que
stioni singole, esposte nel trattato suJla temperanza, va ricor
dato L. Anneo Seneca, i cui opuscoli De Ira e De Olementia
erau.o stati trascurati nella Prima Secundae, proprio nel trat
tato su11e passioni.
Le altre citazioni possian10 considerarle del tutto spora
diche, senza nessun influsso $ulle dottrine qui esposte dal
r
Aquinate.
I~TRODUZIONE
Un discorso a parte merita invece ]a Sacra Scrittura. Essa
è citata a getto continuo, fornendo la nomenclatura e la
tematica di quasi tutti gli articoli. La preferenza viene ac
cordata ai libri sapienzali e ai brani parenetici delle epistole
di S. Paolo. Ed è proprio nei commenti tomistici a codeste
opere che bisogna cercare gli unici luoghi paralleli di mo]ti
articoli.
3 - Nonostante quest'abbondanza di riferimenti al pen
siero tradizionale, il trattato De Temperantia organicamente
elaborato nella Somma Teologica è da considerarsi un'opera
originale. Infatti gli spunti aristote1ici ed agostiniani non
erano sufficienti per una così complessa costruzione sistema
tica. E neppure sono riscontrabili forn1almente nelle fonti
le ragioni profonde che guidano l'Autore nella soluzione dei
problemi basilari, anche quando egli benevolmente le attri
buisce ai Padri o ai filosofi dell'antichità. Si consideri, p. es.,
la ragione principale che viene invocata nella Somma per
condannare ]a fornicazione semplice. Si ricorre con perfetto
rigore scientifico a un accostamento tra il sesto e il quinto
comandamento, che con la sua logica impeccabile toglie ogni
scampo ai sofismi dell'incontinenza (q. 154, a. 2). ~A questo
proposito va notato che S. Tomrnaso aveva affrontato il
problema sul piano apologetico nel 3 Oont. Gent., c. 122.
Ed è questo l'unico luogo parallelo che troviamo nell'opera
suddetta, il quale possa integrare, o per lo meno illustrare il
suo pensiero su di un problema riguardante il trattato della
temperanza.
4 - Per completare questo nostro paragrafo sulJe fonti
dovremmo considerare anche quelle nascoste, cioè quelle non
dichiarate dall'Autore. Il quale, come è risaputo, non cita
mai i suoi contemporanei, pur giovandosi delle loro pubbli
cazioni, perché non costituivano « aut rità )}, Sull'argomento
non abbiamo avuto né modo né tempo di approfondire l'in
dagine; ci sembra però di poter individuare con sicurezza
la principale di codeste opere innominate, per quanto riguarda
la temperanza, nel De Bono, dovuto alla penna del suo mae
stro. S. Alberto Magno [l 200-1280] deve aver composto le
questioni De Bono, come del resto tutta Ja Summa de Orea
turis in cui sono inserite, prima del 1250, prima cioè che il
suo grande discepolo lasciasse Co]onia per iniziare ]'insegna
mento a Parigi (cfr. GLoRIEUX P., Répertoire des Maitres
en Théol. de Paris au XIII siècle, Parigi, 1933, I, p. 63).
Ebbene, nel De bono o De virtutibus, come comunemente
l'opera fu denominata, si riscontra un ampio trattato sulla
10 LA TEMPERANZA
icn1peranza. che con ogni probabilità formò i] brogliaccio
che servì all'Aquinate per elaborare la propria sintesi su questo
terna. IJ confronto dell'indice analitico dei due trattati è
molto l'onvincente in t.al senso 1
•
l\'Ia ge confrontiamo la dottrina delle due Somme ci accor
giamo che Je divergenze tra maestro e discepolo sono dav
vero profonde, non tanto per Je conclusioni, quanto per i
n1otid che le giuEitificano. Si direbbe che S. Alberto avesse
ricevuto da Dio il compito di raccogliere il materia]e, che
S. Ton1mm:io doveva organizzare e strutturare in forme sostan
ziahnente definitive.
1 Hitcdamo qui per comodità dei lettori quello dell'opera albertina curata da
C. J.'EcK.EH nC'Ha !!!Plendida edizione di .M.U.nster, pubblicata nel 1951 (pp. XXIXs.).
TrtACT~TlJl'l TRR.TIU~: DE T}<j:\'.IPERAN'TIA.
(jl'AT~liiTJO I. - De Temperantw in se
Art. l. Quid sit temperantia sccnndum cliffinitiorws eius .
•- \ 1-t. 2. De nui.teria tempera.ntiae.
Art. :J. t'trum temp<;rantia sit una virtus ve! duae.
Art. 4. De actu t.cmperantiae .
•. !\rt. :i. De vitiis circumstu.ntibus temperantinm .
.\ rt. fi. t,hmlitcr distinguatur temperantia ab his <J1we non sunt tempernntiite et
videntur et <1uaUter etinm a fortitudine.
Di.: P.rn:rums TEM!"ERASTIAI~.
QuAgSTIO IL De Continentw
.1\rt. l. Quid. sit continentin.
A1·t. 2. Du abstincntia., utrum sit virtus specia Us.
Art. :l. Quid sit abstinentin.
Art. .j, A quo i:iit abstinendum.
Art. 5. llt> absUmmtia iciuniorum. .
Art. 6. Jh~ ohserv1rntia iciuniorum, utrum nhstincndmn ns<iuc ad detectum naturac.
Art. , . Dc in:'ltitntione iciunii.
At•t. 8. De temporibus iciuniornm.
Art. H. Be divisione iciuniorum.
1\r-t. 10. De sobrk·tatc, quid sit et an sit Yirtns unti ve! plurcs.
QT:.AE8'l'IO III. - De Castitaf.e
Art. I. De casntate, quid sit.
Art. 2. lìtrum eaHtitas sit vlrtus speciaUs.
Art. :L ne actu continentiae sivo castitatis.
Ve .".ll<tWm.s castitatis.
At•t. 4. Dc virginitate, quid sit.
Art. ;"). Au virginitas sit virtus.
,•\t·t. o. De corruptione virginum.
Aa·t. i. De velatlone virginum et consecrationc.
Art. ~. Dc praomìnentia virginitatis ad alios status castitatis.
ne
Art. !). virginitate gloriosac virginis Mariao.
Art. 1 o. ])e viduitate.
Art. 11... Quid fa<'iat viduarn, cui fructus sexa.gesimus promittitur.
Art. J •) De velutjone viduarum.
Art. 1 :L 1)(' {'<mUnentia, quac est in matrimonio.
Art. lL De fructibua castitatis.
,\l't. 15. Qmirt- potius buie virtuti quam ulii nttribuatur fructus.
Art. Hi. Quuliter t.res fruetus tribus statibns eontinentiae attribuantnr.
Art. I i. 1>c 1rndìdtia.
l:'\TRODt.:ZIO:\E I 1
5 - Altra fonte innominata, e certo più dubbia della pre
cedente, potrebbe essere la Summa Theologica di Alessandro
[t
d'Hales 1245]. Quest'ultimo infatti nella seconda parte del
secondò libro aveva dedicato un trattato amplissimo ai sette
vizi capita]i, una folta selva in cui S. Tommaso avrebbe
potuto tagliare legna per il suo edificio. - Va tenuto conto
che nel gruppo di questioni, qui presentato come trattato
De Temperantia, sono inseriti quattro vizi capitali : superbia,
ira, gola e lussuria con tutto il codazzo deJle ]oro «figlie ».
È quindi probabile ehe l'Aquinate abbia tenuto d'occhio
l'opera dell'Halensc (cfr. Summa Theol. 11-111 in q. 3, tr. 4,
,
sect. 2, q. I, trtt. l, 3, 6, 7; q. 2), in cui trov~1va raccolto
molti di quei niateriali che egli stesso doveva utilizzare.
Nel caso egli dovrebbe aver elaborato due volte il materiale
suddetto ; perché anche nella questione disputata De Malo,
composta intorno al 1270, troviamo otto amplissime que
stioni dedicate ai vizi capitali.
Se però dopo a \'er consultato codeste opere di coutempo
ranei, riprendiamo lo studio della Somma deH' Aquinate ab
biamo la netta impressione di una semplificazione sostanziale :
virtù e peccati corrispondenti sono affiancati in un'esposizione
logica e comparata., che facilita la comprensjone e illumina
da lati opposti i medesimi problemi. I./ Autore tien fede
al programma fissato all'inizio della Secunda Secundae: «Se
noi volessimo trattare separatamente delle virtù, dei vizi e
dei precetti, dovremmo ripeter più volte le stesse cose. Chi
infatti vuol trattare in modo adeguato dc) sesto comanda
mento : "Non commettere adulterio", è costretto a inda
gare sull'aduJterio che è un peccato la cui conoscenza dipende
dalla cognizione della virtù opposta. Perciò avremo un me
todo più conciso e pratico, se studieremo insieme nel mede
simo trattato la virtù e ... i vizi che le si oppongono» (11-
11, Prol.).
Quu::sTio IV. - /)('; Clemcnfia, ef Jlodestia
Art. I. ne elcmenlia.
Art. 2. De modestia, ttuill sit.
Art. 3. Utrum mockstill sit una virtus vel piurm;.
Art. 4. ne iis quae veniunt cum modestia sccundum ".\faerobium.
Art. 5. Dc pnrtibui:; tcmpernnthw in cornmuni.
QUAEBTIO V. - IJe, Passionilms
Art. 1. Quid sit passio.
Art. 2. Quot sint gcncrn pa:,;sionum.
Art. 3. Quid sit voluptas su bstantia ve! diffinitione.
Art. 4.-. Utrum aimplicium delectatur sonaibilis in desiderato suo vc1 rationali~ in suo.
Art. 5. De passionibmi illatiA, quibus causis inf~rantnr.
Art. 6. Utrum p11ssiones mcruimus aliquo nostro mcrit-0 bono vcl malo.
Art. 7. Utrum passionibus ìllatis meremur.