Table Of ContentFosse anche il Re dei Re, il giustiziato non andrà
nella tomba dei suoi padri bensì nella sepoltura
puhhlica predùposta dal Trihunale.
Tose/ta, trattato Sanhedrin, IX, 8
Ogni scriba istruito sulle cose del Regno dei Cieli
è simile ad un padre di famiglia che trae dal suo
scrigno cose nuove e cose antiche.
Mt 13, 52
Barbara F raie
La sindone di Gesù Nazareno
Società editrice il Mulino
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ISBN 978-88-15-13374-8
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Indice
Prefazione p. 7
I. Il lungo filo della storia: la sindone e il ritratto
di Cristo nella tradizione della Chiesa 13
1. A Nazareth di Galilea. -2. «Non ti farai immagini». -
3. «Germoglio spregevole». -4. Una lettera e un ritratto. -
5. Impronta dell'Incarnazione. -6. La collezione di reli
quie degli imperatori bizantini. -7. L'Uomo dei dolori. -
8. Costantinopoli, aprile 1204. -9. Dai duchi di Atene
ai cavalieri del Tempio. -10. Il culto della sindone fra i
Templari. -11. Sotto lo scudo dei Savoia. -12. Un secolo
di sindonologia.
II. La parola alla scienza e alle scienze dell'anti
chità 75
1. «Sadin shel buw. -2. Dentro una giara. -3. «Hanno
forato le mie mani e i miei piedi». -4. Il «segno di Giona». -
5. Immagini. -6. L'esperimento del carbonio 14. -7. Tracce
del «titulus» di Pilato? -8. Analisi dei segnali. -9. Una
prima interpretazione. -10. Scritture di servizio. -11. Pri
ma del Cristo. -12. Una testimonianza «gesuana».
III. Un documento di età romana 137
1. Un mondo che vive «alla greca». -2. L'impero delle
lettere. -3. Roma, i Faraoni e i figli di Mosè. -4. Una civiltà
complessa. -5. Qumran e l'Agnello senza macchia. -6. In
dialetto. -7. Nei meandri della giustizia. -8. La legge e il
tiranno. -9. Una lingua per il potere. -10. Tutt'intorno al
volto. -11. Cartigli. -12. Un profeta assassinato.
6 Indice
IV. Sulla morte di Gesù Nazareno p. 205
1. Yeshua Nazarani. -2. Alle prime luci della sera. -3.
Dodici mesi. -4. Besorah. -5. La prima Pasqua dei cristia
ni. -6. Sul filo del rasoio. -7. Giochi di potere. -8. Noi
abbiamo trovato. -9. Mercanti nel Tempio. -10. Il patto
di ferro. -11. Un mostro con tre teste. -12. Un oggetto
per il culto. -13. Secondo l'ordine di Melchisedek. -14.
Una condizione speciale. -15. L'anello mancante.
Conclusioni: la foresta degli scritti non canonici
su Gesù 289
Abbreviazioni 301
Note 307
Bibliografia 329
Indice dei nomi 367
Prefazione
Nel 1978 un chimico e un latinista dell'università Cattolica
di Milano si accorsero che su 1 negativo cli alcune foto scattate
alla sindone di Torino comparivano tracce di scrittura: le scritte
sembravano riferirsi alla morte di Gesù ed avevano un aspetto
estremamente antico, molto vicino a quello di altre testimonianze
risalenti al I secolo. Lo studio di queste scritture proseguì con
interesse e anche con una giusta serenità, e ci si accorse che
alcune parole fra quelle identificate non coincidevano con il
testo dei vangeli: dotati di un sano distacco, gli studiosi che si
applicarono alla ricerca immaginarono che dovesse trattarsi di
scritte a carattere legale oppure devozionale, forse messe dai
cristiani dei primi secoli. Poi nel 1989 fu eseguito il contro
verso esperimento che sottoponeva alcuni campioni di tessuto
prelevati dalla sindone al test di datazione con il metodo del
radiocarbonio. Un grande tam-tam di voci che si susseguivano
a tamburo battente presentò il telo come un oggetto medievale,
e questo assestò un colpo tremendo al cammino della ricerca:
nessuno volle più occuparsi di quelle parole, che dopo il test
finivano per apparire forzatamente come la stramberia di qualche
falsario. Fra il 1994 e il 1995 i due scienziati francesi André
Mari on ed Anne-Laure Courage, esperti di analisi dei segnali,
ripresero in mano il problema e provarono a studiarlo applican
do le novità che la ricerca aveva intanto maturato: essendo due
scienziati di mestiere che padroneggiano la chimica e la fisica,
conoscevano benissimo i limiti della datazione al radiocarbonio,
dunque rimasero immuni dal grave pregiudizio che intanto aveva
paralizzato il mondo della cultura: credere che il risultato del
test fosse una certezza assodata e indiscutibile.
Marion e Courage si accorsero che sul telo della sindone
esistevano anche altre tracce di scrittura, parole che ancora una
8 Prefazione
volta non coincidevano con il racconto dei vangeli. Alcune di
queste parole come il nome di Gesù Nazareno o la dicitura in
necem (in latino «a morte») non crearono loro difficoltà, ma
davanti ad altre scritte frammentarie o di carattere più insolito
si fermarono: per capire il loro senso bisognava infatti svolgere
lunghi confronti con altre testimonianze note di epoca romana,
addentrarsi negli usi funerari e religiosi del Medio Oriente nel
l'antichità. Insomma, occorreva essere specialisti di paleografia,
archeologia e altre scienze del mondo antico. Essendo due fisici,
con grande correttezza lasciarono agli archeologi e agli storici
il compito di svolgere questo confronto e stabilire dunque cosa
significavano quelle scritte.
Dopo circa quindici anni <li ricerca, e anche grazie ai consigli
di tanti specialisti eccellenti, credo che in fin dei conti almeno
qualcuna fra le loro aspettative sia stata realizzata. Desidero
chiarire subito al lettore un punto importante: il grande merito
come pure la responsabilità di aver trovato queste scritte spetta a
quanti mi hanno preceduto, e il mio contributo consiste soltanto
nell'aver cercato di capire (alla luce delle nostre attuali conoscenze
sul mondo antico) quale fosse l'esatto significato di quelle parole
che Piero Ugolotti, Aldo Marastoni, André Dubois, Roberto
Messina, Carlo Orecchia, Pier Luigi Baima Bollone, André Ma
rion con Anne-Laure Courage e il loro team di analisti, poi di
recente Thierry Castex hanno identificato e pubblicato. Questo
è esattamente il lavoro dello storico e dell'archeologo quando si
trovano dinanzi ad un'antica scrittura, di qualunque scrittura si
tratti: decifrarne il contenuto e capirne il significato. E questo
essenzialmente è il contenuto del mio saggio.
Nonostante la stampa abbia talvolta esaltato la scoperta
delle scritte come opera mia e l'abbia presentata al grande
pubblico come una vera rivelazione, in fondo non ho fatto
altro che accostare le idee di tanti studiosi seri e bravissimi i
quali hanno dedicato la vita a studiare argomenti molto vicini,
però senza mai confrontarsi fra loro in un dibattito perché nella
partizione delle materie che vige in ambito universitario le varie
discipline sono assegnate a settori diversi della ricerca. Un altro
fatto che desidero sottolineare è questo: in nessun momento
mi permetto di entrare in questioni di tipo religioso come ad
esempio l'autenticità della sindone in relazione al mistero della
Resurrezione di Cristo, perché ritengo che non spetti a me (in
quanto storico) trattare di tali fatti; in merito rimando i lettori
Prefazione 9
ai due libri di Monsignor Giuseppe Ghiberti, Sindone, vangeli
e vita cristiana (Elledici, 1997) e Dalle cose che patz' (Eb 5,8).
Evangelizzare con la sindone (Effatà, 2004). In quanto storico
ed archeologo, mi esprimerò dunque al massimo in termini
di «pertinenza» della sindone alla sepoltura del personaggio
storico Gesù di Nazareth, e presenterò i vari fatti che ciascun
lettore dovrà valutare personalmente. Per lo stesso motivo parlo
della sindone scrivendo questa parola con l'iniziale minuscola
(come pure riguardo ali' «uomo della sindone»), un fatto che
forse può apparire strano visto che questo reperto viene ormai
comunemente scritto come «Sindone» a causa della sua grande
notorietà.
QuanJo uscì in Italia il bel libro Ji Marion e Couragc mi
stavo occupando della sindone già da alcuni anni, per via dei
suoi rapporti con l'ordine dei Templari; essendo specializzata in
paleografia greca e latina, mi sembrò subito a prima vista che
quei segni grafici avessero un aspetto estremamente antico: del
resto alcuni studiosi francesi cui i due autori le avevano mostrate
per un parere informale avevano già detto che risalivano ali' epoca
paleocristiana (I-III secolo d.C.). Partendo dalle loro opinioni ho
sottoposto le tracce di scrittura trovate sul lino della sindone a
un lungo confronto con quanto si trova nei tantissimi repertori
della Biblioteca Apostolica, dell'Archivio Segreto e anche con
tanti reperti di epoca greco-romana presenti nelle Gallerie dei
Musei Vaticani: in questo ho goduto senz'altro di una posizione
assolutamente favorita dalla quale condurre la ricerca. Anche
se tutto ciò che ho potuto vedere è accessibile agli altri docenti
universitari o ricercatori professionisti che ne facciano richiesta,
la differenza sta nei modi e nei tempi con cui i materiali sono
studiati; e non è cosa da poco. Non è affatto comune avere la
possibilità di guardare un manoscritto e poco più tardi, alla
luce di un dubbio, consultare un libro e poi magari anche ve
rificare l'ipotesi direttamente su una lapide autentica. La mia
esperienza mi induce a credere che non esista oggi al mondo
un luogo migliore dell'Archivio e della Biblioteca dei papi per
studiare i documenti antichi. Il sapere di tanti secoli giace ri
posto con cura dagli uomini del passato, che erano consapevoli
di accumulare un gran tesoro e spesso lo misero via con ordine
per i posteri senza conoscere nemmeno precisamente di cosa si
trattasse: a loro bastava essere sicuri che si sarebbe conservato,
perché comunque qualcuno un giorno avrebbe potuto svolgere
IO Prefazione
ricerche più profonde. Il problema in questi casi è la difficoltà
di gestire un patrimonio d'informazioni troppo smisurato per
poter essere sfruttato adeguatamente. La prima persona che ho il
dovere di ringraziare è quindi Sua Santità papa Benedetto XVI,
proprietario di gran parte dei libri, dei documenti, dei reperti
archeologici sui quali ho svolto la ricerca; e ringrazio anche Sua
Eminenza Reverendissima il cardinal Raffaele Farina, Bibliotecario
e Archivista di S.R.E., che ha seguito lo sviluppo del lavoro in
qualità di storico esperto del cristianesimo antico, sebbene la mia
ricerca sia solo uno studio privato svolto in modo indipendente
dalla Santa Sede.
Nonostante la quantità impressionante di materiali a dispo
sizione. comunque non sarei andata lontano se non avessi avuto
anche l'aiuto di alcuni generosi colleghi: Simone Venturini,
Officiale dell'Archivio Segreto e docente di Ebraico biblico
nell'Università di Santa Croce, al quale ho fatto riferimento per
tutte le questioni legate alle lingue semitiche e che mi ha saputo
trasmettere con il suo insegnamento la profonda, bellissima poesia
che vive nella spiritualità d'Israele; Marco Buonocore (Biblioteca
Apostolica Vaticana), esperto di epigrafi greco-romane; Sever Voi
cu (Biblioteca Apostolica Vaticana), specialista di vangeli apocrifi
e testi non canonici su Gesù; infine l'orientalista Delio Proverbio
(Biblioteca Apos~olica Vaticana), esperto di testi arabi. A loro
aggiungo anche Emile Puech o.f.p., illustre biblista ed esperto
di paleografia ebraica dell'École Biblique de Jérusalem, che ha
risposto ai miei quesiti con grande gentilezza, oltre a Giovanna Ni
colaj, grazie alla quale ho avuto indicazioni di valore fondamentale
sul modo in cui venivano prodotti i documenti nelle cancellerie
dell'impero romano. Un altro fattore determinante e per nulla
comune è stato la possibilità di dialogare a ritmo serrato con gli
scienziati francesi che hanno identificato le tracce di scrittura:
le descrizioni di André Marion, Marce! Alonso e Thierry Castex
sono state molto preziose; come pure. al momento di individuare
l'età e il senso delle scritture, mi ha confortato non poco il parere
espertissimo del professor Mario Capasso, Direttore del Centro
di Studi Papirologici e del Museo Papirologico dell'Università
di Lecce. E sono riconoscente al Prefetto Mons. Cesare Pasini,
al Viceprefetto Ambrogio Piazzoni insieme a tutto il personale
della Biblioteca Apostolica Vaticana per la gentilezza con cui
mi hanno agevolato nella ricerca, nonostante i problemi e le
scomodità dovuti ai lavori di ristrutturazione in corso.