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Franee sco Adorno
LA FILOSOFIA ANTICA
I. La formazione del pensiero filosofico dalle origini a Platone
VI-IV secolo a.C.
LA FILOSOFIA ANTICA
II. Filosofia, cultura, scuole, tra Aristotele e Augusto
IV-II secolo a.C.
LA FILOSOFIA ANTICA
III. Pensiero, culture e concezioni religiose
II secolo a.C. -II secolo d.C.
LA FILOSOFIA ANTICA
IV. Cultura, filosofia, politica e religiosità
II-VI secolo d.C.
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FRANCESCO ADORNO
lA FnDSOFIA
ANriCA
m.
Pensiero, culture e concezioni religiose
n n
secolo a.C.- secolo d.C.
~
Feltrinelli
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© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
Prima edizione agosto 1961
Prima edizione nell"'Universale Economica" marzo 1992
ISBN 88-07-81137-5
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Parte prima
Le componenti del pensiero dal Il secolo a. C. ad Augusto
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Capitolo primo
Il compimento del pensiero greco e Roma
l. Cultura e tradizioni greche a RMna
Chi si ponga a studiare la situazione culturale tra la seconda metà
del secondo secolo e la prima metà del primo a. C., tra l'ambasceria dei
filosofi greci a Roma (155) e la morte di Cicerone (43), si trova di
fronte a un insieme di questioni assai complesse e difficilmente distri
cabili, che certo non si possono risolvere con quella specie di "ca
tegoria" che è divenuto il termine eclettismo, per la prima volta usato
da Diogene Laerzio (Proem., 21) nei confronti di Potamone di Ales
sandria, ma ripreso dal Brucker (Historia critica philosophiae, Il, Lipsia,
1742-44, p. 193) e da allora adottato da tutta la storiografia filosofica per
indicare l'indirizzo proprio dell'ultimo secolo avanti Cristo e di cui Cice
rone sarebbe il maggior rappresentante. Si è cosf parlato di eclettismo
per lo stoico Boeto di Sidone (morto nel 119 circa), per gli stoici Pane
zio (180-109) e Posidonio (135-51), per Mnesarco (1 sec. a.C.) successo
nello scolarcato della Stoà a Panezio; per gli accademici Filone di
Larissa (160-79) e Antioco di Ascalona (1.30-&1), successi nello scolar
cato dell'Accademia a Clitomaco (187-110), per l'aristotelico Andronico
di Rodi. Al di fuori dell'eclettismo sarebbe, invece, rimasta la corrente
epicurea con Zenone di Sidòne, Fedro, Filodemo, Patròne, culminante
in Roma con Tito Lucrezio Caro (98/95-54/51), mentre con Enesidemo
(di cui non si sa con certezza il .secolo in cui visse, ma sembra il 1 a.C.)
si avrebbe un ritorno all'originario scetticismo di Pirrone e di Timone.
La prima difficoltà oggettiva è la mancanza di testi e di una docu
mentazione precisa; che permettano una ricostruzione storicamente
esatta di singole posizioni, soprattutto per Boeto di Sidone, per Panezio
e Posidonio, che pur ebbero un'influenza grandissima, per Filone è
Antioco di Ascalona, con i quali sembra che l'insegnamento dell'Ac
cademia abbia assunto un diver~ significato rispetto a quello di Car-
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neade. Ciò che sappiamo di loro, lo dobbiamo soprattutto ~ Cicerone, o,
meglio, alla rielaborazione che Cicerone nel corso della sua meditazione
e nella sua precisazione del significato della retorica per la costituzione
di una vita associata (entro i termini de! mondo r.omano, della sua cul
tura e della sua storia, in un momento drammatico per la salvezza della
Repubblica) ha operato di quei dibattiti, di quegli atteggiamenti fluidi e
duttili, a loro volta influenzati dalle nuove richieste, dai nuovi problemi
impostati dalla tradizione e dalle esigenze di Roma, da una Roma che
da città-stato, avente una sua cultura ed una sua formazione, si veniva
trasformando in impero, in mezzo a lotte e a dolori, a guerre, a cozzi di
partiti, nell'incontro con altre e diverse concezioni e culture.
· D'altra parte, una seconda difficoltà sta nell'impossibilità di accer
tare con esattezza l'esistenza di una linea originaria e originale della
tradizione romana, prima dell'incontro piu vasto con il mondo greco
ed il mondo orientale (168 a.C.), a parte le sicure reciproche influenze
dovute a quel ponte di passaggio che furono Cuma e l'Etruria prima (fin
dall'viii secolo a.C.), Taranto, la Magna Grecia (282-266), la Sicilia
(264-210) poi.
A ·tal proposito Cicerone (106-43 a.C.) è piuttosto preciso nel dichia
rare l'imprecisione e la fluidità della cosiddetta corrente pitagorica
romana, che avrebbe costituito lo sfondo e il tessuto della cultura di
Roma fino al tempo della conquista della Grecia. Cicerone stesso in
quel pitagorismo piu che una determinata concezione, piu che una
"filosofia," vede una tradizione, un modo di vita, o meglio una visione
di un ordine trascendente e teleologicamente determinato su cui si ven
gono armonicamente scandendo le leggi della Città e un tipo di éthos,
in una struttura di Stato aristocratico e contadino-militare, dove tro
vano posto esigenze religiose estremamente semplici e povere e pra
tiche terapeutico-cultuali, che se da un lato, trasmesse dalla Magna
Grecia, potevano andare sotto il nome generico di "pitagorismo," dal
l'altro lato s'incontravano con la situazione aristocratico-contadina del
popolo di Roma.
Per molti rispetti - scrive Cicerone - sono un ammiratore dell'ingegno
e della virtu dei nostri connazionali, ma soprattutto per quegli studi a cui
si dedicarono molto tardi, trasferendoli dalla Grecia nella nostra città.
È vero che fin dalle prime origini .d i Roma, durante il periodo regio, gli
ordinamenti, e in parte anche le leggi, regolarono a perfezione gli auspici,
le cerimonie religiose, le assemblee popolari, gli appelli al popolo; il con
sesso dei senatori, la ripartizione dei cavalieri e dei fanti e tutta l'organiz
zazione militare; però, quando lo Stato fu liberato dal regime monarchico,
si verificò un progresso meraviglioso e uno slancio incredibile verso ogni
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