Table Of Content1
INTRODUZIONE ALLA BIBBIA
Le sigle e le abbreviazioni utilizzate in questo sito - pag. 2
La Bibbia, nome e composizione - pag. 9
Come ci è pervenuta la Bibbia - pag. 11
Excursus – La storia della scrittura - pag. 16
Il canone delle Sacre Scritture - pag. 20
La suddivisione interna della Bibbia - pag. 27
Le lingue della Bibbia – Ebraico - pag. 34
Le lingue della Bibbia – Aramaico - pag. 36
Le lingue della Bibbia – Greco - pag. 39
La struttura della lingua ebraica - pag. 41
Un esempio di critica testuale - pag. 45
I libri apocrifi - pag. 48
I Salmi – Tabella comparativa - pag. 53
V I T I
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LE SIGLE E LE ABBREVIAZIONI UTILIZZATE IN QUESTO SITO
Legenda delle sigle e delle abbreviazioni utilizzate in questo sito
Sigle di uso generale
a.E. V. = avanti Era Volgare (sostituisce “a. C. = avanti Cristo”). Abbiamo adottato questa sigla perché Yeshùa (Gesù) è
nato alcuni anni prima dell’inizio della nostra èra, e sarebbe curioso dire è nato a. C..
ca. = circa
cap. = capitolo
capp. = capitoli
cfr. = confrontare
E.V. = Era Volgare (sostituisce “d. C. = dopo Cristo”); si veda la nota esplicativa alla voce “a. E. V.”.
Ibidem = Idem, come sopra; richiama l’ultima citazione fatta
lett. = letteralmente
ms. = manoscritto
mss. = manoscritti
pag. = pagina
pagg. = pagine
passim = “qua e là”, per indicare che le frasi citate sono presenti qua e là all’interno del brano citato
sg. = seguente
sgg. = seguenti
sic = proprio così
v.= verso, versetto
vol. = volume
vv.= versi, versetti
§= paragrafo
>= diventa
< = deriva da
[ ] = non compare nel testo
. . . = parte tralasciata in una citazione
Sigle identificative delle traduzioni della Bibbia
(Nota: Se non altrimenti specificata, la versione biblica utilizzata è la Nuova Riveduta che ha come sigla NR).
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CEI = Conferenza Episcopale Italiana, cattolica.
Con = Bibbia Concordata, interconfessionale
Dia = Bibbia Diabiblica, traduzione di G. Montefameglio, areligiosa
Did = Versione di Giovanni Diodati, protestante
Gar = Traduzione di mons. Salvatore Garofalo, cattolica
LXX = Settanta (Septuaginta, in latino), Traduzione greca del cosiddetto Vecchio Testamento, del 3° secolo a. E. V.
Lu = Traduzione di Giovanni Luzzi, protestante
ND = Nuova Diodati; è la trasposizione in italiano moderno della Diodati, che è del 16°/17° secolo, protestante
NR = Nuova Riveduta, è la versione riveduta di Giovanni Luzzi, protestante
TILC = La Parola del Signore, versione interconfessionale nota anche come Bibbia TILC (traduzione in lingua corrente)
TNM = Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, prodotta dalla società cui fanno capo i Testimoni di Geova
Vg = Vulgata, traduzione in latino realizzata da Sofronio Eusebio Girolamo all’inizio del 5° secolo
Altre versioni: vengono citate per esteso.
Nota: Nelle citazioni di brani biblici il corsivo o il grassetto o il grassetto corsivo sono sempre aggiunti per dare
enfasi.
Sigle identificative dei libri che compongono la Sacra Scrittura
(Scritture Ebraiche, il cosiddetto Vecchio Testamento; Scritture Greche, il cosiddetto Nuovo Testamento)
(Sezioni scritte in aramaico: Esd4:8–6:18;7:12-26; Ger 10:11; Dn 2:4b–7:28, rientranti nelle Scritture Ebraiche).
Ab = Abacuc
Abd = Abdia
Ag = Aggeo
Am = Amos
Ap = Apocalisse (Rivelazione)
At = Atti degli apostoli
Cnt = Cantico dei cantici
Col = Lettera ai colossesi
1Cor = 1a lettera ai corinti
2Cor = 2a lettera ai corinti
1Cron = 1° libro delle Cronache
2Cron = 2° libro delle Cronache
Dn = Daniele
Dt = Deuteronomio
Eb = Lettera agli ebrei
Ec = Ecclesiaste
Ef = Lettera agli efesini
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Es = Esodo
Esd = Esdra
Est = Ester
Ez = Ezechiele
Flm = Lettera a Filemone
Flp = Lettera ai filippesi
Gal = Lettera ai galati
Gb = Giobbe
Gc = Lettera di Giacomo
Gda = Lettera di Giuda
Gdc = Giudici
Ger = Geremia
Gle = Gioele
Gn = Genesi
Gna = Giona
Gs = Giosuè
Gv = Vangelo di Giovanni
1Gv = 1a lettera di Giovanni
2Gv = 2a lettera di Giovanni
3Gv = 3a lettera di Giovanni
Is = Isaia
Lam = Lamentazioni
Lc = Vangelo di Luca
Lv = Levitico
Mal = Malachia
Mic = Michea
Mr = Vangelo di Marco
Mt = Vangelo di Matteo
Na = Naum
Nee = Neemia
Nm = Numeri
Os = Osea
Pr = Proverbi
1Pt = 1a lettera di Pietro
2Pt = 2a lettera di Pietro
1Re = 1° libro dei Re
2Re = 2° libro dei Re
Rm = Lettera ai romani
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Rut = Rut
1Sam = 1° libro di Samuele
2Sam = 2° libro di Samuele
Sl = Salmi
Sof = Sofonia
Tit = Lettera a Tito
1Tm = 1a lettera a Timoteo
2Tm = 2a lettera a Timoteo
1Ts = 1a lettera ai tessalonicesi
2Ts = 2a lettera ai tessalonicesi
Zc = Zaccaria
Esempio di citazione: Gn 1:3,6-8 = Gn: libro biblico di Genesi; 1: capitolo; 3: versetto; 6-8: versetti. In pratica, prima
compare la sigla del libro biblico (Gn), poi il capitolo (1) e quindi, separati e dopo i due punti (:), i versetti o il versetto. I
cattolici usano la virgola invece dei due punti e il punto invece della virgola, cosicché la stessa citazione diventa: Gn
1,3.6-8. Le sigle dei libri biblici possono variare, ma sono intuitive. Ad esempio, invece di Gn si può trovare Ge oppure
Gen.
Sigle identificative di alcuni manoscritti biblici
א = Codice sinaitico
A = Codice alessandrino
B = Manoscritto Vaticano 1209
J¹ = Matteo, ebraico, a cura di J. Du Tillet, Parigi, 1555
J²= Matteo, ebraico, incorporato come capitolo a sé in ןבא ןחב [èven bòkhan] di Shem-Tov ben Isaac Ibn Shaprut,
1385,
manoscritto del XVI e XVII secolo, Jewish Theological Seminary, New York
J³ = Matteo, ebraico e latino, di Sebastian Münster, Basilea, 1537 (ebraico)
J⁴ = Matteo, ebraico, di J. Quinquarboreus, Parigi, 1551
J⁵ = Vangeli Liturgici, ebraico, di F. Petri, Wittemberg, 1573
J⁶ = Vangeli Liturgici, tedesco, latino, greco ed ebraico, di Johannes Claius, Lipsia, 1576
J⁷ = Scritture Greche in 12 lingue, tra cui l’ebraico, di Elias Hutter, Norimberga, 1599
J⁸ = Scritture Greche, ebraico, di William Robertson, Londra, 1661
J⁹ = Vangeli, ebraico e latino, di Giovanni Battista Jona, Roma, 1668
J¹º = The New Testament, ebraico e inglese, di Richard Caddick, volume I, Matteo, Londra, 1798
J¹¹ = Scritture Greche, ebraico, di Thomas Fry e altri, Londra, 1817
J¹² = Scritture Greche, ebraico, di William Greenfield, Londra, 1831
J¹³ = Scritture Greche, ebraico, di A. McCaul, M. S. Alexander, J. C. Reichardt e S. Hoga, Londra, 1838
J¹⁴ = Scritture Greche, ebraico, di J. C. Reichardt, Londra 1846
J¹⁶ = Scritture Greche, ebraico, di J. C. Reichardt e J. H. R. Biesenthal, Londra, 1866
J¹⁷ = Scritture Greche, ebraico, di Franz Delitzsch, Londra, edizione 1981
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J¹⁸ = Scritture Greche, ebraico, di Isaac Salkinson e C. D. Ginsburg, Londra, 1891
J²² = Scritture Greche, ebraico, United Bible Societies, Gerusalemme, 1979
LXX = Settanta, versione greca della Bibbia ebraica
M = Testo ebraico masoretico contenuto nel Codice di Leningrado B 19ª come appare nella Biblia Hebraica di Kittel,
Khale, Alt e Eissfeldt, e come appare nella Biblia Hebraica Stuttgartensia di Elliger e Rudolph.
Syh = Versione siriacafilosseniena-harclense
Syp = Pescitta siriaca
TM = Testo ebraico masoretico contenuto nel Codice di Leningrado B 19ª come appare nella Biblia Hebraica di Kittel,
Khale, Alt e Eissfeldt, e come appare nella Biblia Hebraica Stuttgartensia di Elliger e Rudolph.
Tabelle per le traslitterazioni dei testi ebraico e greco nelle nostre lettere latine
Ebraico
Lettera Nome Trascrizione * Pronuncia
א àlef (brevissima pausa)
ב bet b b o v, secondo i casi
ג ghìmel g, gh g, sempre dura come in gara
ד dàlet d d
ה he h h, leggermente aspirata
ו vav v v oppure o oppure u, secondo i casi
ז sàin s s dolce, come in rosa
ח khet kh come la j spagnola, più forte
ט tet t t
י yòd y y, come la j di jena
כ c dura (come in casa) o come j spagnola, secondo i casi
kaf k, ch
ך (ך è usata in fine di parola)
ל làmed l l
מ m
mem m
ם (ם è usata in fine di parola)
נ n
nun n
ן (ן è usata in fine di parola)
ס sàmech s s dura, come in sale
ע àyn (colpo di glottide)
פ p o f, secondo i casi
pe p, f
ף (ף è usata in fine di parola)
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צ z dolce, come in zaino (ts dell’inglese students)
zàdek z
ץ (ץ è usata in fine di parola)
ק qof q q
ר resh r r
ש shin sh sc, come in scena
ש sin s s dura, come in sale
ת thav th t, come nell’inglese ten
[non scritte] [vocali] a, e, i, o, u a, e, i, o, u
*Si è preferito non usare l’alfabeto fonetico internazionale perché troppo complesso. La trascrizione adottata è
semplice. La scelta è voluta. Lo studioso e il biblista, essendo conoscitori dell’ebraico non avranno problemi a
leggere direttamente il testo originale. La trascrizione adottata è di aiuto solo per il lettore che ignora l’ebraico.
L’ebraico si scrive da destra a sinistra e non ha lettere maiuscole.
Greco
Lettera
Nome Trascrizione Pronuncia
m * M *
α Α alfa a a
β Β beta b b
γ Γ gamma g, gh g sempre dura, come in gara
δ Δ delta d d
ε Ε èpsilon e e (breve)
ζ Ζ zeta z Z, sempre dolce come in zona
η Η ēta ē e (lunga)
θ Θ theta th th inglese
ι Ι iota i i
κ Κ kappa k c sempre dura, come in casa
λ Λ lambda l l
μ Μ mü m m
ν Ν nü n n
ξ Ξ csi cs cs, come in mixer
ο Ο òmicron o o (breve)
π Π pi p p
ρ Ρ rho r r
σ Σ s
sigma s
ς (ς si usa in fine di parola)
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τ Τ tau t t
υ Υ ΰpsilon ü ü, come la ü milanese di certe parole
φ Φ fi f f
χ Χ chi ch come la j spagnola
ψ Ψ psi ps ps, come in psicologia
ω Ω ōmega ** ō o(lunga)
*m = minuscolo; M = maiuscolo.
** ōmega si può pronunciare sia òmega che omèga.
Accenti: in greco ogni parola reca l’accento tonico. Può essere acuto (ʹ) – εἰπών (eipòn) – e diventa grave (`) per
sostituire l’acuto in sillaba finale di parola cui non segua alcun segno di interpunzione – γὰρ (gar). Oppure può
essere circonflesso (^), ma solo se cade su vocali lunghe dell’ultima o della penultima sillaba (nel caso cada sulla
penultima, l’ultima deve essere breve): σῶμα (soma). Nei dittonghi l’accento tonico si segna sulla seconda vocale,
ma si pronuncia sulla prima (esempio: καί, pronunciato kài).
Il dittongo ου (ou) si legge u come nell’italiano unico. La lettera γ (gamma) acquista il suono nasale-velare di n
quando precede κ, γ, χ, ξ; esempio: ἄγγελος si legge ànghelos. Ogni vocale iniziare prende uno “spirito” che
indicava anticamente la mancanza di aspirazione (se dolce) o l’aspirazione (se aspro); esempi: ἐν (en), con spirito
dolce; ἑωθινή (eothinè), con spirito aspro. Oggigiorno nella lettura non si sente la differenza. In un dittongo iniziale
lo spirito si segna sulla seconda vocale; esempio: εἴ (èi). La lettera rho (= r) iniziale reca sempre lo spirito aspro;
esempio: ῥίπτω (ripto).
Il greco si scrive da sinistra a destra e ha lettere anche maiuscole.
V I T I
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LA BIBBIA, NOME E COMPOSIZIONE
La parola “Bibbia” deriva dal greco τὰ βιβλία (ta biblìa), che è il plurale di βιβλίον (biblìon), “libretto”. Ta biblìa (τὰ
βιβλα) signi�ca quindi “i libretti”. Bìblos era anche il nome greco della città fenicia di Ghebal, famosa per la
produzione di carta di papiro (pianta dal cui interno si ricavava una specie di carta). “Bibbia” è quindi una raccolta di
“libretti”. Perché questo plurale? Per il fatto che la Bibbia non era all’origine un libro unico. Sebbene oggi la Bibbia
costituisca un libro unico, in realtà essa è composta da più libri (libretti, appunto): 66, per l’esattezza. Il nome greco ta
biblìa (i libretti) era già in uso nel 2° secolo della nostra èra. Ne troviamo anche traccia nella stessa Sacra Scrittura:
“Io, Daniele, meditando sui libri” (Dn 9:2). Questo passo è reso così nella traduzione greca: ἐν ταῖς βίβλοις (en tàis
bìblois, “nei libri”; LXX). Nel 1° secolo della nostra èra Paolo scriveva a Timoteo: “Quando verrai porta . . . i libri,
specialmente le pergamene” (2Tm 4:13); nel testo greco originale: τὰ βιβλία (ta biblìa, “i libretti”). Sebbene spesso
siano tradotte con “rotolo/i”, le parole βιβλίον (biblìon, “libretto”) e βίβλος (bìblos, “libro”) compaiono più di 40 volte
nelle Scritture Greche. La parola greca τὰ βιβλία (ta biblìa), che è un plurale, fu poi usata in latino come singolare:
bìblia. Da questa parola latina (traslitterata dal greco) deriva parola italiana “Bibbia”.
Due Testamenti?
Comunemente la Bibbia viene suddivisa in due sezioni: “Vecchio Testamento” e “Nuovo Testamento”. Sebbene d’uso
comune perfino tra studiosi, teologi ed esegeti, queste espressioni sono del tutto errate.
L’errore è sorto dalla non comprensione della traduzione in latino che la Vulgata fece del passo di 2Cor 3:14. In NR
suona così: “Sino al giorno d’oggi, quando leggono l’antico patto, lo stesso velo rimane, senza essere rimosso”. Nella
Vulgata è: “Obtusi sunt sensus eorum usque in hodiernum enim diem id ipsum velamen in lectione veteris
testamenti manet”. L’espressione latina veteris testamenti è al genitivo (del); il nominativo è testamentum. “Per
ignoranza della �lologia del latino più tardo e volgare, una volta si supponeva che testamentum, con cui la parola è
resa sia nelle prime versioni latine che nella Vulgata, signi�casse ‘testamento’, mentre in realtà signi�ca anche, se non
esclusivamente, ‘patto’” (cfr. Edwin Hatch, Essays in Biblical Greek, Oxford, 1889, pag. 48). Giovanni Diodati, un
traduttore della Bibbia del 17° secolo, cadde nell’errore e tradusse così il passo: “Le lor menti son divenute stupide;
poiché sino ad oggi, nella lettura del vecchio testamento, lo stesso velo dimora senza esser rimosso”. Martini fece lo
stesso errore. In latino testamentum signi�ca “patto”, ma in italiano è tutt’altro. La lezione (con “lezione” si intende la
lettura di una parola o frase in un manoscritto così come è scritta in originale) dei manoscritti qual è? Nel testo greco
la parola usata è διαθήκη (diathèke) che � come in tutti i 32 casi in cui ricorre nel testo greco � signi�ca “patto”. Si
noti Sl 83:5: “[I nemici] stringono un patto contro di te [Dio]”. La traduzione greca della LXX usa per “patto” il proprio il
vocabolo diathèke (διαθήκη) (nella LXX il passo è in 82:6). Ora, qui nessuno si sognerebbe di dire che i nemici hanno
fatto testamento contro Dio.
Si noti ora cosa a�erma un’enciclopedia biblica: “�vendo la LXX reso תירב [berìt] (che non signi�ca mai testamento,
ma sempre patto o accordo) con διαθήκη tutte le volte che ricorre nel V. T., si può naturalmente supporre che gli
scrittori del N. T., nell’adottare tale parola, intendessero trasmettere la stessa idea ai loro lettori, la maggioranza dei
quali conoscevano bene il V. T. in greco. . . . Nel passo, indubbiamente di�cile, di Eb ix, 16, 17, la parola διαθήκη
secondo molti commentatori deve assolutamente signi�care testamento. D’altra parte, però, si può far notare che,
oltre a ciò che è stato appena detto circa il consueto signi�cato della parola nel N. T., la parola ricorre due volte nel
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contesto, in casi in cui il suo signi�cato deve necessariamente essere uguale alla traduzione di תירב [berìt], e
nell’incontestabile senso di patto. – Cfr. “διαθήκη καινή”. – John McClintock e James Strong. Cyclopedia of Biblical,
Theological, and Ecclesiastical Literature, Grand Rapids, Michigan, ristampa del 1981, vol. II, pag. 544.
In ogni caso il contesto stesso del passo fa escludere che la parola diathèke (διαθήκη), “patto”, possa riferirsi a tutta
la Bibbia ebraica, perché – dopo aver detto che “quando leggono” rimane un “velo” – il versetto successivo (v. 15) dice:
“Fino a oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul loro cuore”. Con “Mosè” si fa riferimento ai soli primi
cinque libri della Bibbia, quelli appunto che contengono “l’antico patto”.
Dato che “Vecchio Testamento” è un’espressione errata, ne consegue che pure quella derivata di “Nuovo
Testamento” è errata.
Le Scritture si possono quindi dividere più correttamente in Scritture Ebraiche e Scritture Greche, facendo
riferimento alle lingue in cui queste due parti furono scritte.
La prima sezione della Sacra Scrittura (erroneamente detta Vecchio Testamento) è composta da 39 libri, scritti in
ebraico con alcune piccole parti in aramaico. Per gli ebrei la Bibbia è solo questa. Diversi studiosi la chiamano “Bibbia
ebraica”. Noi ci riferiremo ad essa con il nome di Scritture Ebraiche. Non accettando Yeshùa (Gesù) come loro
messia, gli ebrei non accettano ovviamente i Vangeli e tutto l’erroneamente detto Nuovo Testamento.
La seconda sezione della Bibbia (il cosiddetto Nuovo Testamento) è composta da 27 libri, scritti in greco. Questa è la
parte cosiddetta cristiana, che include i quattro Vangeli. Sebbene i semplici credano che Vangelo e Bibbia siano cose
diverse, il Vangelo (o meglio i Vangeli, dato che sono quattro) fa parte del cosiddetto Nuovo Testamento. Noi ci
riferiremo a questa parte della Bibbia col nome di Scritture Greche.
I nomi che gli ebrei davano alla Bibbia
Sebbene il nome Bibbia sia comunemente usato, tale espressione è moderna. Come era chiamata anticamente
quella che noi oggi chiamiamo “Bibbia”? Mt 21:42 riferisce una frase di Yeshùa (Gesù) in cui egli si riferisce alla Bibbia
chiamandola “Scritture”. Il greco è γραφαί (grafài). – Cfr. anche Mt 21:42; Mr 14:49; Lc 24:32; Gv 5:39; At 18:24, Rm
15:4.
In Rm 1:2 Paolo le chiama “sacre Scritture” e in 2Tm 3:15,16 prima le chiama “sacri scritti” (ἱερὰ γράμματα, ierà
gràmmata) e poi “Scrittura”, al singolare (γραφή, grafè). Il termine compare sia al singolare che al plurale. Il plurale è
appropriato, dato che si tratta – come abbiamo visto – di un insieme di singoli libretti. Il singolare è pure appropriato,
dato che quei libretti consituiscono alla �ne un testo unico. L’aggiunta dell’aggettivo “sacra” o “sacre” è del tutto
biblico.
Sulla base di questi passi biblici riteniamo che le espressioni “Scrittura”, “Sacra Scrittura”, “Scritture” e “Sacre Scritture”
siano del detto appropriate.
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Description:The New Schaff-. Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge, 1956, vol. VIII, pagg. 55-56. → Atanasio, Girolamo e Agostino inclusero nel canone gli stessi 27 libri che abbiamo ora. I cataloghi di Ireneo, Clemente Alessandrino, Tertulliano e Origène, completati dalle loro citazioni e integrati da