Table Of ContentLUIGI PERISSINOTTO
Introduzione
a Wittgenstein
il Mulino
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ISBN 978-88-15-27230-0
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Indice
Prefazione 9
I. Quattro questioni fondamentali 13
1. Uno, due, o molti Wittgenstein? 13
2. Una questione di stile? 23
3. Senza un passato e senza un futuro? 28
4. La vita di Wittgenstein ha a che fare con
la sua la filosofia? 31
II. Il Tractatus logico-philosophicus. Problemi e bivi interpretativi 41
1. Le difficoltà del Tractatus 41
2. Titolo e struttura 47
3. La lingua del Tractatus 51
4. Da dove iniziare? 53
III. Il linguaggio e la sua logica 61
1. Il Tractatus come opera filosofica 61
2. Fatti, cose e stati di cose 63
3. Immagine, pensiero e proposizione 72
4. Sulle proposizioni elementari 82
5. La forma generale della proposizione 83
6 Indice
6. Il linguaggio e il soggetto metafisico 89
7. L’etica e il problema della vita 90
IV. Linguaggio, calcolo e grammatica. Fra il Tractatus e le Ricerche 109
1. Il ritorno alla filosofia; ovvero: mai dire mai 109
2. Rileggendo il Tractatus 112
3. Le proposizioni elementari: un punto dolente 114
4. Grammatica, regole e calcoli 118
5. Senso e verificazione 121
6. Di che cosa vivono i segni? Wittgenstein tra
Frege e i formalisti 125
7. Ciò che il significato non è 128
V. Le Ricerche filosofiche. Filosofia come ricerca grammaticale 143
1. Le Ricerche filosofiche-, la seconda «opera» di
Wittgenstein 143
2. Il significato: immagine, idea, teoria 146
3. Intermezzo: filosofo o filosofo del linguaggio? 150
4. Le tendenze e i desideri della filosofia 153
5. Una breve digressione sul riduzionismo 158
6. La ricerca filosofica come ricerca grammaticale 160
VI. La bottega filosofica delle Ricerche. Differenze, uso, regole,
grammatica 169
1. «Ti insegnerò le differenze» 169
2. Nomi e definizioni ostensive 174
3. Sul semplice e il composto 176
4. Sui giochi linguistici 179
5. «Te la fai facile!» 183
6. Uso e significato: il §43 delle Ricerche 187
7. Uso, regola ed esattezza 190
8. Comprendere «di un colpo» 194
9. Regole, interpretazioni e applicazioni 196
10. Esperienza privata e linguaggio privato 204
Indice 7
VII. Il flusso della vita e i concetti della psicologia 217
1. Concetti psicologici, medici e vecchie signore 217
2. Concetti e fatti di natura 220
3. La trattazione dei concetti psicologici: un piano 224
4. Interno ed esterno 228
Vili. Dubbio, conoscenza e certezza 237
1. Della certezza', «il terzo capolavoro» 237
2. Il dubbio: una ricerca grammaticale 239
3. «Cardini» e grammatica 249
Riferimenti bibliografici 263
Indice dei nomi 279
Prefazione
Esistono molte introduzioni a Wittgenstein, di diverso valore e di dif
ferente accessibilità, alcune di intento chiaramente divulgativo, altre che si
rivolgono a un pubblico più specialistico. Ciascuna di esse presuppone certe
scelte, assunzioni e decisioni; per esempio, alcune cercano di introdurre alla
filosofia di Wittgenstein senza riferimenti espliciti alla letteratura critica e
alla storia delle sue interpretazioni; altre cercano, nel corpo stesso del testo
o almeno in un capitolo finale o in una appendice, di dar conto, per quanto
possibile, della storia tutt’altro che lineare della sua ricezione.
Vi sono poi introduzioni che fanno un uso esteso e sistematico delle
citazioni dai vari testi wittgensteiniani, quasi a voler lasciar la parola allo
stesso Wittgenstein, mentre altre preferiscono limitare le citazioni a favore
delle parafrasi. In molte di queste introduzioni uno spazio non secondario
viene riservato alle ricostruzioni biografiche e storico-culturali; ciò si spiega
facilmente con l’interesse e la curiosità che il personaggio Wittgenstein e gli
ambienti storico-geografici e culturali in cui è vissuto (la Vienna degli ultimi
decenni dell’impero asburgico, ma anche la Cambridge del Trinity College)
hanno da sempre suscitato anche nei lettori meno interessati al Wittgenstein
filosofo; in altre, al contrario, prevale un’attenzione quasi esclusiva al meto
do e ai contenuti filosofici, soprattutto quando a scriverle sono autori (come
i filosofi analitici o di simpatie analitiche) che ritengono che i dati biografici
e storici servano poco o nulla a intendere una filosofia o a stabilirne il valore.
Va anche notato come non siano poche le introduzioni nelle quali si
sottolinea, almeno nella prefazione, la difficoltà di introdurre al pensiero di
10 Prefazione
un autore che ha sempre sostenuto che la filosofia «non spiega e non deduce
nulla» (RF, §126a) e che al filosofo «non è dato costruire alcun tipo di teo
ria» (RF, §109). In questa prospettiva si capisce perché molti autori abbiano
preferito le citazioni alle parafrasi, così come si spiega il disagio con cui
molti parlano, con riferimento a Wittgenstein, di concezioni, di tesi, di dot
trine o di teorie. Per esempio, sembra inevitabile domandarsi come si possa
trovare qualcosa come una «teoria della proposizione come immagine» in
un’opera come il Tractatus logico-philosophicus nella quale della filosofia si
proclama che «non è una dottrina» (T, 4.112b) e del Tractatus stesso che
«non è [...] un manuale» (T, pref.)? Va in ogni caso rilevato come la gran
dissima parte degli autori, pur riconoscendo la difficoltà ed esplicitando il
relativo disagio, si siano rassegnati a scrivere come se niente fosse, parlando
della «teoria del significato come uso», della «dottrina delle somiglianze di
famiglia» e delle molte altre teorie e dottrine che sarebbero contenute nei
testi di Wittgenstein.
Anche questa introduzione a Wittgenstein nasce da alcune scelte, as
sunzioni e decisioni. Il primo punto da sottolineare è come sia oggi difficile
introdurre alla filosofia di Wittgenstein prescindendo o lasciando ai margini
l’attuale dibattito critico-interpretativo, il quale, negli ultimi due decenni, si
è rianimato suscitando nuove passioni e producendo originali, anche se con
troverse, letture. Mi riferisco, per esempio, ai cosiddetti interpreti «neowitt-
gensteiniani» e, in particolare, alla lettura chiamata «risoluta» del Tractatus1,
così come al ruolo sempre più importante assunto dal cosiddetto «terzo
Wittgenstein»2, ossia dall’autore delle annotazioni note con il titolo di Della
certezza e di altri manoscritti della seconda metà degli anni Quaranta. Ma
mi riferisco anche alle letture delle Ricerche filosofiche che si sono sviluppa
te a partire da alcune interpretazioni «eccentriche» come quella di Stanley
Cavell3 o quella di Gordon Baker4. La nostra scelta sarà quella di introdurre
a Wittgenstein tenendo conto, talora in maniera esplicita, spesso implicita
mente, di questo nuovo e variegato dibattito.
Il secondo punto è che non si può evitare di porsi, anche in un’intro
duzione, il problema se la filosofia di Wittgenstein abbia qualcosa da dire
alla filosofia contemporanea e se, ed eventualmente come, possa intervenire
in un dibattito filosofico che sembra per molti aspetti (si pensi al diffuso
naturalismo o all’impegno teorico oggi reclamato da molti filosofi) lontano
Prefazione 11
da Wittgenstein ed estraneo al suo modo di intendere la filosofia e il lavo
ro del filosofo. Non si tratta di rivendicare per Wittgenstein o a suo nome
un’attualità di cui avrebbe lui per primo fatto a meno, quanto piuttosto di
domandarsi se la filosofia di Wittgenstein possa essere sottratta a quello
«splendido isolamento» a cui molti suoi interpreti l’hanno condannata e se,
ed eventualmente come, essa possa aiutarci a filosofare oggi, senza illusioni,
ma anche senza sistematiche disillusioni. Anche se non avranno una tratta
zione esplicita, questi interrogativi ci faranno da guida e riceveranno qua e là
qualche abbozzo di risposta.
Un terzo punto riguarda la scelta di dare un qualche spazio alle que
stioni legate allo stato del materiale (manoscritti, dattiloscritti, eccetera) la
sciatoci da Wittgenstein. In effetti è quasi impossibile affrontare la filosofia
di Wittgenstein senza dire qualcosa sul suo modo di lavorare, sul suo stile
compositivo, sull’idea di libro che aveva e, insieme, sulle scelte dei suoi ese
cutori letterari e sulle varie traversie che hanno segnato la storia editoriale
dei testi wittgensteiniani condizionandone talvolta la stessa interpretazione.
In questo senso le questioni filologiche non sono estranee a quelle filosofi-
che e devono perciò avere un qualche posto anche in un’introduzione.
Un quarto punto riguarda la tentazione che ogni studioso di Wittgenstein
può trovare irresistibile, ossia quella di lasciare il più possibile la parola allo
stesso Wittgenstein moltiplicando le citazioni e producendo testi che sono
poco più che dei collage. Si tratta di una tentazione che ha almeno due ragio
ni. La prima è che lo stile di Wittgenstein, incluse le immagini che inventa e i
paragoni che escogita, è così efficace e incisivo che non è difficile arrivare alla
conclusione che, considerato che difficilmente si può far meglio, tanto vale
limitarsi a citare. La seconda è che è difficile intendere Wittgenstein senza
vederlo concretamente al lavoro, come si guarda un falegname al lavoro nella
sua bottega o un pittore nel suo studio. Ebbene, i testi di Wittgenstein sono
la sua bottega o il suo studio ed è naturale che si sia tentati di non sostituirlo,
ma di limitarsi a guardarlo mentre lavora. Anche in questa introduzione i testi
di Wittgenstein saranno ampiamente citati, ma si cercherà anche di evitare
l’effetto collage, ricorrendo, dove si riterrà necessario, a esempi, illustrazioni e
trascrizioni che possano essere di aiuto al lettore aiutandolo a orientarsi.
L’ultimo punto serve a sottolineare come molti aspetti della filosofia di
Wittgenstein non siano toccati o siano solo sfiorati in questa introduzione.