Table Of ContentPrima edizione 1976
INTRODUZIONE A
OCKHAM
DI
ALESSANDRO GHISALBERTI
EDITORI LATERZA
Proprietà letteraria riservata
Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari
CL 20-0980-3
GUGLIELMO DI OCKHAM
I. CAPISALDI FILOSOFICI
DEL << COMMENTO ALLE SENTENZE »
l. Conoscenza intuitiva e conoscenza astrattiva.
La prima questione affrontata nel Prologo del
Commento alle Sentenze ha un titolo prettamente
teologico: l'intelletto dell'uomo non ancora ammesso
alla visione beatifica può avere la conoscenza evi
dente delle verità teologiche? Nel precisare i termini
della questione, Ockham osserva che per conoscenza
evidente si intende una proposizione vera, causata
dalla conoscenza dei termini 1; ne segue che l'evi
denza di una proposizione è fondata sull'evidenza
dei termini che la compongono. Parlando di cono
scenza evidente in riferimento alla teologia, aggiunge
Ockham, non si intende parlare solo delle verità ne
cessarie della scienza aristotelica: l'ambito dell'evi
denza infatti è più ampio di quello della necessità,
dal momento che anche la conoscenza incomplessa,
riguardante un singolo oggetto, può essere intuitiva
e quindi può fondare giudizi evidenti in materia con
tingente 2• Anche le verità teologiche contingenti
l Nella terminologia ockhamistica « complexum )) iridica
la proposizione, « incomplexum » il termine.
2 Cfr. In I Seni., pro!., q. l, ed. St. Bonav. l, p. 6. Le
citazioni del Commento alle Sentenze relative al Prologo e
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rientrano nella conoscenza evidente; che cosa poi si
debba intendere per verità teologiche è precisato
subito dopo: esse coincidono con le verità indispen
sabili al viatore (e cioè all'uomo che è ancora in via,
in cammino verso la patria celeste), in vista del con
seguimento della beatitudine eterna.
Per essere in grado di determinare esattamente
la questione da cui è partito, e cioè se è possibile
avere una conoscenza intellettiva chiara dell'essenza
di Dio, diversa da quella fornita dalla visione bea
tifica, Ockham ritiene indispensabile esaminare i tipi
di conoscenza di cui sono suscettibili gli oggetti alla
portata dell'uomo, per applicare poi a Dio i risul
tati di tale ricerca. La questione prende in tal modo
un taglio gnoseologico: l'intero primo articolo della
prima questione del Prologo è dedicato all'esame
della fondamentale distinzione tra due tipi di cono
scenza umana, quella intuitiva e quella astrattiva.
La distinzione fra di esse è la seguente: la cono
scenza intuitiva di una cosa è quella conoscenza in virtù
della quale si può sapere se una cosa esiste o non esiste,
di modo che, se una cosa esiste, subito l'intelletto la
giudica esistente e sa con evidenza che essa è, a meno
che non ne sia impedito dall'imperfezione di quella
conoscenza [ ... ]. Astrattiva è invece quella conoscenza
in virtù della quale non si può sapere con evidenza
se una cosa contingente esiste o non esiste. In questo
senso la conoscenza astrattiva prescinde (abstrahit) dal
l'esistenza e dalla non esistenza, poiché per mezzo di
essa non si può sapere con evidenza di una cosa esi
stente che esiste, né di una cosa non esistente che non
esiste, in opposto alla conoscenza intuitiva. Similmente,
mediante la conoscenza astrattiva non si conosce nes�
suna verità contingente, soprattutto circa il presente,
come può essere chiaramente desunto dal fatto che
alle prime tre distinzioni del libro primo sono desunte dai
due volumi dell'edizione critica fatta a St. Bonaventure, New
York, nel 1967 e nel 1970i le rimanenti citazioni si riferi
scono all'edizione a stampa di Lyon del 1495� riprodotta
anastaticamente a Londra (ed. Gregg) nel 1962.
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quando in loro assenza si conoscono Socrate e la bian�
chezza, in virtù di tale notizia incomplessa non si può
conoscere che Socrate esiste o non esiste, né che è
bianco o che non è bianco, né che dista o meno da un
certo luogo, e cosl a proposito delle verità contingenti.
Tuttavia è certo che queste verità possono essere cono�
sciute con evidenza; inoltre ogni conoscenza complessa
dei termini o delle cose significate dai termini si riduce
in ultima analisi a !la conoscenza incomplessa dei termini 3•
Per conoscenza intuitiva Ockham intende quel
l'atto di intuizione propriamente intellettiva e non
solo sensitiva, mediante il quale l'intelletto entra
in contatto con la realtà, avverte la presenza di que
sta o di quest'altra cosa, la conosce nell'immedia
tezza della sua esistenza, di modo che si trova nella
condizione di poter formulare un giudizio di esi
stenza relativo all'oggetto conosciuto intuitivamente.
Alla conoscenza intuitiva di una cosa si accompagna
sempre la conoscenza astrattiva della medesima, che
coglie la cosa prescindendo dalla sua concreta esi
stenza o non esistenza, e perciò essa non abilita il
soggetto conoscente a formulare alcuna proposizione
contingente relativa a quella cosa.
Alla definizione dei due modi di conoscenza
Ockham unisce una serie di precisazioni: anzitutto
si devono distinguere due tipi di conoscenza astrat
tiva, quella del singolare e quella dell'universale.
Mentre la conoscenza astrattiva dell'universale astrae
dalla singolarità della cosa conosciuta e consiste in
un concetto che per natura fa conoscere una molte
plicità di oggetti, la conoscenza astrattiva del singo
lare riguarda un oggetto individuale ed astrae dal
fatto che esso esista nella realtà. È pertanto riferen
dosi alla conoscenza astrattiva del singolare, che
Ockham afferma che la stessa, identica cosa è colta
interamente e sotto ogni medesimo rispetto sia dalla
conoscenza intuitiva, sia da quella astrattiva: ciò è
3 lvi, a. 1, pp. 31-2.
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provato dal fatto che si dà una conoscenza della
penna, di Socrate, della bianchezza, ecc., che rende
nota l'esistenza attuale di questi oggetti, mentre è
parimenti constatabile che si può avere una cono
scenza degli stessi oggetti la quale non fornisce dati
per un giudizio in materia di esistenza. Il tratto più
caratteristico della conoscenza intuitiva consiste nella
capacità di avviare la conoscenza sperimentale, per
ché in generale chi può avere l'esperienza di verità
contingenti e, tramite queste, di verità necessarie,
possiede una conoscenza dei termini che compongono
le proposizioni vere, e sappiamo già che la sola cono
scenza dei termini che consente l'enunciazione di
proposizioni contingenti è quella intuitiva.
Ockham indugia poi nel caratterizzare esatta
mente i due tipi di conoscenza, soprattutto in rap
porto alla posizione di Duns Scoto: questi aveva
distinto la conoscenza intuitiva, mediante la quale
si attinge l'oggetto attualmente presente ed esistente,
dalla conoscenza astrattiva, che coglie l'oggetto pre
scindendo dalla sua attuale esistenza e dalla sua pre
senza 4. Ockham osserva che la distinzione scotista
non è accettabile qualora venga intesa nel senso che
la conoscenza intuitiva riguarda solamente gli oggetti
presenti, mentre quella astrattiva riguarda indifef
rentemente gli oggetti presenti o assenti; nemmeno
si può pensare che la distinzione consista nel fatto
che la conoscenza astrattiva coglie solo un'immagine
sbiadita dell'oggetto, mentre quella intuitiva coglie
l'oggetto direttamente ed esaustivamente 5: entrambe
le conoscenze infatti colgono l'oggetto in sé, diretta
mente ed esaustivamente. Inoltre, la differenza tra
conoscenza intuitiva e conoscenza astrattiva non di
pende dalle ragioni formali che le suscitano (rationes
4 Duns Scoto, Quoestiones in secundum librum Senten
tiarum, d. 3, q. 9, n. 6, ed. Vivès, vol. XII, Paris 1893,
pp. 212-3.
s Come sembra sostenere Duns Scoto, Quodlibet VI,
nn. 7-8, ed. Vivès, vol. XXV, Paris 1895, pp. 2434.
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