Table Of ContentIl vento e il vortice
Traduzione
Riccardo Mazzeo
ediTing
Serena Banal
impaginazione
Andrea Mantica
illusTrazione di coperTina
Bruegel, il paese della cuccagna
FoTo della quarTa di coperTina
Basso Cannarsa
coperTina
Giordano Pacenza
© 2016 Ágnes Heller e Riccardo Mazzeo
Wind and Whirlwind.
Utopias, Dystopias, Story and Limits of Imagination
© 2016 Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A.
Via del Pioppeto 24
38121 TRENTO
Tel. 0461 950690
Fax 0461 950698
www.erickson.it
[email protected]
ISBN: 978-88-590-1149-1
Tutti i diritti riservati. Vietata
la riproduzione con qualsiasi mezzo effettuata,
se non previa autorizzazione dell’Editore.
Ágnes Heller e Riccardo Mazzeo
Il vento e il vortice
Utopie, distopie, storia e limiti dell’immaginazione
Ágnes Heller
Una delle più grandi filosofe viventi, è nata a Budapest nel 1929 ed
è stata, giovanissima, l’assistente di György Lukács. Ha occupato
la cattedra di Hannah Arendt e insegna alla New School of Social
Research di New York. È la più fiera oppositrice di Orbán in
Ungheria. Il suo ultimo libro, scritto con Zygmunt Bauman, è
titolato La bellezza (non) ci salverà (Il Margine, 2015).
Riccardo Mazzeo
Editor storico della Erickson, è stato editor in chief di 11 riviste
scientifiche e scrive sulle pagine culturali del Manifesto. Con Zygmunt
Bauman ha pubblicato Conversazioni sull’educazione (Erickson,
2012), tradotto in otto lingue, e con Miguel Benasayag C’è una vita
prima della morte? (Erickson, 2015). È uscito nel 2016 per la Polity
di Cambridge il suo nuovo libro con Bauman In Praise of Literature.
È inoltre tra gli autori di Parlare di ISIS ai bambini (Erickson, 2016)
Indice
Prima parte – Dall’utopia alla distopia. Sogni e progetti
dell’immaginazione storica (Ágnes Heller)
Capitolo primo
La storicità dell’immaginazione 9
Capitolo secondo
L’età dell’oro: le costruzioni filosofiche dello «Stato giusto» 19
Capitolo terzo
Riflessioni sul momento utopico e il nuovo repubblicanesimo.
Tutte le rivoluzioni vengono tradite? Il sogno di una «svolta
antropologica» 31
Capitolo quarto
Il momento distopico e le ultime utopie 47
Seconda parte – Le distopie del XXI secolo e l’argine
del pensiero critico (Riccardo Mazzeo)
Capitolo primo
Il cerchio 81
Capitolo secondo
La possibilità di un’isola 99
Capitolo terzo
2084. La fine del mondo 109
Capitolo quarto
Il faro della psicoanalisi sui marosi dell’utopia 123
Capitolo quinto
Qualche riserva sull’utopia 141
Indice dei nomi 149
Prima parte
Dall’utopia
alla distopia.
Sogni e progetti
dell’immaginazione
storica
Ágnes Heller
Capitolo primo
La storicità dell’immaginazione
L’immaginazione è una facoltà mentale unica, una fusione tra le facoltà
razionali e quelle emotive.
Non ci sono né pensiero né pratica senza un qualche sentimento.
Perfino il senso dell’orientamento spaziale è una specie di sentimento. Il
cosiddetto istinto secondario, che risulta dalla pratica, appartiene anch’esso
al mondo dei sentimenti. Si impara a funzionare bene se lo si fa usando i
sensi, senza pensare. Non c’è neppure alcuna memoria cognitiva senza un
coinvolgimento emotivo iniziale. È ben noto che le esperienze individuali
caratterizzate da un intenso coinvolgimento personale vengono sempre tra-
sferite dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine. Anche
gli impulsi innati (come la fame, la sete, la copula) sono sentimenti, o per
meglio dire due tipi di sentimento: l’uno del bisogno, l’altro della soddi-
sfazione, dell’aspettativa di soddisfazione. Gli affetti innati (paura, rabbia,
curiosità, allegria, tristezza, vergogna) sono orientati verso, o innescati da,
oggetti specifici che bisogna conoscere, riconoscere.
Fra i tipi sopra elencati di sentimenti, soltanto gli impulsi per sé esistono
o funzionano senza il pensiero, senza il linguaggio. Tuttavia, se parliamo di
esseri umani, questo è vero solo per i bambini piccoli, ad esempio quando
succhiano. Ma già nel caso degli affetti, la percezione relativa alla qualità e
il tipo di attivazione dell’oggetto o della situazione, il cosiddetto «stimolo»,
condetermina l’affetto stesso. L’appetito rimpiazza la fame, l’erotismo la
copula.
10 Il vento e il vortice
Comincia già qui il ruolo dell’immaginazione. Si immagina la soddi-
sfazione con l’oggetto desiderato perfino senza la presenza dell’oggetto della
soddisfazione possibile — desiderata —, come fare l’amore con un amante
assente... Questo è un tipo elementare delle tante funzioni dell’immagina-
zione. Il ruolo della temporalità, il senso del futuro, possono già essere attivi
qui poiché una soddisfazione futura, un’immagine concreta di una futura
soddisfazione, innesca un forte sentimento nel presente.
Per evitare fraintendimenti: la funzione elementare dell’immagina-
zione non è necessariamente temporale, dato che l’oggetto che scatena un
affetto può anche essere del tutto immaginario. Quel che abbracciamo può
essere qualcosa di diverso da ciò che immaginiamo di abbracciare; ciò con
cui conviviamo, qualcosa di diverso da quel che crediamo di vivere. Per un
bambino piccolo, uno stecco può essere un cavallo. In questo caso il bam-
bino sa che lo stecco non è un cavallo, sa che lo «immagina» soltanto. Ma
molte volte non è così. Lo spirito del padre di Amleto gli appare e lui crede
che si tratti di suo padre che gli fa visita dall’altro mondo.
Mi sia consentito tornare alla prima frase. L’immaginazione è una
facoltà mentale unica, una fusione tra le facoltà razionali e quelle emotive.
Quali facoltà razionali? Quali facoltà emotive?
Poiché l’immaginazione riveste un ruolo in tutte le attività umane,
non è possibile rispondere alla domanda in una cornice così ampia. Bisogna
restringerla ai casi in cui l’immaginazione riveste il ruolo di direttore d’orche-
stra. L’immaginazione non è l’orchestra, ma può esserne il direttore. Vi sono
casi in cui, senza l’immaginazione, l’orchestra non potrebbe suonare affatto.
Anche il contrario è vero: senza l’orchestra (comprese le facoltà razionali)
l’immaginazione non avrebbe nulla da dirigere. Quali facoltà razionali e
quali facoltà emotive si mescolano in questi casi specifici?
Cominciamo con le facoltà razionali. Alcune facoltà razionali come
le procedure logiche, ad esempio la deduzione o l’induzione, non hanno
bisogno dell’immaginazione come loro direttore. O, se sappiamo qualcosa
per certo, che si tratti del «sapere cosa» (è una sedia) o del «sapere come»
(posso sedermi), non abbiamo bisogno dell’immaginazione come direttore,
benché l’immaginazione rivesta un ruolo in entrambi i casi.
I tipi di immaginazione che presuppongono l’immaginazione come
direttore dell’orchestra sono, a prima vista, l’associazione e la dissociazio-
ne. L’associazione non è sempre, a differenza della dissociazione che lo è