Table Of Contentparva philosophica
[10]
G.W.F. Hegel (?), F.WJ. Schelling (?), F. Hòlderlin (?)
Il più antico
programma di sistema
dell’idealismo tedesco
Introduzione, traduzione e commento
di Leonardo Amoroso
Edizioni ETS
www.edizioniets.com
© Copyright 2007
ristampa 2009
EDIZIONI ETS
Piazza Carrara, 16-19,1-56126 Pisa
[email protected]
www.edizioniets.com
Distribuzione
PDE, Via Tevere 54.1-50019 Sesto Fiorentino [Firenze]
ISBN 978-884671886-0
INTRODUZIONE
€4
Il più antico programtna^delFidealismo tedesco è il
titolo redazionale che un giovane studioso dette a
un brevissimo testo del quale curò la prima edizio
ne nel 1917. Quel giovane studioso, Franz Ro-
senzweig, è poi diventato un filosofo importante1 e
quel testo brevissimo è stato oggetto di grandissima
attenzione da parte degli studiosi2, sia per la sua
1 II suo capolavoro è DerStern der Erlòsung, 1921, tr. di G.
Bonola: La stella della redenzione, Marietti, Casale Monferrato
1985. Ma per il nostro argomento è importante ricordare anche
Hegel und derStaat, 1920, tr. di A.L. Kiinkler Giavotto e R. Curi
no Cerrato: Hegel e lo stato, 11 Mulino, Bologna 1976.
2 Un buon punto di partenza per orientarsi nella sterminata
letteratura critica può essere costituito dal volume a cura di Chri
stoph Jamme e Helmut Schneider, Mytbologie der Vemunft. Hegels
»àlteste Systemprogramm des deutschen ldealismus«, Suhrkamp,
Frankfurt a.M. 1984, che contiene, fra l’altro, un’edizione diploma
tica del testo (riprodotta nel presente volumetto), un’efficace intro
duzione dei due curatori e la riproposizione di alcuni contributi
critici che hanno rappresentato tappe fondamentali nella storia del
la ricezione del testo. Questa storia è poi ricostruita, in modo molto
dettagliato, nella prima parte del volume di Frank-Peter Hansen,
»Das àltesle Systemprogramm des deutschen ldealismus«. Rezeptions-
geschichte und Interpretation, Walter de Gruyter, Berlin-New York
1989 (la cui seconda parte contiene un’interpretazione del testo).
Fra i contributi italiani, oltre alle pagine pionieristiche di Artu
ro Massolo, La storia della filosofia come problema ed altri saggi,
8 Introduzione
effettiva rilevanza, sia anche perché esso costituisce
per certi aspetti un avvincente «giallo» filosofico. Il
manoscritto pubblicato da Rosenzweig era, come
egli chiariva nel saggio di accompagnamento3, una
pagina scritta sul recto e sul verso che la Biblioteca
Reale di Berlino aveva acquistato qualche anno pri
ma ad un’asta come autografo di Hegel4. Esso era
stato catalogato come un trattato di etica a causa
& delle parole iniziali sottolineate (eine Ethik’. «un’eti-
ca»). Ma Rosenzweig argomentò che quelle parole
non potevano essere un titolo5: dovevano essere in
vece la conclusione di una frase contenuta nella pa
gina precedente (che non ci è pervenuta). Il mano
scritto ritrovato era dunque un frammento. Sulla
base di un confronto calligrafico con altri testi del
giovane Hegel, Rosenzweig proponeva come data il
Vallecchi, Firenze 1955, pp. 149-162, si segnalano in particolare:
Franco Fortugno, Il primo programma di sistema dell’idealismo te
desco, pubblicato in due puntate su «Studi Germanici», XVI/
1978/1 pp. 41-72 e XVI/1978/2-3, pp. 291-336 e Michele Come
ta, Iduna. Mitologie della ragione, Novecento, Palermo 1984, sp.
pp. 25-82.
3 Cfr. Rosenzweig, Das àlteste Syslemprogramm des deut-
schen Idealismus. Ein handschriftlicher Fund, «Sitzungberichte
der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-
historische Klasse» 5/1917, poi in Jamme-Schneider, op. cit.,
pp. 79-125.
4 Più precisamente: nel 1913, dalla ditta Liepmanssohn.
L’edizione di Rosenzweig era pronta già nel 1914, ma uscì tre an
i
ni dopo a causa delle vicende belliche.
5 A questo riguardo va anche notata, come hanno fatto poi
altri studiosi, l’iniziale minuscola della prima parola.
Leonardo Amoroso 9
1796. Dava poi un’edizione del testo, indicando an
che, naturalmente, le correzioni d’autore. Proprio
un’analisi di queste poche correzioni e, insieme, la
constatazione della pulizia, da un punto di vista
grafico, del testo rafforzavano un’ipotesi verso cui
spingeva la considerazione del contenuto: l’ipotesi
che Hegel non ne fosse il vero autore, ma che
l’avesse solo trascritto6. Rosenzweig, anzi, si dichia
rava sicuro dell’identità dell’autore: Schelling7. E
argomentava questa sua convinzione passando in
rassegna i nuclei tematici del frammento (metafisi
ca, fisica, politica, estetica e mitologia) e collegan
doli appunto col pensiero del giovane Schelling.
Alcune delle tesi di Rosenzweig hanno condizio
nato la ricerca successiva anche quando l’attribu
zione a Schelling è stata negata. Così, in particolare,
6 Una variante dell’ipotesi della trascrizione, da parte di He
gel, di un testo altrui, è stata fatta valere recentemente da Dieter
Bremer, Zum Text der sogenannten àltesten Systemprogramms des
deutscben Idealismi^, in «Hólderlin-Jahrbuch» 30/1996-97, pp.
432-38, il quale, a partire dall’analisi di alcuni lapsus calami, avan
za l’ipotesi che Hegel l’abbia piuttosto messo per iscritto mentre
il vero autore lo pronunciava o lo dettava.
7 In una lettera del 15 aprile 1918 alla madre Rosenzweig
(Briefe und Tagebiicber, Voi. 1: 1918-1929, a cura di R. Rosenzweig
e E. Rosenzweig-Scheinmann, Nijhoff, Haag 1979, p. 538) di
chiarò: «Io sono antihegcliano (e antifichtiano); i miei patroni fra i
quattro sono Kant e soprattutto Schelling. Il fatto che sia stato
proprio io a trovare lo scbellingbiannm è un caso assai singolare
(che tuttavia si è verificato spesso nella storia di tali scoperte: il rin
venimento viene fatto proprio allora e proprio da parte di chi è de
stinato a farlo)».
10 Introduzione
la tesi che l’autografo di Hegel sia in realtà la tra
scrizione del testo di qualcun altro è stata fatta tal
volta valere indicando questo personaggio misterio
so non in Schelling, ma in Hòlderlin, al quale può
far certo pensare la parte sulla bellezza8. Ma, natu
ralmente, era anche possibile sostenere sì un’in
fluenza di Hòlderlin, ma continuare ad attribuire il
testo a Schelling (e a considerare Hegel il mero tra
scrittore di un testo altrui)9. Proprio questa fu, per
molto tempo, l’opinione di gran lunga più diffusa
fra gli studiosi, tanto più che essa poteva far leva sul
rapporto intensissimo fra i tre giovani10, i quali, po
chi anni prima, erano stati compagni di studi allo
Stift, prestigioso collegio teologico di Tubinga11.
8 II primo a sostenere questa tesi fu Wilhelm Bòhm, Hòlderlin
als Verfasser des »Àltesten Systemprogramms des deutscben Idealis-
mus« in «Deutsche Vierteljahrsschrift fiir Literatunvissenschaft
und Geistesgeschichte» 4/1926, pp. 339-426. Gli rispose, ripropo
nendo l’attribuzione a Schelling anche sulla base di considerazioni
stilistiche, Ludwig Strauss, Hòlderlin! Anteil an Schelling! friihem
Syrtemprogramm in «Deutsche Vierteljahrsschrift fiir Literaturwis-
senschaft und Geistesgeschichte» 5/1927, pp. 679-734. E la discus
sione fra i due studiosi proseguì anche successivamente.
9 Quest’ipotesi fu avanzata già da Ernst Cassirer, Hòlderlin
und der deutsche Idealismus in «Logos» 8/1917-18, § 3, tr. di A.
Mecacci, Hòlderlin e l'idealismo tedesco. Donzelli, Roma 2000,
pp. 46-60.
10 È stato talvolta anche ipotizzato che il Programma di siste
ma sia stato scritto a più mani. Un’ipotesi ulteriore è quella di un
«quarto uomo».
11 Hegel e Hòlderlin, nati nel 1770, vi avevano studiato dal
1788 al 1793, Schelling, nato nel 1775 e assai precoce, dal 1790 al
1795.
I
1
!
Leonardo Amoroso 11
A metterla in discussione fu, nel 1965, Otto Pòg-
geler12, che rivendicò a Hegel il ruolo di vero e pro
prio autore dello scritto, dato che non c’è alcuna
prova che si tratti di una trascrizione. Da un punto
di vista filologico è perfino strano che solo dopo
decenni dal ritrovamento del manoscritto venisse
fatto valere l’ovvio argomento che l’onere della
prova spetta a chi vuole negare la paternità dello
scritto all’estensore dell’autografo. Certo, ostava la
difficoltà a inquadrare il manoscritto nell’opera del
giovane Hegel. Ma Pòggeler tentò di superarla, in
sistendo sul tema della religione, considerato so
prattutto da un punto di vista sociale e politico. Per
quanto riguarda il tema forse meno hegeliano,
quello della bellezza e del primato dell’estetica,
mantenne l’ipotesi di un’influenza hòlderliniana. E
ne argomentò la possibilità in base alla diversa da
tazione da lui proposta, sulla scorta di una rinnova
ta perizia calligrafica: l’inizio del 1797, dopo l’arri
vo di Hegel a Francoforte, dove aveva appunto po
tuto ritrovare l’amico Hólderlin13.
Alcuni anni dopo, nella relazione conclusiva di
un convegno interamente dedicato al Programma di
12 Cfr. Pòggeler, Hegel, der Verfasser des dltesten Systempro-
gramms des dentscben Idealismus in Hegel-Tage Urbino 1965. Vor-
trà'ge, a cura di H.-G. Gadamer, «Hegel-Studien 4», 1969, poi in
Jammc-Schneider, op cit.,pp. 126-42.
15 Un altro sostenitore della paternità hegeliana, Hansen, op.
cil., pp. 445 sgg. sosterrà invece che anche la parte estetica si può
spiegare indicando come fonti solo Kant e Schiller e proporrà al
contempo una datazione ancora diversa: 1795.
12 Introduzione
sistema™, Poggeler ebbe modo di ribadire e preci
sare la sua tesi15. Ma nello stesso convegno Xavier
Tilliette rilanciò invece la possibilità della paternità
schellinghiana, adducendo anche molti testi paral
leli16. Dieter Henrich, da parte sua, insistette sui
problemi filologici e testuali, compresi quelli di
«genere letterario» (mostrando al riguardo che il
Programma di sistema è piuttosto un «programma
di agitazione» politica)17, e sostenne con buone ra i
gioni che questi problemi sono imprescindibili per
affrontare seriamente quello dell’attribuzione (sul
quale non prendeva dunque una posizione)18.
Ma il «giallo» del Programma di sistema non ri
guardava, negli anni Sessanta, solo l’attribuzione: il
manoscritto era infatti scomparso e le analisi filolo-
14 Cfr. Hegel-Tage Villigst 1969. Das Àlteste Systemprogramm.
Studien zur Friihgeschichte des deulschen Idealismus, a cura di R.
Bubner, «Hegel-Studien», Beiheft 9, Bouvier, Bonn 1973.
15 Cfr. Poggeler, Hòlderlin, Hegel und das àlteste Systempro-
gramm in op. cit., pp. 211-259.
16 Cfr. Tilliette, Schelling als Verfasser des Systemprogramms?
in op. cit., poi in Ma t eria lien zu Schellings philosophischen Anfdn-
gen, a cura di M. Frank e G. Kurz, Suhrkamp, Frankfurt a.M.
1975, pp. 193-211. Anche Horst Fuhrmans rilanciò (in Schelling,
Briefe und Dokumente, Voi. II, Bouvier, Bonn 1973, pp. 523
sgg.) la paternità schellinghiana, proponendo al contempo l’ipo
tesi che Schelling avesse consegnato il manoscritto a Hòlderlin, a
Francofone, in un incontro avvenuto nell’aprile del 1796.
17 Proprio la questione del «genere letterario» sarà la prima
che discuteremo, più avanti, nel commento.
I
18 Cfr. Henrich, Systemprogramm? Vorfragen zuni Zurech-
nungsproblem in Hegel-Tage Villigst 1969, cit., pp. 5-15.