Table Of ContentMimmo Franzinelli
IL GIRO D'ITALIA
Dai pionieri agli anni d'oro
Feltrinelli
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
Prima edizione nella collana “Storie” aprile 2013
Prima edizione nella collana “Universale Economica Storia” maggio 2015
ISBN edizione cartacea: 9788807886331
Con il patrocinio della Federazione ciclistica italiana
Alla memoria di Fiorenzo Magni e Alfredo Martini, amici nello sport e nella vita, che col patron Torriani resero grande il Giro d’Italia
Introduzione
Vivere, è come stare sulla bicicletta.
Per tenerti in equilibrio,
devi muoverti...
Albert Einstein
Lettera al figlio Eduard,
5 febbraio 1930
Questo libro nasce dalla tenace inclinazione per il ciclismo, ravvivata da un
insperato incontro. La predilezione giovanile, accantonata nel corso degli anni e
infine ripresa con la pratica della mountain bike, si è ridestata grazie alla
decisiva conoscenza – durante una pedalata dell’estate 2011 al Ghisallo – di
Marco Torriani, figlio e collaboratore dell’indimenticabile Patron del Giro.
L’immediata amicizia con Marco, la sua entusiasta collaborazione e l’accesso
all’archivio di Novate Milanese, nell’antica casa di corte appartenente da cinque
generazioni alla famiglia Torriani, hanno consentito di (ri)scoprire con la
strumentazione dello storico personaggi e vicende di uno sport popolare,
animato da campioni e gregari.
La storia del ciclismo italiano è talmente ricca da non poter essere esaurita
nemmeno da un’enciclopedia; questo volume ne ripercorre alcune tappe, con
l’attenzione ad atleti famosi e meno noti, e a momenti particolarmente
significativi, alcuni dei quali ingiustamente trascurati. Tra le pagine ignote, vi è
il Giro d’Europa, lanciato nei primi anni cinquanta da Torriani con straordinaria
lungimiranza. Anche la macchina organizzativa del Giro viene qui rivelata per la
prima volta, grazie all’intreccio tra carte d’archivio e testimonianze orali. Il Giro
d’Italia. Dai pionieri agli anni d’oro presenta un percorso selettivo, un itinerario
non convenzionale, filtrato dalla sensibilità individuale e dalle fonti rinvenute
nel corso della ricerca. Il libro si propone tra l’altro di evidenziare le valenze
culturali e sociali del ciclismo, interpretate e valorizzate al meglio dai due grandi
organizzatori di eventi sportivi Armando Cougnet (1880-1959) e Vincenzo
Torriani (1918-1996).
All’investigazione archivistica è seguita la conoscenza di eccezionali
protagonisti del ciclismo epico: da Fiorenzo Magni a Ercole Baldini, da
Francesco Moser a Bernard Hinault... Alcuni incontri sono avvenuti nella
prestigiosa cornice del Premio internazionale Vincenzo Torriani, alla Capannina
di Forte dei Marmi, punto di riferimento dei cultori delle due ruote. Il discorso
tornava spesso alle imprese del Giro, con commenti amari sull’attuale situazione
di crisi mondiale dello sport, che è un problema di qualità e di identità, con
effetti deleteri sulle radici della pratica agonistica e sulla stessa vita degli atleti.
E tra i presenti calava un velo di tristezza per il periodo d’oro irripetibile,
segnato dalle grandi personalità di Cougnet e Torriani, che coniugavano
agonismo epico e valori umani, creatività e concretezza.
Ogni anno vengono pubblicati con frequenza rivelatrice dell’interesse per
questo sport, vari libri sul ciclismo, scritti soprattutto da appassionati e da
giornalisti, ma pure da qualche storico; alcuni contengono interessanti
testimonianze, altri riciclano aneddoti risaputi, altri ancora riverberano approcci
celebrativi. Tuttavia la grande maggioranza dei libri è stampata da editori e/o
tipografi locali, con una circolazione ridotta e una scarsa reperibilità sul mercato.
Nel panorama internazionale spicca Bicycle: The Story, che ha assicurato un
meritato successo all’accademico statunitense David Herlihy, assiduo
frequentatore della rinomata fiera ciclistica di Milano, dove ha incontrato figure
leggendarie quali Campagnolo, Cinelli, Colnago e De Rosa. In Italia, invece, la
storia del ciclismo sembra figlia di un dio minore, quasi appartenesse più alla
categoria delle curiosità che alla realtà delle grandi passioni che hanno forgiato
l’identità del nostro paese.
Il Giro d’Italia. Dai pionieri agli anni d’oro vuole scansare sia le tentazioni
nostalgiche sia gli scivolamenti retorici, per conseguire quattro obiettivi di
fondo: 1) ricostruire in modo documentato momenti e personaggi dei ciclismo
del Novecento; 2) inquadrare lo sport popolare dentro le vicende sociali e
politiche di un paese in cammino; 3) farne rivivere le stagioni fondanti,
ricostruendo l’operato e la personalità degli organizzatori; 4) fornire la più
completa (o la meno incompleta) rassegna bibliografica tematica.
La narrazione si sviluppa dagli esordi della bicicletta, a fine Ottocento, sino
agli anni ottanta del Novecento, quando l’uscita di scena di due generazioni di
campioni (quella di Gimondi e Merckx, e quella di Moser e Hinault) coincise
con la grave crisi di mercato europeo, con pesanti conseguenze sull’industria
ciclistica di qualità.
A compendio del volume, figura la Bibliografia del ciclismo italiano, di oltre
mezzo migliaio di titoli: uno strumento orientativo per chi voglia approfondire
l’analisi di questo o di quell’atleta, o la conoscenza di una determinata stagione
agonistica. Un contributo alla costruzione dell’auspicabile Biblioteca del
ciclismo.
Il fitto utilizzo di fotografie d’epoca visualizza protagonisti e comprimari di
queste pagine, che il lettore potrà conoscere e seguire nei loro generosi sforzi di
imprimere un’orma negli annali sportivi. La narrazione parallela per immagini –
elemento caratterizzante del volume – si è giovata del materiale conservato
nell’Archivio Torriani (Novate Milanese), nel Museo del ciclismo – Madonna
del Ghisallo (Magreglio), nell’Archivio fotografico Vito Liverani (Milano), nel
Museo Ercole Baldini (Villanova di Forlì), nell’Archivio storico del Circolo
culturale Ghislandi (Breno), nelle carte familiari di Carla De Martino (Milano),
di Elisabetta Nencini (Firenze) e di Roberto Poggiali (Scandicci).
Nei vari spostamenti e incontri legati alla preparazione del libro, la cordialità e
l’amicizia di ciclisti e suiveurs hanno rappresentato una gradita sorpresa: ho
sperimentato come la passione per la bicicletta rappresenti un fattore di empatia
e condivisione.
Sono grato al presidente della Federazione ciclistica italiana, Renato Di
Rocco, per il patrocinio concesso a questa pubblicazione e ad Antonio Bindi e
Lilio Tarabella per l’amichevole apprezzamento.
Renata Broggini, Tinetta Piontelli, Susanna Sala e Marino Viganò hanno
seguito con partecipe attenzione le fasi della ricerca documentaria.
Un ringraziamento particolare a Marco Torriani, che ha seguito passo passo la
ricerca, alimentandola con preziosi consigli e la straordinaria documentazione
paterna (che include vario materiale proveniente dall’Archivio Cougnet).
L’editor Albertine Cerutti, appassionata delle due ruote, ha incoraggiato e
seguito il progetto con partecipe attenzione.
Il Giro d’Italia è dedicato a tre generazioni di ciclisti: mio padre Giuseppe
(1927), veterano delle due ruote; mio fratello Marco (1965) – titolare
dell’officina Cicli Franzinelli – e mio figlio Claudio (1998), juniores.
Questo particolare Giro d’Italia è stato una complessa sfida: ha voluto coniugare lo sport con la cultura, evitare le secche della cronaca e valorizzare le valenze storiche del ciclismo, dentro gli
epocali processi di edificazione dell’Italia e dell’Unione europea.La risposta dei lettori è stata confortante, da ogni punto di vista. A presentazioni partecipate e vivaci sono seguite email di
apprezzamento, spesso con segnalazioni di errori e sviste, utilissime per migliorare la riedizione tascabile del libro.Nel ringraziare collettivamente i tanti interlocutori, vorrei citare per tutti Giuseppe
Figini (già apprezzato collaboratore di Vincenzo Torriani), che – con una conoscenza del ciclismo pari alla sua passione – ha passato il libro al setaccio, individuandone le parti da emendare.Un grazie di
cuore, infine, all’amico Marco Torriani, che per l’occasione ha aggiunto importanti passaggi alla sua significativa Postfazione.
Parte prima
Dagli esordi alla seconda guerra mondiale
1.
Dal velocipede alla bicicletta
Leonardo anticipatore del velocipede?
La bicicletta vanta antichi e nobili natali, ammesso che quello che compare
nel Codice Atlantico – assemblato dallo scultore aretino Pompeo Leoni alla fine
del secolo con un migliaio di carte autografe di Leonardo da Vinci – sia un
XVI
autentico prototipo di bici, schizzato di mano propria dallo scienziato fiorentino,
corredato da ingranaggi e catena di trasmissione del moto. Il disegno a
carboncino, tracciato sul foglio 133 e scoperto dai monaci del Laboratorio di
Grottaferrata durante i restauri del Codice nel 1969, ha però suscitato serrate
polemiche sulla sua autenticità.
Per il grande leonardista Augusto Marinoni, incaricato dalla Commissione
vinciana di curare l’Edizione nazionale dei manoscritti, il Maestro avrebbe
disegnato nel 1493 una catena a denti cubici (inclusa nei Codici di Madrid) e un
biciclo, andato perduto, imitato da un allievo nell’immagine oggi celebre. Il
giovane discepolo – la cui penna non ha l’incisività né la precisione di tratto del
Maestro – potrebbe essere lo scanzonato assistente-modello Gian Giacomo
Caprotti (Salaì), oppure un ragazzo di bottega. Gli scettici, capeggiati da Hans-
Erhard Lessing dell’Università di Ulm, sospettano l’inganno, ipotizzando
addirittura una falsificazione dello stesso Marinoni (accusa inconsistente,
considerata la serietà dello studioso) o suggerendo in subordine che l’ignoto
contraffattore abbia eseguito il disegno a fine secolo, ispirandosi ai primi
XIX
velocipedi.
Comunque sia, è significativo che nel 2005 l’Accademia dei Lincei abbia
allestito nella sede romana di palazzo Corsini una mostra sul Codice Atlantico
(coordinata da Carlo Barbieri), nella quale ai disegni leonardeschi si affiancano
macchine “derivate” dalle intuizioni del Maestro. E che proprio richiamando il
foglio 133 si sia esposto il telaio in carbonio della bici Colnago: l’inedito
raffronto tra quel controverso disegno e l’odierna realizzazione sprigiona
innegabile fascino. I tifosi delle due ruote riconoscono dunque in Leonardo il
geniale inventore e l’antesignano della bici, tant’è che il prototipo in legno con
ruota sterzante del velocipede presente nel Codice Atlantico spicca nei saloni del
Museo del ciclismo – Madonna del Ghisallo, fondato nel 2006 da Fiorenzo
Magni (e da lui presieduto sino alla morte). [1]
1
La paternità – reale o putativa – dell’illustre scienziato ha colpito
l’immaginazione collettiva sino a consolidarsi con la forza del dogma nelle
menti di milioni di persone. Una convinzione consacrata dalla letteratura grazie
al popolare scrittore messicano Paco Ignacio Taibo , che ha ambientato a inizio
II
secolo il romanzo noir La bicicletta di Leonardo (Tropea, Milano 1999), sulle
XX
avventure del “giustiziere” anarchico che rivendica le esecuzioni dei “nemici del
Description:Il Giro d’Italia ha un sapore mitico: sembra esistere da sempre, eppure ha una sua storia, che accompagna e in cui si riflette la storia culturale e sociale dell’Italia. Questo libro la ripercorre, dagli esordi e nei suoi sviluppi, per circa un secolo. A fianco della narrazione scorrono, diventa