Table Of ContentElémire Zolla
Il conoscitore
di segreti
Una biografìa intellettuale
di Grazia Marchianò
Rizzoli
Quando un uomo se n'è andato per sempre, porta
un segreto con sé: come a lui, proprio a lui — sia
stato possibile, in senso spirituale, vivere.
Hugo von Hofmannsthal
Due parole preliminari
Poco dopo la morte di Elémire Zolla, occorsa a Montepulciano il 29
maggio 2002, la Encyclopedia ofReligion pubblicata da Macmillan
m'invitò ad allestire per la seconda edizione, in programma nel
2004, un profilo dello scrittore in 1200 parole, oltre allo spazio per
la bibliografia ragionata e la ricezione critica. Nella lettera che mi
conferiva l'incarico, mi si invitava a illustrare «le vite» di Elémire
Zolla: una richiesta che mi colpi per la sua strana esattezza, come se
chi scriveva fosse perfettamente al corrente di quello che tante volte
qui, in Italia, era parso un vezzo dello scrittore la confessione, cioè,
di aver vissuto svariate vite in una, morendo alla vecchia identità
ogni volta che se ne foggiava una nuova. Fu l'inaspettato uso al plu-
rale della parola «vita» che mi diede il coraggio necessario a «raccon-
tare» Zolla in 1200 parole.*
Seppure lo spazio qui a disposizione sia molto maggiore, non
per questo è stato più agevole il compito di scavare la personalità
dello scrittore per chi ha avuto la ventura di condividere almeno
un paio di quelle sue vite e un fascio di esperienze intellettuali in-
cancellabili. Dopo aver montato e smontato svariate versioni del
manoscritto nel tentativo di adeguarlo a un modello di biografia
standard, se mai ne esiste uno, mi sono persuasa che la sola via per-
corribile nel mio caso era di immergere lo sguardo quanto più a
fondo nei mondi mentali di Zolla, nelle idee ripide e, in più d'un
* Encyclopedia ofReligion, a cura di Lindsay Jones, Macmillan, New York, voi. 14,
pp. 9984-9987.
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caso estreme, che hanno tramato i suoi scritti e deciso in gran parte
degli andamenti scoscesi della sua vita unica e multipla.
Nelle stanze in cui, da una stagione all'altra del dopo Zolla,
prendeva forma II conoscitore di segreti in un affastellio vertiginoso
di carte, cartelle, fascicoli, raccoglitori d'archivio e materiali di
corrispondenza provenienti da ogni dove, venivano a lambirsi
due maree cartacee, due fiotti distinti di attenzione a quel che
Zolla scrisse, pensò, dichiarò pubblicamente o confidò a bassa
voce in privato. Da una parte le recensioni, gli articoli di giorna-
listi, intervistatori, studiosi e autori che, a loro volta, hanno com-
mentato i suoi libri, criticato le sue idee, dialogato con lui in
modo diretto e indiretto in una gamma assai ampia di atteggia-
menti e posizioni, costruttive e distruttive, osannanti e ingiuriose
ma tiepide quasi mai, competenti e attente più o meno, a seconda
di un insieme di fattori legati all'aria del momento, alle convin-
zioni personali, alla preparazione culturale e alla correttezza di chi
si firmava, come accade in tutti i casi nei quali le idee di un autore
e la sua opera non passano inosservate e suscitano sentimenti e
reazioni che blande e concilianti non possono essere. Dall'altra
parte le lettere, talune di molte pagine, dattiloscritte o vergate a
mano accanto a un numero incalcolabile di messaggi, biglietti,
cartoncini e cartoline provenienti da gente di ogni tipo, età e con-
dizione sociale, che ha acquistato i libri di Zolla o li ha presi in
prestito da un amico, li ha letti, è tornata a rileggerli consuman-
doci gli occhi, ne è stato provocata, scombussolata, toccata nel-
l'intimo, costretta a fare i conti con una parte di sé che l'indiffe-
renza, la pigrizia mentale, la disattenzione, la negligenza hanno
tenuto in ombra e che un pensiero, una battuta dello scrittore,
una parola scambiata fortuitamente con lui hanno istigato a sni-
dare. Molte di queste persone e le schiere di studenti nella cui vita
si è materializzato, a un certo punto, un contatto con ciò che ha
detto, pensato e insegnato Elémire Zolla, quante volte scaval-
cando reticenze, timidezze e una palese soggezione, hanno preso
la penna in mano per confessare che le idee espresse nei suoi libri,
gli orizzonti straniami dischiusi lì dentro o a viva voce li hanno
toccati nel profondo. Di qui l'onda schietta di gratitudine auten-
tica, l'ansia spontanea di riconoscere quanto le parole dello scrit-
tore siano state una fonte di consapevolezza, una guida e una luce
nel labirinto della vita.
Dare un conto minuzioso di questi fiotti di attenzione all'o-
pera di Zolla, distinti e non mescolabili, scaturiti da esigenze e
motivi senza rapporto o vicinanza gli uni con gli altri era un'im-
presa che sebbene avessi preso inizialmente in considerazione,
non è stata affrontata riconoscendo che in fin dei conti è rinvia-
bile e probabilmente può attuarla meglio una persona diversa da
chi ha condiviso gli ultimi venticinque anni della vita di Zolla,
avendone segnata la propria in maniera incancellabile.
Il libro si compone di due parti. La prima, Sprazzi di una bio-
grafia scancellata * percorre quattro successive stagioni della vi-
cenda intellettuale di Zolla. In inglese una esposizione di questo
tipo, intesa a cogliere lo spirito del vissuto dello scrittore piutto-
sto che attenersi ai fatti minuti, sarebbe una story, non una history.
La seconda pane, Scritti di quattro stagioni, aduna una scelta di
testi zolliani antichi, intermedi e recenti raggruppati in sei sezioni:
Saggi letterari, Scritti sulfurei, Nuove terre cieli nuovi, Scritti zodia-
cali, Appunti sul futuro, Epifanie. La sezione antologica è dunque
opera esclusiva dell'ingegno di Zolla, il frutto del suo formidabile
talento e di un grande spirito messi a dimora in un'opera postuma.
Una parola ancora sul titolo. Perché intitolare questo libro II co-
noscitore di segreti ì Forse che Elémire Zolla ebbe conoscenze riser-
vate, esoteriche di nome e di fatto, così speciali e pericolose da te-
nerle per sé o sussurrare, eccezionalmente, a pochissimi? Può darsi,
ma allora a che prò far luce su di esse se già non lo ha fatto lui? Il
motivo del titolo è un altro, e la spiegazione è addirittura banale. I
segreti, di cui Zolla scrisse e parlò sono sotto la vista di tutti, nitidi
e squadernati come un libro aperto. Senonché gli occhi della mag-
gioranza di noi divagano, sono disattenti, guardano senza vedere,
ricorrono volentieri a lenti altrui da indossare e gettar via per infor-
* Il saggio che pubblicavo su «Viator», anno VI, 2002 (pp. 11-22), s'intitola Elémire
Zolla: Sprazzi di una biografia interiore. Si trattò di un intervento a ridosso della
morte di Zolla dove la mia commozione era palpabile. A distanza di tempo vi scorgo
prefigurato il profilo intelletuale tracciato nella Parte prima del presente volume.
carne subito altre. In certi casi le stesse lenti ci restano appiccicate
l'intera vita, e con la nebbia o il buio conviviamo senza problemi.
Allenarci con le sole nostre forze a scrutare il visibile al punto da ra-
sentare qualche volta l'invisibile - come Zolla ha fatto ininterrot-
tamente, senza risparmio, nelle più sbrigliate direzioni, non è da
tutti e, in fin dei conti, è meglio così.
Quanto a lui, molti dei suoi segreti, è vero, li ha carpiti leggendo,
e s'è trattato a volte di libri scovati chissà dove, composti in lingue
poco note ai più; altri di quei segreti li ha catturati viaggiando in
luoghi magari distanti da quelli che si bazzicano abitualmente,
ascoltando persone che forse è raro incontrare sotto casa, nella re-
dazione di un giornale o nei corridoi universitari. D'altra parte di
libri, viaggi e incontri è piena oramai la vita di ciascuno e tanto più
si avvia a esserlo in quel futuro alle soglie di cui Zolla ragionava lie-
tamente negli ultimi anni. Sicché, viene di pensare, non sono tanto
gli spostamenti nello spazio fisico, le letture sulla carta o sul video
del computer, gli incontri prevedibili o imprevisti a dispensare oc-
casioni di conoscenza, ma il modo nel quale ci si rapporta ad essi, si
fanno filtrare e lievitare dentro di noi, suscitano connessioni, di-
schiudono orizzonti al di là dell'ovvio, istigano a dubitare e ad ac-
cendere nuove domande, senza porre limite alcuno alla fame e alla
sete di cercare, indagare, apprendere, ricordare, dedurre, analizzare,
argomentare, immaginare ma anche contemplare, meditare, colti-
vare il silenzio, espandere la consapevolezza, crescere dentro - quali
che siano le circostanze in cui ci si trovi a vivere, nella buona e nella
mala sorte come si diceva un tempo. I segreti conosciuti da Zolla e
disseminati nei suoi libri attingono a questa crescita, alla somma di
dolore e gioia che gli è costata, all'intima persuasione che il bene
della conoscenza non sta nella capacità di rispondere a un quesito
ma nello sforzo di affrontarlo fino in fondo. Questo è stato il pre-
supposto e la ragion d'essere del mestiere di scrivere in cui si identi-
ficò la sua vita.*
* Nel saggio su Pinocchio riportato in Epifanie (Parte seconda), a un certo punto
scriveva: «In vernacolo, ridendo, conviene esporre le cose più inaccessibili».