Table Of ContentPiero
Camporesi
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Il brodo
v indiano
Garzanti
Edonismo ed esotismo nel Settecento.
La donna, la tavola, la scienza
del saper vivere nella società dei Lumi.
ISBN 88-11-59817-6
788811 598176
Nell’Europa del Settecento, il capriccio
esotico per il caffè e per il “brodo
indiano”, cioè per il cioccolato, sono uno
dei segni di una profonda trasformazio
ne della moda, del gusto, delle buone
maniere, alimentata dalle nuove tenden
ze filosofiche e, in generale, dalla moder
nizzazione del vivere sociale.
Valendosi ancora una volta della sua
prodigiosa erudizione, e della capacità di
scoprire e far “parlare” testi e documen
ti d’epoca, Piero Camporesi ricostruisce
da par suo un nuovo capitolo di storia
della mentalità e del gusto. La società in
movimento che egli evoca in queste
pagine sembra ansiosa di seppellire
l’eredità dei secoli “bui” e di elaborare
stili di vita più agili e spregiudicati,
rispetto a quelli formali dell’età barocca.
Il gusto “riformato” detta le leggi della
tavola nuova: una dieta leggera, raziona
le, dalla quale vengono bandite le droghe
della vecchia cucina, le carni viscide e
pesanti, i sapori violenti e socialmente
scorretti (formaggio, cipolla, aglio), gli
aromi forti. Trionfa una cucina dell’oc
chio, più che del palato, che si indirizza a
spiriti lievi e alacri, a dame delicate,
notturne e disappetenti, in perfetta
sintonia con la moda dell’attillato e dello
snello, delle miniature preziose, delle
eteree profumazioni vegetali.
In sopraccoperta:
La bella cioccolataia
(part.. 1744-45) di Jean-Etienne Liotard
Dresda. Staatliche Kunstsammlungen.
Storico e saggista, professore all’univer
sità di Bologna, Piero Camporesi è
autore di numerosi, originali volumi,
molti dei quali tradotti all’estero. Tra i
suoi ultimi lavori: Le officine dei sensi
(1985), La casa dell’eternità (1987), /
balsami di Venere (1989), tutti pubbli
cati da Garzanti; e La terra e la luna (Il
Saggiatore, 1989).
L. 24.000
(prezzo di vendita al pubblico)
Nell’Europa del Settecento, il capriccio esotico per il caffè e per il
«brodo indiano», cioè per il cioccolato, sono uno dei segni di una pro
fonda trasformazione della moda, del gusto, delle buone maniere, ali
mentata dalle nuove tendenze filosofiche e, in generale, dalla moder
nizzazione del vivere sociale.
Valendosi ancora una volta della sua prodigiosa erudizione, e della
capacità di scoprire e far «parlare» testi e documenti d’epoca, Piero
Camporesi ricostruisce da par suo un nuovo capitolo di storia della
mentalità e del gusto. La società in movimento che egli evoca in que
ste pagine sembra ansiosa di seppellire l’eredità dei secoli «bui» e di
elaborare stili di vita più agili e spregiudicati, rispetto a quelli formali
dell’età barocca. Il gusto «riformato» detta le leggi della tavola nuova:
una dieta leggera, razionale, dalla quale vengono bandite le droghe
delle vecchia cucina, le carni viscide e pesanti, i sapori violenti e so
cialmente scorretti (formaggio, cipolla, aglio), gli aromi forti. Trionfa
una cucina dell’occhio, più che del palato, che si indirizza a spiriti lievi
ed alacri, a dame delicate, notturne e disappetenti, in perfetta sintonia
con la moda deM’attillato e dello snello, delle miniature preziose, delle
eteree profumazioni vegetali.
Storico e saggista, professore all’Università di Bologna, Piero Campo
resi è autore di numerosi, originali volumi, molti dei quali tradotti all’e
stero. Tra i suoi ultimi lavori: Le officine dei sensi (1985), La casa del
l’eternità (1987), I balsami di Venere (1989), tutti pubblicati da Garzan
ti; e La terra e la luna (Il Saggiatore, 1989).
Copertina di
Fulvio Bianconi ISBN 88-11-59817-6
L. 24.000
(prezzo di vendita al pubblico)
Tavola rotonda. Banchetto di Federico n di Prussia con Voltaire a Sanssouci.
Copia da un dipinto di Adolph von Menzel (1850).
PIERO GAMPORESI
Il brodo indiano
Edonismo ed esotismo nel Settecento
GARZANTI
Prima edizione: gennaio 1990
ISBN 88-11-59817-6
© Garzanti Editore s.p.a., 1990
Printed in Italy
IL BRODO INDIANO
LA SCIENZA DI SAPER VIVERE
La crisi della coscienza europea che Paul Hazard colloca fra
il 1680 e il 1715 («anni rudi e densi, tutti pieni di lotte e di al
larmi e colmi di pensiero»), anni che videro lo spostarsi dell’as
se culturale dal centro-sud europeo al nord-ovest, dal Mediter
raneo al mare del Nord, coincise anche con la crisi della mensa
di tradizione tardo-rinascimentale e con la progressiva emargi
nazione delPItalia dai centri propulsori di nuove forme di cul
tura. Per più di due secoli anche la grammatica della cucina
europea si articolerà su paradigmi diversi da quelli della gran
de scuola romano-fiorentina: la luce della corte degli ultimi
Luigi si diffonderà anche là dove antichi splendori avevano
acceso i grandi fuochi delle raffinate corti rinascimentali ita
liane.
La Francia dei conquérants, dei bellicosi, collerici Galli, si die
de ad esportare, insieme ai vangeli dei nouveaux philosophes, ar
mate di cuochi e di parrucchieri, di sarti e di maestri di ballo,
empirici divulgatori e interpreti sociali delle nuove tendenze
della sua germogliante civilisation. La «scienza di saper vivere»
e «certe delicatezze sociali, che i francesi conoscono così bene,
noi italiani e massime nella parte meridionale d’Italia non
le conosciamo»1 si lamentava Pietro Verri con una punta di
stucchevole provincialismo alla rovescia, fastidiosa allora come
oggi*
Non poche cucine nobiliari caddero nelle mani di cuochi
francigeni che imposero con altezzoso puntiglio le nuove leggi
del codice transalpino. Giuseppe Parini li osservava con malce
lato fastidio e ironizzava sulla pomposa messinscena che ac
compagnava le prodezze dei nuovi maîtres, i quali dalle «ime
officine» attendevano a mettere a punto per i nobili palati «ar
duo solletico» che «molle i nervi scota / e varia seco voluttà
conduca».2
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