Table Of ContentFILOSOFIE
N. ???
Collana diretta da Pierre Dalla Vigna (Università “Insubria”, Varese)
e Luca Taddio (Università degli Studi di Udine)
COMITATO SCIENTIFICO
Paolo Bellini (Università “Insubria”, Varese)
Claudio Bonvecchio (Università “Insubria”, Varese)
Mauro Carbone (Université Jean-Moulin, Lyon 3)
Morris L. Ghezzi (Università degli Studi di Milano)
Antonio Panaino (Università degli Studi di Bologna, sede di Ravenna)
Paolo Perticari (Università degli Studi di Bergamo)
Susan Petrilli (Università degli Studi di Bari)
Augusto Ponzio (Università degli Studi di Bari)
I testi pubblicati sono sottoposti a un processo di peer-review
E I
LENA RRERA
IL BELLO
COME CAUSALITÀ
METAFISICA
IN ARISTOTELE
FILOSOFIE
© 2011 – MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine)
Collana: Filosofie n. ???
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INDICE
AVVERTENZE GENERALI PER IL LETTORE p. 7
ABBREVIAZIONI p. 15
INTRODUZIONE p. 17
I. L’ESPERIENZA UMANA DELLA BELLEZZA p. 21
1.1 La tensione verso la conoscenza p. 23
1.2 Il bello, il bene e le scienze matematiche p. 35
1.3 Alcune osservazioni sul bene
e il bello in Platone p. 41
1.4 I rapporti tra bellezza e bene in Aristotele p. 48
1.5 La recettività umana della bellezza
e il soggetto contemplante p. 35
II: IN QUALI CAUSE È CONTENUTO IL BELLO? p. 73
2.1 L’assenza di to; kalovn dalla causa materiale p. 73
2.2 Causa formale p. 80
2.3 Causa fi nale p. 86
2.4 Causa effi ciente p. 97
III. LA CAUSALITÀ EFFICIENTE DELLA SOSTANZA
SOPRASENSIBILE p. 105
3.1 Introduzione p. 110
3.2 Caratteristiche del principio motore p. 110
3.3 Immobilità e attualità della sostanza prima.
Un confronto con Platone p. 121
3.4 Il bello e la sostanza prima
come “oggetti d’attrazione” p. 135
3.5 Come muove il motore immobile?
Alcune interpretazioni p. 144
3.6 Da chi è amato il motore immobile? p. 153
3.7 Il motore immobile come principio attualizzante. p. 165
3.8 La sostanza soprasensibile come Noēsis Noēseōs p. 178
3.9 La sostanza prima come “forma perfetta di vita” p. 195
3.10 Come la contemplazione
promuove il movimento. Conclusioni p. 199
IV. DALLA CONTEMPLAZIONE ALL’AZIONE.
IL BELLO COME VALORE DA REALIZZARE p. 205
4.1 Il bello nella dimensione pratica:
causa effi ciente o fi nale? p. 213
4.2 Un comune denominatore tra bellezza p. 218
teoretica e bellezza pratica: la physis
4.3 Tra contemplazione e azione. Il Protreptico p. 222
4.4 Essere e divenire “secondo natura” p. 222
4.5 Il rapporto tra natura e arte p. 226
4.6 Dalla natura all’azione politica: il caso
dell’arte legislativa p. 226
4.7 Conclusioni p. 259
NOTA CONCLUSIVA p. 263
BIBLIOGRAFIA p. 269
7
AVVERTENZE GENERALI PER IL LETTORE
Il presente saggio “fotografa” la fase iniziale di un percorso di ri-
cerca di natura interdisciplinare, il cui scopo principale è quello di
offrire una chiave di lettura delle relazioni tra teoria e pratica nel pen-
siero di Aristotele attraverso l’analisi della nozione di to; kalovn (il
bello). A questo scopo, ho cercato non solo di intraprendere una rico-
struzione del ruolo giocato dal bello nelle teorie metafi siche e cosmo-
logiche del fi losofo, ma anche di presentare una possibile applicazio-
ne pratica di tale valore, in maniera tale da mettere in luce l’originaria
radice “teoretica” annidata nei processi decisionali dell’uomo e del
politico virtuoso.
Ritengo opportuno, in questa sede, offrire alcune avvertenze ai
lettori. In primo luogo, vorrei anticipare che, sebbene il tema del li-
bro sia quello del bello nella rifl essione metafi sica di Aristotele, al-
cuni valori che consentono al fi losofo di profi lare la natura del bello,
come l’ordine, la simmetria, e la “defi nitezza” (menzionati in Met. M,
3.1078a31-b2) saranno oggetto di una discussione che, probabilmen-
te, apparirà ad alcuni decisamente meno sistematica di quanto non
ci si possa attendere da un testo incentrato su questioni di fi losofi a
teoretica. Il lettore non troverà infatti una trattazione organica delle
tre proprietà costitutive del bello, e i riferimenti a queste ultime sa-
ranno reperibili soltanto in ordine sparso e all’interno di contesti di
discussione non specifi camente rivolti ad esse (come ad esempio la
conoscenza del bello, i rapporti tra bello e bene e la capacità dell’uo-
mo e del legislatore virtuoso di tradurre il bello nella vita pratica).
Le ragioni per cui non mi soffermerò in maniera dovutamente ap-
profondita sulle proprietà del bello sono sostanzialmente riconduci-
bili alla particolare natura dei miei interessi di ricerca. In primo luo-
go – come sarà possibile notare ad una lettura dei primi due capitoli
del testo – ho preferito concentrarmi sul problema della conoscenza
umana e su quello delle cause piuttosto che su quello delle singo-
le proprietà del bello, in maniera tale da offrire un quadro in cui il
8 Il bello come causalità metafi sica in Aristotele
rapporto tra soggetto contemplante e oggetto contemplato fi gurasse
in primo piano rispetto all’oggetto contemplato di per sé preso. Ho
dunque ritenuto che una possibile analisi sistematica delle tre pro-
prietà non avrebbe contribuito ad una migliore comprensione della
mia argomentazione. In secondo luogo, è da tenere a mente che la mia
discussione è pensata in origine come indagine sul pensiero pratico
di Aristotele, e non come trattato di fi losofi a teoretica. Poiché riten-
go che gli ideali di simmetria, ordine e proporzione che Aristotele
lega al bello possano trovare una signifi cativa applicazione nella sfera
dell’agire pratico, mi riprometto di affrontare l’argomento in maniera
più dettagliata in un testo sull’etica aristotelica, mostrandone sia gli
aspetti prevalentemente teoretici sia le implicazioni pratiche.
Un ulteriore aspetto che il lettore potrà osservare nel presente lavo-
ro è costituito dal fatto che, sebbene esso contenga indicazioni piut-
tosto approfondite sulle teorie cosmologiche e metafi siche di Platone,
ben più superfi ciali saranno i cenni alla concezione platonica del bel-
lo (eccezion fatta per alcune osservazioni sistematiche sul bello nel
Filebo e la Repubblica). In particolare, sarà assente ogni possibile
riferimento alla questione del rapporto tra eros e bellezza nel Fedro e
nel Simposio). Una simile scelta è frutto di una strategia ben precisa.
Da un lato, infatti, ritengo che alcuni aspetti della metafi sica e cosmo-
logia platonica consentano una comprensione più approfondita del
percorso fi losofi co intrapreso dal suo allievo Aristotele, specialmente
in materia di causalità e di genesi del cosmo. Dall’altro, ho ritenuto
opportuno non soffermarmi eccessivamente sulla visione del bello in
Platone per il semplice fatto che essa richiederebbe uno sforzo si-
stematico di ricostruzione che, prevedendo un’analisi puntuale dei
singoli dialoghi, esulerebbe dall’indagine sulla fi losofi a di Aristotele.
In particolare, è da tenere a mente che gran parte delle rifl essioni sul
bello rintracciabili nei dialoghi di Platone hanno principalmente a che
fare con temi quali la giustizia, la virtù morale e la felicità – temi
che, come già spiegato, afferiscono soltanto in parte alla discussione
condotta nel presente libro. È per questo che preferisco limitare i ri-
ferimenti a Platone principalmente alle questioni non etiche, special-
mente in quei casi in cui un appello al pensatore in questione sia utile
a rendere chiara la genesi e la natura delle rifl essioni di Aristotele sui
temi legati al bello.
Vorrei infi ne avvisare il lettore che il presente lavoro non ha come
fi ne un’analisi di natura squisitamente fi lologica. La discussione dei
concetti e l’esigenza di ricostruire il pensiero di Aristotele in materia
Introduzione 9
di bellezza avrà qui la priorità su quelle dispute fi lologiche che siano
ritenute irrilevanti per l’indagine. Mi occuperò dunque delle differen-
ti ricostruzioni fornite dagli studiosi in riferimento ad alcuni dei passi
menzionati soltanto nella misura in cui tali ricostruzioni contribui-
scano a rendere più profi cua la ricerca e a facilitare la comprensione
delle argomentazioni aristoteliche.
Il presente saggio viene alla luce ben sette anni dopo il consegui-
mento del mio dottorato di ricerca in fi losofi a antica presso il diparti-
mento di “Classics” dell’università di Durham (UK). Ringrazio viva-
mente il professor Christopher Rowe per avermi iniziato allo studio
di Aristotele, per la sua dedizione e disponibilità e, in particolare, per
lo splendido esempio di rigore e originalità intellettuale che ha offer-
to in passato e che continua ad offrire ancora oggi a me e agli altri
suoi ex-studenti. Un grazie accorato va al professor Giovanni Gior-
gini per i suoi illuminanti insegnamenti e per il sostegno che mi ha
dimostrato nel corso degli anni, in particolare in quelli successivi al
completamento del mio dottorato di ricerca. Un ringraziamento par-
ticolare anche alla mia famiglia e ai miei amici per il loro incessante
supporto, specialmente nei momenti di diffi coltà. Senza il loro inco-
raggiamento, la stesura e pubblicazione di questo libro non sarebbero
state possibili.