Table Of ContentGiovanni Piana
I problemi della fenomenologia
II edizione
con integrazioni e aggiornamenti bibliografici
a cura di
Vincenzo Costa
1966/2000
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Desidero ringraziare vivamente Vincenzo Costa per la cura
che ha dedicato a questo mio libro. Il suo intervento,
sia nell’aggiornamento bibliografico sia nell’arricchimento
della discussione, è stato preziosissimo e nello stesso tempo
rappresenta per me una grande attestazione di amicizia.
g.p.
Prima edizione a stampa: Editore Mondadori, Collana
BMM, Milano 1966
Seconda edizione elettronica con integrazioni e aggiorna-
menti bibliografici di Vincenzo Costa : 2000. Di questa seconda
edizione non esiste versione a stampa
–––––––––––––––––––––––––––––– I problemi della fenomenologia
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Indice
Introduzione
1. Esiste un movimento fenomenologico?
2. La formazione del pensiero husserliano
3. Dalle Ricerche logiche alle Idee per una fenomenologia pura
4. La svolta esistenzialistica
5. Il significato della Crisi
6. Il linguaggio della fenomenologia
I. Le argomentazioni scettiche
1. Una premessa
2. Il dubbio scettico
3. Assurdità e verità dello scetticismo
4. Il dubbio cartesiano
II. La riduzione fenomenologica e l’idea di intenziona-
lità
1. L’esperienza fenomenologica
2. Il il significato della riduzione
3. Il rapporto intenzionale
4. Il concetto fenomenologico della coscienza
5. Descrizione e costituzione fenomenologica
III. Il tema della soggettività
1. Impostazione del problema del soggetto
2. Il soggetto come centro dei suoi atti
3. Il soggetto come facoltà di riflessione e il presentarsi del
problema del tempo
–––––––––––––––––––––––––––––– I problemi della fenomenologia
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IV. L’esperienza del tempo
1. L’idea naturale del tempo
2. La teoria di Brentano
3. L’analisi dell’oggetto temporale
4. Soggetto, riflessione, tempo
V. La concretezza del soggetto
1. Il soggetto corporeo
2. L’esperienza soggettiva del corpo
3. Corporeità e percezione
VI. Il problema di una fenomenologia della percezione
1. L’oggetto «culturale» e la cosa «materiale»
2. La costituzione della cosa
3. Il tema della passività in Esperienza e giudizio
4. Il carattere temporale della percezione
5. Percezione e linguaggio
VII. Il problema di una fenomenologia del bisogno
1. Il privilegio dell’esperienza percettiva e la sua problematicità
2. Il soggetto come corpo vivente
3. Idea di una fenomenologia del bisogno
4. Nota conclusiva
* Gli aggiornamenti bibliografici di Vincenzo Costa sono
disposti tra i segni <> e le integrazioni sono contrassegnate dalla
sigla VC tra parentesi rotonde.
–––––––––––––––––––––––––––––– I problemi della fenomenologia
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Introduzione
1. Esiste un movimento fenomenologico?
2. La formazione del pensiero husserliano
3. Dalle Ricerche logiche alle Idee per una fenomenologia pura
4. La svolta esistenzialistica
5. Il significato della Crisi
6. Il linguaggio della fenomenologia
–––––––––––––––––––––––––––––– I problemi della fenomenologia
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Se si considerano i principali punti di riferimento della discus-
sione filosofica negli ultimi anni, non è difficile notare che la
fenomenologia è uno dei centri intorno ai quali il dibattito è più
vivo ed interessato. Ciò non è vero soltanto per la situazione ita-
liana: l’interesse per la fenomenologia è diffuso ed è crescente
un po’ dovunque in Europa, e non soltanto in Europa. La lette-
ratura fenomenologica è ormai tanto vasta da essere di difficile
dominio e l’ambito culturale entro il quale vengono dibattuti i
problemi posti dalla fenomenologia va spesso oltre il terreno
propriamente filosofico, coinvolgendo i campi di indagine più
diversi. |1|
Tuttavia, sembra che, nella stessa misura in cui si sviluppa
questo interesse in una molteplicità di direzioni, divenga sempre
più difficile cogliere ed individuare i nodi problematici reali che
sono messi in questione, in modo da raggiungere qualche valido
criterio di orientamento e di giudizio. |2|
Questa circostanza è diventata oggi cruciale per il fatto
che, in realtà, la ripresa degli studi husserliani di questi ultimi
anni va considerata, più che una semplice ripresa, come una vera
e propria riscoperta di Husserl in gran parte determinata dal fatto
che, soltanto negli anni cinquanta – ed in particolare con l’inizio
della pubblicazione delle opere complete di Husserl (Husserlia-
na) avviata sotto la direzione di H. L. Van Breda si è creata la
possibilità effettiva di conoscere alcune opere fondamentali di
Husserl e nello stesso tempo di ottenere una migliore interpreta-
zione delle opere già edite ed una loro più adeguata localizza-
zione all’interno del pensiero husserliano. Tuttavia, le ragioni
delle difficoltà che incontriamo non appena cerchiamo di inter-
venire nel dibattito attuale sulla fenomenologia sono da ricercare
molto più indietro nel tempo. Quando nel 1950 veniva pubbli-
cato il primo volume della Husserliana, le Meditazioni cartesia-
ne, mai edite prima nell’originale tedesco, la fenomenologia
aveva ormai mezzo secolo di storia. E si può dire che tutti i pro-
blemi e tutte le difficoltà di orientamento e di valutazione si tro-
vino già all’interno di questa storia – all’interno di quel «movi-
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mento fenomenologico» che si è venuto delineando intorno al
pensiero husserliano o nella confluenza di questo pensiero con
istanze filosofiche di altra origine. |3|
Del resto, se non ci si contenta di fare un’apologia della
concordia discors, le prime difficoltà le incontriamo proprio nel
riconoscimento di questo «movimento» e nell’accertamento del
suo significato. Se guardiamo agli altri grandi indirizzi teorici e
filosofici che caratterizzano in modo preminente i primi cin-
quant’anni del nostro secolo, è abbastanza riconoscibile un qual-
che filo conduttore o quanto meno un’evoluzione progressiva
che non sarà certo priva di una sua interna complessità e potrà
essere anche valutata in modo diverso, ma che comunque rende
possibile una considerazione relativamente unitaria. Natural-
mente, anche qui non si può prescindere dall’assunzione di un
certo punto di vista: ogni designazione di questo genere, come si
sa, è estremamente problematica di per se stessa. Questa pro-
blematicità si trova decuplicata nel caso della fenomenologia. Se
diamo una rapida scorsa all’unico volume che tenta di rintraccia-
re un «movimento fenomenologico» e di farne la storia – l’opera
di Herbert Spiegelberg The Phenomenological Movement [1] –
ci rendiamo conto immediatamente che la molteplicità degli
autori presentati in questo volume, la profonda eterogeneità
delle loro filosofie è così grande che non è facile comprendere
come essi possano trovarsi insieme in un unico libro e, se ciò
che consente di riunirli in questo modo è la «fenomenologia», si
intuisce che diventerà poi un vero problema stabilire che cosa
essa sia. D’altra parte, H. Spiegelberg è del tutto consapevole di
questa difficoltà e le sue settecentocinquanta pagine – peraltro,
per molti aspetti, utilissime – vengono consapevolmente pre-
sentate come un insieme di monografie separate, come una rac-
colta di materiale utile per un’eventuale «storia» del «movi-
mento fenomenologico». |4|
È certo invece che il pensiero di Husserl ha avuto un’in-
fluenza vastissima su una parte considerevole del pensiero con-
temporaneo, e di ciò il volume di Spiegelberg è una testimo-
nianza eloquente. Il problema del «movimento fenomenologico»
si sposta allora in quello del modo in cui questa influenza si è
esercitata, del senso che essa ha avuto di volta in volta per que-
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sto o quel pensatore, per questo o quell’indirizzo filosofico.
Senza naturalmente voler dare risposte su questo punto, credo
tuttavia che esaminare in quale contesto si formi il pensiero di
Husserl e in quale direzione esso si sviluppi possa presentare
utili indicazioni orientative per cogliere almeno alcune delle ra-
gioni che hanno determinato la situazione così caratteristica
della fenomenologia come «movimento» filosofico. |5|
2.
Già alcuni dati semplicemente cronologici sono, a questo propo-
sito, molto significativi. Edmund Husserl giunse alla filosofia
dalla matematica. Furono le lezioni di Brentano che egli ascoltò
a Vienna negli anni 1884–1886 a convincerlo che, anche in fi-
losofia, era possibile svolgere un lavoro serio e produttivo. A
quel tempo egli aveva ormai com-
piuto i propri studi matematici a
Lipsia, Berlino e Vienna. A Berlino
aveva avuto come maestro uno dei
grandi nomi della scienza matemati-
ca dell’ottocento, Karl Weierstrass,
di cui fu anche assistente per un bre-
ve periodo, dopo la Doktorarbeit del
1882. Questa prima esperienza di
matematico non fu mai dimenticata
dal filosofo Husserl. «Ancora nel
1930, in occasione della festa per il
suo settantesimo compleanno, Husserl si compiacque di citare
Karl Weierstrass tra i suoi maestri. Allo stesso modo come
Weierstrass aveva definitivamente eliminato ogni residuo di
oscurità dai concetti dell’infinitamente piccolo, così egli, diceva,
aveva cercato di fare nella filosofia. Il suo ideale era stato ed era
di sostituire all’oscurità profonda delle grandi metafisiche tradi-
zionali la chiarezza e l’evidenza di una filosofia come metodo
integrale» [2]. |6|
La preparazione matematica e l’incontro con Franz Bren-
tano determinano il primo orientamento di Husserl verso ricer-
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che concernenti i fondamenti della matematica. Nel 1887 pre-
senta il suo scritto di abilitazione Sul concetto di numero [3]
che costituisce il primo nucleo della sua Filosofia dell’arit-
metica ed abbandona Vienna per giungere all’Università di
Halle con il titolo di Privatdozent. A Halle Husserl si incontra
con Stumpf, allievo di Brentano e Lotze, che gli diventa amico e
verso il quale Husserl manterrà sempre un atteggiamento di sti-
ma. L’influenza di Stumpf, di cui Husserl cita spesso le opere
maggiori, come la Psicologia del
suono (1883), non fu certo estranea
alla formazione del primo concetto
husserliano di fenomenologia, anche
se in seguito – e soprattutto quando
Husserl venne elaborando la temati-
ca della riduzione – egli tenne a pre-
cisare le differenze tra la propria im-
postazione filosofica e quella di
Stumpf [4]. Se inoltre teniamo pre-
sente che all’insegnamento di Stumpf
si ricollega la nuova psicologia della
forma otteniamo un’altra interessante
indicazione dell’ambito culturale con
il quale Husserl si trova direttamente
Carl Stumpf
a contatto in quegli anni. Nel 1890
usciva, oltre al secondo volume della Psicologia del suono, un
saggio che gli psicologi gestaltisti riconosceranno come decisivo
per l’elaborazione di questa nuova concezione psicologica. Si
tratta dello scritto di Christian von Ehrenfels Sulle qualità for-
mali. Von Ehrenfels faceva parte della scuola di Meinong, ope-
rante a Graz, e Meinong a sua volta era allievo di Franz Brenta-
no. L’indirizzo di ricerca psicologica sviluppato da Benussi, per
molti aspetti vicino alla psicologia della forma, si ricollega di-
rettamente all’insegnamento di Meinong [5]. Il nome di Brentano
dunque lo si ritrova in rapporto a tre grandi nomi degli studi scien-
tifico-filosofici di fine ottocento: Stumpf, Husserl e Meinong.
D’altra parte, è anche vero che non è facile stabilire fino a
che punto quest’uomo geniale abbia esercitato sui suoi maggiori
allievi un’influenza veramente decisiva e duratura. Vi è qualcu-
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