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DELLE VERITÀ
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LE DUE FINITUDINI,
LA SCISSIONE SOGGETTIVA
E LA FELICIT
PGRECO
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ALAIN BADIOU - SLAVOJ ZIZEK
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L’IMMANENZA DELLE VERITÀ
Le due finitudini, la scissione soggettiva
e la felicità
a cura di
Alfredo Riponi
PGRECO
© 2017 - PGRECO EDIZIONI
Via Gabbro 4-20100 Milano
Per informazioni
E-mail: [email protected]
www.edizionipgreco.it
ISBN: 9788868021863
INDICE
A PROPOSITO DEI SEMINARI 2012-2016.
L’immanenza delle verità
L’immanenza delle verità (III):
Le due finitudini, la scissione soggettiva e la feliciti
1 Giugno 2015
Postfazione
Nota sulla traduzione
A PROPOSITO
DEI SEMINARI 2012-2016
L’IMMANENZA DELLE VERITÀ
L’immanence des vérités (III) fa parte del Ciclo <
minori di Alain Badiou tenuti al Theatre de la Commi
Aubervilliers, dal 2012 al 2016, un lunedì al mese. È
richiamare qui l'argomento esposto da Badiou ad a/
ra del primo seminario nel 2012 e le premesse retai
ciclo di seminari [trascrizione di Daniel Fischer].'
Argomento
In L’essere e l’evento, pubblicato nel 1988, propc
una teoria nuova (o almeno credo...) concernente la
dell’essere, del soggetto e della verità. Si trattava di m<
re che, sotto condizione del caso (l’evento), poteva d
garsi, in una situazione determinata, un processo ere;
infinito e con valore universale, che si aveva valide ra
di denominare una verità. Mostravo inoltre che l’esse
una verità non è differente da ciò che costituisce l’c
della situazione dove questa verità si manifesta, ciò
molteplicità di molteplicità, di cui il pensiero possil
1 http://www.entretemps.asso.fr/Badiou/12-13.htm
sempre di tipo matematico (è l'equazione: matematica =
ontologia). Non c’è dunque dualismo, una verità è della
stessa stoffa del luogo dove è creata progressivamente.
Infine, definivo ciò che è un soggetto - differente dall’in
dividuo in quanto è sempre il soggetto di una verità-come
il punto differenziale locale di un processo di verità.
Come si vede, la mia preoccupazione, all’epoca, era
di garantire un pensiero possibile dell’essere delle verità
a partire dalla particolarità delle situazioni, senza dover
accordare alle verità, dunque all’ uni versa! ità possibile del
pensiero, un modello dell'essere irriducibile. Il concatena
mento: molteplicità, evento, soggetto, permetteva, grazie
a una matematica appropriata derivata dai lavori di Paul
Cohen, di stabilire che una verità è universale perché il suo
essere è generico, che significa: contrassegnato il meno
possibile dalle particolarità della sua situazione. Potevo
affermare razionalmente che una verità è, in un mondo
particolare dato, un’eccezione immanente.
Vorrei quest’anno ritornare su questa immanenza e, con
una sorta di capovolgimento di prospettiva, esaminare non
più ciò che una verità è dal punto di vista del mondo in
cui si manifesta, ma ciò che diventa il mondo quando è
percepito e pensato a partire da una verità. O ancora: non
giustificare il fatto che un ordine mondano possa tollerare
un’eccezione, ma esaminare ciò che accade a quest’ordine
quando è trasformato da un’eccezione. La domanda può
anche porsi molto semplicemente: in che cosa una verità
può cambiare la percezione del “suo” mondo, o addirittura
il volto dell’essere di questo mondo? E qual è, in questa
supposta trasformazione, la funzione del soggetto?
Si vedrà che per giungere a questo pensiero (oggi ca
pitale. quando dominano i motivi congiunti di un mondo
invariabile, dell’inesistenza delle verità e dell’impotenza
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del soggetto), bisognerà distruggere la tesi, ancor più do
minante, della finitudine obbligata delie esperienze esi
stenziali o cognitive. L’affermazione che la finitezza (le
finì), per essere precisi, non esiste, e che il dogma della
“finitudine umana” è un’impostura, è il principio di ogni
liberazione.
L'immanenza delle verità. Seminario di Alain Badiou
(2012-2013). 24 ottobre 2012
Vorrei cominciare richiamando le caratteristiche del
la concezione delle verità che propongo (perché occorre
sempre mettere al plurale), in modo da poter fare una pri
ma panoramica della questione dell’immanenza delle ve
rità. È un problema che spero di potervi dimostrare che è
non solo un problema molto importante, ma anche affatto
cruciale oggi; non è semplicemente un problema tecnico
della filosofia, è una questione fondamentale dell’orien-
tamento del pensiero, e quindi dell’esistenza, nel mondo
contemporaneo. Queste sono le sei caratteristiche:
1. Con «verità» intendo una costruzione, un processo,
una creazione, e dunque non qualcosa che proverrebbe
dall'esattezza di un giudizio (cioè la concezione classica
dell’adeguamento dei pensiero e del reale). Le verità sono
un tipo particolare di creazione, sono d’accordo su questo
punto con Cartesio (la creazione attraverso Dio delle verità
eterne) che considerava che le verità facevano parte del
mondo, che erano nel mondo, allo stesso titolo, in un certo
qual modo, degli oggetti materiali. A questo proposito, non
penso che sia pertinente opporre l’idealismo al materiali
smo a partire dalla distinzione tra il pensiero e il reale (pri-
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maio del primo sul secondo per l’idealismo e inversamente
per il materialismo). Perché questa concezione molto or
dinaria ignora il punto (materialista) fondamentale, cioè
che il pensiero fa parte del reale. Definire il materialismo
come il primato del reale sul pensiero è già assumere una
posizione idealistica. Ciò che il termine «verità» indica è,
dunque, uno dei processi di pensiero che fanno parte del
reale e a questo titolo si può designarlo e mostrarlo come
esistente nel mondo.
2. Questo processo include un elemento rischioso, un
elemento irriducibile alle figure della necessità del mondo
all’interno del quale c’è questo processo. Come sapete,
chiamo «Evento» questo incontro nel segno dell’inde
terminazione che è contenuto in ogni processo di verità,
in quanto ne è il punto d’origine. Si produce qualcosa
come un taglio nel tessuto delle necessità costitutive di un
mondo. Si potrebbe dire anche che ogni verità comincia
dall’interruzione di una ripetizione. Una verità non sarà
interamente riducibile ai dati del mondo in cui è costruita,
ne sarà in qualche modo separata da una distanza infinita
mente piccola che è lo scarto (décalage) rischioso alla sua
origine. È su questo punto che riposa la possibile universa
lità di una verità, cioè la sua non-integrazione complessa
al mondo in cui è stata creata.
3. II processo di costruzione di una verità è anche e allo
stesso tempo costruzione di un soggetto di verità, che è il
principio di orientamento della costruzione. Elementi del
mondo sono trattati, punto per punto, alla luce dello stesso
processo di verità. Lasciando inteso che «soggetto» qui
non è riducibile a «individuo» nel senso psicologico or
dinario del termine. Lo avvolge ma ugualmente lo supera.
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