Table Of ContentCopyright ОАО «ЦКБ «БИБКОМ» & ООО «Aгентство Kнига-Cервис»
МИНОБРНАУКИ РОССИИ
ФЕДЕРАЛЬНОЕ ГОСУДАРСТВЕННОЕ БЮДЖЕТНОЕ ОБРАЗОВАТЕЛЬНОЕ УЧРЕЖДЕНИЕ
ВЫСШЕГО ОБРАЗОВАНИЯ
«ВОРОНЕЖСКИЙ ГОСУДАРСТВЕННЫЙ УНИВЕРСИТЕТ»
(ФГБОУ ВО «ВГУ»)
И.В.Побегайло
Grammatica italiana
Parte prima
La morfologia
УЧЕБНОЕПОСОБИЕ
по направлению подготовки 45.03.02 Лингвистика, профиль «Перевод
и переводоведение»
ВОРОНЕЖ
2016
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Утверждено научно-методическим советом романо-германского
факультета ВГУ 19.01.2016 г., протокол № 5.
ПобегайлоИ.ВGrammatica italiana. Parteprima. Lamorfologia:
Учеб.пособиепоморфологииитальянскогоязыка / И.В.Побегайло. –
Воронеж, 2016. – 96 с.
Пособие подготовлено на кафедре романской филологии факультета
РГФ.
Рекомендуется для самостоятельной работы студентов 3-го курса
дневного отделения, изучающих один из разделов теоретической
грамматики итальянского языка в рамках дисциплины Б1.В.ОД.6
«Теоретическая грамматика».
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Tema N1. Grammatica come scienza. L’obiettivo primario della
grammatica teorica. I vari significati della parola “grammatica”. Rapporti
sintagmatici e rapporti paradigmatici. Categoria, forma e valore
grammaticali.
La grammatica è una disciplina che ha per oggetto la conoscenza
sistematica delle regole che governano il funzionamento di una lingua. Secondo il
punto di vista e le finalità che si assumono, la grammatica può avere un carattere
didattico oppure sviluppare un intento scientifico. Nel primo caso la grammatica,
finalizzata all’insegnamento, è vista come l’insieme delle norme che regolano
l’uso di una lingua: il suo scopo consiste nel fornire elenchi di forme, nel
disegnare paradigmi, nel dettare regole ed emendare errori. In un senso più
vulgato e popolare, la grammatica è l’arte di parlare e di scrivere senza errori.
Questa che abbiamo descritto è propriamente la grammatica normativa,
la quale espone una serie di norme, fondate essenzialmente sul modello di lingua
proposto dalle persone colte e dalla scuola.Oltre alla grammatica normativa, per
il linguista esistono altre “grammatiche”:
● la grammatica descrittiva descrive uno stato della lingua (o di un
dialetto) in un determinato momento: per es. la grammatica dell’italiano di oggi,
la grammatica del fiorentino del Trecento, la grammatica del dialetto napoletano.
Attenendosi soltanto alla descrizione dei fatti linguistici, la grammatica
descrittiva si astiene da ogni giudizio sulla norma: per tanto si oppone alla
grammatica normativa: al tempo stesso non considera gli aspetti evolutivi della
lingua, opponendosi così alla grammatica storica. Quest’ ultima studia l’origine
e la storia dei fatti di una lingua. In tal modo risulta che qualsiasi segno oppure
frase può essere esaminato in due modi diversi.
Da una parte possiamo analizzare le parole e gli insiemi di parole, i loro
significati e usi attuali, le possibili sostituzioni con altre parole di significato
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simile o diverso, i rapporti che intercorrono fra le parole contenute nella frase in
questione.
D’altra parte possiamo analizzare l’origine e la storia di ciascuna parola;
possiamo confrontare gli aspetti morfologici e sintattici di questa frase con gli
aspetti morfologici e sintattici di una frase simile pronunciata da un italiano
qualche secolo fa.
L’analisi del primo tipo è detta sincronica, l’analisi del secondo tipo è
dettadiacronica (rispettivamente dal greco sýn «insieme» e diá «attraverso» +
khrónos«tempo».Si chiama sincronia lo stato di una lingua considerata nel suo
funzionamento in un certo tempo (per es. l’italiano di oggi, il fiorentino del
Dante). Si chiama diacronia l'insieme dei fenomeni di evoluzione nel tempo
riguardanti una data lingua (per es. il passaggio dal latino volgare all’italiano).
● lagrammatica comparata è un ramo della linguistica che, sulla base di
una serie di corrispondenze rigorose fra più lingue, stabilisce fra queste dei
rapporti genealogici: per es. la grammatica comparata delle lingue indoeuropee.
● lagrammatica generale cerca di stabilire delle leggi generali che siano
comuni a tutte le lingue.
● la grammatica strutturale.Negli ultimi decenni la lingusitica moderna
ha fondato nuove grammatiche. Basata sui principi dello strutturalismo è la
grammatica strutturale. Si parla di grammatica generativa perché si spiega
come le frasi usate dai parlanti siano «generate» mediante trasformazioni, da frasi
minime.
Una grammatica generativa dev’essere in grado di predire tutte le possibili
frasi di una lingua. La grammatica dev’essere inoltre in grado di assegnare a
ciascuna frase l’opportuna descrizione strutturale;
La descrizione della struttura sintagmatica non riesce a dar conto di alcuni
fatti linguistici, per es. delle relazioni che intercorrono tra frasi affermative e
negative, tra dichiarative e interrogative, tra attive e passive. Per spiegare questi
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fenomeni occorre fornire la grammatica di regole trasformazionali, che
permettano di derivare da una frase come il ragazzo mangia una mela tutte le
frasi ad essa sintatticamente imparentate (una mela è mangiata dal ragazzo, il
ragazzo non mangia una mela ecc.) o di riunire due frasi in una sola (per esempio
le due frasi il ragazzo mangia una mela e una mela è stata colta dall’albero,
attraverso una trasformazione che consiste nella cancellazione del soggetto della
seconda frase, nella sua sostituzione con il pronome che e nell’incassamento della
seconda frase nella prima: il ragazzo mangia una mela che è stata colta
dall’albero).
Nella concezione dello strutturalismo i segni linguistici si definiscono non
tanto per le loro qualità positive, quanto per le loro qualità negative, cioè per le
differenze e i rapporti che intercorrono tra i vari segni. Gli uni e le altre si
possono meglio analizzare secondo due dimensioni:
- la dimensione lineare o sintagmatica (dal greco sýntagmacomposizione»),
per la quale ogni segno linguistico di una frase è in rapporto con i segni che gli
sono vicini; per es. nella frase: mangio una mela matura si vedono certi
rapporti tra i quattro elementi, rapporti per i quali appare opportuno dividere la
frase in mangio – una mela matura piutosto che mangio una – mela matura
oppure mangio una mela – matura;
-la dimensione associativa o paradigmatica (dal greco
parádeigma«esempio, modello»), la quale riguarda i rapporti tra ciascun segno
linguistico della frase e i segni che potrebbero essere al suo posto, ferma restando
la grammaticalità, cioè la regolarità grammaticale, dell’insieme; nell’esempio già
citato potremmo immaginare tra l’altro le seguenti sostituzioni:
mangio [una, la, questa] mela matura mangio una mela [matura, acerba,
rossa, gialla, ecc.]
Ovviamente si possono immaginare altre sostituzioni: divoro, assaporo,
mordo, inghiotto in luogo di mangio: ciliegia, pera, arancia ecc. in luogo di mela:
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queste sostituzioni fanno capire meglio il significato dei singoli segni linguistici:
divoro vuol dire mangio, ma in un modo particolare; matura è al contrario di
acerba ecc.
Nella linguistica moderna il termine grammatica è usato per indicare la
descrizione di una lingua. Secondo le varie scuole di linguisti la grammatica
comprende la fonologia, la sintassi, la lessicologia, la semantica; oppure esclude
da questa serie la fonologia; oppure esclude sia lo fonologia sia la lessicologia.
Noi, consideriamo che la grammatica comprende la fonologia, la morfologia, la
sintassi, la lessicologia la quale include la semantica.
La stessa etimologia del vocabolo sembrerebbe confermare che la
grammatica, come disciplina che descrive la lingua, si è affermata soprattutto
dopo la nascita della scrittura: il latino grammaticariproduce il greco grammatiké,
dall’aggettivo grammatikós, «che concerne l’arte del leggere e dello scrivere», da
grámma, grámmatos«lettera della scrittura», vocabolo che a sua volta si refirisce
al verbo gráphein«scrivere».
II valore, la forma e categoria grammaticali sono le nozioni principali della
grammatica quella che sviluppa un intento scientifico.
Si chiama il valore grammaticaleil valore generalizzato degli elementi
(delle parti del discorso e alcune parole dipendendi), che completano la parte
/materiale oppure lessicale/ della parola. Ad. es. la desinenza i, che completa la
parte materiale delle parole giornali, ragazzi, libri ecc., possiede la proprietà di
esprimere il valore della pluralità. Nelle espressioni del tipo: Ilragazzo mangia
una mela, la bambina veste una bambola, il signore legge un giornale, i
sostantivi: il ragazzo, la bambina, il signore svolgono la funzione del soggetto,
cioè tutti e tre hanno il valore del soggetto. Nel tempo stesso i sostantivi: una
mela, una bambola, un giornale possiedono dello stesso valore quello del
complemento diretto.
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Il valore grammaticale presuppone obbligatoriamente la forma rispettiva
materiale della sua espressione.
La forma grammaticalecomprende gli elementi della lingua (parte della
parola, alcune parole) che danno la possibilità di esprimere qualsiasi valore
grammaticale. Per es. il sufisso -mente esprime il modo di agire: velocemente,
difficilmente ecc. Nelle forme personali del verbo ricordare: ricordo, ricordi,
ricorda , le desinenze -o, -i, -a che completano la base significativa del verbo
ricord-, trasmettono rispettivamente i valori della prima, seconda e terza persona
singolare. Nella forma grammaticale sono venuto, sei venuto ecc. il valore
grammaticale del perfetto (passato prossimo) viene trasmesso tramite la forma
personale del verbo essere, che completa la parte materiale del verbo in forma
del participio.
La categoria grammaticale- è una delle più ampie e capienti nozioni della
teoria grammaticale perché unisce gli elementi linguistici secondo il segno delle
loro caratteristiche più generali, che si manifestano nell'unità del valore e forma
grammaticali. Ad es. l'aggettivo buono può avere il valore grammaticale del
genere maschile e il valore grammaticale del genere femminile - buona. La
caratteristica generale in questo caso è la variabilità del lessema buono secondo i
generi. Questa caratteristica generale significa la realizzazione della categoria del
genere, che comprende tutte le parole di questa parte del discorso. In alcuni casi
l'appartenenza della parola a uno dei generi può essere definita tramite i rapporti
sintattici: (la) verde gonna, (il) verde abito ecc.
Basandosi sugli esempi già citati si può fare una conclusione. L'unità della
categoria grammaticale si basa sulla somiglianza dei valori grammaticali
(genere: maschile e femminile), ma non sull'unità delle forme grammaticali
(buono- buona, verde-verde ecc.). La categoria grammaticale può unire i valori
grammaticali di vari tipi di parole: la categoria grammaticale della persona, del
numero, del genere.L'obiettivo principale della grammatica teorica è lo studio
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delle prove riguardanti la necessità di definire e descrivere le categorie
grammaticali di una data lingua, dei valori grammaticali e i modi formalistici
delle loro espressioni.
Tema N 2. Morfologia. L’articolo.
In conformità alla specificità dei tipi del valore grammaticale la
grammatica si suddivide in morfologia e sintassi. La morfologia studia le forme
delle parole e le modificazioni che possono presentare per assumere funzioni e
valori diversi, a sua volta la sintassi studia i valori di queste forme. Storicamente
la morfologia comprendeva lo studio delle parole, e la sintassi - lo studio delle
frasi ed i periodi (vari tipi di periodi).
II sistema morfologico italiano è piuttosto complesso soprattutto per
quanto riguarda i pronomi e le forme verbali. La morfologia italiana ha una
spiccata componente flessiva, per lo più derivata dal latino, a cui si
contrappongono alcuni elementi di tipo analitico, spesso comuni all'intero mondo
romanzo (e non solo a questo), importanti soprattutto in una prospettiva che
cerchi di individuare gli elementi evolutivi di un sistema ritenuto invece
tradizionalmente molto stabile.
Ci sono due settori dellа morfologia. La morfologia flessiva è il livello di
analisi linguistica che studia come si esprimono, nei nomi, negli articoli e negli
aggettivi, i concetti di genere (maschile/femminile): il bravo maestro/la brava
maestra: un gatto grigio/la gatta grigia e di numero (singolare/plurale: il
maestro/i maestri: una maestra/delle maestre: grande/grandi nei pronomi anche
quelli di persona (I-ma, 2-nda, 3-za: io, tu, lui/lei; mio/tuo/suo; e di caso
(soggetto/oggetto): io/me, tu/te; nei verbi anche quelli di tempo (presente,
passato, futuro), di modo, di aspetto. Lo studio delle varie forme individuate,
dette forme flesse, classificate e raccolte in paradigmi, costituisce la morfologia
flessiva (o flessionale). Un altro settore della morfologia detta lessicale studia
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invece la formazione delle parole mediante la derivazione o la composizione
(borsa, borsetta, portaborse, borseggiare ecc).
L'elemento minimo dell'analisi morfologica è il morfema, definito come la
più piccola unità linguistica dotata di significato.
Bisogna ricordare che sulla base dell'analisi morfologica, le lingue del
mondo sono state suddivise in due grandi categorie:
- le lingue analitiche in cui ogni significato è rappresentato da un elemento
unico, che costituisce da solo una parola autonoma, non cambia forma e non può
essere legato a un altro elemento (si parla infatti di morfemi liberi);
- le lingue sintetiche, che tendono ad unire in una sola parola più morfemi
non autonomi, ma legati tra loro (si parla appunto di morfemi legati) e portatori di
significati diversi; possiamo così normalmente distinguere tra il morfema
lessicale (o radice), che dá il significato della parola, e i morfemi grammaticali,
che danno l'informazione morfologica.
Alle linque sintetiche appartengono le lingue flessive,in cui normalmente
una parola è costituita, oltre che dalla radice lessicale, da un elemento chiamato
desinenza, che porta una, o più spesso, varie indicazioni di carattere
morfologico e che ha anche funzione di segnalare, attraverso l'accordo, i rapporti
tra le parole all'interno della frase o del testo.
In italiano in una parola come casepossiamo distinguere due morfemi: la
radice cas-, che da il significato della parola, e la desinenza -e, che in questo caso
indica che si tratta di un nome femminile al plurale; all'interno della frase (e del
testo) le indicazioni di femminile e di plurale si trovano in altri elementi legati a
questa parola (es. le case che si trovano sul lato opposto della strada sono molto
belle: sono state costruite qualche anno fa).Ogni lingua presenta, in varia misura,
elementi analitici ed elementi sintetici; in tutte le lingue si individuano inoltre le
cosidette parti variabili e invariabili del discorso. I grammatici antichi
opponevano le varie parti del discorso in base a criteri di natura diversa; alcuni di
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essi erano di un tipo che oggi chiameremmo morfologico: ad esempio, i nomi ed i
verbi venivano distinti in base al fatto che i primi erano dotati di caso
grammaticale (nominativo, accusativo, ecc.), mentre i secondi non lo erano. Altri
criteri erano invece di carattere semantico, e così si diceva che mentre i nomi
designano delle «entità» o degli «oggetti», i verbi designano delle «azioni», o dei
«processi».
Questi criteri non sono certamente privi di fondamento (e questo è
probabilmente il motivo per cui sono stati utilizzati per millenni, e sono utilizzati
ancora, almeno nelle grammatiche scolastiche), ma non appaiono del tutto
soddisfacenti. Il criterio morfologico, anzitutto, è certamente valido per il latino
e il greco antico (non a caso, le lingue degli antichi grammatici, che furono i
primi a formularlo), e anche per alcune lingue moderne, come il tedesco o il
russo, ma è evidentemente inapplicabile a molte altre lingue. In italiano, in
inglese, in francese, ecc., i nomi non presentano desinenze diverse secondo il
caso che devono esprimere: al latino lupus (Nominativo) contrapposto a lupum
(Accusativo) corrisponde in italiano l'identica forma lupo, usata sia in funzione di
soggetto che di oggetto diretto. Quindi il criterio fondato sulla realizzazione
morfologica del caso grammaticale non può certamente ambire ad una validità
universale.Tale validità potrebbe essere posseduta, con maggiore probabilità, da
un criterio di tipo semantico, ma quello appena ricordato è contraddetto da una
molteplicità di osservazioni: parole come partenza, descrizione, nascita, non
designano certamente oggetti, bensì processi o azioni, e tuttavia sappiamo
benissimo che si tratta di nomi, e non di verbi.
Quante e quali sono le parti del discorso?
Sulla base di quanto osservato, possiamo concludere che è legittimo
raggruppare le parole in classi diverse, o, per usare il termine tradizionale, in parti
del discorso. L'operazione compiuta dalla grammatica tradizionale è quindi, in
linea di principio, totalmente corretta; è invece discutibile l'inventario di parti del
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