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E
u
r
È il primo dramma in cui troviamo insieme gli elementi i
p
della forma comica standard, quale poi si vedrà in Menan- id
e
dro, Plauto, Shakespeare, Molière fi no a Oscar Wilde.
Bernard Knox I
O
N
Euripide
E
Alternando i colori cupi della tragedia a quelli brillanti di una IONE
commedia ironica, lo Ione mette in scena l’incontro della principessa
ateniese Creusa con il fi glio adolescente, da lei abbandonato alla a cura di Maria Serena Mirto
nascita per tenere segreto lo stupro di cui è stata vittima. Autore testo greco a fronte
della violenza è Apollo, dio della verità oracolare, che ha salvato il
bambino e lo ha fatto crescere nel suo santuario di Delfi .
Nell’intreccio si susseguono equivoci, rivelazioni, un avvelenamento
e una condanna a morte sventati in extremis. Il riconoscimento tra
madre e fi glio, voluto dalla provvidenza divina ma favorito dal caso,
garantisce alla fi ne, non senza ombre, la felicità dei protagonisti.
L’introduzione e il ricco commento evidenziano, nell’originale
disegno di questa moderna tragedia “a lieto fi ne”, i modi in cui
la drammaturgia di Euripide dissacra il mito di fondazione di
Atene e della stirpe ionica.
Di Euripide (- a.C.) BUR sta pubblicando l’opera
C L A S S IC I GR E C I E L AT I N I
completa.
Maria Serena Mirto insegna Storia della cultura e della
tradizione classica all’Università di Pisa. Per BUR ha curato
anche l’Eracle, sempre di Euripide.
In copertina: Adamo Tadolini, Amore cacciatore (part.)
Roma, Museo Mario Praz © Foto Scala, Firenze
Progetto grafi co Mucca Design
www.bur.eu
12,00
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Proprietà letteraria riservata
© 2009 RCS Libri S.p.A.,Milano
ISBN 978-88-17-02893-6
Titolo originale dell’opera:
[Iwn
Prima edizione gennaio 2009
Per conoscere il mondo BUR visita il sito www.bur.rcslibri.ite iscriviti
alla nostra newsletter (per ulteriori informazioni:[email protected]).
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Euripide
IONE
Introduzione,traduzione e commento
di Maria Serena Mirto
Testo greco a fronte
CLASSICI GRECI E LATINI
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IL CREPUSCOLO DEGLI EROI
E IL DISAGIO DELLA PATERNITÀ DIVINA
Non ho mai udito dai canti intorno al telaio,
né dalle leggende,che abbiano una vita felice
i figli nati dagli dèi ai mortali.
Le parole con cui le ancelle della principessa ateniese
Creusa chiudono il canto del primo stasimo (vv.507-
509),dopo l’incontro fra lei,pellegrina a Delfi,e il gio-
vanissimo servo del tempio,enfatizzano le sofferenze e i
rischi che,nei racconti mitici,caratterizzano l’esistenza
degli eroi nati dall’unione fra un dio e una mortale e tra-
scurano in modo sorprendente il destino glorioso che
dovrebbe riscattarne l’infelicità.1Creusa ignora che il
ragazzo per cui ha sentito ammirazione e simpatia sia
proprio il figlio nato dopo che Apollo la violentò,anco-
ra vergine,in una caverna sull’acropoli di Atene.Il tro-
vatello allevato dalla Pizia nel santuario apollineo,dove
fu prodigiosamente trasportato da Ermes dopo essere
stato esposto dalla madre,è turbato dall’incontro con la
straniera:quando gli narra,come vicenda dolorosa di
un’amica,l’esperienza da cui la sua vita è rimasta segna-
ta,lui intuisce che le accuse al dio nascondono una più
intensa emozione personale.Per la prima volta si dise-
1Wilamowitz trova sorprendente la conclusione del primo stasimo
(Wilamowitz 1926,p.109),e menziona per contro un verso delle Tra-
chiniesofoclee (v.140),dove il Coro più ragionevolmente confida nel-
la sollecitudine di Zeus verso i suoi figli.
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gna ai suoi occhi un ritratto inquietante e poco lusin-
ghiero della divinità a cui deve tutto e che,dal punto di
vista affettivo,considera suo padre.
Il dramma umano di una madre – che ha dovuto ri-
nunciare alle gioie della maternità ed è lacerata dal ri-
morso di aver abbandonato a morire il bambino nato
dalla violenza divina – e di un figlio che non ha mai co-
nosciuto i genitori è lo sfondo per la messinscena che
Euripide affida al mondo olimpico.Apollo ne è il regista
occulto,ma onnipresente nella mente dei protagonisti:
ora si muovono entrambi nel suo santuario e i loro pen-
sieri,grati quelli di Ione,carichi di rancore e biasimo
quelli di Creusa,continuano a essere condizionati dalla
sua figura.A reggere i fili della vicenda più direttamen-
te,svelando al pubblico le intenzioni e i progetti del dio
della mantica o fermando all’ultimo istante i gesti che
determinerebbero la rovina degli agenti umani,sono an-
cora gli dèi – Ermes nel prologo,Atena nell’esodo – o
chi ne è portavoce autorevole,come la profetessa ispira-
ta;dopo aver allevato Ione surrogando un ruolo mater-
no,la Pizia gli impedirà di eseguire la condanna a morte
di Creusa.Accade infatti che la principessa ateniese,sot-
to gli occhi del pubblico,si trasformi da vittima dolente
di un antico sopruso,rimasto segreto a tutti ma scolpito
per sempre nella sua memoria,in criminale.Giunta a
Delfi insieme al marito Xuto – il principe straniero che
l’ha sposata nel frattempo – per interrogare il dio sul
motivo per cui la loro unione non è stata feconda,vor-
rebbe però conoscere anche la sorte di quel figlio,ab-
bandonato in segreto quando lei stessa era poco più che
adolescente.Ma non riuscirà a consultare l’oracolo in
modo riservato perché Ione glielo impedisce,scosso dal-
le velate accuse di lussuria e cinismo che lei muove al
dio.Creusa viene anzi fuorviata in modo inopinato dal
responso che Apollo concede a Xuto:la prima persona
in cui lui s’imbatterà all’uscita dal tempio è suo figlio.
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INTRODUZIONE 7
Sarà proprio il servo consacrato,il ragazzo senza storia
per cui lei aveva provato curiosità e tenerezza,a essere
così identificato dal marito come figlio naturale,pro-
creato prima del matrimonio e fortunosamente ritrova-
to.L’assenza di eredi della coppia dei sovrani ateniesi
trova soluzione,ma non per Creusa,che anzi ora si vede
in crudele solitudine con il suo desiderio di maternità
frustrato.Xuto intende tacerle il vero rapporto che lo le-
gherebbe al giovane,e rinviare a un momento successi-
vo,dopo il ritorno ad Atene,la rivelazione del responso
oracolare.Col tempo riuscirà a convincerla ad accettare
il figliastro come successore al trono.Ma Creusa,infor-
mata della penosa novità dalle fedeli ancelle,dà ora sfo-
go concreto alla sua delusione.La disperazione nutrita
nel tempo,l’aggressività verso gli esponenti umani e di-
vini dell’altro sesso,che l’hanno tradita o abbandonata a
un destino di sterilità,innescano il complotto per ucci-
dere il presunto figliastro.Quando l’attentato per avve-
lenare Ione ordito insieme al vecchio pedagogo fallisce,
Creusa viene smascherata in qualità di mandante e con-
dannata alla pena capitale.Benché cerchi rifugio come
supplice all’altare di Apollo,il figlio che ha generato al
dio ora vuol farsi suo giustiziere.La lunga scena dell’e-
sodo,che sembra dapprima orientarsi verso la catastro-
fe,si avvia al lieto fine quando la Pizia,uscendo dal tem-
pio con il cesto che contiene gli oggetti lasciati a suo
tempo dalla madre accanto al neonato,rende possibile il
riconoscimento delle rispettive identità.L’apparizione
conclusiva di Atena,che conferma il ruolo di Apollo e
annuncia il futuro destino dei protagonisti,sigla il com-
plesso intreccio in cui l’ignoranza umana,intersecando i
piani divini,ha rasentato ora il grottesco,ora esiti infau-
sti e irreparabili.Dunque tutta la vicenda illustra come
gli dèi intervengano,non sempre con successo immedia-
to,nella storia dei mortali con cui hanno intrecciato re-
lazioni intime, amori che sono all’origine del mondo
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8 INTRODUZIONE
eroico ma che la prospettiva tragica investe di luci e om-
bre.Secondo un disegno peculiare della drammaturgia
euripidea la sconsolata riflessione del coro sarà così,alla
fine,insieme smentita e avvalorata.
La sorte di Ione,nella stabile cornice della storia di un
popolo,è quella gloriosa di un eroe capostipite tornato,
dopo un’infanzia vissuta ai margini e in condizioni servili
nel tempio delfico,al trono ateniese:è l’unico discenden-
te,per parte di madre,della famiglia regnante autoctona.
La reintegrazione come erede legittimo,tuttavia,fa leva
su una menzogna che cela per sempre la paternità divina.
Una debolezza inconfessabile ha indotto Apollo a violen-
tare la principessa ateniese;ma quando il figlio,cresciuto
sotto la sua tutela,ha raggiunto le soglie dell’età adulta,
per provvedere al suo bene il dio della purezza e della ve-
rità oracolare deve donarlo a un altro padre,così cancel-
lando anche la memoria della sua relazione illecita.Se-
dotto dal fascino della giovane donna,il dio le concede
l’“onore” di possederla, e appaga il proprio desiderio
quando la sorprende da sola,trascinandola in una grotta
per violentarla,con conseguenze che peseranno poi su
tutta la sua esistenza:il figlio che le nasce,dopo una gra-
vidanza vissuta nel timore e nel segreto,rappresenta a
lungo motivo di rimorso,rimpianto,struggente dolore per
quanto ha perduto.2Nel corso del dramma Creusa incon-
2Cfr.invece Pindaro,Pitiche,IX5-70:l’amore di Apollo per la nin-
fa Cirene,che culmina nelle loro nozze e nel viaggio in Libia,dove il
dio la farà regina della città che da lei prende il nome,qui è narrato
con tutti i particolari celebrativi che evidenziano il destino glorioso
non solo del figlio Aristeo,ma anche della madre.Prima di avvicinarsi
a lei Apollo sembra persino trattenuto da scrupoli e da un insolito pu-
dore,chiedendosi se gli sia lecito violare la verginità della seducente
cacciatrice,e avrà bisogno dell’incoraggiamento del centauro Chirone
per compiere «il rito soave delle nozze» (v.66:terpna;n gavmou ... teleu-
tavn).Sul tono eufemistico con cui Pindaro narra il ratto di Cirene,cfr.
il commento di P.Giannini ad v.6-6a (in Gentili 1995,pp.589 sg.).L’u-
nione con Creusa,celata da lei e mantenuta segreta per volere dello
stesso Apollo anche dopo l’avvenuto riconoscimento del figlio,ben
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tra il ragazzo,ne è istintivamente attratta senza conoscer-
lo,crede poi di doversi difendere da lui quando l’oracolo
lo indica come figlio del marito straniero Xuto,dunque
un potenziale usurpatore del trono di Atene;ne com-
prende infine la vera identità solo dopo aver vissuto la
tempesta emotiva dell’odio nei suoi confronti e della pau-
ra della sua vendetta.Analogo il percorso di Ione fra sen-
timenti contrastanti: ammirazione ed empatia iniziale
verso la straniera,orrore e astio una volta scoperto il suo
complotto per ucciderlo,diffidenza e incredulità nella
scena dell’agnizione,vinte infine dall’evidenza che è lei la
madre mai conosciuta.Grazie alla protezione divina e al-
l’educazione ricevuta nel tempio è sfuggito all’intrigo da
lei ordito per avvelenarlo,ma l’ansia di giustizia rischia di
trasformarlo in un involontario matricida.
La regia divina non sembra mai in sintonia con la sfe-
ra emotiva umana:differisce in modo azzardato il rico-
noscimento,cambiando di segno i sentimenti che natu-
ralmente spingerebbero madre e figlio a interessarsi l’u-
na dell’altro,e quando tutto viene corretto all’ultimo
istante e indirizzato verso l’auspicato lieto fine non può
comunque essere cancellata la sofferenza già vissuta,né
può essere recuperata l’esperienza affettiva legata alla
difficilmente si potrebbe definire «a political marriage ad maiorem
gloriamof her family and country» (Wassermann 1940,p.589).Anche
se la vicenda messa in scena presenta al pubblico ateniese la vera pa-
ternità dell’eroe capostipite degli Ioni,l’opportunità che induce il dio
a rinunciare per sempre a suo figlio donandolo a un ignaro padre mor-
tale non è dettata solo dalla necessaria legittimazione in una dinastia
umana,che avrebbe potuto essere imposta senza incontrare ostacoli o
proteste come accade altre volte nelle tragedie euripidee.La perduta
Augeprevedeva,secondo una plausibile ricostruzione,la salvezza del-
la giovane stuprata da Eracle e del figlio che gli aveva generato,con
l’annuncio da parte di Atena del matrimonio fra Auge e Teutrante,re
di Misia;questi avrebbe successivamente adottato Telefo quando,una
volta cresciuto,si fosse riunito alla madre.Nell’Eraclel’intera vicenda
ruota intorno alla duplice paternità,divina e umana,dell’eroe,e Anfi-
trione considera motivo di vanto aver condiviso moglie e figlio con la
somma divinità (vv.1-3,149,339 sg.).Cfr.anche Seaford 1990,p.161.
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gratificante intimità,allo scambio di tenerezze che ac-
compagnano la crescita di un figlio.Almeno da questo
punto di vista,peraltro privilegiato dal testo che lascia
grande spazio allo sfogo delle emozioni – nostalgia,an-
goscia,ricordo ossessivo dello stupro,per Creusa;turba-
mento,ansia sull’identità della madre e insorgere dei
dubbi sulla purezza e irreprensibilità divine per Ione –
resta inconfutabile che i figli nati ai mortali dagli dèi non
hanno una sorte felice.Con le parole di Creusa si può ag-
giungere che,se pure il dio volesse rimediare alle sue col-
pe,non potrebbe comunque assimilarsi interamente alla
solidarietà affettiva,alla reciprocità di obblighi e attese
che caratterizzano le relazioni umane (filiav ),e i mortali
devono rassegnarsi ad accettare da lui quanto vorrà con-
cedere (vv.425-428).Il tempo degli dèi è scandito da rit-
mi diversi,inconciliabili con quelli del tempo limitato
dell’esistenza umana,come si evince non solo dall’im-
prevedibile realizzarsi della giustizia divina,che talora
colpisce tardi,ben oltre le attese dei mortali.La riflessio-
ne su questo tema era sottesa alla fede di Eschilo in una
teodicea inesorabile,benché lenta;ma nel teatro euripi-
deo la sfasatura tra tempo degli dèi e tempo degli uomi-
ni diventa piuttosto un altro elemento di dissonanza per
delineare l’incommensurabilità tra valori, sentimenti,
emozioni degli uni e degli altri.3
3L’unità di misura del tempo,per gli esseri umani,non si può sepa-
rare dalla sfera emotiva e dall’esperienza del dolore,mentre gli dèi
possono guardare oltre,alla storia futura di una stirpe e alla fortuna
dei suoi discendenti.In questo senso Atena ribadisce,alla fine della
tragedia,che «l’azione divina può anche tardare,ma alla fine è effica-
ce» (v.1615:crovnia me;n ta; tw``n qew``n pw", ej" tevlo" dΔ oujk ajsqenh`).Sulla
distinta concezione,divina e umana,del tempo si veda Strohm 1976,
pp.68-79,e per la qualità emozionale e affettiva della concezione del
tempo nel teatro euripideo,de Romilly 1968,pp.113-141.Per il con-
trasto fra le relazioni col tempo,rispettivamente,di Ione e Creusa,il
ragazzo senza passato che vive radicato nel presente e la donna osses-
sionata da un passato doloroso,entrambi tuttavia consapevoli delle
ferite del tempo perduto,cfr.Lee 1996,pp.85-109.
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INTRODUZIONE 11
1.ILRAGAZZOSENZANOME
La figura dell’adolescente cresciuto nel tempio,educato
al rispetto delle regole rituali e fiero della sua purezza,
ignaro delle proprie origini ma orgoglioso dello stile di
vita semplice e retto che la consacrazione al servizio del
dio gli consente di condurre,si distingue per molti aspet-
ti da quelle degli altri eroi esposti alla nascita.Il suo no-
me,anzitutto,che gli viene imposto solo al termine del-
l’infanzia e della prima adolescenza trascorse nel santua-
rio delfico.All’alba del fatidico giorno in cui l’oracolo in-
dicherà a un pellegrino,il marito di Creusa,che colui in
cui s’imbatterà appena uscito dal tempio è suo figlio,Er-
mes espone nel prologo del dramma l’antefatto.Anticipa
anche le intenzioni benevole del dio della mantica,l’illu-
stre fratello che a suo tempo lo aveva incaricato di tra-
sportare il neonato dall’acropoli ateniese a Delfi,e quan-
do scorge il ragazzo che esce dall’edificio per ripulirne
l’ingresso,assolvendo con l’abituale devozione il quoti-
diano servizio catartico,si congeda dal pubblico,non sen-
za aver precisato che è lui il primo fra gli dèi – nel giorno
in cui il padre putativo umano lo legittimerà – a chiamar-
lo proprio con quel nome destinatogli dalla sorte.4Ermes
4Cfr.vv.80 sg.Ermes è il dio che salva il bambino dall’esposizione
nella grotta dove era avvenuta la violenza,ma a Delfi lo espone una
seconda volta,sui gradini del tempio,lasciando alla Pizia il compito di
raccoglierlo e allevarlo.Fra le molte simmetrie e duplicazioni che
scandiscono la vicenda di Ione si annovera dunque anche il ripetersi
dell’e[kqesi".Ermes sembra una figura di mediazione fra mondo divi-
no e umano,perché se in alcuni miti proprio lui si fa carico di condur-
re un bambino divino,lontano dalla madre,alla nutrice che lo edu-
cherà (cfr.Pindaro,Pitiche,IX59-65),in questo caso assolve il suo
compito ripetendo il gesto di esporre il neonato,sia pure in un luogo
sicuro e protetto.Una volta di più si dà così rilievo alla segretezza che
Apollo vuole mantenere sulla sua paternità,e alla netta separazione
tra le premure divine e quelle dei mortali,persino di coloro che vivo-
no al servizio del dio e del suo culto.Interessanti osservazioni sugli
scarti tra la vicenda elaborata da Euripide e il modello narrativo del-
l’eroe esposto alla nascita in Huys 1995,pp.308 sgg.