Table Of ContentALEKSANDR SERGEEVIČ
PUŠKIN
EUGENIO ONEGIN
a cura di Fiornando Gabbrielli
testo originale a fronte
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Premessa
Perché una nuova versione dell’Onegin, a trent’anni da quella in versi di
Giovanni Giudici, a venti da quella in prosa di Eridano Bazzarelli? 1 Potrei rispondere
semplicemente perché a questo mondo non si è mai contenti di nulla, e forse sarebbe la
ragione più valida, seguita dall’emulazione, dalla vanità del non così ma cosà, dal
piacere di comunicare agli altri le emozioni che un capolavoro del genere (considerato
la gemma più preziosa delle lettere russe) suscitò in me fin dalla prima, stentatissima –
da autodidatta della lingua – decifrazione dell’originale. In particolare rimasi
affascinato dall’acqua, di questa gemma: dalla limpidezza, la trasparenza, la levità con
cui il racconto si snoda, di verso in verso, di capitolo in capitolo, senza un attimo di
cedimento, ingabbiato com’è nella ferrea struttura della strofa – una specie di sonetto
all’inglese, a rime obbligate abab ccdd effe gg – un miracolo formale insomma, che
non basta certo, però, a spiegare l’emozione che la lettura, e propriamente il suono, il
ritmo, la cadenza del verso comunica, e che nessuna versione in prosa potrà mai
rendere: perché, come rendere – se non col verso – la concisione, la fermezza,
l’inappellabilità da sentenza di Cassazione delle due righe con cui Tatiana liquida
Onegin?
No jà drugòmu òtdanà;
Ja bùdu vèk emù vernà.
Ecco già una buona ragione per cui propongo questo mio lavoro al lettore
italiano; il quale da una scorrevole e nitida prosa è messo sì a conoscenza di quello che
Tatiana dice:
Ma sono stata data a un altro,
E gli sarò per sempre fedele.
ma non di come lo dice. Il come può dirlo solo il testo originale, o una traduzione in
versi. Ed è il nòcciolo, questo (del come e non del cosa), non solo d’ogni possibile
traduzione dell’Onegin, ma del romanzo in sé: riguarda cioè lo stesso lettore russo,
perché, siamo poi così sicuri che al Poeta interessi raccontare una storia d’amore, più o
meno infelice? Pare proprio di no: non c’è romanzo, penso, in tutta la letteratura
mondiale, scritto in modo così dispersivo, svagato, zingaresco, in cui ogni momento è
buono per partire per la tangente, per fare una digressione filosofica o, più spesso, due
chiacchiere con l’amico lettore sui piedini delle donne, sul pessimo stato delle strade
russe, o sulla nevicata del 3 gennaio scorso. Il tutto trasformato in oro puro, quanto a
sensazioni, a impressioni (visive, uditive, olfattive) che si fissano per sempre nella
memoria – come, per esempio, nella strofa 1, XXXV: la città che si sveglia al rullo del
tamburo, il fumo che sale dai camini in colonne blu, il fornaio tedesco che s’affaccia,
puntuale, col suo cappellino di carta, allo sportello della bottega, la neve mattutina che
scricchiola sotto il passo sollecito della lattaia finnica. L’amore Tatiana-Onegin qui
importa quanto l’amor divino in un presepe napoletano.
E dunque: il suono, il ritmo, la metrica. Ma quale verso abbiamo in italiano da
contrapporre alla tetrapodia giambica russa? Non certo l’endecasillabo (utilizzato dal
1 Trovo ora in libreria (agosto 2007, a Urbino) la traduzione in versi sciolti di Pia Pera. Leggo qua e là.
Bellissima, non la compro per non guastarmi le vacanze, la comprerò più in qua.
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Lo Gatto nella sua pur eccellente ma ormai datata traduzione): adattissimo a trasporre
la pentapodia giambica – quella dei sonetti scespiriani, tanto per intenderci – conta
però dieci e passa sillabe, le cui cinque battute rallentano, appesantiscono il passo
spedito del metro russo:
Vdovy Klikò ilì Moèta
blagòslovènnojé vinò
“Il benedetto vino della vedova Cliquot o di Moet”. Come affidare questo distico a due
endecasillabi? Ne verrebbe fuori un articolo di Veronelli. E men che mai lo affideremo
al decasillabo, verso svelto e musicalissimo,
Non più andrai farfallone amoroso
Giovinette che fate all’amore
Madamina il catalogo è questo
ma, ahimé, di solo tre battute – per di più sempre anapestiche (cioè ben più
specializzate di giambi o trochei); idem, al novenario, che pure equivarrebbe per
quantità di sillabe alla tetrapodia (per esattezza al suo verso femminile, quello
terminante in parola piana): ma anche il novenario ha solo tre battute: zoppica, ogni tre
passi si ferma a respirare, il nostro verso fin-de-siècle:
Errai nell’oblio della valle
tra ciuffi di stipe fiorite
tra quercie rigonfie di galle.
Esclusa a priori (non è un verso italiano) la tetrapodia giambica – un novenario fasullo,
che pure qualcuno di mia conoscenza ha cercato d’utilizzare – non resta che
l’ottonario, l’unico nostro metro che arriva a fine rigo in quattro agili balzi. Usatissimo
in passato - anche da molti contemporanei del Nostro –
Bell’Italia, amate sponde
O mia musa! O mia compagna
Sotto i pioppi della Dora
parrebbe oggi più adatto a veicolare un qualche Pinocchio (“lo mandiamo al Corriere
dei Piccoli”, ebbe a dirmi Enzo Siciliano, scherzando sul serio) che non quella summa
d’appassionato realismo, vitalismo scettico e tragico fatalismo che è l’Onegin. In più
l’ottonario rende una sillaba al metro russo: sette/otto contro le otto/nove della
tetrapodia, per cui è stato e sarà spesso più che arduo, impossibile, mantenere la
struttura strofica, cioè restare nei 14 versi del sonetto. Ma tant’è: decidi tu lettore, del
risultato.
Fiornando Gabbrielli, dicembre 2006.
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А.С. Пушкин A.S. Puškin
ЕВГЕНИЙ ОНЕГИН EUGENIO ONEGIN
Роман в стихах Romanzo in versi
Pétri de vanité, il avait encore plus de cette Pieno di vanità, lo era ancor più di quella specie
espèce d’orgueil qui fait avouer avec la même d’orgoglio che fa confessare con la stessa indifferenza
indifférence les bonnes comme les mauvaises sia le buone che le cattive azioni, risultato d’un
actions, suite d’un sentiment de supériorité, sentimento di superiorità, forse immaginario.
peut-être imaginaire.
Tiré d’une lettre particulière Tratto da una lettera personale 3
Не мысля гордый свет забавить, Più che divertire il mondo
Вниманье дружбы возлюбя, Mi sta a cuore l’attenzione
Хотел бы я тебе представить Degli amici, ecco perché
Залог достойнее тебя, Vorrei presentarti un pegno
Достойнее души прекрасной, Che di te fosse più degno
Святой исполненной мечты, E dell’anima tua bella,
Поэзии живой и ясной, Piena di santa ambizione,
Высоких дум и простоты; Di poesia splendida e viva,
Но так и быть - рукой пристрастной Di pensieri alti eppur semplici;
Прими собранье пестрых глав, Ma tu accètta, anche così,
Полусмешных, полупечальных, Con condiscendente mano,
Простонародных, идеальных, Quest’accolta di capitoli
Небрежный плод моих забав, Un po’ tristi e un po’ scherzosi,
Бессониц, легких вдохновений, Di tono alto e popolare,
Незрелых и увядших лет, Frutto dei miei passatempi,
Ума холодных наблюдений D’estri facili e d’insonnie,
И сердца горестных замет. 2 D’anni verdi e d’appassiti:
Freddi studi della mente
E del cuor dolenti note.
3 Le citazioni in lingua straniera non sono di solito tradotte, non
ho mai capito perché. Che al traduttore non vengano pagate in
quanto, diciamo così, prestazioni extra? Contravvengo a questa
regola non perché ti consideri – lettore ignaro del francese –
2 L’opera è dedicata a P.A. Pletnëv (1792-1865), rettore incapace d’arrangiarti in proprio, magari frugando nei dizionari o
dell’università di Mosca, buon amico di Puškin (che telefonando a un amico, ma solo perché mi sembra regola
aveva dedicato in un primo tempo il primo capitolo al migliore, dovendo aprire per primi una porta, tenerla aperta a chi
fratello Lev). sopraggiunge.
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ГЛАВА ПЕРВАЯ CAPITOLO PRIMO
И жить торопится и чувствовать спешит. E a vivere s’affretta e a provare sensazioni.
К. Вяземский. K. Vjàzemskij6
I. I
“Мой дядя самых честных правил, 4 “Quel sant’uomo di mio zio!
Когда не в шутку занемог, Guarda cosa ha escogitato
Он уважать себя заставил Per aver rispetto quando
И лучше выдумать не мог. Per davvero s’è ammalato.
Его пример другим наука; Il suo esempio faccia scuola;
Но, боже мой, какая скука Ma, perdio, che noia stare
С больным сидеть и день и ночь, Giorno e notte a un capezzale,
Не отходя ни шагу прочь! Senza muoversi d’un passo!
Какое низкое коварство E che bella ipocrisia
Полу-живого забавлять, Coccolare un moribondo,
Ему подушки поправлять, Rassettarlo sui guanciali,
Печально подносить лекарство, Dargli farmaci e conforti,
Вздыхать и думать про себя: Sospirando dentro sé:
Когда же чорт возьмет тебя!” Ma che il diavolo ti porti!”
II. II
Так думал молодой повеса, Mentre vola, posta a posta,
Летя в пыли на почтовых, La corriera nella polvere,
Всевышней волею Зевеса Questo pensa un rompicollo
Наследник всех своих родных. Che il voler di Giove ha reso
Друзья Людмилы и Руслана! Dei parenti unico erede. –
С героем моего романа Permettete, cari amici
Без предисловий, сей же час Di Ruslan e di Ludmilla,7
Позвольте познакомить вас: Che senz’altro vi presenti
Онегин, добрый мой приятель, Qui l’eroe del mio romanzo:
Родился на брегах Невы, È il mio buon amico Onegin,
Где, может быть, родились вы Nato in riva alla Nevà,
Или блистали, мой читатель; Dove forse anche tu avesti
Там некогда гулял и я: Vita e fama, o mio lettore.
Но вреден север для меня.5 Anch’io un tempo stavo là –
Ma a me nuoce il Settentrione.
6 Il principe P.A. Vjàzemskij (1792-1878) fu notevole poeta e
amico intimo di Puškin. “La loro corrispondenza è una fonte
4 Samych čestnych pravil, di onestissimi principi. Ironico inesauribile di intelligente arguzia, sottile critica e buon russo”.
(la stessa cosa è detta d’un asino, in una favola di (Mirskij)
Krylov). 7 I protagonisti dell’omonimo poema (1820) che aveva reso
5 Scritto in Bessarabia. [NdA] famoso il ventunenne Puškin.
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III. III
Служив отлично-благородно, Dopo un’ottima carriera
Долгами жил его отец, Cadde in debiti suo padre:
Давал три бала ежегодно Dando ogni anno tre soirées
И промотался наконец. Si ridusse al precipizio.
Судьба Евгения хранила: Ma una buona stella ha Eugenio:
Сперва Madame за ним ходила, Di lui si occupa Madame,
Потом Monsieur ее сменил. Le dà il cambio poi Monsieur.
Ребенок был резов, но мил. Vispo è il bimbo, ma carino.
Monsieur l'Abbé, француз убогой, M’sié l’Abbé, ce pauvre diable, 9
Чтоб не измучилось дитя, Perché il bimbo non si scocci,
Учил его всему шутя, Gli fa scuola e intanto scherza,
Не докучал моралью строгой, Mai una predica gli fa,
Слегка за шалости бранил Se lo sgrida è con dolcezza,
И в Летний сад гулять водил. E lo porta al Letnij Sad. 10
IV. IV
Когда же юности мятежной Finché vennero anche gli anni
Пришла Евгению пора, Dell’inquieta giovinezza,
Пора надежд и грусти нежной, Dei bei sogni, e i primi affanni,
Monsieur прогнали со двора. E Monsieur fu licenziato.
Вот мой Онегин на свободе; Ecco libero il mio Onegin:
Острижен по последней моде; Pettinato au dernier cri,
Как dandy 8 лондонский одет - Abbigliato come un dandy,
И наконец увидел свет. Finalmente in mezzo ai vip.
Он по-французски совершенно È perfetto il suo francese,
Мог изъясняться и писал; Sulla bocca e sulla carta,
Легко мазурку танцевал Balla a tempo la mazurka,
И кланялся непринужденно; Sa inchinarsi disinvolto;
Чего ж вам больше? Свет решил, Cosa più? Lo stimò il mondo
Что он умен и очень мил. Bel ragazzo, e intelligente.
9 Uno dei tanti religiosi fuorusciti in seguito alla Rivoluzione.
8 Dandy: elegantone. [NdA] 10 Il Giardino d’Estate, il parco della San Pietroburgo “bene”.
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V. V
Мы все учились понемногу Tutti noi, poco alla volta,
Чему-нибудь и как-нибудь, Qualche cosa s’è imparato –
Так воспитаньем, слава богу, E ci basta, grazie a Dio,
У нас немудрено блеснуть. Per brillare in società.
Онегин был, по мненью многих Stando ai giudici più arcigni
(Судей решительных и строгих) Era Eugenio un giovanotto
Ученый малый, но педант: Istruito, ma un po’ snob:
Имел он счастливый талант Conversando aveva il dono
Без принужденья в разговоре Di sfiorare ogni argomento
Коснуться до всего слегка, Con finezza, senza imporsi.
С ученым видом знатока Quando il tema era importante
Хранить молчанье в важном споре Ascoltava serio e cheto,
И возбуждать улыбку дам Per far rider poi le dame
Огнем нежданных эпиграмм. Con un frizzo suo faceto.
VI. VI
Латынь из моды вышла ныне: Più non usa oggi il latino:
Так, если правду вам сказать, Perciò Eugenio conosceva
Он знал довольно по-латыне, Solo quanto, a dire il vero,
Чтоб эпиграфы разбирать, Basta a leggere una lapide,
Потолковать об Ювенале, Dir la sua su Giovenale,
В конце письма поставить vale, Chiuder lettere col vale,
Да помнил, хоть не без греха, E citar, con qualche errore,
Из Энеиды два стиха. Due o tre versi dell’Eneide.
Он рыться не имел охоты Non amava far ricerche
В хронологической пыли Negli annali polverosi
Бытописания земли; Della storia universale,
Но дней минувших анекдоты Ma a memoria conosceva
От Ромула до наших дней Ogni aneddoto, da Romolo
Хранил он в памяти своей. Fino a quelli d’oggidì.
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VII. VII
Высокой страсти не имея Gran passione non provava
Для звуков жизни не щадить, A guastarsi l’esistenza
Не мог он ямба от хорея, Per la musica dei versi:
Как мы ни бились, отличить. Per lui - in barba a ogni mio sforzo -
Бранил Гомера, Феокрита; Anche i giambi eran trochei.
Зато читал Адама Смита, Biasimava Omero, Teocrito;
И был глубокий эконом, Adam Smith però leggeva,
То есть, умел судить о том, E era un fine economista,
Как государство богатеет, Cioè sapeva giudicare
И чем живет, и почему Come prosperi uno Stato,
Не нужно золота ему, Di che viva, e perché l’oro
Когда простой продукт имеет. Non sia affatto necessario:
Отец понять его не мог Basta aver materie prime.
И земли отдавал в залог. Suo papà non ci arrivava
E le terre ipotecava.
VIII. VIII
Всего, что знал еще Евгений, Non ho tempo ora di dirvi
Пересказать мне недосуг; Le altre cose che sapeva;
Но в чем он истинный был гений, Ma in una era un vero genio,
Что знал он тверже всех наук, Una scienza in cui eccelleva
Что было для него измлада Più che in tutte le altre scienze,
И труд и мука и отрада, Quella che, fin da bambino,
Что занимало целый день Gli fu assillo, croce e gioia,
Его тоскующую лень, - Che occupata gli teneva
Была наука страсти нежной, Tutto il giorno la sua noia
Которую воспел Назон, Malinconica: la scienza
За что страдальцем кончил он Della tenera passione,
Свой век блестящий и мятежный Quale Ovidio la cantò,
В Молдавии, в глуши степей, Per cui martire finì
Вдали Италии своей. La brillante e inquieta vita
Nelle steppe di Moldavia,
Dall’Italia sua lontano.
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