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BENEDICTI DE SPINOZA
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ETI-IICA
ORDINE GEOMETRICO DEMONSTRATA
TESTO LATINO
CON NOTE
01
GIOVANNI GENTILE
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BARI
GIDS. LATERZ.A & FIQLI
TJ.POGRAF I-EDI'rOH 1-LlDH hl
1915
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PHOPRl!ll'l'À l,ETTlllRAII IA
AYRlt,.R MCMX\! - U2tl3
PREFAZIONE
I.
L'Etica è il capolavoro di Spinoza, non solo perché
la sua opera più perfetta, ma anche perchè la sola in
cui abbia forma sistematica la sua filosofia. La crono
logia stessa ricollega l'Etica a tutti gli scritti dell'au
tore, come centro costante del l:!UO pensiero nel periodo
della sua attività letteraria. La qttale incomincia col
Korte Vei·handeling van God, de Mensch, en deszelfs
Welstand (Breve trattato di Dio, dell'uomo e della sua
felicitcì), in olandese (i), che è, si può dire, il germe,
se non il primo abbozzo dell'Etica, scritto nel 1660, o
al cadere dell'anno avanti (2), e finisce col T1•actatus
(1) Questo 'rra.tta.to pubblicato la prima. volta. dal v. V1oten nel
suo Swpple;1rientwrnA d B. de Spinoza-e Opera qt,ae 8upet·sunt omnia (Am
.<;terdam, 1862) fn tra.dotto in tedesco, in séguito a una nuova. revisione
dei due mss. in cui c'ò rima.sto, e illustrato da. Oan. SrnwAnT, B. de
Spirwzas K14t·zer Tractat, Tiibingen, 1870. Koi citeremo nelle Note l'ec
cellente traduzione fatta.ne in francese recentemente, con l'aiuto de]Ja.
riduzione in olandese moderno di W. Meijer (Amsterdam, 1899), da.
On. A.Pru1n1n el t. 1 del!' Oeum·es de Sp. trad. et annotées (Parìs, Gar
nier, s. a.).
(2) J. FRRUDENTUAL, Spinoza, &in Leben ti. s. Lelwe,1 (Stuttga.rt,From
ma.n, 1904) p11. 99, 101-6; cfr. ArPrrHN, Not-ù:e,p rem. a.lla sua traduzione,
pp. 18-20.
Vl PHJWAZIONI~
politicus, troncato dalla morte, nel quale lo Spinoza, per
desiderio de' suoi amici, attendeva a svolgere i principii
politici toccati nell'Elica. Tra il 1660 e il '77, quando
mori, cade la pubblicazione dei due soli libri non po
stumi dello Spinoza. Nel '63 egli lascia pubblicare da uno
scolaro il suo trattato seolastico C) Renali des Cai·tes
Principiorurn Philosophirte pars f. et Il. more geome
trico demonsb·atae con l'aggiunt.a dei Cogitala meta
physica, in quibus dif!ìcilioi·e.~, quae tam in "'parte
metapltysices genei·ali quarn speciali occw·1·u11t,7 uae
sliones bt·evite,· explicanlur, ma non senza far avver
tire nella prefazione che egli si era lirnit,ato ad esporre
meras Cw·tesii sententias illal"ltn1que demonslrationes,
p1·out in illius SCl'iplis 1'eperiw1fu1·, aut quales ex fun
damentis ab illo jaclis pe1· legitirnam co,isequentia.m
deduci debebanl; e soggiungere espresse riserve rispetto
a taluni problemi fondamcnt.i.li, che nell'Elica avranno
infatti soluzioni opposte a quelle di Cartesio (2). E nel '70
dà ~ila luce, anonirµo, il Trar.tatus theologico-politicus,
che è una pareu tesi o appendice dell'Etica, nato dal de
siderio di sottrarre la filosofia allo spirito d'intolleranza
religiosa destatosi anche in Olanda col prevalere della
riforma calvinista e mescolatosi al fermento dei fieri
contrasti politici, che laceravano allora quel popolo.
Sperava con esso Spinoza di assicurare quella libertà
(1) Scritto ad uso di un giovane ohe coabitava con lo Sp. 11 Rijn
aburg, e a cui lo Sp. insegnava filosofia: 11111p oiché sembrava.gli• nimis
o.clhoc puer paru.m et sibi consta.o~, et magia novite.tis q=m verita.tis
studiosus • pregava Sp. gli amici suoi• ne ipsi meas opiniones com
mu.nicetis nisi obi a.d ma.turiorem aeta.tem pervenerit, (Lett. 9). E però
oom'egli stesso dice (Lett. lll), dettava qnesta riduzione dei Principii
oa.rtesie.ni a. questo giova.ne, • quem meas opiniones aperte dooere
nolebam ,.
(2) Cfr. Note 11 88 e u, 23.
l'Bffl'.FAZIONID VII
di pensiero che era il bisogno più potente del suo
animo (1) e insieme un aspetto essenziale di quella
suprema libertà della mente, in cui, secondo l'Etica,
l'uomo s'immedesima intelleLtualmente con Dio e si
compie e chiude il circolo della realtà universale come
processo divino.
Aveva appena abbozzato nel Breve Trattato il suo
pensiero, e già ne riprese a svolgere sistematicamente il
sistema, rifacendosi da una trattazione preliminare della
teoria del conoscere e del metodo proprio al suo modo
d'intendere la filosofia. È infatti della fine del '61 una
sua lettera ttll'amico inglese Enrico Oldenburg, che ci
fornisce un'importante notizia del nuovo lavoro al quale
attendeva allora il filosofo.
L'Oldenburg· gli aveva 9omandato che cosa egli pen
sasse della origine delle cose e del loro rapporto con
la causa prima; e Spinoza rispondeva: De hac re et
etiam de emendntio11e intellectus integ1·um opusculum
cornposui; in Cttjus deso1'iptione et emendatione occu
pafos sum. Sed aliquando ab opei·e desisto, qu'ia non
dum ullurn ce1·tum habeo consilium cfr·ca ejus editio
nem. Esitava, percbè aveva orrore delle risse dei teologi,
che si sarebbero probabilmente adombrati di quelle parti
della su_a operetta dov'egli dimostrava essere c1•eature
di Dio molti degli attributi, che essi ascrivono a Dio,
e attributi invece talune di quelle che essi considerano
come creature; e dove non separava Dio e la natura a
quel modo che tutti fanno. Ora è stato osservato che
il trattato, al qu1:1,lcq ui s'allude, non può essere altro
che il De emendatione intellectus, pubblicato nella forma
(1) Cfr. la celebre lettera del 80 marzo 1673 con cui egli riflutò
l'o:B:'ertagli cattedra di filosofia ad 1:1.eidelberg.
vm PREFAZfONE
frammentaria, in cui lo lasciò l'autore, tra le Opere po
stume. Il frammento che ne abbiamo, non contiene se
non un abbozzo di gnoseologia e di metodo; ma vi é
detto che poi, a suo luogo, vi si sarebbe trattato della
natura di Dio, dell'unità dello spirito umano con l'uni
verso, dell'origine della natura, dell'estensione, della co
noscenza delle cose particolari e della conoscenza del
l'esistenza dedotta dall'essenza: tutta quella dottrina,
che l'autore designa nelle note aggiuntevi come rnea
philosophia (1). E questa sua filosofia non più esposta
nel De emendatione intellectus, lasciato a mezzo .per le
difficoltlt, a oui lo Spinoza si trovò incontro lungo la via
per cui s'era incamminato, indirizzata a raggiungere il
concetto dell'essenza di Dio partendo dalla critica della
cognizione; che era la via percorsa dal Descartes nelle
Meditazioni, e che lo Spinoza condannerà ripetuta
mente (2 come via disperata e senza uscita; quesfa
)
stessa filosofia, venuto a.Ila chiara coscienza della str.ut
tura logica, rigorosamente razionalistica e matematiea
del proprio pensiero, lo Spinoza si accinse a trattare in
quella forma, di cui il Descartes aveva dato un saggio
nelle Ragioni che provano l'esistenza di Dio e la di
stinzione che è fi"a lo spii·ito e il corpo dell'uomo
disposte in modo georneti·ico (3), e che egli stesso diede
nel 1663 alle prime due parti dei Principii di filosofi.a
cartesiani.
Vi si accinse a. Rijnsburg, villaggio a poche miglia
da Leida, dove il filosofo, per desiderio di tranquillità,
(1) FRKUDl'.NTHAt, op. cit., p. 108.
(2) Cfr. Eth., r, prop. 10, sch. ult. e Note n, 2.'3.
(3) .R,ig-ion·i aggiunte alle .Ri11postea lle eeconde obbie~oni. Sono tra
dotte in R. DESCAJtTES, Disc. sul Met. e Medit. filos., trad. Tilgher (in
questa collezione), 1, pp. 208-30.
PREt'AZlONI'l ll(
si ritirò al princ1p10 del 1660 e dimorò fino all'aprile
dr! '63 (tornandovi poi a passare l'inverno l'anno sc
gnente). Li cominciò a stendere l'Etica, e via, via ebc
credeva d'ayer dato a quah.:he parte di essa una forma
com·enientc, la cornnnic:ava al cin·olo di fidi amici e
disC"epoli, c:he aveva lascin.ti ad Amsterclitm ansiosi di
seguire ogni progresso del l:iUO pensiero. Il 24 febbraio
del '63 il buon Simone de Vl'ics gli scriveva:
Quamvis autem corpora ab invicem tam longe divisa sint,
animo tamen saepissime praesens adfuisli meo, praesertim
tuis in scriptis cum versor, manibusque en tracto. Sed cum
nohis collegis non omnia sati.s clara appareant (ideoque ite•
rum collegii initium fecimus), neque me tui immemorem esse
putes, animum ad hasce litteras scrihendas appuli.
Colleg~um quod nttinet, oo instituitur modo: unus (sed
sune cniquo vices) perlegit, pro suo conceptu explicat, por•
roque omnia demonstrat, secundum tuarum propo::;itionum
seriem ac or<linem; tum si acciclat, ut alter alteri satisfocere
non possit, operae pretium esse duximus, illud annotare, nL
que arl te scribere, ut, si possibile, uobis clflrius reddntur,
et duce te contra superstitiose religiosos Christianosque veri
ta.tem defondere, tnm totius impetum mundi stare possimus.
Avevano consulta t.o l' Eurlide del Borrelli e altri au
tori intorno al c:oncetto della definizione, di cui non erano
ben chiari; o ora si rivolgevano allo stesso Spinoza, poi
chò negli scrittol'i veduti a vevan trovato opinioni di
vcr:se, nè scorgevano nettamente la distinzione tra as
siomi e detinizioni. E schiarimenti desideravano sulle
definizioni della sostanza e dell'attributo, cbe formavauo
allora una definizione sola, nonché sul principio dello
scolio alla IO• prop. della pitrte 1, che id. De Vries cita
come 3° scolio della prop. 8•. E da ultimo egli ringl'a
ziava il filosofo degli scritti comunicatigli, che a lui
avcvan procurato piacere grandissimo: secl polissimitni
X l'RK~'AZIONE
sclwlium pt·op. 19 e), <·be pure possa essere(') quello
della prop. 29a della, definiti va redazione.
Al principio, dunque, del 'G3 buon tratto della prima
parte dell'Elica era scritto. Ma l'autore doveva esservi
atlorno fin dall'estate del '6 l. Abbiamo infatti di nllol'a
una risposta dello Spinoza al suo amico inglese Enrico
Oldenburg, cbe poco prima era stato a visitarlo a Rijn
sburg, e Spinoza gli aveva acccnnnti alcuni dei con
cetti fondamentali della sua filosofia: sui quali l'Olden
burg continuò a pensare, e tornava a chiedergli da
lontano qualc'he spiegazione. Il filosofo nella risposta,
compendiata la sua, dottrina intorno alla definizione di
Dio, e alla sua esistenza dedotta dalla sua stessa defini
zione, si 1·estringe a fermare l'atte11zio11cd ell'Oldcnburg
su tre punti: 1° che in natura nou vi possono essere due
sostanze differenti per tutta ln. 101·0 essenza; i>• che la
sostanza non può esser prodotta, ma è proprio della sua
essenza, di esistere; 3° che ogni sostanza dcv'essern -i,)
fiuita ·ucl sno genere; parendogli cbe queste tre propo
sizioni potessero bastare a indicare la mi:-a a· cui ten
dev-a il suo pPnsicro, purchè si ponesse mente alla sua
definizione di Dio come essere che consta di infiniti
attributi, ciascuno dei quali infinito nel suo genere.
E soggiungeva: Ut aulem luU!c cla1·e et b1·eviter de
r,wnstral'em, nihit melius potui exc()giLa1·e, nisi ut ea
more geomelt'ico p1·obata ea:amini Lui ingenii subji
ce1·em; ea, ilaqu,e hic separalim rnitto (3 Parole nelle
).
quali gli editori delle Ope1·ep ostume (1677) videro ac
cennato il principio della prima parte dell'Etica fino
alla 4a proposizione (4
).
(1) Lett. 6 e cfr. Lctt. 9.
(2) Cfr. F1sc11~:n,O esch. d. n. P!iilos., ,,., Spinoza, p. 213.
(3) 1...ett.2 .
(4) Opera postltuma, p. 398 n.
PREFAZIONE X.I
Il primo gett<;>d elle prime pagine dPll' Etica risale
pertanto all'estate df'l 1661. Nel '63 quelle pagine, co
municate due anni prima all'Oldenburg, eran diventate
il priino nucleo di una tratLazione sistematica, che non
si potrebbe dire fino a qual pnnto fosse precisamente
arrivata. Ma dne anni dopo s'incontrano nel carteggio
altri accenni, che fan pensare essere allora la pt·ima
redazione dell'opera vicina al termine. Il 13 marzo
1665 lo Spinoza scriveva a Guglielmo v. Blyenbergh:
Per justum na.mqne eum intelligo, qui constanter cupit,
ut unusquisque, quod suum est, possideat; qu::un cupiclitatem
ego in mea Ethica (oecdum edita) in piis ex clara., quam
de seipsis et Deo habent, cognitione necessario originem
ducere, demonstro (1); •
riferendosi evidentemente alle dimostrazioni che seguono
rispettivamente alle propp. 35-37 della parte IV. La quale
non era allora quarta; poiché nel gtugno lo Spinoza a
un altro amico poteva dire:
Quod ad 3am partem nostrae philosophiae attinet, ejus ali
quam brevi Yel tibi, si translator esse Yis, vel amico de
Vries mitram. Et quamvis decreveram nihil mittere ante
quatn eam absolverem; tamen, quia praeter sententiam lon
gior evadet, 11010 eos nimis diu detinere. Mittam usqne ad
,.80propositioncm circiter (2).
Dove è da notare che quesla terza parte non è la
terza dell'opera nella sua ultima forma, in cui son cin
que le parti, ma la terza conta solamente 59 propo
sizioni; e già s'è veduto che nel marzo era raggiunta
quella che è la 37a proposizione della parte IV della
(1) Lea. 23.
(2) Lett. 28.
XII PltlllFAZTO!s'E
11ostra Etica. Onde assai probabile è che nel primo di
segno dell'opera. essa fosse divisa in sole tre parti, e che
l'ultima di queste fosse destinata a svolgere tutta la ma
teria degli affetti e del dominio che può acquistare so
pra di essi l'intelletto (ossia tutta l'etica propriamente
detta) spezzata più tardi in tre parti, perchè riuscita
praeter sententiam longior (1). Si noti altresi che la
propr. 37a della parte 1v va al di la della prop. 80• ri
cordata nella lettera del giugno, e che doveva perciò,
nell'intervallo tra le date delle due lettere testé citate,
essere stata già superata di buon numero di proposi
zioni; e poichè, a calcolare da quello delle tre pal'ti ul
time della nostra Etica, dopo la i37a della parte IV non
ne restavano più da dimostrare che 78, è ragionevole
congettura (2) che tra quelle già dimostrate vrima del
giugno e le altre potutevi aggiungere nei mesi succes
sivi, tutta la prima redazione dell'Etica poté essere com
piuta, o qunsi, dentro queU'anno 1665.
Se non che nel S(;\ttembre o ottobre dello stesso anno
lo Spinoza lavorava già al Ti•attato teologico-poÙtico (3);
e non possiamo più dire quando l'autore ritornasse sul-
1'E tica. Il T1·attato bensì pubbUcato nel '70 potè essere
finito molto prima.
Ma, prima o dopo il '70 che lo Spinoza rimettesse le
mani all'opera maggiore. per darle forma definitiva,
certo egli, a causa delle persecuzioni suscitategli contro
dal Trattato, per un pezzo, dopo che ebbe pronta l'Etica,
non poté pensare a darla alle stampe. Da anni tuttavia
(1) Mi accordo in questo col F1uiuu&NTUAt, 1~.1 51. L' ÀPPODN (SPINOZA-,
Ethique, texte /atin ... trad. noiiveUe, nolice et notes, Paris, Garnier, 1909,
pp. 9-10, _preferisce pensare che fin da principio la parte v fosse distinta
daJJa teoria. degli ai:fetti; e che tutte le parti quindi fossero quattro.
(2) V . .F1smrnn.,p . 208.
(il) Lett. 80.