Table Of ContentDislesia…
ah no scusa,
Dislessia
Le sfide di noi ragazzi
nella scuola e nella vita
di Anna Rosa Confuorti
Anna Rosa Confuorti
DISLESIA...
AH NO SCUSA,
DISLESSIA
Copyright © Anna Rosa Confuorti
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge
e a norma delle convenzioni internazionali.
Prima edizione novembre 2015
Codice ISBN: 9791220005715
Grafica: Milani Design
Indice
DEDICA 6
SCOPO DEL MIO LIBRO 7
CHI SONO I RAGAZZI CON DSA 9
LE INTERVISTE: LE TAPPE DEL MIO LAVORO 12
Intervista 1
Sophia: la scuola americana 14
Intervista 2
Giovanni: parliamo dei “buchi neri” 23
Intervista 3
Margherita: gli strumenti compensativi 31
Intervista 4
Chiara: confondo le lettere e i numeri 37
Intervista 5
Eugenio: ho sempre scritto bene 44
Intervista 6
Sara: una storia scolastica diversa 56
Intervista 7
Simona: ehi, dislessici, ehi, disle’ ! 66
Intervista 8
Luca: sono l’unico dislessico in famiglia 75
Intervista 9
Michele: io studio informatica 89
Intervista 10
Carlo: in fisica ho un voto pieno 93
Intervista 11
Jessica: non riesco a fare l’esercizio 101
Intervista 12
Paolo: ho imparato ad esporre 108
Intervista 13
Alberto: il sistema è sbagliato 116
Intervista 14
Filippo: mi sono sempre arrangiato 123
Intervista 15
Valentina: non siamo uguali per niente 134
Intervista 16
Pietro: l’unica possibilità è menarli 140
Intervista 17
Charlotte: una persona adulta 148
ESPERIENZE E TESTIMONIANZE 154
Presidente AID Sessione di Milano, Lorena Mariani 155
Logopedista, dottoressa Paola Orlando 158
Logopedista, dottoressa Enrica Veronesi 159
Docente di lettere e referente DSA, prof.ssa Gemma Goglio 161
Professoressa di lettere, Gioia Cottino 163
Una mamma, Cristina 164
Un papà, Mario 166
Professoressa d’inglese tutor DSA, Miss Sharon Biellik 167
Neuropsichiatra infantile, dottoressa Maria Matilde Ziliani 168
Psicologa tutor DSA, dottoressa Silvia Dal Canton 169
Psicologa tutor DSA, dottoressa Daniela Danesi 170
RINGRAZIAMENTI 172
Dedica
Dedico questo libro a mio padre che mi è sempre stato accanto,
in un modo o nell’altro, che è sempre stato la mia ispirazione
in tutto quello che faccio e che ho fatto (anche se lui questo
non lo sa). Lo dedico a lui e al nostro amore perfetto, pur con
tutte le sue imperfezioni.
Dedico questo libro a mia mamma che mi ha sempre spronata,
incoraggiata e sostenuta con tutto il suo amore e tutta la sua
potenza vocale. Grazie a lei e alla sua amorevole empatia
affronto quotidianamente con coraggio e convinzione la mia vita
(e questo lei lo sa).
Dedico questo libro a quelle due simpatiche pesti dei miei fratelli
Antonio e Nicola, senza i quali la mia vita sarebbe molto noiosa
e vuota (anche se essere lasciata in pace, certe volte, non sarebbe
tanto male!).
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Scopo del mio libro
Caro lettore, vorrei iniziare con lo spiegarti cosa significa
questo libro per me.
Ho deciso di intraprendere questo progetto, che adesso è
diventato molto di più di una sequenza di pagine e parole, perché
mi sono accorta di essere ora più consapevole di tante situazioni
e difficoltà.
Adesso questo libro è diventato come uno specchio attraverso
il quale io personalmente, da ragazza dislessica, mi rivedo in
ognuno dei ragazzi con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento),
che ho avuto l’opportunità di intervistare e conoscere meglio.
I ragazzi che ho intervistato hanno un’età tra i 12 e i 23 anni.
Vivono in città diverse con un passato molto differente tra di loro.
Lo scopo del mio libro è anche quello di mostrare alle persone che
cos’è e cosa vuol dire veramente essere dislessico in un sistema
scolastico che ancora oggi fa fatica ad accettare alcune diversità
tra le persone.
Quello che vorrei raggiungere non è suscitare le compassionevole
comprensione di chi legge per poi sentirmi dire: “Ah, poverina,
hai veramente una vita difficile. La dislessia è un vero peso per voi
ragazzi.” Il mio scopo ultimo è quello di far capire che tipo di
persone siamo, la forza che c’è in noi, quella forza interiore che
ci dice di non arrenderci mai e la volontà di andare avanti
mostrando a tutti chi siamo veramente. Io nella mia vita ho avuto
tanti ostacoli: scuole che non mi volevano accettare perché ero
una DSA, per non parlare delle lotte che ho dovuto affrontare
dopo essere riuscita ad entrare in una scuola insieme ad altre
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difficoltà che mi ha posto davanti la dislessia e che soltanto
il tempo e il duro lavoro potevano superare.
Adesso ti starai domandando che tipo di difficoltà, così fuori dal
comune, possa aver affrontato una ragazza della mia età o anche
più giovane. Beh, è per questo che ho deciso di raccogliere
le testimonianze e far conoscere la realtà e le situazioni vissute.
Questo è un libro di ragazzi pieni di speranza, non di ragazzi
afflitti e abbattuti dalla vita. Questo progetto ha anche come
scopo quello di far conoscere a tutti cosa vuol dire realmente
essere DSA in un sistema scolastico che, ribadisco, non sempre
lo accetta o fa solo finta di farlo.
Attraverso il mio libro voglio dare forza a noi ragazzi dislessici,
contribuendo a togliere una volta per tutte questa etichetta
che spesso ci è data: il pigro, il facilitato, il copione. Vorrei
semplicemente sfatare l’idea che la dislessia sia una forma
di disabilità o malattia ed evidenziare il fatto che questa nostra
difficoltà debba condizionare chi siamo e le nostre potenzialità.
La dislessia non é ciò che ci definisce, siamo noi che la definiamo
attraverso il tipo di persona che siamo e le nostre aspirazioni.
Caro lettore, spero che tu potrai capire almeno un po’ di più
quello che voglio trasmettere e che proseguirai a leggere e anche
a conoscere i pensieri e il modo di ragionare di questi ragazzi pieni
di personalità che ho intervistato con tanto piacere, assicurandomi
di non togliere neanche una virgola al loro discorso per fare in
modo che il loro pensiero venga percepito nel modo più autentico
e completo.
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Chi sono i ragazzi con DSA
In Italia gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento
(DSA), dalla scuola primaria alla secondaria superiore, sono poco
più di nove milioni, quindi la difficoltà scolastica riguarda quasi
due milioni di noi ragazzi, il’5% della popolazione scolastica
italiana.
Nel linguaggio comune i nostri problemi sono raggruppati in
un termine generico, “difficoltà di apprendimento” che non ha,
in ambito scientifico, alcun significato preciso. Invece, il termine
”Disturbo Specifico dell’Apprendimento” individua precise
problematiche all’interno del processo di apprendimento,
che sono quasi sempre congenite e hanno alle spalle una vasta
ricerca scientifica nel settore, dalle quali poi segue la diagnosi.
I principali disturbi specifici dell’apprendimento sono:
Dislessia - disturbo della lettura
Disgrafia - disturbo della scrittura
Disortografia - disturbo di apprendimento dell’ortografia
Discalculia – disturbo di apprendimento della matematica
Disturbi relativi alla memoria - concentrazione, scelta e utilizzo
di strategie cognitive.
Oggi la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo dei bambini
dislessici si pongono con importanza primaria ai professionisti del
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settore socio-sanitario. Accanto a ciò l’Italia deve colmare
il ritardo normativo e organizzativo che sconta rispetto a molte
nazioni europee e nordamericane. Per diminuire questo “gap”
la prima condizione in assoluto è che gli insegnanti siano
preparati e formati in materia di dislessia, e in particolare che
siano consapevoli che ognuno di noi dislessici ha un diverso stile
di apprendimento al quale è necessario adeguarsi. Come
conseguenza di ciò è necessario che siano flessibili e disponibili
a mettersi in gioco, empatici e ben disposti nei confronti dei
propri alunni con problemi di DSA e che non considerino
lo studente pigro e distratto.
Normalmente accade che uno studente con DSA sia scambiato
per uno studente svogliato, ma ci sono differenze ben precise
tra i due.
Lo studente pigro, che non studia per mancanza di voglia, in
genere si aspetta i risultati negativi, considera la scuola come una
cosa imposta da frequentare e da finire il prima possibile.
Lo studente dislessico che studia e che vede che non vengono
rispettati i suoi diritti nel poter usare gli strumenti compensativi
adeguati alle sue difficoltà, cioè non gli viene consentito di
esprimere appieno la sua preparazione, fallisce nelle verifiche pur
essendo ben preparato e vede questo fallimento inatteso
e ingiustificato. La conseguenza diretta è una forte caduta
dell’autostima, e l’eventuale abbandono scolastico perché viene
vissuto come un fallimento personale.
Quando un ragazzo con DSA è posto davanti, insieme alla sua
famiglia, a dover scegliere in quale indirizzo liceale iscriversi
succede che la scuola superiore viene scelta non in base ai suoi
desideri rispetto alle materie e alle sue idee sulla professione
futura, ma in base al fatto che quella scuola sembri dare una
maggiore garanzia di accettarlo e/o sembri più facile rispetto
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Description:personalizzato. Alla fine anche questo non mi sembra il metodo più giusto. Nella mia scuola ideale si dovrebbero sapere le cose, saperle bene