Table Of Contentguida [breve]
il museo di
capodimonte
redazione
maria sapio
art director
enrica d’aguanno
impaginazione referenze fotografiche ringraziamenti
francesca aletto archivio fotografico ornella agrillo
soprintendenza speciale per umberto bile
il patrimonio storico, artistico angela cerasuolo
ed etnoantropologico e per il brigitte daprà
polo museale della città lucio fiorile
di napoli, luciano basagni paola giusti
responsabile coordinamento sergio liguori
fernanda capobianco mariaserena mormone
© copyright per le immagini marina santucci
ministero per i beni e le mariella utili
attività culturali
un ringraziamento speciale a
fabrizio vona
arte’m linda martino
è un marchio registrato
prismi
editrice politecnica napoli srl
certificazioni
qualità
ISO 9001: 2008
etica SA 8000: 2008
www.arte-m.net
stampato in italia
printed in italy
© copyright 2012 by
prismi
editrice politecnica napoli srl
tutti i diritti riservati
all rights reserved
Sommario
6 Presentazione 127 L’Appartamento reale
Fabrizio Vona 141 La Galleria delle
porcellane
9 Il Museo di Capodimonte 146 La collezione De Ciccio
153 L’Armeria farnesiana
12 Il Bosco di Capodimonte e borbonica
160 Il salone Camuccini,
18 piano terra la “Gran Galleria”
e piano ammezzato
19 L’Auditorium, 166 secondo piano
la sala Sol LeWitt, 167 La Galleria delle arti
la sala Causa a Napoli dal Duecento
21 I manifesti Mele al Settecento
24 Il Gabinetto dei 218 La collezione d’Avalos
disegni e delle stampe
30 L’Ottocento ‘privato’ 230 terzo piano
231 La Galleria
38 primo piano dell’Ottocento
39 La Galleria Farnese 234 L’arte contemporanea
56 La collezione Borgia 238 La galleria fotografica
92 La Galleria delle
cose rare
Fabrizio Vona
Soprintendente per il Patrimonio Storico
Artistico Etnoantropologico
e per il Polo Museale della città di Napoli
Se c’è un topos che mantiene alta, dal 1738, la reputazione di questo angolo di
universo, malgrado le alterne vicende della storia della città, questo è il Museo di
Capodimonte, luogo straordinario in cui convivono bellezza della natura e opere
d’arte inestimabili. Le raccolte della residenza-museo, ‘cresciute’ intorno al nucleo
della collezione Farnese, distribuite negli ambienti sontuosi della Reggia immersa
in un polmone verde di oltre centoventi ettari, con panorama a trecentosessanta
gradi sul cerchio magico del golfo, non hanno mai smesso, da allora, di conquistare
artisti, manufatti, intere collezioni, sperimentazioni, dinastia dopo dinastia fino
all’epilogo dell’Italia contemporanea: da Tiziano a Parmigianino ai Carracci, al
celebre ‘cofanetto Farnese’ appartenuto al cardinale Alessandro; dalla raccolta del
cardinale Borgia, acquistata dai Borbone nel 1817, alle acquisizioni di epoca post-
unitaria, opere del valore della Crocifissione di Masaccio o del Ritratto di fra Luca
Pacioli di Jacopo dei Barbari; al secondo piano, le testimonianze più significative
dell’arte a Napoli dal Duecento all’Ottocento, Caravaggio, Ribera, Giordano, la
scuola di Posillipo...; fino alla selezione di dipinti, sculture e invenzioni ‘contempo-
ranei’, eseguiti espressamente per Capodimonte, site specific, nel corso degli ultimi
decenni, da artisti di fama internazionale.
Ma l’aspetto più inatteso di questa ‘eccellenza’, quello che più vale sottolineare,
per contrasto con la condizione diffusa, e i pregiudizi, di refrattarietà alla organiz-
zazione della stirpe di Partenope, è la qualità incontestabile ‘di sistema’ dell’offerta
al pubblico, dalla fondazione del Museo fino all’ultimo esemplare allestimento:
6 PRESENTAZIONE
per modernità delle scelte museogra- sponda a nuovi percorsi di valorizzazione,
fiche, cura minuziosa della gestione a costi più misurati e rigorosi.
quotidiana e dei dettagli poche realtà in È il senso di questa “guida breve”, accessi-
Italia e nei grandi circuiti internazionali bile altrettanto per linguaggio, nitidezza
reggono il confronto con Capodimonte. dell’iconografia, formato tascabile, prez-
Dimostrazione controcorrente di come zo. Una sintesi su carta, e on-line, che
si possa, con impegno, intelligenza, ge- parla a tutti, selezionando e documen-
nerosità, sopperire a carenza di risorse, tando l’essenziale, perché il Museo possa
di organico, di contesto. riproporsi come luogo di collettività, di
Ma... in materia di collegamento di que- incontro, di identità che si rinnova nel
sta isola felice al cosiddetto centro storico confronto con la memoria e l’immagi-
napoletano e di divulgazione aggiornata, nazione, incubatore di valore e valori
professionale, innovativa di questo patri- sostenibili, intuizioni, sogni originali.
monio formidabile, il percorso è ancora in Una tessera preziosa, che incoraggia a
larga misura da esplorare. Si parla tanto proseguire nella trasformazione radi-
di comunicazione, nuove frontiere tecno- cale di mentalità e pratiche, tra tutela,
logiche, multimedialità vaghe. ricerca, restauro, servizi al pubblico, cui
Pochi, una minoranza encomiabile per l’etica del mestiere, e l’entusiasmo per
generosità e sobrietà, cercano di spe- la sfida, ci chiama.
rimentare tangibilmente l’intreccio di
‘pubblico’ e ‘privato’ che meglio corri-
PRESENTAZIONE 7
8 TITOLO
Il Museo di Capodimonte
L’avvento sul trono napoletano di Carlo di Borbone (1734-1759), figlio di Filippo V
di Spagna e di Elisabetta Farnese, è cruciale per la città: dopo circa due secoli di
viceregno spagnolo (1503-1707) e trenta anni di dominazione austriaca (1707-1734)
Napoli torna a essere capitale di un Regno indipendente. Il giovane sovrano dà
avvio a un’opera di complessivo riassetto urbanistico.
Sulla collina di Capodimonte, verde di boschi ricchi di selvaggina, circondati
da panorami mozzafiato tra Vesuvio, San Martino e Posillipo, sede ideale per
le cacce, Carlo commissiona a Antonio Medrano la sua reggia (1738). Immersa
in un parco di oltre centoventi ettari – la riserva naturale più estesa della città,
con masserie, stalle, serre – il palazzo è insieme residenza regale per i giorni di
svago e sede espositiva delle collezioni preziose che il sovrano ha ereditato dalla
madre Farnese, i granduchi di Parma e Piacenza. Nelle sale del ‘piano nobile’ viene
allestita una delle collezioni europee più famose e prestigiose del tempo: opere
d’arte impareggiabili e ‘antichità’ rare trasferite a Napoli dalle residenze Farnese
di Parma, Piacenza, Colorno, Roma, dipinti celebri – Mantegna, Bellini, Raffaello,
Tiziano, Carracci – grande statuaria classica romana – il celebre Ercole, la Flora, il
gruppo del Toro Farnese, la collezione di gemme e cammei antichi. Mentre i dipinti
sono collocati a Capodimonte, le opere classiche insieme ai reperti recuperati
dagli scavi di Ercolano (dal 1738) e poi di Pompei confluiranno, con Ferdinando
IV, nel Real Museo Borbonico, oggi Museo Archeologico Nazionale. Non è meno
rilevante l’impegno del sovrano per la nascita di nuove manifatture: prende
IL MUSEO DI CAPODIMONTE 9
forma la fabbrica di porcellana di Capodi- di Nicola Leandro con Gioacchino Avelli-
monte, ospitata nei giardini della Reggia. no e direzione di Bartolomeo Grasso)
Tale sarà il prestigio legato al successo prevede un tracciato ampio e rettilineo
dell’impresa che, in procinto di partire che scavalca, con un ponte di concezio-
per la Spagna di cui eredita il trono (1759), ne innovativa, il vallone della Sanità. A
il re ‘invita’ artigiani e tecnici che la ani- chiusura prospettica la piazza ellittica
mano a seguirlo per esportare la fabbrica del Tondo di Capodimonte. L’Unità d’I-
a Madrid. Gli impianti e i forni napoletani talia segna una tappa importante per la
sono distrutti, ma una delle prime azioni vocazione museografica di Capodimon-
del figlio Ferdinando, appena emancipa- te: il direttore amministrativo di Casa
to dalla tutela paterna, sarà inaugurare Savoia, Annibale Sacco, destina alcuni
una nuova manifattura. Esempi raffinati ambienti del ‘piano nobile’ a ‘galleria’
delle fabbriche, carolina e ferdinandea, di pittori e scultori contemporanei, con
sono esposti nell’Appartamento reale e ampliamenti successivi in seguito
nella Galleria delle porcellane al primo alle acquisizioni sabaude, segnando
piano del Museo. l’ingresso del ‘contemporaneo’ accanto
Lavori di ristrutturazione, di arredo e de- alle collezioni ‘antiche’.
corazione si susseguono nel Settecento: Capodimonte consolida la vocazione di
con il ‘Decennio francese’ (1806-1815, reggia-museo: fino al secondo conflitto
Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, mondiale è la residenza dei duchi d’Aosta
effetto delle conquiste napoleoniche) mentre si ampliano le collezioni di dipinti
e poi con la restaurazione borbonica, il e oggetti d’arte e d’arredo, trasferite a
palazzo diviene teatro privilegiato della Capodimonte dalle antiche regge borbo-
vita di corte e di eventi straordinari. niche: farà sensazione, nel 1866, l’arrivo
Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte dal Palazzo reale di Portici dei pannelli
‘investono’ sulla residenza in collina, in porcellana di Capodimonte che rive-
tanto che, per decisione di Murat (re stivano, da metà Settecento, le pareti
di Napoli dal 1808 al 1815), il sistema di del boudoir della regina Maria Amalia
collegamento con il centro urbano viene di Sassonia (moglie di Carlo), smontati e
trasformato in maniera più funzionale rimontati – nei dettagli più minuti, lampa-
con la realizzazione del ‘corso Napoleo- dario compreso – nell’ala nord della reggia,
ne’ (in proseguimento di via Santa Teresa esempio tra i più raffinati del diffondersi
degli Scalzi, oggi corso Amedeo d’Aosta della moda europea delle ‘cineserie’ tra le
nella parte finale). Il progetto (1807-1809, case regnanti del Settecento.
10 IL MUSEO DI CAPODIMONTE