Table Of ContentBionomia del paesaggio
Vittorio Ingegnoli
Bionomia del paesaggio
L’ecologia del paesaggio
biologico-integrata per la formazione
di un “medico” dei sistemi ecologici
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Vittorio Ingegnoli
Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie per la Natura
Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Università degli Studi di Milano
Milano
ISBN 978-88-470-2040-5 ISBN 978-88-470-2041-2 (eBook)
DOI 10.1007/978-88-470-2041-2
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9 8 7 6 5 4 3 2 1 2011 2012 2013 2014
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The biperspectivable systems view of landscapes, functioning
simultaneously as natural and cognitive systems, and therefore
as a tangible bridge between nature and mind, opens the way
for close cooperation among landscape researchers and scientists
from all other relevant disciplines and professions.
Il doppio sistema interpretativo dei paesaggi, simultaneamente naturali
e cognitivi, che agiscono come ponte fra mente e natura, apre la strada
per una stretta collaborazione fra ricercatori del paesaggio e scienziati
di ogni altra rilevante disciplina e professione.
Zev Naveh, 2001
(Landscape & Urban Planning 57)
Presentazione
Raramente capita, come nel caso di questo volume, di cogliere già nel titolo l’impo-
stazione culturale e scientifica che l’Autore ha voluto dare alla propria opera.
Appare, infatti, in tutta evidenza la visione che Vittorio Ingegnoli – architetto e
dottore in Scienze Naturali, cultoree docente di Progettazione Ecologica del Paesaggio
– ha del paesaggio: un sistema vivente. Questa visione potrebbe essere considerata
quasi scontata se il paesaggio non fosse trattato in molti, troppi casi, come un’imma-
gine, da studiarsi più dal punto di vista iconografico o iconologico che da quello bio-
nomico, essendo la bionomia la scienza che studia i processi vitali.
Conferire la dignità della vita al paesaggio significa riconoscerne la qualità di si-
stema complesso adattivo e, quindi, le caratteristiche di coevoluzione, di comportamenti
emergenti, d’interattività tra le sue parti, l’ambiente circostante e l’uomo. In altre
parole, significa porsi in consonanza con Ludwig von Bertalanffy (1901-1972) – bio-
logo austriaco, fondatore della Teoria Generale dei Sistemi – e con quanti hanno con-
tribuito al superamento del riduzionismo come, per citarne alcuni, il chimico Ilya
Prigogine, il fisico Murray Gell-Mann e il filosofo-sociologo Edgar Morin. Cono-
sciamo tutti i grandi meriti del riduzionismo nel progresso delle conoscenze; ma,
proprio perché la scienza deriva da un processo sistematico di acquisizione delle co-
noscenze mirato a giungere a una descrizione sempre più dettagliata della realtà fat-
tuale, il superamento con metodo scientifico dell’acquisito ne è parte integrante.
Tullio Regge, il grande fisico-matematico italiano, ha scritto in proposito: “La portata
di una scoperta scientifica non si misura dai risultati raggiunti bensì dai problemi
nuovi che essa apre in un processo evolutivo che pare non aver fine”.
La “Bionomia del paesaggio” di Vittorio Ingegnoli ci coinvolge a pieno titolo in
questo innovativo processo conoscitivo e inserisce l’Autore tra gli edificatori (per la
verità ancora pochi) della “nuova ecologia” scientifica, ben lontana dall’attivismo
ambientalista. Da questo punto di vista l’opera fornisce anche un importante contributo
didascalico e la sua lettura (meglio: studio) dovrebbe informare (nel senso di “dare
forma”) le nuove generazioni di ecologi.
Il volume sostiene il lettore in questo apprendimento evolutivo dedicando il primo
– ma soprattutto il secondo capitolo – a una sintetica, ma rigorosa, illustrazione,
anche storica, dei processi conoscitivi ad esso sottesi. Questi capitoli consentono al
lettore di affacciarsi sulla realtà, così come la conosce (o crede di conoscerla), indos-
sando però un nuovo paio di occhiali che gli aprono orizzonti molto più vasti.
I capitoli che seguono, fino al nono compreso, costituiscono una trattazione siste-
matica del tema (Anatomia e fisiologia del paesaggio, Trasformazioni e patologie,
Analisi della componente vegetale, Analisi faunistica e antropica, Analisi ecologiche
generali, Analisi storica e valutazione del pregresso, Valutazione diagnostica) e forni-
VII
VIII Presentazione
scono allo studioso e al professionista (anche futuro) metodi e strumenti per appro-
fondire le più importanti caratteristiche del sistema complesso adattivo “paesaggio”
al fine di coglierne non solo gli aspetti descrittivi, ma anche quelli vitali ed evolutivi.
A partire dal decimo capitolo (Progetto di intervento) l’Autore, non dimentico dei
propri ruoli di docente e di professionista - presenta alcuni case studyda lui affrontati
nel milanese e nel Trentino. La trattazione è ricca di particolari, chiara ed esaustiva e
rivela la vasta e meditata esperienza di un ricercatore e di uno studioso mai sazio di
apprendere e di applicare.
Concludendo, ritengo un privilegio aver avuto l’occasione di presentare questo
volume e, congratulandomi con l’Autore per il suo importante contributo, auspico
che i lettori siano numerosi.
Milano, giugno 2011 Prof. Ing. Giacomo Elias
Direttore Scientifico AIAS
già Ordinario di Fisica Tecnica, Facoltà di Agraria,
Università degli Studi di Milano
Prefazione
La presente pubblicazione nasce soprattutto dalla necessità di aggiornare il corpus
teorico e applicativo dell’ecologia del paesaggio, a 40 anni dall’inizio degli studi del
sottoscritto. Nel 1971 l’Autore presentò un lavoro dal titolo “Ecologia territoriale e
progettazione” al Congresso Internazionale “Ingegneria e ambiente”, tenutosi al
Museo della Scienza di Milano, che ha rappresentato la base di partenza dei suoi
studi1. In seguito fu invitato2da Francesco DiCastri, responsabile UNESCO del settore
Ecologia, che coordinava da Parigi i primi studiosi dell’ecologia del territorio in
Europa e negli Stati Uniti, di riferire tali studi all’Ecologia del Paesaggio (1985).
Di recente, dopo aver preso atto del degrado odierno del termine “ecologia” e
dopo aver impostato un nuova sintesi teorica sulla base della constatazione che il
paesaggio rappresenta uno specifico livello di organizzazione biologica (2002), ri-
portata nel saggio monografico scritto per l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani
(2010), l’Autore ha deciso di adottare il termine “Bionomia del Paesaggio” (vedi ca-
pitolo 2, paragrafo 2.2) e di proporlo come titolo di questo volume.
È innegabile che si tratta di un lavoro che nasce anche da una serie di proteste.
Dalla ribellione alla mancanza di responsabilità nei rapporti uomo-ambiente che
dilaga oggi in Italia e nel mondo. Dalla ribellione all’analfabetismo scientifico impe-
rante in società che sono sempre più dipendenti dalla scienza e dalla tecnologia.
Dalla ribellione verso la triste e anacronistica incomprensione fra il mondo umanistico
e quello scientifico. Dalla ribellione verso le autorità politico-amministrative che
continuano a rovinare il territorio, ascoltando sedicenti ambientalisti (quantomeno
dilettanti) e non curandosi dei notevoli avanzamenti scientifici in campo ecologico-
paesistico. Dalla ribellione verso uno Stato che considera gli studiosi come inutili,
vessandoli in ogni modo. Dalla ribellione verso i sentimenti di sufficienza e ostilità
che buona parte del mondo scientifico mostra nei confronti della religione e dei sen-
timenti più nobili dell’umanità.
L’impegno scientifico del testo contrasta di fatto una prassi, che non si esita a de-
finire vergognosa, che pone scientificamente ed economicamente fuori giuoco i pro-
fessionisti esperti in ecologia del paesaggio. Le potenziali possibilità di lavoro sono
molteplici, come si vedrà, ma qualsiasi tecnico improvvisato è in grado di vincere
concorsi formalmente del tutto regolari in quanto le leggi danno maggior peso ai
tempi, ai costi e ai riferimenti burocratici, piuttosto che alla scientificità del metodo,
1 Novembre 1971- Giornata Internazionale della FEANI: “L’ingegnere e la natura: l’ingegnere di
fronte al problema della sopravvivenza umana” Museo della Scienza, Milano [comunicazione].
2 In un incontro tenuto nell’ambito della SITE (Società Italiana di Ecologia) all’Università di Parma,
su richiesta di Oscar Ravera.
IX
X Prefazione
quando si tratta di valutazione o pianificazione del territorio. L’Autore si augura che
tali brevi considerazioni possano indurre a decidere che valga la pena leggere quanto
proposto in questo testo.
Lo scopo di una pubblicazione di carattere scientifico, ma con risvolti etici e cul-
turali, è quello di far conoscere a una cerchia di persone, assai più ampia degli studenti
che seguono i corsi di ecologia, l’importanza dell’ecologia del paesaggio nella sua
tendenza “biologico-integrata” o, meglio, la “bionomia del paesaggio”. Certamente
non si tratta di un testo divulgativo, dato che la trattazione della materia, anche se sin-
tetica, è su basi scientifiche. Tuttavia, è auspicabile che questo libro possa interessare
un pubblico più vasto proprio per le implicazioni etiche e culturali che sono legate
alla presente disciplina.
Per esempio, coloro che si occupano di paesaggio nell’ambito architettonico, in-
gegneristico, umanistico e gli amministratori pubblici di una certa responsabilità do-
vrebbero essere interessati perlomeno ai temi applicativi proposti nel testo, in modo
da gestire le problematiche ambientali con principi e metodi innovativi rispetto a
quanto avviene attualmente. Ci si augura inoltre che, fra i docenti delle scuole Medie
Superiori, ci possa essere un interesse riguardo agli argomenti di questo volume, al
fine di illustrare ai loro allievi la necessità di modificare gran parte degli atteggiamenti
odierni verso l’ambiente e l’ecologia e per indicare loro la grande responsabilità del-
l’uomo rispetto al Creato.
Le basi della conoscenza e della saggezza, quindi anche della scienza, non appar-
tengono a uno solo di noi uomini, sono un patrimonio comune e sono antiche come il
mondo. Ma esse vanno continuamente declinate con il proseguire della storia e, so-
prattutto, vagliate nei confronti della verità.
Infine, altre ragioni che hanno guidato la stesura di questo testo sono la constata-
zione che pochissimi conoscono veramente la bionomia del paesaggio e ancora meno
le sue applicazioni; la constatazione che, di fatto, di fronte a scelte politiche e di pia-
nificazione troppo spesso vince solo la mentalità economicistica e burocratica (indif-
ferentemente dal “colore” politico delle amministrazioni); la constatazione di come
una carenza etica ed epistemologica come quella odierna esiga di non limitarsi a in-
trodurre qualche nota a fine lavoro, bensì richieda di dedicare un capitolo introduttivo
specifico all’argomento.
Molti amministratori comunali o professionisti meno edotti sui problemi ambientali
confondono l’ecologia del paesaggio con l’architettura del paesaggio, mentre deve
esser chiaro che si tratta di due discipline solo in parte sovrapponibili, anche se non
limitatamente al campo applicativo, in quanto la diversità sta nei principi e nel metodo.
L’architettura del paesaggio coincide con la progettazione degli spazi esterni all’edi-
ficato, è condotta con criteri prevalentemente visuali, funzionali e tecnologici, e
talvolta mira alla ricerca dell’originalità più velleitaria, della “griffe” di prestigio. La
progettazione secondo l’ecologia del paesaggio segue, invece, principi di ordine pre-
valentemente biologico e cerca di intervenire con l’ottica propria dei medici, cioè di
professionisti capaci di operare su sistemi viventi, quali sono i paesaggi, di operare
quindi come “ecoiatri” come si vedrà più avanti nel testo.
Proprio questo riferimento ai sistemi viventi, che è di centrale importanza, porta a
considerare un diverso rapporto con la sostenibilità, cioè con il concetto di sviluppo
sostenibile. Il potere dell’attuale economia globale, che considera l’ecologia come
sottosistema dell’economia, porta a una convergenza di fatto delle Amministrazioni
Pubbliche verso un concetto di sostenibilità ambientale che al massimo si limita a
porre in relazione sullo stesso piano le note “tre E” del rapporto Brundtland (1987)
Prefazione XI
alla WCED (World Commission on Environment and Development): Ecologia, Equità
socialeed Economia. Tuttavia è indubbio che, essendo il paesaggio un’entità vivente,
in molti casi le “tre E” non possono stare sullo stesso piano: la componente biologica
deve avere la precedenza, per ragioni di salute sia dei sistemi ecologici che del-
l’uomo.
Un esempio significativo in tal senso è emerso qualche anno fa nello studio di
VAS (Valutazione Ambientale Strategica) affidato dal Comune di Capannori (Lucca)
all’Autore. Con il criterio di sostenibilità delle “tre E” sia l’amministrazione municipale
che quella Provinciale, pur appartenenti a schieramenti politici opposti, indicarono,
in pieno accordo, un’area per lo smaltimento dei rifiuti del distretto. Dalla valutazione
emerse che tale area non era compatibile con la struttura e le funzioni del paesaggio
in esame, perché avrebbe rovinato una delle migliori aree agricole rimaste in un
comune ormai industrializzato e inoltre avrebbe impedito la possibilità di sviluppare
una rete ecologica locale necessaria per ristabilire uno stato di riequilibrio ambientale.
Le Amministrazioni insistettero – senza risultato – perché il sottoscritto cambiasse
idea: fu fatto infatti loro presente che un ecologo si deve comportare come un medico:
se poi il paziente (rappresentato in questo caso dalle autorità amministrative locali)
non tiene conto delle prescrizioni e aggrava la malattia, ciò non deve succedere perché
il medico ha accettato di togliere la medicina più amara! È un problema etico.
Non sembra però che l’etica ambientale sia oggi tenuta sempre presente fra gli
amministratori locali (salvo debite eccezioni) e purtroppo anche fra i professionisti
incaricati di redigere le pianificazioni e i controlli VAS. È necessario ricordare che
nel rapporto uomo-natura, il principio di responsabilità non ha alternative, anche se
la fiducia eccessiva nel progressismo e nelle capacità scientifiche e tecnologiche del-
l’uomo fa in modo che oggi tale responsabilità venga – di fatto – molto ridotta. Tanto
più che sta dilagando un relativismo miope, in quanto limitante la ragione, che ha ri-
percussioni persino sulla scienza.
Sovente ci si sente dire dalle Autorità competenti (per esempio, assessorati all’ur-
banistica e territorio): “Noi abbiamo già un nostro metodo, nostri piani territoriali di
riferimento confermati da nostri esperti, quello che lei ci vuole suggerire è solo una
sua visione. Lo dice lei che la nostra gestione del territorio non è in linea con
l’ecologia: è solo un suo parere. Lei, del resto, chi rappresenta?...”.
Risposta d’obbligo: se uno scienziato propone nuovi criteri non lo fa per vendere
idee personali, ma perché, a una verifica scientifica, si dimostra che ciò che oggi
viene fatto per la tutela e la pianificazione del territorio è spesso insufficiente se non
addirittura sbagliato! È necessario, quindi, un chiarimento sia etico che epistemologico,
in modo da poter incitare chi si prepara a gestire le complesse problematiche ambientali
a compiere scelte responsabili nei confronti della Natura come della popolazione.
In questi campi le scelte “politico-amministrative” locali basate sulle cosiddette
“regole democratiche” non hanno senso, hanno un valore assai limitato. Si ricorda
che non è possibile votare a maggioranza una legge, fisica o biologica, che sia vera o
no! Si ricorda, inoltre, che se un ente ospedaliero incontra un medico capace di sug-
gerire nuovi metodi di cura che si dimostrano assai più efficaci e opportuni di quelli
in vigore, tale ente può anche scegliere di non seguire lo studioso, ma si assume im-
plicitamente la responsabilità di agire contro il beneficio dei propri pazienti! Non si
dimentichi, infine, che la tutela della natura significa anche tutela della salute, e non
solo per ragioni di inquinamento. Ambienti alterati, anche se non inquinati, possono
portare seri problemi alla salute umana, come già esposto nel 2002.
Il volume inizia con una Prima Parte (“Premesse disciplinari”) in cui nel breve ma