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9 7888452 92088
RAIMONLDUOL LO
ARTBER EVE
Testo latino a Fronte
Introduzione, traduzione,
note e apparati di Marta M.M. Romano
Presentazione di Alessandro Musco
rt:lS, BOMPTANT
� TESTI A FRONTE
ISBN 978-88-452-9208-8
©2002 R.C.S. Libri S.p.A., Milano
I edizione Bompiani
Testi a fronte ottobre 2002
II edizione Bompiani
Testi a fronte aprile 2010
PRESENTAZIONE
Dell'iRnasiemnosnadtoo,
ovvedreol dliaff erceonmczera i terio•
Di nuovo disse la Memoria: «Ho detto
molte cose di me, e molte altre potrei dire.
Ma da quel che ho detto possono essere
conosciute la mia natura, la mia essenza e le
mie opinioni, posto che l'intelletto sia sottile
e ben fondato con i suoi correlativi distinti, e
non grossolano; poiché dalla sua grossolanità
son resa grossolana anch'io, posto che son
sua conseguenza».
(Il lamento della filosofia, XII, La memoria,
tr. it. Luca Obertello, Nardini, Firenze 1991)
Tra il 1311 ed il 1313, su convocazione di Papa Cle
mente V, in ciò spinto, forse anche oltremisura, da
Filippo il Bello, si tiene a Vienne, in Francia, un difficile
Concilio che ha al centro dell'ordine del giorno la deci
sione sulla permanenza in vita o meno dell'Ordine dei
• Con piacere aggiungo alcune mie considerazioni a questo otti
mo lavoro di Marta Romano che ebbi modo di seguire e leggere, in
prima stesura, sotto forma di tesi di laurea, guidata dal compianto
ed affettuoso amico Cataldo Roccaro, allora titolare di Lingua e
Letteratura Latina Medievale alla Facoltà di Lettere di Palermo e
mio predecessore alla Presidenza dell'Officina di Studi Medievali.
Sono passati alcuni anni perché potessimo vedere in stampa un lavo
ro che, nato da una mia spinta (cosa della quale porto ancora tutta
intera la piacevole responsabilità!) e da una piena collaborazione di
Aldo Roccaro, registrò una eccellente titolarità di Marta Romano
unitamente ad una sua entusiastica adesione agli studi di Lullo.
Studi che lei, letterata e filologa di grinta filosofica, ha portato anco
ra avanti durante gli anni del dottorato di ricerca sotto la guida degli
autorevoli colleghi di Lettere a Firenze ed ancora frequentando il
Raimundus Lullus Institute di Friburgo sotto il magistero di Peter
Walter, Fernando Dominguez Reboiras e Pere Villalba Varneda.
6 PRESENTAZIONE
Templari. È ben noto che i Padri Conciliari decideran
no per la soppressione del potentissimo Ordine dopo
un dibattito non certo semplice né agevole: tante le
testimonianze negative contro i Templari, raccolte
soprattutto in terra latina d'Occidente, ma altrettante,
se non maggiori, le testimonianze favorevoli raccolte
fuori d'Italia e di Francia e soprattutto nelle terre
d'Oriente.
Del resto, anche nel Medioevo, come poi nei secoli
successivi ed ancor oggi ed ancor prima e presumo
ancora dopo, anche l'inchiesta sui Templari non sfuggi
va a tutte le influenze e trasversalità della politica cui
nessuna inchiesta riesce a sfuggire, né forse vuole sfug
gire, soprattutto quando ha come obiettivo il raggiungi
mento della verità, ma di quella vera, di quella oggettiva
e senza alternative. Ed è questo, in genere, proprio l' o
biettivo in nome del quale si sacrifica, quale silente olo
causto, proprio la verità, offerta sull'altare delle tante
verità cui è sempre più opportuno e più conveniente
affidarsi!
A Clemente V, ma ancor di più a Filippo il Bello, che
intanto aveva incamerato e continuava ad incamerare,
con grande sacrificio e profondo spirito di servizio, i
Ma ancora: questo volume segna una forma di collaborazione
culturale ed editoriale tra la Bompiani e l'Officina di Studi
Medievali, già ipotizzata insieme con Giovanni Reale, quando que
sta prestigiosa collana che ospita l'Ars brevis di Raimondo Lullo, era
pubblicata dalla Rusconi. Va un mio grazie sentito e niente affatto
rituale a Giovanni Reale per la sua sensibilità ed alla Bompiani per
aver confermato un impegno ed una collaborazione che, voglio spe
rare, traguarderà oltre questa, pur prestigiosa, occasione.
Di recente, l'Officina di Studi Medievali, unitamente ad altre
ben più prestigiose istituzioni culturali e scientifiche nonché a singo
li studiosi, ha partecipato in Roma, sotto la presidenza del P. Prof.
Alvaro Cacciotti (Pontificio Ateneo Antonianum), alla riunione per
la fondazione del costituendo Centro Italiano di lullismo «E. V
Platzek» che tutti speriamo possa contribuire a sviluppare e pro
muovere gli studi sul pensiero e sull'opera di Lullo.
PRESENTAZIONE 7
beni, soprattutto immobili e fondiari, dell'Ordine dei
Templari, davano molto fastidio le testimonianze favo
revoli all'Ordine. Decise, quindi, di imprimere una svol
ta forte e decisiva al procedimento conciliare che
rischiava non solo di allungare oltremisura i tempi ma
soprattutto di ammorbidire troppo i toni. Allora, sia a
ridosso del Concilio di Vienne, sia durante le varie
Sessioni in cui il Concilio si andò organizzando, Cle
mente V, spinto e pressato da Filippo il Bello, decise di
fare sentire la sua presenza costante e pressante. Come
era giusto fare (e chi meglio di un Papa sa dove sia e
come si amministri il giusto!) la svolta impressa da
Clemente V e da Filippo indusse ad usare sofisticate ma
efficacissime tecniche persuasive: del resto è proprio di
questi anni la redazione di una sorta di modello di
interrogatorio, di canovaccio da seguire dovendo esami
nare presunti colpevoli di atti contro la fede cristiana e
la dottrina di Santa Romana Chiesa Cattolica Apo
stolica che, magari, si rifiutavano di riconoscersi, da se
stessi, colpevoli. Questo regolamento di interrogatorio è
opera del vescovo di Parigi, Guglielmo di Baufet, che
amministra la grande e potente diocesi parigina, tra il
1306 ed 1319, e viene pensato proprio mirando ai
« ...T emplari che hanno sempre negato e negano ...» e
« ... pare bene che vengano interrogati più volte e si fac-
cia grande attenzione se la loro seconda deposizione
differisca dalla prima»1. Questo singolare modello di
tecniche persuasive mirate ad ottenere "spontanee"
confessioni e "convinti" pentimenti, non era di certo
nuovo nella storia degli uomini né sarà l'ultimo: anche
in questo caso, infatti, la confessione era rivolta al bene
del diretto interessato, ad offrirgli una possibilità di
redenzione e di riscatto, a raccogliere il verum che lo
1 Si veda, a proposito di queste Istruzioni impartite dal Vescovo
di Parigi, Le dossier de l'a/faire des Templiers, a c. di G. Lizerand,
Librairie Champion Paris 1923, p. 141 e segg.
8 PRESENTAZIONE
riguardava spogliandolo di tutte le falsità e falsificazioni
con cui l'arroganza del male e del peccato lo avevano
coperto, nascosto e travisato. Su questo sfondo la figura
del pentito e la costruzione, accorata e partecipata, del
pentimento, magari indotta e persuasa da qualche tecni
ca più o meno convincente (ma sempre tale in quanto
indirizzata, appunto, esclusivamente alla ricerca ed
all'esaltazione della verità), è un topos largamente accre
ditato: topos carico di positività ed arricchito dalla forza
il
della prospettiva aperta al futuro che, invece, persiste
re nel male, non consente in alcun modo. E che poi, il
verouttemnu to grazie alla confessione e confermato dal
pentimento non sia verpuerm sé , ma versuolom a ll'in
terno della stessa griglia irrelata di relazioni che la per
suasione e le sue tecniche (quali che siano, più o meno
fisicamente violente o psichicamente intollerabili)
costruiscono, non è di certo elemento che possa guasta
re in alcun modo il risultato ottenuto e pedissequamen
te ricercato dalle tecniche persuasive stesse. Il verèu m
il
sempre altro. Ma su questo discorso sarebbe troppo
lungo e dopo Gorgia credo che molto poco di nuovo
riusciremmo a scrivere o magari soltanto ad elucubrare
sulla persuasione e sulle opportunità che essa, accompa
gnata da "sorella" parola, riesce ad offrire all'uomo
quali suadenti convincimenti.
Che i consigli di Guglielmo di Baufet fossero poi
ben seguiti, anche al di là della diocesi di Parigi (e per la
verità anche al di fuori dell'indagine religioso-giudizia
ria sui Templari) e che avessero una loro notevole effi
cacia, ci è attestato da cronache, atti di processi e, in
modo veramente esemplare, da una testimonianza
deposizione del Templare Almery de Villiers-le-Duc che
il 13 maggio del 1310, dichiara e sottoscrive, innanzi
alla Commissione di nomina pontificia, che è innocente
da ogni reato a lui ascritto ma che è pronto a confessare
ogni cosa di fronte al timore di torture fisiche e di un
supplizio che non avrebbe tollerato.
PRESENTAZIONE 9
E non è certo paradossale né stucchevole la sua
dichiarazione in base alla quale« ... avrebbe confessato e
deposto sotto giuramento, per paura della morte, alla
presenza dei suddetti signori commissari e in presenza
di chiunque, se fosse stato interrogato, che tutti gli erro
ri imputati all'Ordine erano veri e avrebbe confessato,
addirittura, di avere ucciso il Signore se gli fosse stato
chiesto»2• Ma, almeno a stare alle testimonianze ed ai
documenti in nostro possesso, pare che non si sia arri
vati a tanto, lasciando quindi nelle mani d'altri l'omici
dio del Cristo Signore!
Clemente V, qualora ne avesse avuto bisogno per
convincersi, subisce le pressioni sempre più forti di
Filippo il Bello. Riprende tutti gli atti istruttori che il
suo predecessore Bonifacio VIII aveva portato avanti,
senza esiti, contro i Templari: annulla tutti gli Atti che,
sia Bonifacio VIII, sia Benedetto XI avevano formaliz
zato contro il re e comunica l'assoluzione di Sciarra
Colonna e di Nogaret. In cambio, Filippo il Bello rinun
zia a che la memoria di Bonifacio VIII venga formal
mente condannata ed affidata alla storia come una
turpe pagina della Chiesa da dimenticare e da affidare
all'oblio.
L'atto finale che condanna i Templari ha un'imposta
zione del tutto particolare: i padri conciliari di Vienne si
rendono conto che gli atti di Clemente V, fortemente
lesivi e svilenti l'a uctoritas della Santa Sede, sono il
segno inequivoco di un accordo ferreo con Filippo il
Bello, rinunziano quindi ad una difesa ad oltranza dei
Templari ed il 22 marzo del 1312 accettano lo sciogli
mento dell'Ordine ma sulla base di una decisione che
ha una figurazione giuridica più di tipo amministrativo
2 Si veda Le dossier, cit., p. 189 e segg. Alle pp. 155-159 si posso
no leggere le torture, raccontate dal diretto interessato, cui fu sotto
posto Ponsar de Gizy, commendatore di Payns nella Champagne.
10 PRESENTAZIONE
che non piuttosto di una sentenza giudiziaria. Così, il 3
aprile del 1312, nella Cattedrale di San Maurizio, alla
presenza pressocchè dell'intera corte di Francia, si dà
lettura della Bolla Vox in excelso che sopprime l'Ordine
del TempioJ.
Il Concilio di Vienne non si occupa soltanto della
questione dei Templari, anche se essa è certamente il
tema principale attorno al quale si snodano i lavori con
ciliari, né la vicenda dei Templari fa qui, per queste mie
riflessioni, da semplice alienus excursus, come potrebbe
ro magari apparire queste mie battute iniziali, rispetto ad
un mia, forse irrituale, inserzione rispetto alle "fatiche"
di Marta Romano sull'A rs Brevis di Raimondo Lullo.
Ma procediamo con ordine.
Dicevo: il Concilio di Vienne si occupa anche d'al
tro. Anzi, da un punto di vista squisitamente formale,
era stato convocato per altro e non per la vicenda dei
Templari. Si occupa, ad esempio, della necessità di
organizzare una Crociata4.
3 La bolla Vox in excelso è letta e promulgata il 22 marzo del
1312; ad essa seguono la bolla Ad providam del 2 maggio dello stes
so anno che stabilisce a chi assegnare i beni del soppresso Ordine
dei Templari; infine, la bolla Considerantes dudum invita i tribunali
diocesani ad essere non particolarmente duri nel giudicare gli ade
renti all'Ordine e di attribuire loro, nei modi possibili, una pensione
fondata sui beni dell'Ordine stesso.
Il 18 marzo del 1314 Giacomo di Molay e Geoffroy di Charnay
vengono arsi vivi sull'isola della Senna, presso Notre Dame. Vuole la
tradizione che siano morti coraggiosamente, volgendo il loro sguar
do verso l'Oriente. Nello stesso anno, il 20 aprile, muore il Papa
Clemente V ed il 29 novembre scompare Filippo il Bello. Questa
rapida cadenza lascia il campo a non poche interpretazioni.
4 Il dibattito sulla necessità di riprendere la Crociata dopo la
caduta di San Giovanni d'Acri fu acceso e vide impegnati tutti i
sovrani "cattolici" seppure con diverse posizioni su come e dove
dirigere gli sforzi organizzativi e militari. Pare che lo stesso Lullo
consigliasse di far partire la spedizione da Costantinopoli per attra
versare la Siria, impadronendosene, per poi dedicarsi all'occupazio
ne dell'Egitto.