Table Of ContentMONITORAGGIO DELLA CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE IN PRODOTTI
ALIMENTARI: ATTIVITA’ 2008- 2010 DEL POLO ALIMENTI ARPA PUGLIA-BARI
F. Ferrieri; C. Amenduni, N. Battista, A. Brunetti, G. Corte, N. Intini, E. Leonetti, F. Lo Greco,
M. Palma, T. Santoro e F. Fiume
Polo di Specializzazione Alimenti – ARPA Puglia Bari
PREMESSA
Il presente lavoro riporta i risultati del monitoraggio sulle micotossine condotto nel triennio
2008-2010 su campioni presentati al Laboratorio di Bari – UOS Chimica degli Alimenti del Polo di
Specializzazione Alimenti.
Il monitoraggio ha riguardato la ricerca di Aflatossine, Ocratossina A, Deossivalenolo (DON) e
Zearalenone (ZEA) ed essenzialmente è stato effettuato su campioni pervenuti nell’ambito dei
controlli delle merci all’importazione da parte dell’USMAF (Ufficio di Sanità Marittima, Aerea e di
Frontiera), e su campioni prelevati da parte del NAS nell’ambito di particolari campagne di
monitoraggio.
INTRODUZIONE
I funghi filamentosi microscopici, comunemente noti come muffe, possono colonizzare le colture
in campo, le derrate stoccate in fase post-raccolta ed i prodotti trasformati.
In particolari condizioni i funghi appartenenti al genere Aspergillus, Penicillium e Fusarium
danno origine, come prodotti del loro metabolismo secondario, a sostanze tossiche per l’uomo e per
gli animali, note come micotossine.
L’impianto e lo sviluppo delle muffe è influenzato da un ampio spettro di fattori chimici, fisici e
ambientali, avviene sia nella fase di pre- che di post-raccolta e su un numero rilevante di derrate
alimentari non solo di origine vegetale, quali cereali e derivati, semi oleaginosi, frutta (uva, mele),
spezie, olive, caffè, vino, birra, frutta secca ed essiccata (fichi, arachidi, pistacchi), ma anche di
origine animale quali formaggi e insaccati.
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La presenza di micotossine in un alimento come risultato della crescita fungina e della
produzione di tossina direttamente sulla derrata alimentare viene comunemente indicata come
“contaminazione diretta”.
Negli alimenti di origine animale, invece, la presenza delle micotossine o dei loro metaboliti
prodotti dall’animale stesso, è causa del carry over derivante dai mangimi nelle cui formulazioni gli
ingredienti di base sono di solito costituiti dalle parti esterne dei cereali che sono spesso quelle
maggiormente contaminate. In questo caso si parla di “contaminazione indiretta”.
I principali fattori che favoriscono la proliferazione fungina e la produzione di micotossine sono:
elevate escursioni termiche nel periodo di maturazione delle piante, forti precipitazioni al momento
della raccolta, presenza di parassiti, stress idrici delle piante parassitate, errate lavorazioni ed errori
durante lo stoccaggio, la conservazione e la miscelazione. La formazione di muffe e micotossine
può avvenire anche nella conservazione casalinga, in frigo o a temperatura ambiente.
La presenza di funghi tossigeni in un alimento non indica automaticamente la presenza di
micotossine, così come l' assenza dei funghi non significa assenza di micotossine, dal momento che
queste possono persistere nell' alimento anche dopo che la muffa ha cessato il suo ciclo vitale o è
stata rimossa dalle operazioni tecnologiche di lavorazione.
Come si può ridurre il rischio? Esistono alcune strategie che permettono di eliminare o ridurre le
micotossine negli alimenti e nei mangimi e che sono riconducibili a: metodi di natura fisica, come l'
irraggiamento solare e con microonde; di natura chimica, come il trattamento con bisolfito o l' uso
di ammoniaca (vietati in Europa); di natura biologica, come l' uso di microrganismi antagonisti. Ma
questi trattamenti non vengono eseguiti su larga scala o perché economicamente improponibili o
perché non ancora studiati a sufficienza. Un sistema di prevenzione della contaminazione da muffe
e micotossine può essere rappresentato dalla coltivazione di alcune tipologie di piante OGM. Non
sono invece molti i processi tecnologici di lavorazione degli alimenti in grado di ridurre le tossine
eventualmente presenti nella materia prima. Fra le poche: la raffinazione degli oli, la tostatura spinta
del caffè (come quella in uso in Italia), la molitura dei cereali, che porta ad un impoverimento di
micotossine nelle frazioni più interne del chicco e alla concentrazione nelle parti più esterne
(crusca) in quanto le micotossine risultano in genere più concentrate nella parte esterna dei chicchi.
La cottura casalinga, invece, generalmente non ha effetti significativi sulla riduzione delle tossine.
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I PRINCIPALI GRUPPI DI MICOTOSSINE
Il numero delle micotossine note e studiate è andato crescendo negli ultimi anni.
Attualmente sono conosciute più di 300 molecole, ma i reali pericoli per l’uomo e per gli animali
d’allevamento provengono da circa 40-50 composti.
Sono sostanze che presentano tossicità croniche e raramente acute; presentano basso peso
molecolare; sono termostabili; sono ubiquitariamente presenti sul territorio; sono fortemente
caratterizzate da una incidenza di contaminazione stagionale; presentano una tipologia di
contaminazione eterogenea, “a macchia di leopardo”.
A causa della loro enorme diversità strutturale, la gamma degli effetti indesiderati indotti da
questi metaboliti tossici è molto diversificata. Possono avere un’azione genotossica (in grado di
danneggiare il DNA), cancerogena (sono capaci di provocare il cancro), mutagena (possono agire
sui cromosomi alterandone l’informazione genetica) e teratogena (provocano anomalie del feto).
Possono essere classificate, in considerazione dei processi metabolici o dei recettori più vulnerabili
nei vari organi umani e animali, anche come epatossine, nefrotossine, neurotossine, immunotossine
e dermatossine.
Di seguito vengono brevemente riportate alcune informazioni riguardanti quelle micotossine
che, per i loro effetti, sono all’attenzione della Comunità scientifica e delle Autorità governative e
sanitarie.
Le Aflatossine B1, B2, G1 e G2 sono le più pericolose per la salute umana. Sono prodotte dalle
specie Aspergillus Flavus (B1, B2) e Aspergillus parasiticus (B1, B2, G1 e G2) e rappresentano
agenti di contaminazione di frutta secca ed essiccata, semi oleaginosi, cereali, spezie e prodotti
derivati. Il prodotto di idrossilazione metabolica della B1 è l’Aflatossina M1 che può essere
rintracciata nel latte e nei prodotti caseari provenienti da animali che hanno consumato alimenti
inquinati dall’aflatossina B1 (è stata rinvenuta anche in campioni di latte umano!).
Di norma le contaminazioni degli alimenti con aflatossine si verificano principalmente nelle
zone a climi caldi e umidi. Sono le micotossine più pericolose per la salute umana ed animale,
classificate dallo IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca contro il Cancro, come accertati
cancerogeni per l’uomo (Gruppo B1). Per la loro elevata tossicità non è possibile stabilire una
soglia massima di assunzione con la dieta e pertanto, per il principio tossicologico di mantenere il
livello il più basso possibile, il legislatore ha ritenuto opportuno fissare i limiti sul contenuto
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complessivo di aflatossine (somma delle B1, B2, G1 e G2), su quello della sola aflatossina B1
che è quella di gran lunga più tossica in quanto genotossica, immunosoppressore ed epatotossica, e
sulla aflatossina M1, per gli alimenti destinati a lattanti e bambini.
L’Ocratossina A (OTA) viene biosintetizzata da funghi del genere Aspergillus e da
Penicillium che sono ubiquitari e rappresentano agenti di ammuffimento di diverse matrici
alimentari. Gli alimenti maggiormente suscettibili alla contaminazione da OTA sono: cereali
(grano, orzo, mais, avena), preparati di cereali, frutta, frutta secca (uvetta), caffè, cacao, spezie,
liquirizia, vino, birra. Si rinviene anche nei prodotti derivati da animali perché trasferita dai
mangimi, ed è perfino rintracciabile nel sangue umano!
Gli effetti negativi dell’OTA sulla salute umana sono ormai noti e riportati in letteratura: è una
potente nefrotossina per tutte le specie animali testate, ad eccezione dei ruminanti adulti; è
cancerogena per i roditori e provoca effetti teratogeni, immunotossici, e probabilmente anche
neurotossici e genotossici. Nel 1993 lo IARC l’ha classificata come un possibile cancerogeno per
l’uomo e sicuramente per gli animali (Gruppo B2).
Un parere scientifico espresso, su richiesta della Commissione Europea, da parte di un gruppo di
esperti dell’EFSA (European Food Security Authority) sui contaminanti nella catena alimentare, fu
adottato, in data 4 aprile 2006 e, aggiornato alla luce dei nuovi dati scientifici, stabiliva una dose
settimanale tollerabile (TWI-tolerable weekly intake) pari a 120 ng/kg di peso corporeo. Sulla base
di questi pareri sulla tossicità dell’OTA, la normativa ha stabilito i tenori massimi su diversi
prodotti alimentari (cereali, caffè, vini, succhi d’uva, spezie, alimenti per l’infanzia, liquirizia) che
contribuiscono in misura significativa all’esposizione all’OTA della popolazione umana in generale
o di gruppi vulnerabili di consumatori, quali i bambini.
Lo Zearalenone (ZEA) è una micotossina prodotta da miceti del genere Fusarium. I ceppi
tossigeni iniziano la loro attività in campo e possono proseguirla anche nei silos. Lo ZEA si ritrova
nei cereali e in particolare nel mais. Possiede spiccati effetti estrogenici determinando alterazioni
nei cicli riproduttivi degli animali, ipofertilità e fenomeni di pubertà precoce. Nel 2000, in seguito
all’adozione di una serie di pareri scientifici, è stato fissata una dose giornaliera tollerabile
temporanea (TDI-tolerable daily- intake) pari a 0,2 µg/kg di peso corporeo. Lo IARC ha
classificato lo ZEA nel Gruppo 3, cioè “non classificabile come agente cancerogeno per l’uomo”.
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I Tricoteceni, tra cui la tossina T-2, HT-2, il Deossivalenolo (DON), Nivalenolo (NIV), sono
un gruppo costituito da almeno 70 metaboliti prodotti da diversi generi fungini; i più importanti da
un punto di vista tossicologico sono quelli sintetizzati da Fusarium. Sono funghi tipici di climi
nordici che crescono soprattutto in campo ma, in condizioni di umidità superiori a 20-22%, le
tossine possono essere prodotte anche dopo la raccolta, durante lo stoccaggio. I prodotti
maggiormente contaminati da tricoteceni sono: frumento, orzo, avena, segale e mais e prodotti da
essi derivati. Hanno effetti immunosoppressori, dermatotossici ed emorragici. Tra essi, la tossina
più studiata, anche se quella con una minore tossicità acuta, è il DON in quanto riscontrabile negli
alimenti in modo più diffuso. Sull’uomo provoca nausea, vomito, disordini gastrointestinali e
cefalea. Nel 2002 il Comitato Scientifico per l’Alimentazione (SCF) ha stabilito per il DON una
assunzione massima giornaliera (TDI) di 1 µg/kg di peso corporeo, per il NIV 0,7 µg/kg di peso
corporeo e per le tossine T-2 e HT-2 0,06 µg/kg di peso corporeo . Nel 1993 lo IARC ha
classificato il DON nel Gruppo 3.
La Patulina è una micotossina prodotta da funghi dei generi Penicillium, Aspergillus e
Byssochlamis. Sebbene si possa trovare in molti frutti ammuffiti, cereali, ortaggi ed altri alimenti, le
fonti principali di contaminazione sono le mele e i prodotti derivati. E’ relativamente termostabile,
particolarmente a bassi pH. E’ riconosciuta come genotossica e nel 2000 l’SFC ha approvato la
massima dose giornaliera tollerabile provvisoria (PMTDI- provisional maximum tolerable daily-
intake) della patulina fissandola a 0,4 µg/kg di peso corporeo. Nel 1993 lo IARC ha classificato la
patulina nel Gruppo 3.
ALCUNE INFORMAZIONI SULLA CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE
Già dal 1985 la FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura) stimava che nel
mondo circa il 25% delle derrate alimentari erano contaminate da micotossine
A causa dell’elevata tossicità di alcune di esse, le Autorità competenti di molti paesi annoverano
le contaminazioni da micotossine tra le principali priorità in tema di sicurezza alimentare.
Esse rappresentano attualmente uno degli aspetti più rilevanti e preoccupanti delle
contaminazioni chimiche di alimenti e bevande: a livello nazionale ed europeo costituiscono la
categoria di contaminanti chimici con il più alto numero di non conformità, come si registra da
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diversi anni e come rivela la recente relazione sul Sistema di Allerta Comunitario 2010 della
Direzione Generale della Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione – Ministero della Salute. Il
dato evidente, infatti, è quello per cui le micotossine risultano come i contaminanti chimici più
frequentemente notificati attraverso il RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed) che è il
sistema in vigore all’interno della Comunità Europea a cui partecipano la Commissione Europea,
l’EFSA( Autorità per la sicurezza alimentare) e gli Stati membri dell’Unione, la cui base legale è il
Reg. CE 178/2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare ed
individua la procedura da seguire per ottenere una sempre maggiore sicurezza alimentare. Il RASFF
notifica sia le allerte (alert notificatios) che riguardano gli alimenti già presenti sul mercato per i
quali è necessario intraprendere azioni immediate, sia le semplici informazioni (information
notifications), pubblicate settimanalmente dalla Commissione Europea, che riguardano invece gli
alimenti che non hanno ancora raggiunto i mercati o sono già sottoposti a misure di controllo. In
caso di allerta, i paesi produttori, distributori o che smerciano i prodotti allertati vengono
tempestivamente informati dalla Comunità Europea.
La maggior parte delle notifiche nel 2010, come negli anni scorsi, ha dunque riguardato le
micotossine: il 95,3% di esse ha riguardato le aflatossine ed il 4% le ocratossine. Il più alto numero
di segnalazioni si riferisce alla frutta secca (quasi 500!), seguita dalle spezie (125) e dai cereali (27).
Sull’Ocratossina A nel vino, indagini e studi condotti a livello europeo iniziarono a partire dalla
metà degli anni 90. Il risultato è che il vino spesso contiene quantità significative di OTA, fino a
10 µg/l: soprattutto i vini rossi e soprattutto quelli prodotti nel bacino Mediterraneo dove le uve
provengono da vigneti prospicienti il mare, in zone dal clima caldo umido, condizione favorevole
per la crescita fungina.
Nel 1998 il Codex Alimentarius Commission, l’Organismo internazionale che fissa i parametri di
sicurezza dei contaminanti alimentari, effettuava una ricerca sul diverso contenuto di OTA nei cibi
da cui emergeva che con il vino si assume il 15% della quantità totale.
Nel 2002 il Report EU 2002 sulla valutazione dell’assunzione di OTA nella dieta della
popolazione degli Stati Membri, evidenziava che i cereali sono in prima posizione (50%), seguiti
dal vino (13%), caffè (10%), spezie (8%), birra (5%), cacao (4%), frutta secca (3%)…
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Nel 2005 uno studio condotto sulle principali cause di tumori dall’oncologo U. Veronesi, una
delle massime autorità italiane nel campo della ricerca oncologica, evidenziava che
all’alimentazione si può imputare il 30% dei tumori, mentre all’inquinamento urbano dall’1 al 4%.
La sua affermazione: “… fa più male la polenta dello smog”, si riferiva alle ricerche condotte
dall’Università Cattolica di Piacenza che riguardavano un monitoraggio effettuato su campioni di
farina di mais prelevati nei mesi successivi all’estate 2003, quando un clima eccezionalmente caldo
si registrò per settimane in tutta la penisola e favorì la contaminazione da aflatossina: sul 25% dei
campioni si riscontrò una concentrazione di aflatossina B che superava il limite di legge europeo.
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NORMATIVA
La normativa relativa alle micotossine risulta molto complessa ed in continua evoluzione.
La prima normativa europea sui limiti delle micotossine fu emanata con il Reg. CE 1525/98, in
ritardo rispetto alle ricerche sperimentali. Tale Regolamento non era però completo, ad es. non
venivano riportati i limiti per l’OTA nell’uva e prodotti derivati, per cui in Italia, una delle nazioni
più attente al problema “micotossine”, il Ministero della Sanità intervenne con la Circolare n. 10 del
09/06/1999 sopperendo parzialmente all’incompletezza del suddetto Regolamento e tale normativa
italiana fu adottata nel 2001 dall’UE.
Progressivamente l’UE emanava nuovi Regolamenti (Reg. CE 466/01 modificato poi dal Reg.
CE 123/05) con pacchetti di limiti massimi ammissibili sempre più completi, in molti alimenti e per
le principali micotossine.
Attualmente il panorama legislativo è abbastanza completo ed in Italia alcune disposizioni
esistenti a livello nazionale sono state aggiornate al fine di eliminare disarmonie. Infatti la recente
Circolare del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali del 10/12/2009, in seguito
ad una specifica valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità circa l’esposizione all’OTA che
indicava che non sussistono rischi per la salute del consumatore italiano derivanti dal consumo di
cacao e di prodotti derivati, ha abrogato, in allineamento con l’Unione europea, i tenori massimi di
OTA nel cacao e derivati che, la normativa comunitaria non prevede, mentre in Italia erano stati
fissati dalla Circolare Ministero della Salute n. 6 del 28/11/2003. Ciò nelle more dell’emanazione
di una prossima normativa comunitaria.
La normativa attualmente vigente che definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei
prodotti alimentari è il Reg. CE 1881/2006 del 19/12/2006 (Parte 2).
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Oltre alle micotossine tale Regolamento fissa i limiti per i seguenti contaminanti: nitrati (Parte
1), piombo, cadmio, mercurio, stagno (Parte 3), 3-monocloro-1,2-propandiolo (Parte 4), diossine e
PCB (Parte 5) e benzo(a)pirene (Parte 6).
Il Reg. 1881/06 ha subito sei modifiche, tre delle quali hanno riguardato le micotossine:
• Reg. CE 1126/07 (aggiornamento dei limiti per le Fusarium tossine nel granoturco e prodotti
derivati)
• Reg. UE 105/2010 (introduzione del limite per l’OTA su spezie e liquirizia)
• Reg. UE 165/2010 (introduzione dei limiti per le aflatossine su semi oleosi e innalzamento
dei limiti su mandorle, pistacchi, semi di albicocche, nocciole e noci del Brasile).
E’ necessario, nel tempo, rivedere e quindi modificare alcuni tenori massimi di micotossine in
determinati prodotti alimentari per tener conto degli sviluppi nel Codex Alimentarius, delle
indicazioni di gruppi di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM)
dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e alla luce di nuove informazioni
contenute in recenti pareri scientifici. Inoltre, in seguito a nuove prassi di produzione non sempre è
possibile mantenere i tenori di alcuni contaminanti ad un livello tanto basso quanto richiesto dalla
normativa in vigore.
I limiti di legge europei, comunque, sono del tutto precauzionali in quanto i livelli di tossicità
effettivi sono di gran lunga superori. Particolarmente restrittivi sono, ovviamente, i limiti di legge
per prodotti destinati a gruppi vulnerabili di persone quali il baby food e gli alimenti dietetici.
Anche le metodologie riguardanti il campionamento sono state armonizzate a livello
comunitario.
Il prelievo dei campioni, infatti, svolge un ruolo molto importante nella determinazione accurata
dei tenori di micotossine, analiti distribuiti in modo eterogeneo in una partita. Da qui la necessità di
stabilire i criteri generali ai quali devono essere conformi i metodi di campionamento.
La normativa vigente relativa ai metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale
dei tenori di micotossine nei prodotti alimentari è il Reg. CE 401/2006 del 23/02/2006. Tale
Regolamento riportata anche i criteri per esprimere la conformità di un campione.
E’ un testo unico che ha abrogato tutte le precedenti Direttive, ciascuna riguardante una singola
micotossina. E’ stato recentemente modificato con il Reg. UE 178/201, in alcune Parti in cui si
articola l’Allegato I: ogni Parte si riferisce ad una specifica matrice alimentare.
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Per ogni matrice vengono riportate le disposizioni sul metodo di campionamento di prodotti
commercializzati sfusi, in contenitori, in imballaggi singoli (sacchi, confezioni al dettaglio…).
Nelle tabelle riepilogative sono riportate, in corrispondenza del peso della partita, le indicazioni sul
numero e il peso dei campioni elementari da prelevare e mescolare per formare il campione globale
che deve essere inviato al laboratorio di analisi per le operazioni di omogeneizzazione e le
successive determinazioni analitiche.
IL NOSTRO PERCORSO NELLA RICERCA DELLE MICOTOSSINE
La ricerca delle Aflatossine e dell’ Ocratossina è iniziata, nel laboratorio di Bari, sin dalla fine
degli anni 90. Veniva successivamente interrotta per problematiche legate a scarsa disponibilità di
risorse umane e strumentali.
Nel frattempo la normativa in materia di micotossine subiva notevoli modificazioni sulla base di
informazioni rinvenenti da nuovi studi e dai vari pareri scientifici. Venivano pertanto adottati
nuovi Regolamenti e Direttive, poi abrogati e/o modificati, sia relativi a metodi di campionamento
ed analisi per il controllo ufficiale, sia relativi ai tenori massimi che man mano venivano introdotti,
rivisti e modificati per i vari prodotti alimentari.
Nel 2006 sono stati finalmente adottati e sono ancora in vigore, i due Regolamenti fondamentali
sopra citati: il Reg. CE 1881/2006 e succ. mod. (riguardante i tenori massimi) e il Reg. CE
401/2006 e succ. mod. (riguardante i metodi di campionamento e analisi).
Quest’ultimo stabilisce, relativamente ai metodi di analisi utilizzati dai laboratori preposti al
controllo ufficiale dei tenori di micotossine nei prodotti alimentari, sia prescrizioni generali che
prescrizioni specifiche.
Le prime stabiliscono che i metodi analitici devono essere conformi alle disposizioni dei punti 1
e 2 dell’Allegato III del Reg. CE n. 882/2004, ossia devono essere caratterizzati da criteri quali:
esattezza, LOD, LOQ, ripetibilità, recupero, linearità …
Le prescrizioni specifiche: stabiliscono, per ogni singola micotossina, che i metodi da utilizzare
debbano rispettare determinati criteri di rendimento in termini di Recupero, RSD, RSD .
r R
Il laboratorio chimico ARPA Puglia di Bari, alla luce delle nuove normative e di quanto
prescritto, ed in seguito alle innumerevoli richieste che pervenivano soprattutto dall’USMAF per il
controllo sulle merci importate, riprendeva nel 2006 la ricerca delle micotossine in collaborazione
con ISPA-CNR (Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari) con cui veniva stipulata una
convenzione, nell’attesa di un potenziamento dell’organico e dell’apparato strumentale.
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Fino al 2009 la ricerca di micotossine sono state richieste soprattutto dall’USMAF e sulle
merci di importazione. Il grano è stata la matrice più monitorata, e su tutti i campioni di cereali
sono stati ricercati anche DON e ZEA oltre che l’OTA e Aflatossine.
Nel 2010, scaduta la convenzione con ISPA-CNR ed in seguito all’avvio della fase di
potenziamento dell’organico dell’ARPA Puglia e in particolare del Laboratorio Chimico di Bari,
l’UOS Chimica degli Alimenti del Polo di Specializzazione Alimenti di Bari ha ripreso ad effettuare
in maniera autonoma e come prescritto dalla normativa vigente, le indagini analitiche
sull’Ocratossina A e sulle Aflatossine.
Su richiesta dell’Assessorato alle Politiche della Salute a seguito delle segnalazioni in merito alle
difficoltà riscontrate nell’individuazione di corrette procedure di campionamento, molto spesso
complesse, il laboratorio chimico di Bari è stato anche protagonista nell’avvio della formazione
degli operatori sanitari addetti ai prelievi per l’esecuzione dei programmi ufficiali.
Al fine di potenziare il controllo ufficiale su alimenti e bevande, oltre che agevolare i traffici
commerciali di derrate alimentari attraverso i porti regionali, l’Assessorato alle Politiche della
Salute e ARPA Puglia hanno condiviso un percorso programmatico con una stima di fabbisogno
analitico in base al quale l’ARPA si impegna e stabilisce come obiettivo per l’anno 2011,
l’accreditamento delle Aflatossine e dell’Ocratossina nelle varie matrici alimentari.
Sono stati pertanto avviati, nell’Unità Operativa Chimica del Polo di Specializzazione Alimenti
di Bari, tutti quei percorsi volti ad assicurare l’affidabilità dei dati analitici: qualificazione del
personale tecnico, validazione dei metodi di analisi, stesura delle procedure di dettaglio,
elaborazioni statistiche dei dati ottenuti, partecipazione a circuiti interconfronto, …
Attualmente la ricerca delle Aflatossine e dell’Ocratossina A viene eseguita solo sui
campioni prelevati ai sensi del Reg. CE 401/2006 e succ. mod.
I METODI DI ANALISI
Il laboratorio chimico del Polo di Specializzazione di Bari opera con un sistema di gestione della
qualità conforme alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025. Le determinazioni delle micotossine
nelle varie matrici vengono effettuate utilizzando i seguenti metodi
- Per l’ Ocratossina A nel vino e nella birra: UNI EN 14133:2009;
- Per l’ Ocratossina A nei cereali: estensione metodo UNI EN 14132:2003;
- Per l’Aflatossina B e della somma di aflatossina B , B , G , G nei cereali: UNI EN
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12955:1999;
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Description:Il Reg. 1881/06 ha subito sei modifiche, tre delle quali hanno riguardato le Il grano è stata la matrice più monitorata, e su tutti i campioni di cereali.